31 agosto 2022
Era l'ultimo giorno d'estate.
Da ormai sei anni, Salazar associava il giorno del proprio compleanno alla fine delle vacanze scolastiche. Il quinto anno era passato senza eventi degni di nota: aveva ottenuto i suoi G.U.F.O, dieci, un buon numero, con voti che andavano dalla A alla O, ma senza nessuna E. Accanto a lui, Louis Weasley, il terzogenito di Bill e Fleur – dodici G.U.F.O passati con Eccezionale senza sforzo apparente, Capitano della squadra di Quidditich di Corvonero, la spilla blu e argento da Prefetto scintillante sull'ampio petto – lo prese per il braccio, rivolgendogli un sorriso malizioso e pilotandolo verso la cugina Rose. "Mettere il broncio nel giorno del tuo sedicesimo compleanno dovrebbe essere dichiarato illegale" lo rimbrottò affettuosamente.
Rose, i capelli argentei ereditati dalla madre Gabrielle, che brillavano di luce propria sotto un cielo azzurro da cartolina, appena solcato da soffici nubi, scoccò a Sal un lieve bacio sulla guancia. L'amico Lysander, a poca distanza da lui, lo guardò, invidioso. Rose, brillante quasi quanto il cugino, Prefetto a sua volta, aveva labbra di pesca e occhi più blu del cielo sopra di loro. Sal ricambiò il sorriso dei due cugini e si guardò intorno. Le intramontabili Sorelle Stravagarie si esibivano nel giardino di Villa Conchiglia e i suoi genitori adottivi, Harry e Hermione, ballavano sorridenti e abbracciati, stretti l'uno all'altra. Harry incrociò lo sguardo di Sal e inclinò la testa in un tacito invito a divertirsi, gli occhi che brillavano d'affetto. Il numeroso clan Potter-Weasley si era riunito per l'occasione, insieme a ciò che rimaneva della famiglia Black, della quale, Salazar ricordò con un colpo al cuore, faceva parte anche lui. La zia Andromeda gli aveva già consegnato un regalo, quel pomeriggio: sembrava più una nonna, con il viso segnato dalla perdita e dalle rughe e i capelli, un tempo neri e lucenti, ormai completamente grigi. Gli aveva regalato la bacchetta di Ted Tonks, lo zio Babbano che non aveva mai conosciuto. Una buona bacchetta: dodici pollici, rigida, corda di cuore di drago e legno di biancospino. Salazar l'aveva messa via con cura, insieme alla propria, ringraziandola con un abbraccio. Tonks e Moody erano arrivati subito dopo, Alastor che sbraitava di un complotto interno agli Auror e del Ministero sempre più corrotto, rifornendolo di un set completo di Sensori Oscuri, Spioscopi e di un rarissimo e precisissimo Avversaspecchio. Teddy, il figlio di Tonks e Remus, ballava con la fidanzata Victoire. Formavano un interessante contrasto cromatico: il giovane Metamorfomago, diventato da poco Auror, aveva i capelli blu elettrico e un'attraente cicatrice lungo lo zigomo, retaggio di uno scontro con uno degli ultimi Lupi Mannari del branco di Greyback, mentre Victoire, la primogenita di Fleur e Bill, gli sorrideva radiosa, un anello di diamanti all'anulare. Il loro matrimonio era previsto per la prossima estate. La sorellastra di Teddy, Lorelai Moody, una diciassettenne impulsiva e vulcanica, mostrava a un interessatissimo Sebastian Lestrange-Nott una complessa fattura da usare 'contro i nemici'. Remus e Sirius, il cui matrimonio, nonostante lo shock iniziale, si era dimostrato inossidabile, rivangavano succulenti aneddoti dei Malandrini con aria nostalgica, a beneficio del pubblico Grifondoro di nuova generazione, composto da James Sirius, Dorea e Lorcan.
Il padre di Dorea, James Potter, si unì a loro, dando il braccio a Rosmerta. James, tornato in vita come un ventenne grazie alla Pietra della Resurrezione proprio come Severus, Lily, Sirius e Remus oltre vent'anni prima, ricorreva tutte le mattine a un Incantesimo Invecchiante, in modo da non far pesare a Rosmerta la differenza d'età tra loro. L'ex barista era ancora piacente e conservava un seno prosperoso e un sorriso aperto e gentile, nonostante le linee dell'età. Lily, capelli rossi e occhi verdi luminosi, cercava di convincere suo marito Severus a partecipare alla festa, ma lui se ne stava in disparte, le braccia incrociate e due rughe cariche di tensione agli angoli della bocca. Probabilmente rimpiangeva la fine delle vacanze: contro ogni previsione, infatti, era rimasto a insegnare Pozioni a Hogwarts, dopo la Terza-e-Definitiva Caduta del Signore Oscuro. Il padre biologico di Sal.
Estella, la loro unica figlia, che somigliava al padre per il lungo naso arcigno e gli occhi bui come due tunnel di notte, si scostò la cortina di lunghi capelli neri e lisci dal viso e osservò in disparte con il padre, le braccia incrociate, la compagna di stanza e amica Rose Weasley che scherzava con Louis e Sal.
Bill – diminutivo di Bilius, ma guai a chiamarlo così, se non volevi rimediare una spettacolare Orcovolante – corse incontro a Sal, seguito dai genitori Blaise e Ginny. Sebastian, compagno di casa di Bill a Serpeverde, si unì a loro. "Abbiamo i Fuochi d'artificio Weasley e il set completo dei nuovi prodotti Tiri Vispi, hanno sviluppato dei filtri d'amore così potenti... non che tu ne abbia bisogno!" Scoccò uno sguardo saputo a Sal, che distolse il proprio. "E una squisita riserva di Whiskey Incendiario, il vecchio Mundungus ci ha fatto un prezzo di favore... ma dov'è Scorpius?"
