CAPITOLO 1
Sentì parlare di Dean Winchester nove giorni prima del loro incontro.
Lì, tra quegli alberi, la voce rauca del vampiro era solo un altro scricchiolio, l'ennesimo gemito che animava l'aria immobile e umida del Purgatorio.
"Aiutami"
L'essere giaceva riverso nel terreno, sporco di terra, polvere, il viso contorto dal dolore. Con l'unico braccio che gli rimaneva tentava di arginare le proprie viscere, che libere dalla loro prigione di pelle cercavano di sgusciargli via dal corpo.
"Aiutami" ripeté per l'ennesima volta, invocando la grazia di uno dei suoi fratelli. Fratello. Benny guardò suo fratello. Un suo simile. Lo guardò, sapendo che avrebbe dovuto provare pietà, empatia, dispiacere. Eppure non era così. Da lungo tempo non era più parte di quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia. Lo disgustava pensare che per diversi decenni era stato così.
"Cosa ti è successo?" domandò, avvicinandosi. La situazione lo incuriosiva: i vampiri tendevano ad aggregarsi, a formare nidi, ancor più in questo posto, nel tutti-contro-tutti. Più numeroso era nido più aumentavano le probabilità di sopravvivenza, ed ogni membro veniva accolto e protetto perché potesse ricambiare il favore. Il Purgatorio era un luogo semplice. Puro.
Benny non aveva mai voluto unirsi ad un nuovo nido. In parte perché il suo vecchio nido l'aveva tradito. Be', tecnicamente, era stato lui a tradirlo, ma Quentin e Sorento l'avevano ucciso. E il Vecchio aveva ucciso Andrea. La sua immagine, il suo beffardo, sorriso tirato, il modo in cui reggeva la testa di Andrea per il mento erano stampati a fuoco nel suo cervello, proprio come lo era quel raffinato movimento del braccio con cui le aveva tagliato la gola, come un violinista che suona il suo strumento. Ma più di ogni altra cosa, più di vedere la donna che amava venire sgozzata da quello che considerava suo padre, più della sensazione dei suoi arti che venivano strappati via e della sua testa che veniva mozzata, era quello che lui aveva fatto ad impedirgli di trovare il suo posto all'interno di un nido. Le vite a cui aveva impedito di proseguire il proprio corso. I familiari delle sue vittime in attesa, poi in lacrime, poi ufficialmente in lutto. L'omicidio. Ad ogni yacht affondato dozzine di persone venivano inghiottite da quella distesa blu a cui lui aveva dedicato la sua vita da umano. Quella che per lui era una casa, una sicurezza, diventava il suo alleato nell'assassinio. E quando si domandava se avrebbe fatto le stesse cose se non avesse fatto parte di un nido, amava rispondersi 'no'. Aveva bisogno di pensare di essere una brava persona. O un bravo vampiro. Con Andrea, ne aveva finalmente avuta l'opportunità, ma gli era stata portata ò aveva imparato. Non avrebbe più commesso lo stesso sporco errore.
"U-un umano" sibilò l'essere, con disgusto, riportandolo alla realtà "Un Winchester"
Winchester. Quella parola veniva sussurrata, pregna di rancore e astio e paura. Come se quei piccoli, fragili umani fossero delle divinità crudeli e invincibili con l'unico scopo al mondo di seminare morte tra le fila degli abomini. Istintivamente, Benny provava un gran rispetto nei loro confronti. Quelli come lui si riducevano ad animali, che rispondevano al richiamo di due cose soltanto: sangue e al ringhio di guerra dell'Alpha. Cibo e lotta. Sesso, occasionalmente. Fino a trasformarsi in creature immonde che non meritavano nulla se non il morso gelido dell'acciaio. O del ferro, ancora meglio. Anche se l'argento rimaneva sempre il migliore.
Perciò, sì, per Benny i Winchester rappresentavano delle brevi, interessanti scintille di vita che si sarebbero spente in una carneficina simile a quella in cui avevano vissuto. Ma sbarcare in Purgatorio, diavolo, era troppo anche per loro.
"Non dire cazzate"
"Non sono cazzate" insistette l'essere, sgranando gli occhi spiritati. Sembrava che la smania di diffondere la notizia gli facesse dimenticare persino il dolore "Dean Winchester, il più grande. È riuscito a uccidere il leviatano, il pezzo grosso, il re figlio di puttana, ma è stato risucchiato qui anche lui, assieme all'angelo"
L'angelo, certo. Come dimenticare l'angioletto, il breve soggiorno nel suo corpo, prima che venissero tutti risputati in Purgatorio? Benny ricordava ancora la sua grazia, il suo dolce cuoricino. Mai visto nulla di più candido, di più puro. Almeno finché i leviatani non avevano iniziato a corromperlo.
