Questa storia è ambientata nell'universo di Batman Telltale. Se non sapete di cosa sto parlando cercate i walkthrough del gioco su YouTube. Dopo aver giocato ad entrambe le stagioni sto aspettando con ansia il 5 ed ultimo episodio della seconda stagione, e mi sono innamorata persa di John DoeNon-ancora-totalmente-psicopatico Joker.

Ho comunque deciso insieme a Storm di scrivere questa storia. I personaggi hanno le sembianze di quelli del gioco Telltale... perché sì.

Spero vi piaccia questa storia. Io ci tengo molto.

Che la Forza sia con voi.

LUCKY

Lui stava tornando a casa. Stava tornando a casa con l'uomo che, gli avevano riferito, lo aveva trovato. Ma lui sapeva che quello non era proprio l'uomo che lo aveva trovato. L'uomo aveva un lungo mantello nero, un vestito grigio e degli strani guanti. L'uomo che stava camminando con lui adesso era il solito uomo d'affari. O quello che la CNN descriveva come uomo d'affari. Era abbastanza alto, il che significa che era alto circa un metro e ottanta. Sembrava essere una persona grande. Occhi azzurri acciaio, capelli scuri. Vestito curato abbastanza decentemente. Osservò le sue braccia, sorpreso dalla sua pelle pallida come la neve. I suoi capelli verde brillante erano come la criniera do un leone che raramente si preoccupava di lisciarseli. Era semplicemente troppo fastidioso, e lui aveva fin troppi libri da leggere. Gli altri rimanevano sempre sorpresi di quanto fosse intelligente. Per quanto gliene importava, semplicemente lui vedeva cose che sfuggivano agli altri.

"John Doe. Hmm." L'uomo che lo stava accompagnando a casa lesse sui fogli. Scosse un poco la testa, capelli neri che svolazzarono un po'. "È questo il nome che ti hanno dato. John Doe. Non avrebbero potuto essere un po' più creativi?"

Lui alzò le spalle. "Avevano bisogno di un nome." John si grattò un poco il polso, non sorpreso dal fatto che la sua pelle si ruppe ed il sangue iniziò a spargersi. Quello non gli faceva male, non più di quanto il dolore vero gli facesse male. Dolori fantasma, diceva il dottore. I dottori dicevano che le sue ossa dovevano essersi rotte e che i nervi non erano mai guariti. John non sapeva cosa pensare. Osservò solo come il sangue si spargeva e colava dal suo polso. Non faceva male per niente. Avrebbe pensato che lo facesse. Ma non c'era nessun dolore e continuò ad osservare il sangue fino a quando Bruce non coprì la ferita con un fazzoletto. Nessuno disse niente sull'argomento, però, è camminarono attraverso l'intero ospedale in silenzio. John pensò che gli sarebbe piaciuto annusare qualcosa di diverso da quello con il quale gli addetti alle pulizie pulivano. Gli piaceva lasciare una finestra aperta. Non solo perché gli piaceva l'odore, ma anche perché infastidiva le persone.

Un uomo più vecchio, dai capelli bianchi stava aspettando vicino ad una lunga macchina nera. La mente di John gli suggerì che questa era una limousine, tipica automobile guidata da un grande uomo d'affari. E sembrava che questo... Bruce Wayne? fosse un uomo di quel tipo. John canticchiò un po' e camminò rapidamente. Aveva memorizzato tutti i percorsi attraverso l'ospedale e guardò la macchina. L'uomo guardò John. John si strinse nelle spalle. Non sapeva se lui piacesse o no all'uomo, ma non gli importava. Canticchiò un altro po' massaggiandosi la pelle. Il massaggio ed il canticchiare soffocavano le urla nella sua testa. A lui non importava. C'era dolore, ma erano lampi luminosi contro la tempesta che invadeva il suo corpo.