Sal si voltò e, come per telepatia, Scorpius apparve al limite del giardino. Biondo come il cugino era moro, gli occhi grigi dal bordo più scuro accesi di vitalità e i capelli biondi appena troppo lunghi insolitamente spettinati, si trattenne a stento dal corrergli incontro. Draco e Pansy, seguiti a rispettosa distanza da Lucius e Narcissa, incedevano dignitosamente nella sua scia. Tutti i Malfoy al completo, elegantemente in ritardo, erano venuti a rendere omaggio, in onore del sedicesimo compleanno del figlio di Voldemort e Bellatrix. Erano splendidamente coordinati, le vesti argentee e smeraldo: smeraldi veri rilucevano sul bastone pomellato di Lucius, agli orecchi e al collo di Pansy e Narcissa e ai polsi di Draco e Scorpius. Harry e Hermione smisero di ballare, e l'aria intorno a loro si raffreddò per un attimo, poi Harry sorrise e venne loro incontro, stringendo calorosamente la mano di Draco. Draco, Theo e Blaise avevano collaborato insieme agli Auror come spie, rendendo possibile la Caduta di Voldemort e salvando molti Nati Babbani da Azkaban. Vedere la famiglia di ex Mangiamorte riunita al completo faceva comunque un certo effetto. La zia Cissy abbracciò Sal e sciolse la sua maschera di fredda compostezza in un sorriso luminoso, identico a quello del nipote Scorpius, che somigliava notevolmente a entrambi i nonni e pareva la copia esatta di Draco, solo più esile e appena più alto di com'era stato lui alla sua età. Albus, compagno di casa e migliore amico di Scorpius a Serpeverde, accorse a salutarlo, la spilla da Prefetto verde che scintillava fiera sugli abiti nuovi.
"Dodici G.U.F.O con Eccezionale. Fai schifo, Al!" Lo prese in giro l'ultimo dei Malfoy, prima di farsi abbracciare da un impacciato Albus, che arrossì appena. L'attenzione di Scorpius tornò a essere monopolizzata da Sal, che stava ricevendo un regalo da parte della zia. Un orologio d'oro, risalente al secolo precedente, eredità di Cygnus e Druella, che Sal accettò con gratitudine.
Harry guardò Narcissa, accigliato.
"So che non dovrebbe averlo fino ai diciassette anni" intervenne Lucius, "ma abbiamo pensato..."
"Grazie, zia." Sal non era turbato dall'aver ricevuto un cimelio di famiglia – la sua famiglia – ma temeva che Harry si sarebbe offeso, perché la presenza di Narcissa e Lucius gli ricordava le sue origini. "Mi piace davvero, papà". Harry si distese: era raro che Sal lo chiamasse in quel modo.
"Vieni. Voglio darti il mio regalo." Scorpius lo trascinò per il braccio, incapace di trattenersi.
"Era proprio sulle spine" commentò affettuosamente Pansy. "Draco era in ritardo al lavoro – roba da Indicibili – oh, non fare quella faccia, caro, non ho detto nulla! E lui continuava a insistere per usare la Metropolvere..."
"Lasci indietro il tuo vecchio, sei una vergogna per il nostro Casato" rincarò Draco.
Scorpius arrossì e Lucius si accigliò appena, una ruga al centro della fronte. Disapprovava l'educazione troppo morbida del loro erede: Pansy e Draco lo viziavano e lo coccolavano come solo un figlio unico di una famiglia Purosangue poteva essere, senza però premurarsi d'imporgli delle regole. Scorpius era cresciuto facendo solo quello che voleva, quando voleva. Non era diventato Prefetto, e aveva ottenuto i M.A.G.O soltanto a Pozioni, Incantesimi, Difesa e Trasfigurazione, le materie che gli interessavano, e con il voto minimo richiesto per accedervi e nulla più. Giocava a Quidditch da Cercatore ad anni alterni, ma solo quando gli andava e perché gli piaceva la popolarità. Era incostante negli allenamenti, vinceva senza sforzo quando era carico ed era intrattabile se di cattivo umore. Curava il proprio aspetto, i capelli luminosi e lucenti e i vestiti eleganti, le cravatte slacciate ad arte, e aveva un suo fascino dolce e lunatico. Nonostante fosse popolare con le ragazze, aveva spezzato più di un cuore. Salazar lo trovava tenero e gli era sinceramente affezionato, mentre Albus stravedeva letteralmente per lui.
"Andiamo in giardino!" Scorpius lo trascinò via con quella vitalità un po' leggiadra e accesa che ogni tanto lo prendeva, prima che crollasse esausto, bruciandolo come una stella. Dalla nonna Narcissa aveva ereditato una natura un po' delicata, frequenti mal di testa e un'ossatura fragile.
Lo portò via sotto il naso di Louis e Rose, correndo, e Sal stette al gioco, ridendo a sua volta.
Il pergolato era in un angolo appartato del giardino, ed era uno dei posti che Sal, Louis e Rose, migliori amici e trio più popolare di Corvonero, preferivano in assoluto. Dai tralci di rose filtravano i raggi del tramonto, che gettava tinte di arancio sul mare che s'intravedeva in lontananza. Come Harry, Sal adorava quel suono ritmico e tranquillizzante. La casa, edera e conchiglie che si arrampicavano sul solido legno, si stagliava familiare e accogliente in lontananza, e il giardino era cosparso di lisimachie, margherite e nasturzi. Fiori gialli e rossi cospargevano un punto particolarmente rigoglioso: la tomba di Dobby l'elfo domestico.
"È il mio posto preferito" disse Sal. Gli ricordava i sacrifici che erano stati compiuti, la speranza, il ruolo che anche una piccola creatura poteva giocare nel rovesciare eventi di portata incommensurabile.
"Lo so" mormorò Scorpius. Si avvicinò e arrossì di nuovo. "Sono felice che tuo padre e il mio siano amici, adesso. Beh... più o meno."
