Viviana Morgante, acclamata ideatrice di giochi di ruolo olografici e amica di vecchia data di Riker, giunge sull'Enterprise ed introduce lui, Deanna e Data alla sua ultima creazione fantasy. Purtroppo il computer sembra impazzire, facendo saltare le protezioni e bloccando l'accesso al ponte ologrammi, mentre i giocatori si trovano ad affrontare mostri e pericoli divenuti improvvisamente terribilmente reali. Fortunatamente giunge in loro soccorso un affascinante personaggio olografico, ma a causa sua si profilerà un pericolo del tutto imprevisto e che coinvolge i sentimenti…
[Storia originariamente pubblicata in forma cartacea a cura dello Star Trek Italian Club, che ha graziosamente concesso il permesso di pubblicazione in forma copertina e tutti i disegni sono di Chiara Falchini.
Capitolo I
Il comandante William Riker percorreva il corridoio curvo dell'Enterprise con un mezzo sorriso a sollevargli gli angoli della bocca, negli occhi uno scintillio gioioso, il passo rapido ed impaziente, e quasi non vedeva le persone che incrociava, dedicando loro non più che un distratto cenno del capo. Era immerso in ricordi piacevoli, non mai sbiaditi nell'implacabile trascorrere del tempo, e si sentiva pieno di un'aspettativa quasi divorante.
Fu così che, ad una svolta, per poco non travolse Deanna Troi, il consigliere dell'astronave, quasi sbattendola contro la parete.
"Ehi!", esclamò la giovane, bella donna bruna, "Dove stai correndo? C'è un incendio a bordo?"
Riker la guardò con aria smarrita, prima di tornare di botto alla realtà.
"Oh... ti chiedo scusa, Deanna!", farfugliò, imbarazzato, "Ti sei fatta male?"
Deanna si riassettò la divisa, il cui colore verde la qualificava come appartenente al personale scientifico, e lo rassicurò:
"No, no, assolutamente. Ma dove stavi andando così di fretta?"
"Se vieni con me te lo spiego", replicò Riker, invitandola con un cenno ed avviandosi. Deanna gli si affiancò, facendo tre passi contro i due delle lunghe gambe del comandante in seconda, e gli lanciò un'occhiata interrogativa. Riker aveva un carattere impulsivo che aveva imparato a dominare da lungo tempo, ormai, e l'eccitazione che il consigliere percepiva in lui, con la chiarezza dovuta alla sua natura empatica, era quindi alquanto insolita, sebbene assolutamente non allarmante.
"Ti ricordi di Viviana Morgante?", domandò Riker, fermandosi davanti al turboascensore. Dopo un attimo, le porte scivolarono di lato con un sibilo idraulico, rivelando la cabina, in cui entrarono.
"Sala teletrasporto uno", ordinò il primo ufficiale al computer. La cabina si mosse mentre Deanna rifletteva:
"Non era la tua migliore amica ai tempi dell'accademia?"
"Proprio lei", confermò Riker con un sorriso, "E sta per arrivare sull'Enterprise."
"Davvero?", fece Deanna, perplessa, "Se non ricordo male, non finì l'accademia... A meno che non ci sia tornata più tardi...?"
Lasciò l'interrogativo in sospeso, e Riker scosse il capo:
"No, quando si ritirò fu una decisione definitiva. Semplicemente comprese di non essere adatta alla vita militare e si dedicò a tutt'altra carriera."
"Ideatrice di giochi olografici, vero?"
"Ottima memoria!", si complimentò il comandante, con il suo sorriso contagioso, "È diventata un'autorità in materia, una vera e propria istituzione. Non c'è casa produttrice di giochi olografici che non sarebbe disposta a pagare una fortuna per ingaggiarla permanentemente, ma lei è molto indipendente e preferisce vendere le sue creazioni a chi le pare, ossia a chi è disposto a rispettare le sue idee, piuttosto che a chi paga di più."
Il turboascensore si fermò dolcemente e le porte si riaprirono. I due uscirono e si diressero in fretta alla sala del teletrasporto.
"Ma non avevi perso i contatti con lei anni fa?", indagò Deanna, incuriosita. Al tempo della loro relazione, Riker le aveva parlato spesso della sua profonda amicizia per quella ragazza, tanto che all'inizio lei ne era stata un poco gelosa. Poi però aveva compreso che quel legame era del tutto platonico, paragonabile a quello che si era instaurato tra loro due dopo la fine della loro storia, quando si erano ritrovati a distanza di anni ed avevano costruito un rapporto del tutto diverso.
