Occhi verdi
Titolo: Occhi verdi
Autore/data: Ida59 - 21/6/10 – 6/12/11
Beta-reader: Monica (Kijoka)
Tipologia: storia a capitoli
Rating: VM18
Genere: drammatico, romantico, introspettivo, erotico
Personaggi: Severus, Personaggi Originali (Isabel, Ryann e Nonna Maeve)
Pairing: Severus/Isabel
Epoca: Post 7° libro
Avvertimenti: AU
Riassunto: La vita scambiata con la morte, per amore, poi la fine dei sogni e la caduta delle illusioni, per costruire con dolorosa fatica una nuova realtà, scoprendo infine tutta la verità e il potere insito nella magia più arcana: l'amore!
Parole/pagine: 82.733 – 187
Note: Lo spunto per questa storia è nato per puro caso, o forse sarebbe meglio dire per sfida, nel "Gioco Creativo n.7 - Immagini di Parole" su Magie Sinister Forum a seguito di una particolare immagine inserita da Ale85LeoSign (Piton CON tigre)
?t=31956263#entry224322954 che mi ha fatto balenare in mente, in un istante, i punti fondamentali della trama.
L'embrione della parte iniziale e centrale deriva da due flash fic della raccolta "Lo scrigno dei sogni", rispettivamente, "Inganno d'amore" per il primo capitolo e "L'impossibile magia" per il 1°, 8° e 9° capitolo.
Storia scritta per la Sfida FF. n. 9 "Se Severus non fosse mai morto" di Magie Sinister Forum ?t=34548816 (ora "Il Calderone di Severus").
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali di Isabel, Ryann e Nonna Maeve, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Occhi verdi
Indice
Parte prima 3
Inganno d'amore – ovvero – Quando i sogni muoiono 3
1. Inganno d'amore 3
2. Limbo 9
3. Vivere i sogni 15
4. Amare un sogno 24
5. Risveglio 35
6. Quando i sogni muoiono 43
Parte seconda 57
Paura d'amare – ovvero – Quando le illusioni cadono 57
7. Seppellire i sogni 57
8. L'incanto del bosco 68
9. Il potere della magia 76
10. Magia d'amore 85
11. Paura d'amare 95
12. Quando le illusioni cadono 105
13. Ricordi d'illusioni 115
14. Illusione d'amore 125
Parte terza 136
Dolore d'amore – ovvero – Quando le maschere si dissolvono 136
15. Dolore d'amore 136
16. L'inganno della gelosia 147
17. Quando le maschere si dissolvono 159
18. Scontro mortale 170
19. Occhi verdi 180
Parte prima Inganno d'amore – ovvero – Quando i sogni muoionoInganno d'amore… The green eyes found the black…
… e gli occhi verdi si fusero in quelli neri… 1
- Guardami, Severus, guardami!
C'era un velo opaco davanti agli occhi del mago; faceva una gran fatica a mettere a fuoco l'immagine e concentrarsi gli costava uno strenuo sforzo: le iridi erano verdi, intensamente verdi e luminose, piene di lacrime. E d'amore.
- Resisti, Severus, ti prego, resisti! Sono io, Lily, la tua Lily!
Il dolore al collo era atroce, un largo squarcio che bruciava in un rogo d'infinita sofferenza sottraendogli la vita in densi fiotti di sangue. Ma Lily, la sua amata Lily, lo stava chiamando e lo incitava a resistere, la voce che tremava, piena d'amore e d'urgenza, come se non ci fosse più tempo e solo un'ultima scelta fosse rimasta. Sospirò piano, cercando l'aria e le forze che gli sfuggivano.
- Non andartene, Severus, resta qui con me, per sempre!
Le mani erano piccole ma forti e stringevano spasmodiche le sue, quasi fosse l'ultimo gesto possibile, cercando di trattenere ostinatamente la vita che voleva abbandonarlo.
- Ti amo, Severus, resta con me, scegli di vivere, ti prego!
Le lacrime scendevano copiose sul volto pallido e spaventato di Lily.
Il mago non riusciva più a tenere gli occhi aperti, eppure doveva resistere: era la sua Lily che lo stava implorando di vivere, la sua adorata Lily che lo amava ed era venuta a salvarlo.
Ma cos'era accaduto?
Cercò di sforzarsi, ma non ci riuscì: non lo ricordava più, nel suo limbo dove tutto era atroce sofferenza, dove solo il dolore imperava togliendogli l'aria e le forze; lo spasmo pulsante al collo era tremendo, quello lo sentiva bene, era terribilmente reale, ancor più delle labbra di Lily, morbidamente rosse, che sussurravano il suo nome implorandolo tra le lacrime:
- Ti amo, Severus, ti prego, scegli me, il mio amore e la vita!