"D'accordo, ammettiamo che un umano e un angelo se ne siano venuti in vacanza qui..."
"È la verità!" la voce dell'essere era sempre più petulante, sempre più flebile "Paul e Karim, due vampiri del mio nido... e-erano stati uccisi dai Winchester, così abbiamo deciso di prenderci la rivincita, di ammazzare almeno uno degli stronzi, ma lui-lui"
"È ancora vivo?" chiese alzando le sopracciglia, incredulo. L'essere annuì. Il suo corpo stava cominciando ad avere spasmi tremendi, sussulti che sembravano volergli espellere definitivamente le budella dalla pancia. Non gli rimaneva molto.
"Ti prego... Ti prego, aiutami"
Benny lo fissò, impassibile. Chissà quante vite aveva preso.
"Così tu sei riuscito a scappare. Gli altri?"
"Tutti morti. Uno l'ha tenuto in vita per un po', per sapere dov'è l'angelo. A quanto pare l'ha perso" disse, sbuffando una risata che divenne rapidamente un ululato di dolore.
Si contorse, urlando, supplicando fino a quando Benny non vibrò il colpo che gli staccò di netto la testa. Il volto dell'essere si rilassò, le mascelle allentarono la loro stretta, gli occhi lo fissarono vuoti, sorpresi.
Benny sospirò. Non gli era mai piaciuto uccidere. Anche quando aveva dovuto farlo per nutrirsi, sotto l'adrenalina e la gioia di aver appagato la propria fame, in lui ristagnava sempre il senso di colpa, proprio all'altezza dello stomaco.
Ma ora non era il caso di pensarci, non con un umano e il suo angelo a spasso per il Purgatorio. Dean Winchester, all'improvviso, era diventato un'opportunità.
Gli mancava il mondo del piano di sopra. Gli mancava il modo in cui sole e vento carezzano la pelle. Gli mancavano i colori vivaci e accecanti, gli azzurri sgargianti del cielo, il blu profondo del mare, il rosa tenue delle nuvole, il grigio livido della tempesta. I fulmini che fendevano l'aria crepitare, l'oscillare impazzito della barca, le onde che s'infrangevano sui suoi fianchi minacciando di ribaltarla, i boati del mare agitato. Forse, forse avrebbe potuto vedere nuovamente tutto questo.
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Percepì l'odore di Dean Winchester ben prima di arrivare a vederlo. Ventiquattr'ore prima, all'incirca.
Il Purgatorio puzzava. Puzzava di sudore, stantio ed acre, di sangue, del marciume delle piante, dei corpi in putrefazione, lasciati a decomporsi dove tutti potevano vederli. Nessuno si scandalizzava, non c'erano segreti da nascondere. Il Purgatorio era un luogo puro.
Era perciò logico che in quel tanfo Dean Winchester spiccasse, con il suo odore pericolosamente vicino a quello invitante e familiare del tuo piatto preferito.
Quell'odore lo costrinse ad immobilizzarsi, ad appoggiarsi ad un albero, strizzando gli occhi e impedendosi di correre verso di esso. Oh, dolce Signore.
La fame prese a ruggirgli come fuoco nelle vene, chiedendo cibo, sangue sangue sangue, pretendendo che quel sapore paradisiaco tornasse a riempirgli la bocca e a scendergli deliziosamente in gola. Le zanne calarono immediatamente sui denti umani, l'uomo si tramutò in vampiro, il mostro con le pupille dilatate, coi denti aguzzi.
La corteccia scricchiolò e s'incrinò allo stringersi della sua morsa.
Autocontrollo, Benny.
Oh, ma quel profumo. Era sconosciuto, completamente diverso da qualsiasi altro, in Purgatorio e in Terra. Era invitante, così ricco, così dolce. In esso c'erano sì sudore e sporcizia, ma anche erba fresca, olio per armi, fuochi d'artificio, dopobarba, uno zampirone che brucia in una sera d'estate. E poi pelle, quasi inodore, ma morbida, liscia, cedevole sotto le mani.
Il suo cazzo s'indurì rapidamente nelle brache. Dannazione. Non aveva corso per giorni interi, torturato e ucciso per informazioni, corso come un ossesso tra gli alberi, temendo che il ragazzo fosse morto e che lui sarebbe stato fottuto, per una scopata. E tantomeno per bere sangue. Caldo, sangue umano...
No.
