Nota del team: Per chi non lo sapesse, questa storia è il seguito di "Winner, Winner, Chicken Dinner". Quindi, se siete arrivate fin qua senza averla letta, correte sul nostro profilo e fatelo!

Grazie mille a Tempe per la traduzione e a Pando per la revisione!

Un ringraziamento speciale va anche a kiwys-chibis per averci permesso di utilizzare la sua magnifica fanart per la copertina di questa storia. Qui trovate l'immagine originale e il suo blog dove ci sono tantissimi altri disegni Brittana (sostituire "-punto-" con ".")

kiwys-chibis-punto-tumblr-punto-com/post/33914064534/spring-break-2013-road-trip-to-disney-world-450

Buona lettura e si salvi chi può!


Nota dell'autrice: Chiedo scusa al signor Walt Disney per… ciò che sta per succedere.


Disney World

Aula canto del McKinley High

"Avete fatto buon viaggio, B? Com'era Disney World?"

"Fichissimo!" rispose Brittany a Quinn sfoggiando un sorriso a trentadue denti. "Un giorno mi trasferirò là, nel castello. Sempre che ci lascino rientrare. Ti abbiamo portato un regalo." Allungò la mano nello zaino alla ricerca del pacchetto.

"Noi non abbiamo fatto niente del genere, è stata un'idea di B," giunse una voce da dietro Brittany dove si stava nascondendo Santana, cercando di sfuggire alla vista.

Brittany tirò fuori un cerchietto con le orecchie di Minnie e Quinn sorrise. "Aww, B. Non dovev-" Si fermò bruscamente per la sorpresa quando diede un'occhiata a Santana. "Cosa ti è successo?"

"Niente."

"Hai un occhio nero."

"Piantala."

"Perché hai un occhio nero?"

"Se credi che sia brutto," commentò Brittany corrucciata. "Dovresti vedere Campanellino."

"Hai fatto a botte con Campanellino?" domandò Quinn a bocca aperta. "Cos'è successo stavolta? Come avete fatto a convincere i vostri genitori a lasciarvi andare?"

"Hai assalito una fatina?" chiese Rachel inorridita sbucando da sopra la spalla di Quinn.

"Stavi facendo commenti offensivi?" intervenne Kurt unendosi a loro.

"Non voglio parlarne," borbottò Santana minacciosamente.

"Io sì!" disse Brittany sorridendo.


C'era una volta…

La famiglia Lopez non era mattiniera. Si sedevano al tavolo per la colazione e fissavano la tazza di caffè finché una quantità sufficiente di caffeina non si diffondeva nel loro cervello e li metteva in moto. Le conversazioni erano brevi e concise e tutti si comportavano con il minimo sforzo ed interazione. Ma quella mattina era diversa dalle altre.

"Buongiorno!" cinguettò allegramente Santana raggiungendo i suoi genitori per colazione. Da dietro il giornale suo padre aggrottò la fronte poi grugnì in segno di riconoscimento. "Allora cosa farai a lavoro oggi? Qualcosa di figo?"

Il suo giornale si contrasse e lui sbirciò oltre il bordo per vedere sua figlia sorseggiare il suo caffè e guardarlo intensamente, già pronta per la scuola nella sua uniforme rossa dei Cheerios. Lui scambiò uno sguardo sospettoso con sua moglie. C'era decisamente qualcosa che non andava. "Il solito," rispose e si nascose di nuovo dietro il giornale.

"Uh huh." Santana si chinò ed afferrò un toast riuscendo a scorgere il padre per un momento prima che lei si sedesse e lui si nascondesse ancora una volta alla vista.

"Ti sei svegliata presto," commentò sua madre.

"Mi tocca, adesso che devo andare a scuola a piedi. Ti sei scordata che mi avete confiscato la macchina dopo tu-sai-cosa?" Non ci fu ulteriore commento a questo e il consueto silenzio mattutino che era sceso fra loro fu immediatamente disturbato da Santana.

"Mi piace la tua cravatta, papà. Si abbina ai tuoi occhi," disse Santana dopo un morso di toast.

Un colpo. Il giornale sbatté sul tavolo. "D'accordo, sto al gioco. Cosa sta succedendo?"

"Niente," protestò Santana.

"Cos'hai combinato questa volta?"

"Niente."

"Santana?" domandò sua madre con tono di avvertimento.

"Non ho fatto niente, lo giuro!"

La osservarono attentamente e lei li fissò a sua volta, i secondi passavano inesorabili.

"Okay, mi stavo solo chiedendo se potevo andare a Disney World."

Suo padre ridacchiò come se quella fosse la cosa più divertente che avesse sentito quella mattina, cosa che in realtà era.

"Ti sei scordata che sei in punizione per il resto della tua vita dopo tu-sai-cosa?"

"No-o-o. Certo che no. Speravo mi lasciaste uscire per buona condotta."

Lui sbuffò con una risatina e prese un sorso di caffè. "Fra tutti i luoghi perché vorresti andare proprio a Disney World? Non pensavo fosse il tuo genere di cose."