"Sono cambiate tante cose." Nonostante gli anni passati, Scorpius si portava ancora dietro lo stigma di come sarebbe stato ricevuto, lui, l'erede di una famiglia di Mangiamorte. Harry aveva garantito al suo processo, ancor più accoratamente dopo la Seconda Caduta di Voldemort, e i Ministri Silente e Grindelwald, dal passato non certo immacolato, erano al potere, ma Sal sapeva perfettamente che soltanto il nome di Harry Potter, che aveva insistito per adottarlo insieme a una riluttante Hermione, gli avevano garantito un'infanzia normale e riparata. A Hogwarts, i primi tempi, c'erano chi sosteneva che sarebbe stato meglio sbatterlo in una cella di massima sicurezza ad Azkban o in un reparto riservato al San Mungo, per studiarlo. Era una delle ragioni per le quali Sal, nonostante le indubbie capacità, aveva sempre cercato di mantenere un basso profilo.
"Shh. Non pensare." Scorpius gli pose un dito sulle labbra, che s'incurvarono spontaneamente. Sal era ben consapevole della cotta che il cugino (in realtà era Draco a essere suo cugino, ma lo chiamava così lo stesso) aveva per lui da... praticamente sempre. I suoi occhi s'illuminavano al vederlo, e quando entrava in una stanza il centro del mondo del biondo Serpeverde diventava lui; non importava che un attimo prima fosse stato preso a decantare le proprie imprese di Cercatore, a lamentarsi dei compiti e a tenere banco con gli amici Albus e Bill.
Sal aveva deciso più volte di scoraggiarlo, perché l'amore non avrebbe portato a nulla. L'amore non era per uno come lui, perché di persone come lui non ce n'erano affatto. Era il figlio di Voldemort, l'unico essere al mondo che non sapeva amare, né avrebbe mai avuto bisogno d'amore. Tom Marvolo Riddle l'aveva concepito con Bellatrix soltanto a fini di potere, come un ulteriore passo per rendersi immortale. Sal aveva imparato a controllare le visioni di quella parte di sé che era Voldemort, ma non poteva essere estirpata. Il legame di sangue trascendeva il potere di qualsiasi Horcrux. Era sempre più frequente che Sal si svegliasse in preda a quella smania febbrile di uccidere, di compiere qualche violenza. Quella rabbia, accompagnata da un freddo ed esultante senso di giustizia, mentre nelle retine erano impressi ricordi di sangue e torture, e serpenti neri incisi nella carne nuda. E poi, l'altro suo segreto...
"Sal" mormorò Scorpius. A volte, Sal si chiedeva se sospettasse qualcosa. Non era riuscito ad allontanarlo: Scorpius era come una luce splendente, che non chiedeva niente, ma prendeva comunque tutto. Sal vide la potenza del suo amore: infantile, totalizzante, disinteressato, e come al solito non ce la fece a respingerlo. Lo invidiò profondamente per quella capacità di donare il suo cuore a un'altra persona. Sal avrebbe potuto farne ciò che voleva, ed era per questo che lasciar avvicinare qualcuno era tanto pericoloso per lui. Doveva rifiutarlo. Scorpius aveva compiuto sedici anni poco prima di lui. Presto sarebbe cresciuto, ne sarebbe uscito, e allora sarebbe stato libero, e Salazar non avrebbe più dovuto preoccuparsi di ferirlo... Le labbra morbide di Scorpius furono su di lui, timide ed esitanti. "Buon compleanno".
Era il suo primo bacio, Salazar glielo lesse negli occhi. Lo ricambiò, alzandogli il mento e mordendogli piano il labbro, poi lo abbracciò stretto. Sentì Scorpius abbandonarsi a lui e sospirare di soddisfazione e contentezza. Voleva sempre tutto e subito, ma in quel momento voleva soltanto che quell'attimo restasse sospeso nel tempo, in quell'ultimo giorno d'estate. Lui e Sal abbracciati, le loro labbra che ancora si sfioravano, i loro respiri caldi che s'intrecciavano e il cuore di Scorpius che batteva all'impazzata. Si premette più a fondo contro di lui, cercando un maggiore contatto e intrecciando le mani tra i suoi capelli scuri, inspirando il suo profumo, la guancia sfiorata da quelle ciglia lunghe che a Sal non piacevano, e che erano uno dei pochi tratti che le tre sorelle Black condividevano, insieme alla fierezza e all'amore per la famiglia.
"Mia madre mi amava. Me l'ha detto la tua" confessò Salazar.
Scorpius appoggiò la fronte alla sua, indugiando ancora nell'abbraccio, e tornò a sfiorargli le labbra, lo sguardo consapevole e raggiante per quella confessione. Salazar rivelava ben poco di se stesso.
"E chi non ti amerebbe?" sospirò lui, in risposta. La sua mano scese lungo i fianchi di Salazar, che s'irrigidì istintivamente, temendo che volesse di più. Scorpius intuì il suo pensiero, e le guance gli andarono a fuoco. Si limitò a fargli scivolare velocemente qualcosa di piccolo e duro nella tasca. "È tua" bisbigliò. "L'ho presa dalla tua Camera Blindata alla Gringott, quando mamma ha prelevato i tuoi soldi per la moto."
La moto era stata motivo di litigio in casa Potter. Dopo le mirabolanti storie di James e Sirius sulla sua motocicletta volante, James junior ne aveva avuta una per il suo diciassettesimo compleanno, e Sal non aveva voluto essere da meno. Ma incantare le motociclette era illegale e pericoloso, Harry non aveva osato chiedere al padre una seconda moto magica per il figlio adottivo e Hermione si era opposta alle moto Babbane, definendole 'troppo pericolose'. Harry non aveva osato scavalcarla anche quella volta, e aveva insistito con James che la condividesse con i fratelli, ma ad Albus non interessava, e tra il primogenito e Sal non correva buon sangue. James, in ogni caso, era troppo geloso del suo gioiellino. Sal aveva quindi pregato la zia, con Scorpius come intermediario, di prelevare dei soldi dalla sua Camera blindata, in qualità di parente prossimo, perché potesse comprarsela da solo. In quel momento, una fiammante, Babbana Harley Davidson se ne stava parcheggiata nel ripostiglio delle scope. Fred, George e i loro rumorosi figli avevano brindato allo spirito Grifondoro di Salazar, affermando che per lui c'era ancora speranza; Harry aveva scosso la testa, divertito, e Hermione aveva contratto le labbra.