Gli occhi gli bruciavano, la gola era un rogo rovente, ma, sì, voleva vivere, voleva amarla, per sempre, anche se non aveva più forze, neppure per pronunciare il suo dolce nome. Con strenuo sforzo dischiuse appena le labbra e un sottile sussurro straziato ne uscì a fatica:
- Li… ly… sì!
Il mago stesso non udì alcun suono uscire dalla propria bocca, ma Lily doveva aver percepito il suo desiderio di vivere perché sulle sue labbra apparve il più splendido sorriso che mai le avesse visto nel bel volto.
Così Severus chiuse infine gli occhi, felice, immerso nel verde sogno d'amore della sua Lily.
Isabel era arrivata appena in tempo.
Sapeva che sarebbe successo, sapeva anche che cosa sarebbe successo.
Le informazioni raccolte sulle intenzioni di Voldemort erano state molto precise, provenienti da fonti affidabili, accuratamente scelte tra i Mangiamorte che più gli erano vicini e godevano della piena fiducia dell'Oscuro. Perfino l'amicizia coltivata con quella gatta isterica di Bellatrix si era alla fine rivelata utilissima. Aveva seguito di nascosto, con discrezione e alla dovuta distanza di sicurezza, tutti i movimenti di Voldemort degli ultimi mesi e aveva infine compreso, dalla sua smania di possedere la bacchetta vincente, che l'Oscuro stava cercando l'Antica Bacchetta di Sambuco per diventare invincibile e distruggere il Prescelto.
I buoni rapporti sempre mantenuti con la famiglia Malfoy, e Narcissa in particolare, madre disperata e sempre bisognosa d'incoraggiamento e aiuto, si erano rivelati preziosi: da lei aveva sempre ottenuto informazioni molto preziose, quella sul Voto Infrangibile, per esempio, e sempre da Narcissa aveva saputo che il giovane Potter aveva disarmato Draco conquistando la sua bacchetta, quella che l'anno precedente aveva sconfitto il legno magico del grande Silente.
Era quindi Potter, ora, il padrone dell'Antica Bacchetta, e non Severus Piton.
Isabel l'aveva capito subito, mentre Voldemort ancora lo ignorava, e questa sarebbe stata la sua fine; perché lei di Severus conosceva molte cose, troppe, forse, che le facevano battere forte il cuore, fino a farle male: sapeva dell'accordo tra Severus e il Preside, dell'ordine tremendo che Silente gli aveva imposto, e il dolore di quel gesto l'aveva letto nella disperazione dei profondi occhi neri, anche se il mago non si era mai accorto di lei e neppure conosceva la sua esistenza.
Così Isabel sapeva con certezza che Voldemort a un certo punto avrebbe deciso di uccidere Severus Piton credendo in tal modo di appropriarsi della Bacchetta del Destino; ma non conosceva come, né il luogo, né il tempo.
Da settimane era sempre all'erta, il potente sortilegio pronto sulle labbra e la mano stretta sull'ampolla che poteva imbottigliare la morte, e quella notte anche lei, come tutti, era lì, sul chi vive, a controllare da vicino le mosse di Voldemort. Era stato Lucius a dirle dove l'avrebbe trovato, senza neppure rendersi conto che stava salvando la vita all'amico che un anno prima aveva sacrificato la propria anima per suo figlio. Se l'avesse saputo, Lucius lo avrebbe considerato uno scambio equo, ne era certa.
L'incantesimo di rilevamento che aveva piazzato su Severus l'aveva guidata con rapidità dal mago, col cuore in gola, temendo che fossero già passati quei fatidici minuti che avrebbero irrimediabilmente decretato la morte dell'uomo che da troppi anni amava senza alcuna speranza.
Lo trovò nella Stamberga Strillante: svenuto, disteso a terra in un lago di sangue, uno squarcio nel collo e gli occhi neri affacciati sul vuoto, tracce argentee ancora sul viso esangue, per ricordi d'amore e di dolore donati ad un figlio mai avuto che aveva creduto di vederlo morire sotto i propri occhi.
Rimase dissimulata nello stretto corridoio e lanciò un incantesimo per rallentare l'uscita del sangue e trattenere la vita più a lungo possibile, ancora per qualche prezioso istante, nel corpo del mago.
Era arrivata appena in tempo e fremeva in preda all'ansia; Potter e l'amica sembrava non volessero andarsene più: avevano i suoi ricordi, cosa aspettavano ancora?