"Sì, è per questo che, quando ho saputo che stava per arrivare, mi sono precipitato a riceverla", spiegò l'uomo, "Chissà che faccia farà, quando mi vedrà!"
Ebbe un sorriso monellesco e Deanna, divertita, lo imitò.
Giunsero in sala teletrasporto, dove il tenente comandante Geordi La Forge stava in piedi dietro alla consolle, le grandi mani brune posate sulla superficie colorata.
"Comandante, Deanna...", li salutò con un cenno, "Pronti a far salire la signorina Morgante."
Deanna si chiese come mai si fosse scomodato il capo ingegnere della nave in persona per venire a teletrasportare a bordo la nuova venuta, ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni, perché Riker impartì l'ordine:
"Energia."
Un fascio di scintille turbinò su una delle pedane del teletrasporto, al cui interno si materializzò una figura umana. Quando l'effetto del congegno si esaurì, sulla piattaforma c'era una donna non molto alta ma ben proporzionata dai corti capelli castani; nel viso dai lineamenti regolari brillava un paio di straordinari occhi verde-azzurri, frangiati di ciglia nerissime, che si posarono sui presenti. Quando si misero a fuoco sulla figura di un uomo molto alto dai capelli bruni e dalla corta barba, in essi sorse improvvisa una luce abbagliante, mentre il bel volto si atteggiava ad un'espressione di inaspettata, incredula gioia:
"Will!"
Riker le andò incontro con un sorriso così largo che pareva volesse aprirgli in due la faccia. Lei saltò giù dalla piattaforma e gli balzò al collo, stampandogli di slancio un bacio sulla bocca. L'uomo l'abbracciò e la sollevò da terra, ricambiando il bacio con altrettanto slancio.
Deanna sentì su di sé lo sguardo interdetto di La Forge, ma non si voltò e rimase a guardare la scena con un sorriso. Percepiva il legame che univa quei due, ed era qualcosa di raro e prezioso che ben pochi hanno la fortuna di vivere; c'era tra loro un affetto profondo ed appassionato, tuttavia completamente scevro da implicazioni sessuali, che andava al di là dell'amicizia e che non era però amore, inteso come il sentimento che unisce una coppia.
Infine i due amici si staccarono, gli occhi brillanti, i sorrisi luminosi.
"Non posso crederci!", eruppe la donna, "Cosa ci fai qui?", lo sguardo le cadde sul colletto della divisa rossa della sezione operazioni, dove spiccavano tre pallini neri, "Comandante, nientemeno!"
"Beh, in effetti sono il primo ufficiale dell'Enterprise", spiegò Riker, divertito come sempre dall'esuberanza dell'amica. Lei lo fissò per un momento, attonita, poi gli pulì rapidamente una sbavatura di rossetto dal labbro inferiore e fece un passo indietro.
"Accidenti, Will, non volevo metterti in imbarazzo", borbottò. Riker rise di cuore.
"Nessun imbarazzo, Viviana! In fondo, non ci vediamo da dodici anni, ed un po' d'entusiasmo è normale, tra vecchi amici."
La Forge sollevò un sopracciglio dietro il suo VISORE, la protesi che gli permetteva di vedere: se quello era un po' d'entusiasmo, sarebbe stato curioso di vedere cosa intendevano per molto entusiasmo. Deanna, scorgendo l'espressione della sua faccia, si trattenne a stento dal ridere apertamente.
"Vieni, ti presento agli altri", stava dicendo Riker, invitando Viviana ad avvicinarsi alla consolle, "Questa è Deanna Troi, consigliere della nave. Deanna, la mia amica Viviana Morgante."
Il viso della giovane donna divenne istantaneamente di bragia.
"Oh, mio Dio, che gaffe!" balbettò, al colmo dell'imbarazzo, "Consigliere, sono mortificata, io non... voglio dire, non intendevo..."
"Non si preoccupi, signorina Morgante", la interruppe garbatamente Deanna, che aveva empaticamente percepito il riconoscimento dell'altra, "Il comandante Riker ed io non stiamo più insieme da molti anni."
Viviana passò lo sguardo, che rifletteva una grande perplessità, dalla bella donna bruna all'alto uomo dalla corta barba che le stava a fianco.
"Ah", riuscì a spiccicare. Ricordava le lettere dell'allora tenente Riker, piene d'amore per quella che definiva una creatura meravigliosa, e stentava a credere che tra i due fosse tutto finito, quando avrebbe giurato che Deanna Troi sarebbe stata l'unica donna al mondo in grado di accalappiare quel farfallone del suo amico. Misteri della vita, concluse, riuscendo infine a riassumere un'espressione controllata.