"Ti ci farò fare un giro."
"Stasera?" Scorpius gli soffiò in un orecchio.
"Non c'è fretta. Pensavo di portarla con me a Hogwarts con un Incantesimo Estensore."
"Ti adoro" si lasciò sfuggire Scorpius.
Salazar, non sapendo cosa rispondere, tastò i contorni del proprio regalo. Sembrava una pietra, piccola e liscia al tatto.
"Scusa. Era troppo pericoloso impacchettarla."
"Scorp! È quello che penso io?" Salazar si staccò da lui, che sbuffò.
"Non dovevi, è troppo pericolosa!"
Teneva in mano la Pietra della Resurrezione. Sapeva di averla, e anche se Harry gli aveva spiegato che non funzionava più, perché la Bacchetta di Sambuco si era rotta quando l'Horcrux del Ministro Silente, in essa contenuto, si era spezzato a causa del pentimento del mago, Salazar rabbrividì. "Tra un anno l'avrei avuta comunque."
"Anche Narcissa ti ha anticipato l'orologio."
"Almeno avrò festeggiato in anticipo la mia maggior età, se non raggiungerò il mio diciassettesimo compleanno." Salazar sorrise.
"Non dirlo neanche per scherzo!" Scorpius tremava. "Lo so, che stai facendo qualcosa di pericoloso... qualcosa che non vuoi dirmi, e lo capisco, ma... pensavo di aiutarti, così l'ho presa. Se non ti piace..."
"In realtà, morivo dalla voglia di averla. Grazie." Non appena le ebbe pronunciate, Salazar si rese conto che quelle parole erano vere. Era sempre stato attratto dalla Magia Oscura e dai manufatti magici più potenti. A quanto pareva, la sua passione, e il fatto che nascondeva un segreto, non erano sfuggiti all'osservazione di Scorpius.
"Non c'è altro che muori dalla voglia di avere?"
Salazar sorrise al suo tono insinuante. Scorpius sembrava abbastanza a suo agio con quella provocazione, come se per lui flirtare fosse la cosa più naturale del mondo.
Sal gli diede un altro bacio, facendolo durare più a lungo, un accenno di lingua che andava a esplorargli le labbra rosse e sensibili. Gli erano sempre piaciuti i capelli biondi...
"Torniamo alla festa, o mi vizierai così tanto che ti toglierò il primato."
Scorpius, le guance arrossate e le labbra leggermente gonfie, gli sorrise raggiante, come se ad aver ricevuto dei regali di compleanno fantastici fosse stato lui.
La festa era finita. Louis e Rose erano rimasti sulla spiaggia con Sal, dopo aver strappato il permesso a delle riluttanti Fleur, Hermione e Gabrielle. Villa Conchiglia non era progettata per avere così tanti ospiti, ma i due Weasley avevano convinto i genitori che sarebbe stato più comodo partire da Villa Conchiglia tutti insieme per andare a King's Cross il giorno seguente. Kreacher, che Harry aveva preso in prestito da Regulus, sempre più decrepito ma non per questo meno efficiente, aveva già Materializzato tutti i loro bagagli.
"Non abbiamo avuto molto tempo insieme, oggi. Ma questa notte sarà solo per noi." Rose abbracciò Salazar, che la baciò sulla fronte. Lei catturò le sue labbra, e Salazar ricambiò il bacio.
A differenza del cugino, quello con Scorpius non era stato il suo primo bacio. Era tutta l'estate che i cugini Weasley, suoi migliori amici da quando era al primo anno di Corvonero, ce la stavano mettendo tutta per farlo impazzire. Era iniziato come un semplice gioco, di baci e carezze dati per scherzo, con le battute di Rose che Sal era senza cuore, perché tutte le ragazze gli morivano dietro, senza che lui le degnasse di attenzioni, e quelle di Louis sul fatto che forse gli interessavano i ragazzi, ma quello non era mai stato un problema, almeno non per lui, che non discriminava nessuno dei due sessi.
Louis e Rose avevano avuto la loro prima volta insieme, l'anno precedente. La loro tresca non aveva minimamente indebolito la loro amicizia, anzi l'aveva rafforzata. Come cugini sia da parte di madre che di padre, sapevano che la loro relazione non avrebbe avuto futuro. Si amavano di un amore più solido e disinteressato che passionale. Si somigliavano notevolmente, anche se i loro colori erano un po' diversi. Louis aveva i capelli biondo-rossicci, che s'infiammavano nel tramonto, lunghi e spesso raccolti in una coda di cavallo. Anche lui amava le moto, le macchine e la letteratura babbana, specialmente quella fantasy e avventurosa. Per un periodo era stato in fissa con Il signore degli anelli e World of Warcraft. Aveva un fisico tonico e muscoloso, da Cacciatore, e occhi di un azzurro magnetico, più chiari e stretti di quelli di Rose; la sua pelle lentigginosa diventava dorata d'estate. Si sfilò la maglietta, lasciando che gli altri due ammirassero casualmente i suoi nuovi tatuaggi: un drago sul torace e un ippogrifo sull'avambraccio, e un orecchino zannuto al sinistro.
Rose sospirò nella camicetta di seta leggera, che le arrivava fino a metà coscia, e immerse le gambe affusolate nella sabbia. "L'altro giorno mamma ci ha scoperto a baciarci e ha dato di matto."
"Mi dispiace" disse Sal.