All'improvviso la voce del Signore dell'Oscurità risuonò possente attraverso i muri di Hogwarts e per le strade di Hogsmeade per lanciare l'ultimatum a Potter e attirarlo nella Foresta Proibita: finalmente i ragazzi si allontanarono di corsa ed Isabel ebbe campo libero.
Si precipitò in ginocchio a fianco del mago e gli sollevò il capo, delicatamente: il pallore della morte ormai regnava sul suo viso.
Nel silenzio della notte versò le preziose gocce di vita sul collo, una ad una, dense e rosse proprio come il sangue che, fluendo dalla ferita, lo aveva quasi dissanguato in una lunga e dolorosa agonia.
Le versò lentamente, con disperato amore, trattenendo il respiro, angosciata, attendendo l'impossibile, mentre con voce acuta e tremante pronunciava l'arcano incantesimo che mille volte aveva ripetuto per inciderlo a fondo nella memoria.
Con mosse precise e veloci, poi, sapendo che le rimanevano solo pochi istanti, mischiò il sangue del mago con quello che rimaneva della rossa pozione che aveva congelato e sospeso la morte, quindi puntò la bacchetta delimitando lo spazio ed eseguì l'oscuro sortilegio di duplicazione spargendo a terra le gocce di vita e di morte, ormai inscindibilmente unite.
Il simulacro del corpo di Severus Piton comparve di fianco a quello vero, perfetta duplicazione senza vita dell'uomo che amava e che, a tutti i costi, era determinata a sottrarre al gelo della morte. L'inganno era perfettamente riuscito e tutti avrebbero creduto che Severus Piton fosse veramente morto in quella notte di vittoria per il mondo magico che, sempre, lo aveva umiliato e disprezzato, relegandolo ai suoi margini. Isabel era certa che nessuno si sarebbe chinato sul suo viso per omaggiarlo, nessuno avrebbe versato una lacrima nel ricordarlo, nessuno si sarebbe avvicinato abbastanza per capire che quello che stavano seppellendo non era il corpo di Severus Piton.
Ora poteva andare via e portarlo con sé nel verde paradiso che gli aveva riservato.
Il corpo del mago, adagiato su un soffice giaciglio, era ormai freddo, gelido come il candido marmo di una statua.
Era stata la potente magia oscura di Isabel a congelare il poco calore che era rimasto in lui, appena in tempo, prima che la morte giungesse inesorabile.
La stoffa nera del suo casto abito era completamente intrisa di sangue, il suo sangue.
Percorse piano, sfiorandolo appena con le dita, il profilo spigoloso del volto del mago, immobile nel pallore della morte che gli si era sin troppo avvicinata.
Non indossava più maschere, ora.
Non era più il crudele Mangiamorte, o la coraggiosa Spia, o l'acido Professore di Pozioni.
Severus Piton era solo suo, ora: apparteneva a una strega oscura che aveva studiato i tremendi segreti della vita ed aveva imparato a mettere un freno alla morte.
L'aveva portato velocemente via dalla polverosa Stamberga Strillante, luogo già denso d'orribili ricordi per il mago, lasciando al suo posto un simulacro che persone distratte e distanti avrebbero facilmente scambiato con il corpo di un uomo che odiava troppo se stesso per essere compreso da chi non sapeva leggere il dolore nelle tenebre profonde dei suoi occhi. Cosa che lei, invece, aveva imparato a fare a totale insaputa del mago, da troppo tempo, ormai.
Sarebbe stato solo suo, ad ogni costo, nelle tenebre o nella luce, nel tripudio d'ombra e di sole dell'antica foresta, luogo senza tempo dove da sempre affondavano le radici della vera magia che emanava impetuosa e travolgente, inarrestabile e potente come non mai, arcano luogo da tempo abbandonato, ora protetto dalla sua magia e precluso ad ogni altro essere umano: l'incantata acqua della vita scorreva per ripulirlo dal sangue, lo pervadeva a fondo per riportare il soffio vitale nel suo petto immobile, dove la potente fattura della strega l'aveva congelato.
L'aveva deciso da tempo: Severus sarebbe stato suo, nella vita o nella morte, ma solo il mago avrebbe potuto scegliere se continuare a vivere o sprofondare per sempre nell'oblio.
Isabel puntò la bacchetta su se stessa e lanciò un ultimo sguardo distratto allo specchio per salutare, nell'intenso riflesso verde d'un istante, occhi determinati e lunghi riccioli corvini.
Ci fu un lampo di luce, l'immagine cambiò e la giovane strega non fu più lei: fiamme rosse di passione, i suoi capelli, ora, verde intenso e profondo, luminoso di speranza, i suoi occhi.