Aveva promesso, e se non fosse stato in grado di mantenere la sua promessa avrebbe significato che era come loro.
Mai più.
Era meglio di questo.
Lottò a lungo per tornare in sé stesso, ma la battaglia non finiva mai. Sullo sfondo di ogni pensiero lucido fame ed eccitazione sessuale si contendevano il dominio. Ma se gli abitanti del Purgatorio non hanno bisogno di sfamarsi, a quanto pare non era stato progettato per contenere alcun tipo di euforia sessuale. Tuttavia, un modo c'era, e gli si presentò di fronte non molto dopo. Un branco di licantropi gli correva incontro, smaniosi, probabilmente appena arrivati.
Benny estrasse il suo coltello improvvisato. Un po' di morte gli avrebbe di sicuro fatto passare la voglia di sesso.
Vide Dean Winchester e non era ciò che si aspettava.
Aveva fantasticato molto su di lui e non si vergognava ad ammetterlo. Se non fosse stato così smanioso di trovarlo prima che venisse fatto a pezzi da qualche mostro, probabilmente si sarebbe trovato un qualche rifugio, una caverna forse, per toccarsi mentre inspirava profondamente quel profumo sempre più intenso, sempre più vicino. Si stava lentamente abituando ad averlo attorno, dato che ormai riempiva l'aria stagnante, offrendo una scia chiara da seguire.
Era impaziente di incontrarlo. Voleva dare al profumo che gli aveva quasi fatto perdere il controllo un viso. E nella sua testa, almeno fino ad allora, era stato un viso duro, naso lungo e occhi scuri e severi, barba incolta, mani fatte per uccidere.
Non era nulla di tutto ciò.
Almeno, da quel poco che riusciva ad intravedere. Winchester era occupato in uno scontro all'ultimo sangue con un altro vampiro, che stava decisamente avendo la meglio. L'arma dell'umano era abbandonata a terra, dove lui non poteva arrivare, e tutto ciò che Benny poteva vedere erano fugaci spicchi di un uomo bellissimo e disperato, annaspante.
All'improvviso, tutto ciò che Benny desiderava dalla vita era di vedere quel bel viso senza che fosse offuscato dalla paura. Gli strappò il vampiro di dosso. La creatura si dimenava, tentava di morderlo sul collo e le spalle, ma ormai l'aveva inchiodato con le gambe, dove rimase intrappolato un attimo di troppo e un secondo dopo la sua testa rotolava via.
Benny si rese conto che le sue zanne erano scese durante il combattimento, la ferocia aveva innescato l'istinto. Poco male. Che Winchester sapesse fin da subito con chi aveva a che fare.
L'umano se ne stava ritto in piedi ad aspettare che l'attaccasse, le gambe ben salde a terra, i muscoli tesi, pronti a scattare, uno sguardo indomito che fiammeggiava negli occhi. E nonostante fosse coperto di sangue, era bello. Venticinque anni al massimo, pelle dorata, baciata dal sole, labbra carnose, lineamenti delicati e lunghe, lunghe ciglia ad adornare quegli occhi che stavano tra il verde e il giallo, come la giada. Verde chiaro e pagliuzze dorate e il cazzo di Benny era più interessato che mai. Per fortuna Winchester era troppo impegnato a controllare che non gli saltasse alla gola per notarlo.
Benny si alzò lentamente, sorridendo mentre ritirava le zanne. Meglio non spaventare il bambino. Non troppo.
"Allora… non mi ringrazi per averti salvato?"
"Certo" alzò la sua arma "magari ti infilo questa su per il culo". Il ragazzo aveva carattere. Bene, gli sarebbe servito per sopravvivere lì.
"Hai scelto uno strano modo per farti ammazzare, amico" disse, cominciando a camminare in circolo, subito imitato da Dean, che non gli staccava gli occhi di dosso. "Ho qualcosa che vorresti"
Grazie al cielo il Purgatorio era silenzioso attorno a loro. Niente passi, niente urla, nessun rumore di denti che affondano nella carne. Se qualcosa li avesse attaccati ora sarebbe stato un problema, visto com'erano presi a scrutarsi a vicenda pur di non perdere una mossa dell'altro. La verità era che anche Benny si sentiva minacciato da Winchester. Un cacciatore della sua fama non era certo da sottovalutare. E poi era un bel vedere.
"Sì?" replicò Winchester, scettico "Che cos'è?"