"Per dove, Signore?" L'uomo più vecchio sospirò un poco ed entrò in macchina. John lo osservò con occhi attenti. Non sapeva bene cosa fare. L'uomo sospirò e abbassò lo sguardo sul suo tablet. C'era un microchip nel suo collo, ma non gli importava. Non gli faceva mai male. Non sembrava affatto che stesse camminando su schegge infuocate tutto il tempo.

"Casa, Alfred." Bruce sembrava essere stanco, ma aprì la portiera ed invitò John ad entrare. John obbedì, ma era nervoso. Si guardò intorno, non sapendo cosa doveva fare. Qualcosa pungeva la sua mente, deboli immagini di una gabbia e sangue e dolore, ma in pochi secondi era già andato via. John fece spallucce. Si guardò intorno mentre giravano in macchina per la città, osservando ogni cosa. C'erano città che toccavano le nuvole! Neve cadeva dall'alto mentre camminavano e il cielo era grigio. L'uomo dai capelli verdi sospirò e si rannicchiò in una piccola palla. Pensò alla neve, a svegliarsi in un cumulo di neve, sentire il freddo che lo intorpidiva al punto di non sentire il dolore.

Il dolore era una cosa così buffa. C'erano piccoli lampi di esso è poi c'erano quelle lunghe onde delle quali non ti liberi mai. Quelli piccoli erano molto peggio di quelli lunghi. L'uomo sospirò ancora. Si rannicchiò un po' di più e guardò fuori dalla finestra. Bruce non disse nulla. Guardava semplicemente l'altro uomo e gli puliva delicatamente le braccia. Nessuna delle infermiere aveva mai detto niente a proposito del sangue. Lo rattoppavano solo. Gli piaceva, ma non gli importava nulla del sangue. Il sangue semplicemente si seccava e si staccava. John osservava l'uomo medicargli il braccio con il kit di pronto soccorso. L'antisettico bruciava un po', ma fu un piccolo lampo che scomparve così come era apparso.

"Cos'è casa?" Chiese John. Si rilassò un po' sullo schienale ed osservò la fasciatura ricoperta di facce sorridenti. Sembravano stupide e lui si sentì vagamente insultato. Perché doveva avere fasce rosa e gialle sulle sue ferite?

"È dove viviamo." Disse Bruce. Emise un leggero sbuffò e si adagio sullo schienale. Non voleva nulla, per quanto riusciva a capire John, ma lui era molto curioso. Così osservò mentre giravano per i sobborghi e si dirigevano verso una grande casa. Non sembrava la McMansions appiccicosa che vedeva in TV, ma sembrava... diversa. Imponente. Come se fosse uno di quei castelli che guardava con Harley. Harley era come lui, una persona senza nome e senza passato, ma si era rifiutata di essere Jane Doe. A John non importava. Gli piaceva scherzare sul fatto che potevano chiamarlo in qualunque modo, a patto che lo chiamassero per cena. "Ho detto agli altri di prepararti una stanza. Non sappiamo cosa ti piace."

"Va bene." Rispose John. "Nemmeno io so cosa mi piace."

"Ed è questo quello che mi preoccupa." Mormorò Bruce.

John non sapeva perché gli importasse. Non era come se l'altro uomo avesse qualcosa, solo i vestiti ed uno strano chip nel collo. Aveva visto usare lo stesso tablet che stava usando ora Bruce al Dottor Zito. Era Bruce? Si massaggiò il collo e sentì la vecchia incisione nel collo. Ma allo strano uomo non importava. Gli importava solo che se ne stesse andando lontano da quel l'ospedale. Così emise una delle sue strane risatelle nervose mentre usciva dalla macchina. Aveva la sensazione che stava per succedere qualcosa, semplicemente non sapeva cosa. Così sospirò in poco e seguì Bruce. Diede, però, una lunga occhiata all'ambiente circostante. Credeva che lo stessero osservando.

Ma quella sarebbe follia?

Non è vero?