Isabel era certa che Severus avrebbe scelto lei, la vita, scambiandola per l'oblio della morte, bramandola infinitamente e inseguendo fino in fondo il suo perduto sogno d'amore.
Un dolce inganno, necessario.
E sarebbe stato suo!
Per sempre!
Ancora pochi istanti, infiniti, e poi il sortilegio avrebbe avuto effetto; doveva essere pronta: davanti agli occhi di Severus doveva esserci Lily, la sua Lily, e lui avrebbe fatto la scelta giusta.
L'oscuro incanto cominciò ad esplicare i suoi effetti: il petto del mago si sollevò di nuovo in un tremante respiro e le sue ciglia vibrarono mentre la nuova Lily sussurrava, con amore:
- Guardami…
… The green eyes found the black…
… e gli occhi verdi si fusero in quelli neri…
- Guardami, Severus, guardami!
Il mago aveva infine richiuso gli occhi, un sorriso felice ad illuminargli il volto mortalmente pallido ed ancora distorto dal dolore della grave ferita.
Isabel aveva fatto tutto quanto in suo potere per sottrarre Severus alla morte, perfino assumere le sembianze dell'odiata rivale ed ora non poteva far altro che aspettare che il sortilegio esplicasse in modo completo il suo effetto: si trattava solo di pochi minuti, ma la strega sapeva che quell'attesa le sarebbe parsa eterna nell'incertezza dell'esito di quella partita d'azzardo giocata tra la vita e la morte.
Severus aveva scelto, ne era certa: ma cosa, esattamente?
Il battito accelerato del suo cuore scandiva il troppo lento trascorrere del tempo mentre Isabel teneva Severus tra le braccia, spaventata, stringendolo a sé ogni istante di più, il respiro contratto che a fatica le usciva dalle labbra, quasi volesse imitare l'immobilità statuaria del mago.
Si accorse d'avere il viso rigato di lacrime e se ne stupì: non credeva d'essere ancora capace di piangere, no, non lei! Eppure aveva pianto, per Severus, che da tutta la vita amava un'altra donna di cui aveva appena assunto le illusorie sembianze.
Odiava quegli occhi verdi, così luminosamente chiari!
Con delicatezza gli carezzò il viso, così pallido e immobile da convincerla quasi che fosse morto e che tutto, alla fine, fosse stato inutile. Sfiorò piano, con dita tremanti, le labbra sottili che per troppi anni aveva desiderato baciare: perché il tempo si era fermato e si ostinava a non scorrere più? Il cuore le sarebbe scoppiato, in quella tremenda attesa, se ancora lo avesse avuto.
No, non era quello il momento per farsi stupide ed inutili domande.
Lo strinse ancor di più a sé: non erano mai stati così vicini e così a lungo!
Lo sarebbero stati ancora?
Nella vita, oppure nella morte?
Non le interessava di morire, ma voleva che Severus vivesse e per questo era stata disposta a tutto. Ma ancora non sapeva se aveva vinto la vita dell'uomo che amava. Oppure se aveva perso.
Tutto.
Le lacrime ripresero a scorrere sul viso di Isabel mentre le morbide onde rosse dei capelli di Lily, energia di vita che non voleva cedere al destino, s'intrecciavano alle lunghe ciocche nere di Severus, tenebre della morte che avanzava2, carezzandogli teneramente le guance. Poi si chinò sul suo viso, esausta, disperata, angosciata, chiedendosi cosa avesse sbagliato nel piano che fino a poche ore prima le era parso così perfetto.
Inesorabile, il tempo era ormai trascorso, inutilmente, e solo pochi istanti di vita e di speranza rimanevano ancora.
Non avrebbe continuato a piangere.
L'avrebbe baciato.
Avrebbe preso ciò che aveva sempre desiderato, ciò che meritava, ciò che le spettava di diritto.
Un bacio.
Da quelle stupende labbra sottili, tenere e morbide, ormai fredde di morte.
Un bacio che avrebbe suggellato per sempre i loro indissolubili destini.
Sfiorò piano le labbra di Severus con le sue, con delicato amore e disperato desiderio.
E l'impossibile, infine, accadde.
Un sospiro leggero, un tremito, un gemito lieve e la luce tornò a brillare negli occhi neri del mago che, increduli, ora guardavano Lily, incatenati alle sue iridi verde chiaro.
Non riusciva a parlare, non aveva neppure la forza di sorriderle, ma la guardava dalle tenebre della morte da cui era infine riuscita a sottrarlo.