Benny sogghignò "Una via d'uscita"
Il ragazzo scoppiò a ridere, sprezzante, ma a Benny non sfuggì il lampo di speranza che gl'illuminò gli occhi. "Anche un coso coi denti aguzzi come te sa che non c'è"
Alzò il mento, proseguendo a camminare in circolo. "Soltanto per gli umani" chiarì, e Winchester sembrava interessato, ora, attento "Dio ha deciso in questo modo… o almeno, così si dice"
Il viso di Dean s'inscurì di nuovo alla parola 'Dio'. "Balle"
"Fa come vuoi" scavalcò uno dei cadaveri "forse sei diventato pessimista, o forse ti piace essere carne da macello per tutti i cretini nei dintorni"
Sorrise ancora, mentre Winchester valutava le sue parole, le soppesava accuratamente.
"Provamelo"
"No, non funziona così. O ci stai o non ci stai"
Il ragazzo fece il broncio, risultando adorabile senza neanche volerlo.
"Così vorresti portarmi fuori dal Purgatorio soltanto per carineria?"
Benny inclinò la testa "Più o meno" disse, con una smorfia che non lasciava spazio a dubbi.
"Tu che ci guadagni?" chiese, immediatamente.
"Voglio un passaggio" confessò, scandendo lentamente, curioso di vedere la reazione di Winchester. Questa non si fece attendere.
"Cosa?" il ragazzo lo guardava come se fosse completamente pazzo, e sinceramente anche Benny aveva iniziato a dubitare della propria sanità mentale. Chiedere un passaggio dall'altro lato ad un umano, un cacciatore, un Winchester… non aveva nulla da perdere. E neanche l'umano, dato che era ancora qui, a parlare con una delle creature che era addestrato a cacciare.
Se Dean avesse rifiutato l'avrebbe lasciato vivere. Sarebbe stato solo questione di tempo prima che qualcos'altro lo uccidesse.
Con sua sorpresa, il pensiero gli diede una strana fitta al cuore. Lo stesso cuore che non batteva più da tempo ormai immemore.
"Il portale è per gli umani, razza di genio, soltanto gli umani possono oltrepassarlo" pausa scenica, perché le sue parole potessero affondare in quella graziosa testolina "Io ti mostro la porta e tu conduci la mia anima dall'altra parte"
Winchester sembrava molto divertito all'idea "Cerchi un treno per la mia anima?"
"Certo… se la cosa ti interessa" si strinse nelle spalle con l'aria più innocente possibile.
Passarono degli istanti, istanti lunghi quanto millenni. Stava per ricevere la sentenza che avrebbe determinato tutto. Tornare a vivere o rimanere in questo posto, abbandonato dallo stesso Dio da cui era stato creato.
"Come faccio a sapere che non è una fregatura, come faccio a sapere che non finirò come il tuo amico?" domandò Dean, indicando il vampiro senza vita ai piedi di Benny.
Naturalmente, il bambino aveva paura. Anche Benny diede una breve occhiata al cadavere.
"Lui era mio amico" affatto "ora lo sei tu" concluse, allargando le braccia conciliante. "Prima regola del Purgatorio: non fidarti di nessuno"
"Mi hai appena chiesto di fidarmi di te!" l'accusò il ragazzo, indispettito. Il vampiro annuì.
"Visto? Inizi a capire allora"
Per la prima volta vide Dean Winchester sorridere. Un piccolo, sconsolato sorriso, un lampo di denti perlacei, prima che gli venisse puntato contro un machete fatto in casa. Winchester si avvicinò.
Il suo profumo divenne così forte che dovette chiudere occhi per un momento. Gli entrava nel naso, nelle orecchie, nella bocca, poteva quasi sentirlo strofinarsi contro di lui come una donna, seducente e sinuoso.
"Però prima troviamo l'angelo"
La frase bastò a distoglierlo da immagini decisamente erotiche, a sostituirle con frustrazione. La testolina del ragazzo, oltre ad essere graziosa, era anche incredibilmente dura. Come poteva pretendere che si portassero dietro un angelo? Già la sua presenza anomala attirava più creature del dovuto, un angelo sarebbe stato un invito a cena. Per non parlare dell'angelo che li aveva inghiottiti solo per rimandarli in questo buco fetente.
"Mhh, tre è una folla, capo"
"Be'," Winchester si accostò a lui, ora davvero, davvero vicino. Quasi troppo.
"O ci stai, o non ci stai" disse, soddisfatto.
Benny sorrise ampiamente. Sarebbe stato interessante. "Ci sto"
Winchester gli porse la mano.
"Affare fatto?"
Stringendola nella sua, leggermente più grande, ne sentiva ogni callo, ogni rientranza, ogni microscopica cicatrice che ne increspava il palmo.
"Affare fatto".