"E questo", proseguì Riker, ignorando diplomaticamente l'intermezzo ed indicando l'uomo dietro alla consolle, con la divisa ocra del personale tecnico, "è il tenente comandante Geordi La Forge, capo ingegnere dell'Enterprise."
"Molto lieta, comandante", disse Viviana, con un sorriso. La Forge lo ricambiò d'istinto, lieto di aver deciso di accoglierla personalmente al suo arrivo sulla nave: adesso era certo che avrebbero lavorato molto bene assieme.
"Piacere mio, signorina Morgante", dichiarò.
Riker lanciò un'occhiata alla piattaforma del teletrasporto, dove sostava ancora immobile un carrellino antigravità con sopra una grossa borsa.
"Tutto lì, il tuo bagaglio?", s'informò. Viviana assentì:
"Sì, viaggio sempre leggera."
"Bene, allora ti accompagno al tuo alloggio", dichiarò il primo ufficiale, "Ceniamo insieme?"
"Non ci rinuncerei per nulla al mondo!"
Uscirono con un cenno di saluto agli altri due, seguiti dal carrellino con la borsa. La Forge azzerò i comandi del teletrasporto, con gesti automatici per la lunga pratica.
"Amici, eh?", bofonchiò, guardando Deanna con aria dubbiosa. Il consigliere di bordo annuì con sicurezza:
"Amici, sì."
Uscirono insieme dalla sala teletrasporto, dirigendosi entrambi al turboascensore.
"Se lo dici tu, Deanna, ci devo credere", disse La Forge, "Ma la mia impressione è diversa."
Deanna non se n'ebbe a male: in fondo, lui non era empatico ed era incapace di vedere al di là dell'apparenza, nonostante che col suo VISORE potesse captare frequenze luminose ben oltre la possibilità dell'occhio umano.
"Beh, non hai tutti i torti", concesse quindi, "Chiamarli semplicemente amici è riduttivo. Il loro rapporto è estremamente profondo e va molto al di là della comune amicizia. Tuttavia non sono innamorati, e difficilmente lo saranno mai", sorrise, "Li invidio", concluse, con enfasi, "Pochi riescono a sperimentare un rapporto così intenso e disinteressato, nella propria vita."
I dubbi di La Forge si erano fortemente attenuati.
"Sì, hai ragione", ammise, "È bello sapere che è possibile."
Riker e Viviana fecero molto tardi, nell'alloggio di lui. Avevano talmente tante cose da raccontarsi, e fu meraviglioso per entrambi ritrovare intatta la loro intesa, che ai tempi dell'accademia aveva loro procurato il soprannome di gemelli siamesi. Risero assieme degli episodi divertenti, e si dispiacquero assieme di quelli dolorosi; Viviana apprese con stupore dell'esistenza di un doppio del suo amico, creato da un malfunzionamento del teletrasporto, il quale aveva preso il secondo nome di Riker, Thomas. Superato lo shock iniziale, commentò spiritosamente:
"Santo spazio, come farà ora la galassia a sopportare addirittura due Riker?!"
Il primo ufficiale rise a crepapelle.
Ad un certo punto delle loro confidenze, senza che lei glielo chiedesse, le spiegò anche come e perché la sua relazione con Deanna Troi era giunta a termine, e Viviana, con la sua abituale franchezza, gli chiese senza mezzi termini:
"Te ne sei mai pentito?"
Riker fu altrettanto franco:
"Per lungo tempo ho temuto di sì, ma alla fine siamo giunti entrambi alla conclusione che, se forse non è stato meglio così, non è sicuramente stato un errore."
Quando infine tutti e due stavano per cascare dal sonno, Viviana si congedò ed andarono a dormire.
Il mattino seguente, La Forge, che come capo ingegnere doveva supervisionare le modifiche che sarebbero state apportate al generatore olografico, andò a prendere Viviana per farle vedere la postazione dalla quale avrebbe introdotto tutti i cambiamenti necessari per migliorare i programmi olografici e portarli ad un livello di interazione e realismo degni di Dreamworld, il famoso pianeta che ospitava un immenso parco-giochi dotato dei più sofisticati ologiochi dell'intera Federazione, con il quale la giovane donna collaborava spesso. La Flotta Stellare era sempre interessata a dare il massimo ai suoi membri, e se l'esperimento sulla nave ammiraglia avesse dato risultati soddisfacenti, per Viviana avrebbe significato la definitiva consacrazione nell'olimpo dei massimi esperti in materia di programmazione di giochi olografici. Per non parlare dell'astronomico compenso che le era stato proposto...