Isabel afferrò l'ampolla dal comodino e con lenta delicatezza versò nella gola del mago alcune gocce di un'altra potente pozione, facendogliele trangugiare con cura: ora che era vivo doveva dormire e riprendere le forze.
LimboSeverus cercò ancora, con uno strenuo sforzo, di aprire gli occhi, ma le palpebre erano pesanti e si rifiutavano di rispondere alla sua volontà.
Faceva fatica anche a muovere le braccia; riusciva solo a stringere un poco i pugni, ma senza alcuna forza e il dolore alla gola, così come la sua arsura, erano tremendi, da non riuscire neppure a deglutire.
Un gemito gli sfuggì di nuovo e ancora sentì i passi leggeri avvicinarsi rapidamente e la mano gentile umettargli le labbra; le dita scesero delicate sulla gola a sollevare la benda e versare alcune gocce di quel fresco paradiso che leniva il suo dolore ma spegneva la vigilanza della sua coscienza.
L'aria era tiepida sul suo viso, ma le palpebre avevano sempre un peso immane.
Le dita erano intorpidite ma con le punte riusciva a sfiorarsi appena le gambe nude.
La gola bruciava sempre in modo tremendo, come se fosse spaccata, lacerata, dilaniata e la tenera mucosa completamente esposta all'aria.
Dove si trovava?
Cos'era successo?
Questa volta riuscì a trattenere il gemito di dolore serrando le labbra sottili: i soliti passi già si stavano avvicinando.
Da quanto tempo era lì?
Giorni? Oppure settimane?
La mano gli carezzò dolcemente la guancia e gli appoggiò sulle labbra la morbida pezzuola imbevuta di acqua che Severus succhiò avidamente, la gola che ardeva al passaggio del fresco liquido. Ancora le dita a sollevare la benda con accurata delicatezza: udì un sospiro desolato, quasi un singulto, poi, come lacrime di fenice, le miracolose gocce dissolsero il dolore riportando nell'oblio la sua consapevolezza.
Era sveglio da diversi minuti, immobile, concentrato nella difficile impresa di sollevare le palpebre cercando di ignorare il dolore che gli dilaniava la gola.
I passi erano lontani, al di là della porta: dai rumori che aveva udito fino a quel momento era sicuro che stesse preparando una pozione rimestando con meticolosa cura il calderone; l'effluvio del liquido gli solleticava le narici, ma la sua mente era troppo annebbiata per permettergli di individuare i singoli ingredienti dai vari odori che si sprigionavano dal paiolo.
I passi leggeri e la mano delicata gli dicevano che era una donna che da giorni lo stava curando.
Sì, perché dovevano essere passati molti giorni, o forse anche settimane, da quando era disteso su quel morbido letto, incapace di muoversi e preda di lunghissimi periodi di totale incoscienza.
Ancora non riusciva a capire come potesse essere lì: i ricordi erano molto vaghi e su tutto prevaleva il verde degli occhi di Lily.
Degli occhi di suo figlio.
Era il ragazzo che lo aveva visto morire dopo che Nagini lo aveva azzannato.
Gli aveva dato le sue memorie.
La sua vita, il suo dolore e il suo amore.
Perché era lì?
Perché non era morto?
Chi era la donna che lo stava curando? Era lei che lo aveva salvato?
All'improvviso la luce gli ferì gli occhi: le palpebre si erano sollevate appena, ma da quella sottile fessura il verde riverbero sfolgorava come se il mago stesse direttamente fissando il sole.
Lo stesso verde della radura ombrosa in cui aveva passato tanti giorni felici con Lily, da bambino. Giorni lontani, perduti nel tempo dei ricordi; giorni di un'altra vita, sprofondata nei meandri delle sue colpe.
L'aria tiepida e profumata veniva da fuori, dal bosco che avvolgeva protettivo la casa.
Non riusciva a muovere il collo, così non poteva vedere altro che davanti a sé, fuori dalla finestra, il sole che filtrava appena tra i rami intricati degli alberi.
Sbatté le palpebre aprendo del tutto gli occhi, incurante del bruciore e delle lacrime che gli scendevano sulle guance, il devastante dolore alla gola che sovrastava ogni altra percezione sensoriale.
Di nuovo i passi che si avvicinavano: questa volta l'avrebbe vista!
Come un fulmine a ciel sereno, un'immagine si formò davanti ai suoi occhi: Lily!
Era Lily che lo aveva chiamato, era Lily che lo aveva incitato a resistere, era Lily che l'aveva implorato di vivere e di restare con lei!
Sbatté di nuovo le palpebre e richiuse gli occhi nel sogno. Oppure era la reminescenza di ciò che era realmente accaduto?
