Ehm, ciao. *solleva la manina* Okay, volevo solo dire che questa è la mia prima primissima fanfiction in assoluto e chiunque tra i pochi italiani che ci sono, capiti qui, legga e voglia lasciare anche una mini mini mini recensioncina, anche solo per dirmi "BUUUH! FAI SCHIFO!" e... spingermi a scrivere ancora, ecco... Grazie. Non siate troppo duri però, brutti bastardi! E bastarde, melloriiiiiiine~!
Comunque, mi rendo conto che questo prologo è un po' scarno, ma se vi incuriosisce almeno un pochino, sappiate che ho già pronto il VERO primo capitolo (che poi è il secondo, ma vabbè) e lo posterò al più presto! Prometto!
Buona lettura!


Capitolo 1.

PROLOGO.

Una figura agile si stagliò contro il cielo in controluce, mentre di corsa raggiungeva la cima della collina, circondata da verdi boschi. Un solo sentiero portava lassù, ma Zoro lo conosceva come le sue tasche ormai. Un sentiero che percorreva tutte le sere per raggiungere il suo posto preferito. Un posto speciale. Nessuno ci andava mai, a parte lui. Il più coraggioso, molti pensavano. Il più stupido, altri dicevano. Ma ormai non pensava più né al coraggio, né alla stupidità. Era l'abitudine che lo portava lì. E la pace. Quel posto sopra la collina era sempre deserto ed il ragazzo lo trovava perfetto per raccogliere le idee e riflettere alla fine di una lunga giornata.

C'era un motivo per cui nessuno ci andava mai, ovviamente.

Zoro si sedette a gambe incrociate e osservò il panorama di fronte a lui. Il sole stava per tramontare e lui lo sapeva, non attendeva altro. Il suo momento della giornata preferito. Di fronte a lui le rovine dell'antica città si ergevano a fatica in tutta la vallata. Mura distrutte, strade e sentieri sconnessi, il tutto ingiallito dal tempo e dal sole morente, e in lontananza i resti di un antico castello. I rumori della città alle sue spalle invece –la nuova e moderna città- si udivano a malapena.

Un cimitero. Così venivano chiamate quelle rovine. Non che non fosse completamente vero, ma durante il giorno venivano organizzate pure delle visite guidate per i turisti, quindi era un normale luogo turistico, orgoglio del suo paese. Era durante la notte che quel posto non vedeva anima viva. Letteralmente.

Il sole scese sulla linea dell'orizzonte. Zoro diede un morso ad uno dei suoi onigiri e fece un sorrisetto soddisfatto mentre lo spettacolo cominciava di fronte a lui. Cominciarono ad apparire nelle vicinanze del vecchio castello. Cercava sempre di riconoscere i primi che si mostravano alla luce del sole ancora presente. Ma presto la zona si riempì di decine e decine di spiriti. Ecco il motivo per cui nessuno osava avvicinarsi a quella collina a quell'ora della sera. Le rovine si riempivano di fantasmi. Anche se Zoro non amava chiamarli così, perché quel termine suonava un po' offensivo e riduttivo per descriverli. Non è che se ne andassero in giro a spaventare e suggestionare la gente come nelle storie dell'orrore… Erano spiriti, anime. Se ne stavano lì, non facevano del male e non spaventavano nessuno. Anche se tutti ne erano spaventati comunque.

Arrivavano a frotte. Solitamente cercava pure di capire se ce n'erano di nuovi, appena arrivati. E questo succedeva quando qualcuno moriva in città, ma non solo. Con il tempo aveva imparato a capire che non tutti gli spiriti dei defunti arrivavano lì. Solamente quelli che avevano ancora bisogno di completare qualcosa in vita, o che avevano delle cosiddette faccende in sospeso, si ritrovavano dal nulla a vagare per quella vallata. In ogni caso, vedeva dei nuovi arrivati abbastanza spesso.

Quella sera vide quello che sembrava un vecchio, ma era troppo lontano e cominciava ad essere buio, quindi non riuscì a mettere a fuoco del tutto. Li vide volteggiare intorno alle mura e alle vecchie costruzioni diroccate. Non è che avessero molto da fare lì, oltre a lamentarsi e a rimuginare. Le loro voci però non erano udibili. Galleggiavano nell'aria in silenzio e anche se parlavano, lui non poteva sentirli. Eppure era sicuro che qualcuno tra loro parlava e si rispondevano pure, ma non avrebbe mai potuto soddisfare la sua curiosità. Si limitava solo ad osservarli mentre cenava, lì, da solo. Un atteggiamento abbastanza inquietante agli occhi di un estraneo, ma non gliene poteva fregare di meno.

"Mh, quello è nuovo." Addentando un altro onigiri, il suo sguardo si concentrò su quello che sembrava un ragazzo. Era abbastanza vicino e sembrava avere circa la sua età. Anche se non poteva dirlo con certezza. Questi spiriti non avevano dei colori accesi e chiari, ma erano trasparenti e le sfumature dei loro tratti andavano più che altro dal grigio scuro al bianco. A giudicare dai capelli di questo e paragonandolo agli altri, poteva forse supporre che in vita fosse biondo. Sembrava vestito elegantemente, con un doppio petto e… Era un grembiule da cuoco, quello? Zoro corrugò le sopracciglia in un'espressione divertita. Strano ragazzo… Sembrava confuso. La maggior parte di loro lo era. Zoro pensava fosse perché forse non avevano idea del perché fossero lì o cosa gli fosse successo. Si chiedeva sempre se quelle anime avessero una memoria, ma anche a questo non avrebbe mai potuto rispondere perché era quasi impossibile comunicare con loro. Anche perché loro non si avvicinavano mai a lui.

La nuova anima appena arrivata si sentì osservata e si voltò verso di lui. Zoro ne fu sorpreso, ma non si mosse. Era abituato anche agli spiriti che si accorgevano della sua presenza. Improvvisamente lo vide distorcere la faccia in un'espressione che molti avrebbero definito orribile. La bocca del ragazzo si allargò fino a diventare enorme, con la mascella che raggiunse il petto, e gli occhi gli si oscurarono, sparendo completamente e lasciando solo due grandi ombre nere al loro posto, mentre i capelli si sparpagliarono in aria verso tutte le direzioni. Dopodiché lo spirito volò via velocemente verso una parte della vallata che non poteva vedere. "Permaloso, eh?" Quello era il loro modo di mostrare di non gradire gli sguardi estranei. Sì, forse poteva essere giudicato abbastanza spaventoso e da film dell'orrore. Ma una volta che ci si era fatta l'abitudine, diventava solo noioso. Perché Zoro aveva trovato un nuovo spirito su cui incuriosirsi, ma quell'idiota era sparito dalla sua vista. Sospirò e continuo a mangiare. Quando ebbe finito si concentrò solo sulla pace del posto, seguendo di tanto in tanto i voli delle anime o i loro incontri.

La notte era ormai arrivata da almeno un paio d'ore e cominciava a far freddo. La sua tappa giornaliera era fatta. Si ritrovò stranamente a cercare con gli occhi lo strano ragazzo di prima, ma probabilmente era lontano. L'avrebbe rivisto il giorno seguente magari… I nuovi morti erano sempre i più schivi. Alla fine si alzò, si pulì i pantaloni e si decise a tornare a casa, subito dopo aver rivolto un inchino rispettoso verso l'intera vallata. Prese lo zaino che aveva con sé e si precipitò giù per la collina. Come ogni notte.