Louis scrollò le spalle. "Le abbiamo spiegato che non intendiamo sposarci o roba del genere, ma continuava a urlare. Penso che avesse paura che replicassimo le gesta dei Black e dei Malfoy, sfornando una nidiata di pargoli affetti da pazzia, instabilità e geni da Mangiamorte. Non le è piaciuto, comunque. Beh, magari accetterà meglio la mia bisessualità, a questo punto."
"Secondo me è fiera di te, perché somigli a tuo padre da giovane. Ho visto le foto dello zio Bill. Un gran pezzo di figo."
Sal sbuffò. "Non trovate affascinante nessuno che non sia un vostro parente?"
"Molte persone, in realtà, ma tu più di tutti" replicò pronta Rose, sbattendo le ciglia. "Anche se in realtà i Weasley e i Black sono imparentati... fino al terzo grado?"
"Oh, lasciamo perdere, non vorrai far prendere mal di testa a Sal quando sta per ricevere il nostro regalo." Gli occhi di Louis brillavano di eccitazione, la voce bassa e carismatica tremava appena.
"Doppio regalo" specificò Rose, con uno sguardo malizioso che non prometteva niente di buono e una punta di nervosismo che la fece rabbrividire.
"Mi avete già fatto un regalo" obiettò Sal, sospettoso, pensando alla collezione completa dei volumi sulla Difesa Pratica di Kingsley Shakelbolt. Dopotutto, nessun Corvonero che si rispettasse festeggiava un compleanno senza che gli regalassero una montagna di libri, ma i due cugini avevano superato loro stessi, regalandogli un'intera libreria.
"Sì, e sono sicura che ti sarà molto utile, visto che non ci vuoi dire cosa stai combinando e dov'è che sparisci misteriosamente, sempre più spesso..." Sal alzò innocentemente le spalle. "Ma pensavo... pensavamo... a qualcosa di più... piccante."
"Non è un'idea di Louis, stavolta?" Le peggiori – le più folli – lo erano sempre.
"In realtà leggevo questa serie di libri Babbani, stu-pen-da. C'è un posto che assomiglia alla Francia, o almeno mi è sembrato così, quando siamo andati a trovare i parenti di maman, ed e lì che l'ho preso, a casa di nonna. Si chiama Terre d'Ange, e ci sono dodici Case in cui gli adepti si..."
"Sono dediti alle variegate e molteplici arti del dare piacere" le venne in aiuto Louis.
"Si prostituiscono?" tradusse Sal, scandalizzato.
"Lo sapevo che crescere con una famiglia di bigotti puritani ti avrebbe irrimediabilmente corrotto." Louis a volte parlava come un'enciclopedia, cosa che la maggior parte delle persone trovava irritante, ma che divertiva notevolmente Sal. "Le gioie del sesso sono qualcosa di sacro e prezioso, e loro le venerano."
"Un libro pornografico babbano? Mi aspettavo di più da te, Louis."
"Non disdegno mai la conoscenza, in qualsiasi forma essa si offra." Louis strinse il polso a Rose, che gli morse le labbra. Lui affondò i denti nel suo collo, strappandole un gemito.
"Potreste evitare..." Sal arrossì, fissandoli suo malgrado alla luce della luna.
"Ti senti trascurato?" Louis rivolse uno sguardo complice alla cugina, e in un attimo furono su di lui, baciando e succhiando da tutte le parti. Louis lo tenne fermo, mentre Rose gli lasciava una scia di baci dal collo alla mandibola. Il ragazzo accarezzò i capelli scuri di Sal, arricciandoli con le dita. "Così morbidi... pensa, due donne bellissime che si danno da fare in camera da letto in un tripudio di sete, guinzagli, fruste... non ti eccitano neanche un po'?"
"Louis" Salazar lo fermò, il respiro accelerato. "Io... è successo qualcosa. Con una persona."
"L'hai fatto?"
Ho baciato Scorpius.
Non riusciva a dirlo. Poteva significare qualcosa. Salazar poteva lasciare che lo significasse, che fosse un inizio. S'immaginò abbracciato a lui sulla sua nuova moto, le uscite a Hogsmeade, altri baci, la pelle pallida del ragazzo che si arrossava. Si vide a stringere di nuovo a sé quel corpo esile, accarezzandogli i lisci capelli biondi... era tutto così bello ed eccitante, ma con qualcosa di terribilmente stonato. Chissà se Draco e Pansy l'avrebbero mai accettato... pensò alla Pietra, custodita insieme alla sua seconda bacchetta, alla zanna di Basilisco che Harry gli aveva regalato per il suo undicesimo compleanno e a un elaborato specchio decorato con dei serpenti smeraldini, dal vetro leggermente incrinato. Avrebbe voluto restare in camera ad esaminarla, senza provare il pungolo del desiderio, che lo rendeva un sedicenne normale. Almeno dal punto di vista fisico, lo era. Quando i suoi migliori amici, esperti nel baciare e tra i più corteggiati del suo anno, gli riservavano tutte quelle attenzioni, poi...
"No" bisbigliò in risposta, e le labbra voraci di Louis lo catturarono nuovamente. Fu un bacio più esigente, violento e famelico di quello di Scorpius. Era Louis a schiacciarlo, ad afferrarlo e a sbatterlo a terra, facendogli entrare granelli di sabbia sotto la maglietta. Rose gliela alzò, facendo scorrere le dita pallide e affusolate lungo il suo stomaco.
"Che diavolo volete..."
"Per il suo sedicesimo compleanno, ogni giovane virgulto di Terre d'Ange perde la verginità in una delle Case a sua scelta. Hanno tutte nomi di fiori, a seconda di quello che ti piace di più. Mandragora, dolore nel piacere; Cereo, dalla fragile ed effimera bellezza; Melissa, cura e consolazione..." Rose, in ottemperanza al suo nome, aveva sempre adorato i fiori e la simbologia che celavano.
