Capitolo 1 - L'inizio

"Pensi che sia cattivo?"

Tese la mano e gli asciugò una lacrima di sangue che, dall'angolo più estremo dell'occhio, stava arrivando a perdersi fra i capelli.

"Lo sai" aggiunse "mi piace pensare che anche adesso, se fossi disposto a crederti, tu saresti in grado di trovare le parole giuste per uscire da questa situazione"

Voldemort abbassò gli occhi su quel corpo teso fino allo spasmo, tremante e sanguinante, coperto di sudore, urina e lacrime, e sorrise.

"Mi piace pensare che tu sia abbastanza intelligente da capire perchè ti sto facendo tutto questo"

Aveva la lacrima di sangue sulla punta delle dita, e l'assaggiò. Le lacrime di dolore erano sempre le più buone.

"Sai perchè ti sto facendo questo?"

Gli prese un'altra lacrima.

Il suo prigioniero ancora non singhiozzava. Era bello quando singhiozzavano, urlavano e supplicavano, ma doveva riconoscere che quello non era un prigioniero qualunque.

"Puoi parlare. Ricordami perchè ti sto facendo tutto questo"

"Perchè hai scoperto quello che ho fatto" disse lui. Tutto sommato la sua voce era ferma. Quello sguardo ancora ribelle, anche se velato di lacrime, e quella punta di arroganza che lo aveva spinto a dargli del tu, lo resero ancora più interessante agli occhi di Voldemort. Avrebbe aspettato con ansia il momento in cui gli avrebbe chiesto pietà. Perchè lo avrebbe fatto.

Più tardi degli altri, ma lo avrebbe fatto.

"Lo lascio a voi" disse al gruppo di Mangiamorte che aspettava pazientemente dietro di lui.

Non si degnò di voltarsi a guardare mentre prendeva Nagini in braccio e usciva dalla stanza, lasciandosi dietro il suono di fruste che schioccavano, di pantaloni che si aprivano, e di quelle risate sadiche che imperversavano sempre nei suoi corridoi.

La Maledizione Cruciatus, a volte, non era tanto divertente quanto quella tortura di gruppo, Voldemort lo sapeva. A volte lo faceva non solo per far soffrire e umiliare maggiormente i prigionieri, ma anche per tenere uniti i suoi sottoposti. Si divertivano talmente tanto a torturare i prigionieri, che non pensavano neanche a tradire il Signore Oscur. Sembravano così entusiasti all'idea di stuprare, frustare, sottomettere, creare ferite sempre fresche, non solo sul corpo, ma anche nell'anima.

Quell'anima particolare era difficile da scolpire, ma Voldemort sapeva che i suoi fedeli Mangiamorte ce l'avrebbero fatta. Ce la facevano sempre.

Ripensandoci, avrebbe dovuto capirlo da prima, e si rimproverò mentalmente per questo. Severus non aveva mai partecipato a quelle sessioni di tortura con gli altri. Un tempo aveva pensato che fosse perchè Severus era troppo elegante per cose simili, e controllato in ogni suo gesto, così lontano dai piaceri di una sana tortura con gli altri.

Poi avevano scoperto tutto.

Tutto quello che Severus era davvero.

Voldemort lo avrebbe ucciso a tempo debito, certo. Ma prima gli avrebbe strappato via ogni singolo brandello di informazione che poteva dargli. Voldemort trovava sempre il modo di trarre il meglio da ogni situazione, in un modo o nell'altro.

"Non uccidetelo" raccomandò, prima di uscire dalla stanza "deve restare vivo, ricordate."

Severus Piton, a quelle parole, chiuse gli occhi. Era tutto quello che poteva fare: chiudere gli occhi e non parlare. Chiudere gli occhi, e convincersi di essere altrove. Chiudere gli occhi e sapere che non avrebbe tradito.