Era Lily che lo aveva preso per mano quando stava per morire, era lei che lo aveva accolto in quella nuova vita. O nella morte.
- Stai calmo, Severus, non ti agitare!
La voce era dolce, ma molto decisa: le mani si appoggiarono sulle sue spalle premendolo sul letto con ferma delicatezza.
- La ferita sanguina ancora: non devi muoverti!
Non si era accorto di essersi mosso, ma il dolore alla gola era diventato, se possibile, ancora più lancinante.
Ma ora sapeva di poter aprire gli occhi.
Lo fece lentamente, mentre la donna era china su di lui per dargli da bere e l'onda morbida dei suoi capelli gli sfiorava piano la guancia.
Lunghi capelli rosso scuro.
I capelli di Lily!
Rimase lì, immobile e senza respirare, gli occhi sbarrati immersi nei rossi riflessi che il sole, filtrando tra gli alberi, accendeva come uno sfolgorante fuoco d'amore.
Un violento tremito percorse il corpo del mago e la donna, percependolo, si ritrasse a guardarlo, preoccupata.
I loro sguardi s'incontrarono, di nuovo, il verde luminoso a fondersi e sprofondare nel nero intenso.
Non riusciva a parlare, ma non aveva desiderio più ardente che pronunciare ancora una volta il suo nome.
Lily!
Fu la donna a parlare, invece, mentre il sorriso le illuminava il bel volto ovale:
- Ti sei svegliato troppo presto, amore mio: sei ancora molto debole e hai bisogno di recuperare le forze.
Il mago non riusciva a credere ai suoi occhi, né alle proprie orecchie.
- Hai perso tantissimo sangue e lo squarcio che Nagini ti ha inflitto ancora non si è rimarginato.
Con delicatezza gli sollevò la benda e versò le solite fresche gocce sulla ferita: Severus sapeva che presto il dolore sarebbe scomparso, ma con esso questa volta sarebbe svanita anche la dolce visione di Lily. Eppure, per continuare a riempirsi gli occhi e la mente con il suo amato viso, era disposto ad affrontare anche la più atroce sofferenza.
All'improvviso l'oscurità lo avvolse di nuovo, benigna, trascinandolo nell'oblio senza dolore dell'incoscienza.
Aprire gli occhi adesso era più facile e riusciva a muovere anche le braccia e le gambe, e perfino il busto: solo il collo era immobilizzato, dall'unguento che lei, con dita delicatissime, e forse lievemente tremanti, gli aveva appena spalmato sulla carne viva, sull'estesa lacerazione provocata dalle zanne avvelenate di Nagini che non voleva saperne di rimarginarsi. Il medicamento aveva fatto esplodere il dolore che lo stava straziando a fondo, ancor più acuto e lancinante di quello che per giorni e giorni l'aveva torturato, e lei l'aveva lasciato solo, scappando via con le lacrime agli occhi, promettendogli di tornare subito con un sedativo.
Erano passati ormai diversi minuti, in cui il mago aveva boccheggiato per l'insopportabile dolore, cercando l'aria che non riusciva a respirare: gli fu facile intuire che l'analgesico avrebbe interferito negativamente con l'effetto curativo dell'unguento, che in quel momento stava bruciando come fuoco liquido nella sua carne.
Probabilmente Lily non voleva vederlo soffrire.
Non riusciva ad assistere impotente al suo dolore: era sempre stata così, anche quando erano bambini, da quella volta che si era gettato a terra procurandosi un profondo taglio sul ginocchio per evitare che fosse lei a cadere e a farsi male. Ricordava bene i singhiozzi spaventati della piccola Lily, che coprivano la crudele risatina isterica della sorella, così come rammentava le lacrime d'impotenza che le facevano brillare gli occhi verdi. Si era sentito un vero eroe, nei suoi dieci anni scarsi, ad aver salvato la sua Lily e di quel taglio era andato orgoglioso per giorni, anche quando si era infettato perché nessuno glielo aveva curato e aveva cominciato a zoppicare per il dolore, poi prendendole di santa ragione da suo padre che aveva creduto avesse fatto a botte con qualche monello del quartiere.
Anche a scuola finiva sempre così: Lily diventava furiosa quando quei quattro bulletti lo ferivano soverchiandolo solo grazie alla loro superiorità numerica. Ora c'era la magia per sanare subito le ferite, ma gli occhi di Lily per un attimo si riempivano sempre di lacrime ed era così bella che il giovane Severus, quasi, era felice che quei quattro lo tormentassero: nessuno aveva mai pianto per lui e per alcuni anni aveva voluto illudersi che quelle lacrime significassero amore, lo stesso intenso amore che da sempre provava per Lily.