Sal sperò che continuasse a parlare, ma Louis le rivolse un'occhiata d'intesa, e la ragazza gli baciò il petto, sollevandogli la maglietta, mentre Louis armeggiava con la chiusura dei suoi jeans.
Sopra di lui, la luna piena splendeva nel cielo. Louis era particolarmente irruento e passionale in quei giorni, forse un retaggio del padre, che dopo il morso di Greyback manifestava gli stessi sintomi. Il fascino magnetico e la sensualità, invece, gli venivano interamente dalla parte Veela materna.
Sal si chiese se avrebbe potuto davvero resistere, anche se avesse voluto. "Quindi l'idea è di portarmi in un bordello, per vedere cosa mi piace?" provò a stemperare la tensione.
"Noi due saremo più che sufficienti per questo, non credi? Valiamo almeno quanto dodici dei loro adepti. Ci offendi, se dici di no" disse Rose, mettendo il broncio, le labbra pallide alla luce della luna.
Louis pronunciò un incantesimo, e una sfera di luce si sollevò ad illuminare il trio di una luce calda e ambrata. Vi applicò un incanto Gemino, e presto l'acqua risplendette come se fosse stata ricoperta da uno sciame di lucciole. Era meraviglioso lasciarsi cullare dallo scorrere delle onde e da quella luce così calda e magica. Sal si fidava e conosceva tutto di loro: le loro mani, i loro visi, la loro magia.
"Non avrai una seconda offerta" bisbigliò Louis. "Nessun impegno, promesso. Vogliamo solo farti divertire. Non vorrai cominciare il tuo sesto anno a Hogwarts da vergine? Imriel, il protagonista del quarto libro, rifiutò due ragazze che gli offrirono le loro incantevoli grazie, e se ne pentì per il resto dei suoi giorni..."
Rose smise di baciare Salazar per contraddire il cugino, poi ci ripensò. "Solo per questa notte, Sal. L'ultima notte d'estate. Solo noi tre, com'è sempre stato."
Le labbra di Louis lo catturarono in un bacio più lento, mentre con entrambe le mani gli accarezzava il membro già eretto al di sopra dell'intimo.
Soltanto una notte. La notte dei suoi sedici anni, passata come un adolescente normale...
"O forse il problema è che non ti piacciono le ragazze" lo provocò Rose.
Salazar la baciò d'impulso e la rovesciò sotto di sé, le mani che le accarezzavano le cosce vellutate. Non portava niente sotto.
"Ehi. È a mia cugina che stai facendo queste cose!" Louis, falsamente indignato, s'inserì nel loro bacio, guidando Salazar nei movimenti, le loro dita che esploravano insieme l'apertura di Rose. La ragazza sospirò sotto il loro duplice assalto, e Louis risalì a baciare Sal, finendo di sfilargli la maglietta. Il contatto dei loro toraci nudi e piatti fece scorrere brividi elettrici lungo la pelle di Sal, mentre Louis ingaggiava con lui una lotta bagnata di lingue, accarezzando e stuzzicando. Rose si tolse la camicia leggera e portò la mano di Sal sui propri capezzoli duri. Aveva i seni alti e sodi, e a Sal piacque accarezzarli, ma non riusciva staccarsi dalle labbra di Louis. Voleva di più, molto di più da quel contatto duro e metallico...
"Continua a tenerlo occupato, Rose. Vado a intrattenerlo un po' più giù..." I brividi di Sal si fecero incontrollabili soltanto nell'ascoltare la voce bassa e rauca di Louis. Gli liberò con mosse esperte l'erezione dai jeans, ormai stretti fino a soffocarlo. Gli accarezzò la punta del pene e iniziò a leccarlo. Rose gli baciava le labbra, ma Sal voleva soltanto vedere cosa stava facendo Louis. Scosse di piacere s'irradiarono a ogni nervo del suo corpo a quella sensazione fantastica.
"Ti piace, vero?" Rose li osservava entrambi. Louis gli leccò la punta, poi lo prese in bocca tutto insieme, strappandogli un sibilo strozzato. Rose gli accarezzò teneramente il petto, poi la sua mano scese a sfiorare i capelli del cugino. "È bravo, vero? Vorrei averne uno anch'io, solo per farmelo fare da lui." La sua bocca scese a mordicchiargli l'orecchio.
Sal si contrasse quando sentì la punta del suo uccello toccare la gola di Louis. Lo faceva troppo bene, senza il minimo imbarazzo. Era lo stesso Louis che gli aveva fatto scoprire i videogiochi Babbani, con cui aveva diviso per sei anni il dormitorio, gli scherzi, le passioni, le partite a Quidditch e gli aneddoti familiari; Louis che lo aveva iniziato alla passione per l'Aritmanzia e le Antiche rune e i film della Marvel. Louis, che sapeva intercettare i suoi umori e le sue preoccupazioni e dissiparli, senza mai chiedere nulla...
Sal guardò, la curva del collo di Louis piegata e vulnerabile, le labbra aperte a dargli piacere e la linea della schiena che metteva in risalto le scapole, la luce lunare che tracciava scie sulla sua pelle. Sentiva il solletico dei suoi capelli, scomposti e appiccicati, e il pizzicore della sabbia sulla sua pelle nuda, eppure provava soltanto piacere... intrecciò le dita ai capelli rossi di Louis e strinse la presa, guidandolo. C'era quasi, l'aveva fatto altre volte da solo, ma nulla era paragonabile a quel calore così stretto e umido...
Louis lo morse un po' troppo forte e Salazar sibilò. Il rosso rialzò la testa, sorridendo ferino, compiaciuto per la reazione di Sal.
"È tutto pronto per te, Rose. Prenditelo."
Rose smise di baciarlo e salì a cavalcioni sopra di lui, ormai ridotto a una marionetta, tesissimo ed eccitato. Lei lo cavalcò lentamente, posizionando l'apertura già liscia e umida sulla punta del suo pene e provocandogli una deliziosa frizione. Salazar rabbrividì. Era piacevole, ma in un certo qual modo troppo facile, troppo dolce...