Santana deglutì nervosamente. "Beh, ecco... uh... sai... va bene. E' buffo che tu l'abbia chiesto. Brit-"

"No." Suo padre la interruppe immediatamente.

"Ma le-"

"No."

Santana sbuffò e fece una smorfia quando suo padre afferrò nuovamente il giornale considerando conclusa la questione. Inizio del piano B: suppliche spudorate.

"Per favore? E' tipo, per bambini. Quanti guai potranno mai esserci a Disney World?" Santana sbuffò con disdegno al solo pensiero. "Scommetto che non vendono nemmeno alcolici." A quelle parole uno sguardo confuso attraversò il viso di suo padre.

"Non che volessi bere alcol, sono minorenne e tutto il resto. Dopo l'ultima volta…" La sua frase si affievolì fino a trasformarsi in un borbottio. Non se la stava cavando proprio alla grande. "Immagino che tu possa sempre venire con noi," disse Santana, non volendosi nemmeno immaginare quello scenario. "Tutte quelle migliaia di bambini che corrono dappertutto, mangiano tutto quel cibo spazzatura, vanno sulle montagne russe e poi vomitano."

Anche se sul suo viso era evidente un barlume di disgusto, suo padre non aveva abboccato e Santana lo sapeva. Il giornale sollevato ancora una volta segnalava il suo disinteresse. Santana cambiò tattica e optò per la semplice onestà.

"Okay, ecco come stanno le cose. La prossima settimana è il compleanno di Britt e lei vuole andare a Disney World. Tutto qui. Niente secondi fini o stupidi piani folli. E' questo il motivo. Britt vuole andare a Disney World. Fine. Allora, posso andare?"

Nessuna risposta da dietro il giornale.

Porca miseria, doveva riuscirci o Brittany non l'avrebbe mai perdonata. Specialmente dopo che la sua lingua lunga non si era fermata ed aveva promesso che avrebbe portato B in Florida a Disney World. Accidenti alla sua lingua lunga e alle parole che rotolavano inevitabilmente fuori tutte le volte Brittany voleva qualcosa.

"Gliel'ho promesso," disse Santana disperatamente. "Le ho promesso che avrei fatto la brava e non permetterò a Brittany di convincermi a fare qualcosa. Per favore. farò davvero di tutto. Gliel'ho promesso e non posso rompere una promessa con lei. E vi ho giurato che non avrei fatto niente di stupido e che vi avrei detto quando voglio andare da qualche parte e ve lo sto dicendo, chiedendolo adesso."

Il dottor Lopez guardò la sua implacabile figlia. Non avrebbe avuto pace finché non avrebbe considerato seriamente la richiesta. Posò il giornale, tutti i tentativi di leggerlo erano andati all'aria ogni volta che ci aveva provato, e scrutò Santana dall'altra parte del tavolo con uno sguardo ansioso.

"Come se questa conversazione non fosse già avvenuta mille volte".

"Quante volte devo dire che mi dispiace?" si lamentò Santana. "Non è stata davvero colpa mia, sono stati i cocktail. Se ti può essere d'aiuto, dubito che diano cocktail gratis a Disney World." Lui sollevò un sopracciglio mentre sua figlia parlava a vanvera.

"Inoltre, siamo già sposate, cosa potrà succedere di peggio?" Notò subito lo sguardo sul volto di suo padre. "Scusa." E' ancora troppo presto per questa battutina, si appuntò mentalmente Santana. "Papà," disse sinceramente, "Brittany ha fatto una lista di tutti i personaggi con cui si vuole fare una foto. E' lunga quanto il mio braccio. Sarà quel genere di vacanza, lo giuro."

Lui sollevò il suo caffè e lo bevve lentamente, mentre Santana osservava ogni sorso ostile.

"Quando imparerai a dire di no a quella ragazza?"

Santana sospirò e scosse la testa non conoscendo la risposta, e sospettando che sarebbe stata mai.

"Devo parlarne con i Pierce," disse lui.

Santana si rianimò a quel commento e fece un largo sorriso adorante a suo padre. Lo stava facendo crollare. Di certo non guastava il fatto che i genitori di Brittany avessero già detto di sì, a patto che quelli di Santana fossero stati d'accordo.

La sua lettura mattutina fu interrotta ancora una volta da Santana che si era gettata fra le sue braccia strappando in due il giornale ed abbracciandolo con entusiasmo. "Grazie, grazie, grazie, papà. Posso riavere la mia macchina?"

"Non sfidare la sorte."


Tre giorni dopo, un'impaziente Santana era in piedi davanti alla sua auto ed osservava le chiavi della sua macchina tintinnare mentre suo padre sventolava la mano in circolo, ripetendo le regole per la millesima volta.

"Chiama casa ogni giorno o mando l'FBI a cercarvi. Niente alcol, niente zuffe, niente furti, niente scassi, niente tatuaggi, niente matrimoni con qualcuno o altro..."