Ed ora, di nuovo, le lacrime erano state negli occhi di Lily, a renderli brillanti e luminosi, ad accompagnare il suo dolore. Quel gesto di rabbiosa insofferenza, poi, la mano stizzosa che, con le nocche, cacciava le lacrime e le spalle che si raddrizzavano di colpo, mentre le scrollava, di nuovo combattiva. Erano gli stessi gesti che la donna aveva fatto mentre si girava per lasciare la stanza, i movimenti della sua Lily: li conosceva fin troppo bene, tante erano state le occasioni in cui in passato, tanti anni prima, li aveva osservati e mai dimenticati!
Il dolore stava diventando sempre più insopportabile e offuscava la sua coscienza.
Lily, Lily… Lily!
La sua Lily, bellissima e meravigliosa!
Eppure, come poteva essere lei? Voldemort l'aveva uccisa, tanti anni prima, quando era solo una giovane ragazza di poco più di vent'anni! Ed era stata solo sua la colpa…
Non riusciva neppure a deglutire il suo dolore, né a trattenere le lacrime a quel ricordo tremendo che aveva completamente cambiato la sua vita, distruggendola insieme con quella della donna amata.
Nonostante questo, Lily era lì, davanti ai suoi occhi, donna e non più ragazza, la donna che avrebbe potuto ragionevolmente essere se la sua tragica scelta non ne avesse decretato la morte tanti anni prima.
Il dolore gli stava togliendo il respiro ottenebrandogli la mente: era Lily ad essere inopinatamente viva, oppure era lui stesso ad essere morto? Qual era la realtà? Le sensazioni confuse e lontane in cui aveva creduto di lasciare a suo figlio i ricordi che potevano salvarlo, per poi morire immerso negli occhi della sua Lily, oppure ciò che gli sembrava di vivere in quel momento, con Lily che gli sorrideva, gli accarezzava dolcemente una guancia e piangeva in silenzio per lui?
Doveva essere mattino presto: nella casa del bosco tutto era silenzio e solo gli uccelli cinguettavano tra gli alberi.
La gola bruciava meno del solito così volle provare a parlare. Fu meno difficile di quel che supponeva, ma non meno doloroso:
- Lily…
Era stato solo un sussurro e lei non poteva averlo sentito: non voleva svegliarla così presto, voleva riposasse ancora un po' dopo tutto quello che, da sola, aveva fatto per lui.
Quel mattino si sentiva notevolmente meglio del solito, con la mente più lucida: lo sguardo gli cadde sul comodino e si accorse di non aver preso la pozione soporifera che Lily gli aveva lasciato sul comodino la sera prima. Aveva notato che era stanchissima, eppure era tornata sul calderone a provare un'altra formulazione per il filtro cicatrizzante che ancora non riusciva ad aver ragione del veleno di Nagini: impediva alla ferita di richiudersi, facendogli perdere continuamente sangue e costringendo la strega a distillare senza sosta la pozione Rimpolpasangue affinché non si debilitasse.
Cercò di sollevarsi appoggiandosi sui cuscini per gettare uno sguardo nell'altra stanza e all'improvviso realizzò d'essere del tutto nudo sotto il lenzuolo leggero: sapeva di trovarsi in una casupola sperduta in mezzo a folti boschi e che c'era solo Lily a prendersi cura di lui, quindi…
Sospirò sentendosi profondamente a disagio al pensiero: lei aveva curato la sua ferita, l'aveva accudito e spogliato, l'aveva lavato…
Dove diavolo erano i suoi vestiti?
Girò lo sguardo per la stanza e li adocchiò, ben ripiegati in un angolo del divano: afferrò il lenzuolo strappandolo dal letto e fece per avvolgerlo attorno al corpo, deciso ad andare a riprendersi i suoi abiti. Non ebbe il tempo neppure di alzarsi in piedi che un forte giramento di testa lo fece crollare rumorosamente a terra, gambe e braccia impigliate con ignominia nel lenzuolo.
Avrebbe trovato deliziosa la cristallina risata di Lily, se non fosse stato in una situazione di tremendo imbarazzo, semi disteso a terra con il lenzuolo che si ostinava a lasciare sempre scoperta qualche parte indecente del suo corpo.
- Non mi dirai che sei caduto dal letto? – chiese ridendo la strega.
Severus lanciò un ultimo sguardo affranto ai suoi indumenti sul divano, dall'altra parte della stanza, accorgendosi troppo tardi d'essere stato intercettato e che, senza fatica, lei aveva compreso le sue intenzioni. Per un attimo gli parve persino di intravvedere un'ombra di rossore sulle sue guance.