"Shh. Guardala, Sal." Lui guardò la pelle di luna della ragazza, liscia e perfetta, le guance che si arrossavano e le labbra aperte, mentre s'impalava su di lui e raggiungeva l'orgasmo, gli occhi socchiusi e scuriti dal piacere. Sal doveva fare qualcosa a sua volta. Afferrò Louis, divorandogli la bocca, come lui aveva fatto prima, sentendo il proprio sapore sulla sua bocca. Lo fece impazzire con la lingua, tracciandogli complicati arabeschi e stuzzicandolo, prima di reclamare di nuovo le sue labbra, poi interruppe anche quel bacio e iniziò a stuzzicare Rose, le labbra, i seni, il profumo e tutto di lei che si faceva intossicante. Louis catturò le labbra della cugina, che si contrasse sopra di lui, e Sal gemette per la frustrazione. Erano così belli insieme che si sentì un intruso a osservare quel gioco di lingue, i corpi nudi e uniti che s'incastravano alla perfezione... Sal si spinse con più forza in Rose, con un colpo di bacino che le tolse il respiro.
La ragazza protestò e Louis gli graffiò il petto. Gli piaceva troppo sentire le sue unghie, il suo sangue, i denti che lo leccavano, e quando il ragazzo gli invase di nuovo in bocca Salazar esplose e sentì Rose sopra si sé contrarsi e gemere il suo piacere, le stelle che brillavano luminose e ammiccanti sopra di lui.
Quella notte era una festa per i sensi, e non era ancora finita.
"Respira, Sal." La voce calma e ancora rauca di Louis, che si era aperto i pantaloni. Sal vide alla luce magica che non era ancora venuto. Rose, due pomelli rossi al posto degli zigomi, era rotolata su un fianco e ansimava, soddisfatta e accaldata.
"Lo dicevo io, che avevi una dotazione niente male. Quanto ci avevo scommesso, Rose?"
La ragazza, come Sal, sospirò senza parlare, le labbra curvate in un sorriso, e chiuse gli occhi per l'appagata spossatezza.
"A nous deux, maintenant." Ogni tanto Louis parlava francese; sia Fleur che Gabrielle avevano cresciuto i loro figli bilingui. Anche i Lestrange e i Malfoy avevano parenti in Francia, pensò distrattamente Sal, che ebbe un fugace lampo delle labbra dolci di Scorpius e si sentì in colpa.
"Non mi lascerai così insoddisfatto, dopo esserti goduto mia cugina. Pagherai per questo" lo canzonò Louis.
Prese la mano ancora tremante di Sal e la guidò verso la sua erezione. Era duro e bollente, e Sal si sentì di nuovo risvegliare. Voleva mordere, accarezzare, succhiare anche lui quella pelle, girare Louis e prenderlo... si limitò a divorargli la bocca, le unghie che gli artigliavano la carne, la mano destra che gli accarezzava lenta l'erezione, per poi pomparla furiosamente, come piaceva a lui. Louis parve apprezzare, poi lo scostò con difficoltà, il respiro spezzato. "Fermo, mon trésor. Voglio venire dentro di te. È tutto il giorno che aspetto."
Salazar s'immobilizzò di nuovo, percorso da brividi di eccitazione e paura.
"Lo sapevo io, che gli piacevi più tu" mormorò Rose, godendosi lo spettacolo a occhi socchiusi e accarezzandosi distrattamente i seni tornati turgidi, la camicia di seta buttata distrattamente a coprirle l'intimità.
"Lo speravo." La bocca di Louis si contrasse in un ghigno tutto denti, poi, dando prova di tutta la sua forza fisica e sfruttando la sua considerevole mole, girò Sal di spalle, che si ritrovò nudo e prono contro la sabbia.
"Shh. Ti è piaciuto prima, no?"
Salazar s'irrigidì di colpo. Sapeva vagamente cosa stava per succedere, ma non si sentiva pronto per quello. Un conto era farsi toccare il culo mentre Louis glielo succhiava, un'altra prenderlo tutto... Sembrava così grosso, e quella posizione così fragile e impotente lo infastidiva notevolmente...
"Vedrai, non ti farò male."
"Non è per quello che mi preoccupo" sibilò Sal, risentito. "È il mio compleanno, no? Decido io, voglio essere io a..." La sua erezione si risvegliò dolorosamente all'immagine di Louis, che lo implorava di scoparlo e gemeva sotto di lui.
La risata del rosso si sparse argentina nell'aria notturna. "Ah, no. Anche il Corvonero più figo dai tempi di Rowena ha i suoi limiti."
"Tradotto?" sbottò Salazar, mentre Louis gli tracciava una scia di baci lungo il collo e la schiena. La sua lingua, Merlino, lo stava facendo impazzire, i denti che gli scavavano dei solchi sulla pelle, appropriandosene con ferocia. Ringraziò la pesante veste da mago che l'avrebbe coperto l'indomani, certo di risvegliarsi con la pelle piena di succhiotti, davanti e dietro.
"Non lo prende nel culo" s'intromise Rose, recuperando la bacchetta. "Questo sì, che sarà interessante da vedere."
"Vuoi proprio lasciarmi così? So come muovermi, non ti farò male..." Louis spostò Sal da un lato, così che le loro erezioni venissero a contatto. Sal lo guardò. Voleva che fosse lui a dargli piacere, voleva tutto, e non si sarebbe tirato indietro...
"Bravo bambino." Louis fece un cenno a Rose, che mormorò un incantesimo. Salazar sentì le ossa sciogliersi come cera liquida, il rilassamento che si espandeva a ogni centimetro del suo corpo.
"Enfin" mormorò Louis, le labbra e le dita che andavano a stuzzicare la sua apertura rilassata.
