Lovino appoggiò la tazzina sul tavolino e si lasciò cadere rumorosamente sul divano.
"Ah, Lovino! Smettila!"
Le proteste di Feliciano furono inutili, perché il fratello aveva già il capo sulla sua spalla e guardava con fare annoiato lo schermo del computer.
"Hai visto che ti ho preparato il caffè?"
Il minore non rispose, si limitò a battere i tasti con le sue unghie azzurre.
"Ho cercato di venirti incontro. Credo." Lovino alzò la testa e fece una pausa. Osservò lo sguardo del fratello, sul quale si riflettevano le lettere appena digitate. "Spero."
Qualche click con il mouse. Qualche altro attimo di silenzio.
Feliciano si girò poco alla volta.
Gli accarezzò lentamente la guancia e sorrise leggermente, prima di tuffarsi tra le braccia del maggiore.
Lovino spostò delicatamente il computer, stando attento a non toccare alcun tasto, e abbracciò il fratello.
"Possiamo rimanere così tutta la notte?"
Lovino sbuffò. "Potremmo almeno metterci sotto le coperte."
Il minore ridacchiò.
"Solo se mi porti in braccio."
Il bruno non se lo fece ripetere, con un braccio afferrò il suo torso, con l'altro le sue gambe.
"Ehiii, ma lo stai facendo sul serio!"
"Oh, davvero?"
Entrambi risero.
Si alzò in piedi piano, stando attento a non far cadere il fratello, e si diresse direttamente lì, in camera da letto.
Lovino lo baciò, per poi poggiarlo dolcemente sulle coperte e stendersi accanto a lui.
Feliciano si infilò velocemente i suoi boxer e si chiuse silenziosamente la porta della stanza alle spalle. Sul tavolino del salotto, tra le varie scartoffie, c'erano un computer in standby automatico e un caffè freddo.
