Emma guardò ancora una volta lo schermo del cellulare, inutilmente. Il segnale era sparito nel nulla. Non c'era modo di sapere dove fosse Regina. Sbuffando lo ripose nella tasca destra del giaccone per poi strofinarsi le mani, soffiandoci sopra aria calda. Era una notte gelida e dannatamente umida.
Alzò gli occhi sullo chalet di legno. Una tenue luce ambrata scivolava fuori dalle finestre e illuminava gli alberi attorno alla struttura, rendendo quel luogo quasi accogliente nella sua silenziosa immobilità. Se non avesse saputo che probabilmente c'erano tre donne potenzialmente letali all'interno, più una a cui teneva parecchio, le sarebbe sembrato un bel posto.
Aspettare non sarebbe servito a nulla, quindi Emma si decise ad agire. Si espose appena muovendo un passo fuori dalla protezione degli alti alberi sempreverdi, all'erta. Nonostante il rumore di foglie secche schiacciate dal suo stivale destro, nessuno aprì la porta del cottage.
Emma si guardò intorno. La macchina di Crudelia era ancora lì, ferma e spenta, parcheggiata alla bell'e meglio al limitare della strada sterrata che portava allo chalet. Non si sentiva il minimo suono provenire dall'interno dell'abitazione, e questo allarmava Emma più di ogni altra cosa. Il silenzio assoluto che regnava tra quegli alberi secolari la terrorizzava.
Dunque, se Crudelia era all'interno, poteva supporre che ci fosse anche Ursula. Riguardo a Malefica non poteva esserne certa.
Aveva lasciato Regina due ore prima, dopo aver attivato la localizzazione sul suo cellulare e averla implorata di farla andare con lei. Quella storia di mandare Regina sotto copertura non le andava giù, era troppo pericoloso. Cioè, sapeva che Regina era in grado di cavarsela, eppure aveva una brutta sensazione riguardo all'intera faccenda. Non conosceva né Crudelia né Ursula, ma a Malefica aveva tirato una spada, e di certo non voleva che Regina si ritrovasse ad affrontare quel drago, soprattutto se era arrabbiata. Essere presi in giro non fa mai piacere, no? Per questo era corsa fino a lì, fino al punto indicatole dal navigatore, quando il segnale del cellulare di Regina si era bloccato. Qualcosa non andava. Più che lo schermo dell'iPhone, era il suo stomaco a dirglielo.
Prese un respiro, cercando di calmarsi. Era il momento di scoprire se Regina era all'interno. In fondo, poteva sempre usare la scusa dello "sceriffo diligente" e alzare i tacchi nel caso non ci fosse stato nulla di sospetto. Insomma, magari le si era solo scaricata la batteria.
Così si avvicinò alla porta dello chalet, prese un altro respiro che si condensò in una nuvoletta candida nell'aria fredda della notte e bussò piano alla porta di legno scuro. Attese, ma nessuno le aprì. Con i muscoli tesi allo spasmo e la pelle d'oca, nonché la mano destra sul calcio della pistola, provò a bussare più forte. La porta dondolò docile verso l'interno con uno scricchiolio d'invito. Emma si irrigidì. Si mosse appena per guardare all'interno, il cuore a mille, ma non riuscì a vedere altro che la luce morbida e cangiante del fuoco acceso.
Chiuse le dita guantate della mano destra intorno all'impugnatura della Glock, Emma spinse con il palmo della mano sinistra contro il pannello di legno, aprendo di più la porta. La stanza era vuota, una poltrona davanti al camino senza segni di utilizzo, un tavolino, due sedie. L'unico segno di vita era il camino acceso e palpitante. Riusciva a percepirne il calore già da lì. Sulla sinistra c'era una porta, ma era chiusa. Emma entrò con cautela, continuando a guardarsi intorno anche se non c'era nessuno nella sala. Mosse qualche passo verso il camino, tenendo sempre sotto controllo con la coda dell'occhio la porta alla sua sinistra.
«C'è nessuno?» chiese, la voce alta abbastanza da farsi sentire anche oltre quella porta. Dalle finestre era visibile il bosco, gli alberi neri contro lo sfondo stellato del cielo notturno. Nient'altro.
Controllato il resto della stanza, si voltò verso la porta chiusa. Con il cuore che le rimbombava nei timpani fece qualche passo, silenzioso sul prezioso tappeto oro e porpora. Stava per aprirla quando sentì un movimento alle sue spalle. Fece per voltarsi ma la porta si aprì, e allo stesso tempo sentì il rumore, netto e definitivo, di quella d'ingresso che si chiudeva.