Salazar iniziò a contorcersi sotto i suoi assalti, i muscoli dell'ano che si allentavano per farlo entrare, spingendosi contro le sue dita. Quando l'altro sostituì la sua lingua, credette di svenire.
"È bravo, vero?" sospirò Rose, da sotto le ciglia, catturando una ciocca scura di Salazar e portandosela alle labbra.
"Lo fate spesso... insieme?"
"Con una terza persona? Questa era la mia prima volta. Era una mia fantasia, lo ammetto..."
"È da tanto... così tanto..." mormorò Louis, ormai fuori controllo, le mani e le braccia che tracciavano cerchi sulla sua pelle e suggevano e mordevano. Infilò tre dita nella sua apertura e Salazar gemette, contorcendosi dal piacere...
"Così tanto che volevo farlo" completò Louis, e in un attimo fu sopra di lui, le mani che gli bloccavano i fianchi, le unghie che lo graffiavano in profondità e l'erezione premuta tra le sue natiche.
Salazar boccheggiò per mancanza d'aria, pervaso da un senso di vuoto. Voleva essere riempito da lui, voleva sentirsi dentro quell'erezione bollente, così come l'aveva tenuta fra le mani...
"Diglielo" sussurrò Rose al suo orecchio, portandosi al petto una mano di Salazar, perché la accarezzasse. I battiti del suo cuore erano furiosi quanto i propri.
Louis afferrò il suo pene di nuovo eretto, e lui non ci vide più. "Louis..."
L'altro appoggiò la punta sulla soglia della sua apertura, affondando la testa contro il suo collo. "Sì?"
"Fallo..."
"Cosa? Questo?" Senza preavviso, Louis si spinse dentro di lui, solo un poco, trattenendo il fiato.
"Sì... sì. Ti voglio, adesso..."
Louis ringhiò, fuori di sé. Con un violento colpo di reni, si spinse dentro Salazar fino alla radice.
"Cazzo quanto sei bello, sei uno spettacolo..."
"Louis..." Sal aveva le orecchie e la faccia in fiamme e un dolore bruciante al fondoschiena, dove l'amante si era fermato, conficcandosi in profondità dentro di lui. "Muoviti!"
"Muovi tu il culo, Sal" mormorò Louis, alitandogli sul collo.
Salazar perse il controllo, provocato dal suo odore, dalle labbra e da quella voce che, insieme alla pelle sudata coperta da una leggera peluria, per non parlare del cazzo che lo stava tormentando, lo stavano facendo impazzire. Iniziò a ondeggiare il bacino, cercando di prenderlo più a fondo, muovendosi freneticamente, e Louis lo assecondò, abbandonando qualsiasi inibizione.
"Sì... cazzo, così. Scopami..."
Era la prima volta che Sal usava un linguaggio del genere, e Louis lo sapeva. Iniziò a muoversi, spingendo verso di lui, mentre l'amante gli veniva incontro, e in pochi colpi vigorosi raggiunse l'apice, la mano che lo masturbava furiosamente. Sentì l'anello dei muscoli di Sal contrarsi, e lasciò andare un ringhio, mordendogli la spalla a sangue.
Un lampo di bianco accecante e Sal, crollò a faccia in giù sulla sabbia, esausto, lo sperma di Louis che lo riempiva, e il proprio che gli era schizzato fino al torace.
L'aria era satura dei loro desideri consumati e soddisfatti. Rose fece un incantesimo di pulizia, liberandosi da quella massa di membra intrecciate alla quale si era avvinghiata. Era bagnata e appiccicaticcia, le era bastata la vista del cugino totalmente immerso in Sal, e del rossore e dei gemiti di lui, per farla venire di nuovo.
Louis scivolò su un fianco e baciò Salazar sulle labbra. Un bacio familiare ma possessivo, come se ormai possedesse il suo corpo. "E dire che ti sei fatto tanto pregare."
"Farò cambiare idea anche a te, un giorno" replicò Sal, ancora ansante, la testa incapace di formulare un pensiero coerente e il corpo ridotto a una massa di gelatina informe. Si chiese se sarebbe mai riuscito ad alzarsi.
"Povero illuso."
"Non te la tirare, Louis. Lo volevi così tanto, mi hai fatto una testa così per convincermi..." lo punzecchiò Rose, assonnata.
"Sì, perché tu non ti sei divertita." Il rosso rimbrottò la cugina, brusco e improvvisamente irritato, arrossendo per la prima volta nella serata.
Rose sbadigliò. "Su, non litighiamo. Amici come prima, come promesso... vero?" I suoi occhi blu si scurirono, non per il desiderio, ma per la paura che qualcosa fosse cambiato tra loro.
Sal la attirò a sé, baciandola sulla fronte e sistemandole la sottoveste. "Sempre. Grazie, Rose."
"Mezzanotte" disse Louis, consultando il nuovo orologio di Salazar, che scintillava al suo polso.
"Andiamo a dormire, domani dobbiamo farci vedere al meglio e riposati per il nostro primo giorno a Hogwarts."
"Certo, hai un'immagine da mantenere, tu" lo rimbeccò Sal. Louis gli diede una spallata cameratesca, con un po' troppa forza, e si sorprese quando Sal abbandonò la testa sulla sua spalla.
"Restiamo. Solo un pochino."
Sal, la mano destra sul petto di Louis, la sinistra che stringeva la mano di Rose, contò i battiti del cuore dei suoi migliori amici. Gli sembrò che vibrassero all'unisono con il sorriso luminoso delle stelle e la lenta, languida risacca del mare. Lo attraversò un fugace ricordo di lui e Scorpius, undicenni. Il cugino gli aveva mostrato ogni stella e costellazione, dalle quali ogni membro della famiglia Black prendeva il nome. Anche lui. Salazar Luxifer, come la stella più luminosa del firmamento. Sospirò e si abbandonò al sonno tra le braccia dei suoi migliori amici, il bacio di Scorpius che sbiadiva insieme alla sua coscienza.