- Ti renderò gli abiti quando sarai in grado di alzarti dal letto. - spiegò tornando del tutto seria. - Per ora, se t'imbarazza farti vedere nudo da me, ma t'assicuro che non ne hai alcun motivo, - aggiunse con un sorriso malizioso che si abbatté con la forza d'una testa d'ariete sulla sua residua e già fin troppo provata dignità, - ti darò un pigiama, ma ti proibisco di alzarti dal letto perché, come hai già avuto modo di verificare da solo, sei troppo debole per farlo! - concluse con dolcezza, mentre rovistava nel cassettone e ne estraeva un pigiama nero che appoggiò sul bordo del letto.
Gli tese quindi una mano, il malizioso sorriso sempre sul volto, offrendosi di sorreggerlo per ritornare sul letto, aiuto che Severus declinò, ostinato, rimanendo a terra, scomodamente aggrappato al lenzuolo, seguendola con lo sguardo mentre, di spalle, appoggiava sul comodino la pozione Rimpolpasangue che gli faceva bere tutte le mattine e notava che non aveva bevuto quella che gli aveva portato la sera prima. La vide irrigidirsi per un attimo e stringere i pugni, quindi girarsi lentamente verso di lui e mormorare piano qualcosa tra sé che il mago non riuscì a cogliere. Infine afferrò la boccetta e gli si rivolse di nuovo, questa volta con inattesa durezza:
- Se vuoi guarire, devi prendere le mie pozioni, sempre, senza stupide dimenticanze: non saresti lì per terra, in quella sgradevole situazione, se ieri sera l'avessi bevuta!
Severus la vide uscire dalla stanza, chiaramente irritata, la pozione che non bevuta che oscillava pericolosamente, rischiando quasi di uscire dall'ampolla che stringeva con forza tra le dita e il mago si sorprese a pensare che avrebbe preferito se l'avesse lasciata lì: per l'esperto pozionista che era, non sarebbe stato difficile riconoscere dall'odore gli ingredienti della pozione e, chissà perché, ma per un attimo aveva avuto l'impressione che Lily avesse temuto che questa eventualità si fosse già verificata.
Vivere i sogni3Per alcuni giorni aveva quasi creduto di vivere in un limbo, in quel verde luogo d'attesa in cui la luce degli occhi della sua Lily l'aveva condotto mentre la sua sorte dopo la morte veniva decisa.
Ma poi aveva capito che non poteva essere così: Lily non poteva essere viva e lui stesso doveva essere ormai definitivamente morto e nessun limbo d'attesa esisteva. Forse quella era solo la sublimazione degli ultimi istanti della sua vita, agonizzante e solo sul pavimento impolverato della Stamberga Strillante: il dolore alla gola che lo dilaniava, la sua soggettiva percezione che dilatava indefinitamente i confini del tempo intrappolandolo in quel sogno senza fine, che lui stesso non voleva terminasse mai e che, non fosse stato per lo straziante dolore alla gola, per lui avrebbe rappresentato il Paradiso grazie alla presenza di Lily. O, forse, sarebbe per sempre rimasto intrappolato in quel sogno, il suo personale Purgatorio, dolore e amore a tormentarlo e deliziarlo allo stesso tempo.
Sì, per qualche strano motivo - forse proprio il desiderio di vivere che all'ultimo istante l'immagine di Lily aveva riacceso in lui, che da troppi anni, invece, solo desiderava morire - doveva essere rimasto sospeso in quel sogno e l'unica cosa ragionevole che poteva fare era di abbandonarsi e viverlo con tutto se stesso, nel dolore e nella felicità, fino a quando fosse durato. Del resto, nella sua vita alla sofferenza era stato ben abituato, ma le mani di Lily, che gli regalavano il supremo piacere di delicate carezze, erano per lui un'esperienza del tutto nuova, sublime, un vero assaggio di Paradiso: per quei momenti celestiali era pronto anche ad affrontare la dannazione eterna dell'Inferno, intanto, anche di quella aveva avuto ampi e dolorosi assaggi quando era stato tra le fila dell'Oscuro Signore, immerso nelle tenebre in cui aveva smarrito se stesso.
Sì, quello doveva essere un sogno, una splendida chimera che voleva vivere fino in fondo, fino a quando l'oblio della morte non avrebbe spento del tutto la sua coscienza. Ma, fino allora, si sarebbe riempito gli occhi della stupenda visione della sua Lily lasciando che la propria pelle fremesse al tocco delicato delle sue mani.
Il mago sospirò, trattenendo il gemito di dolore che premeva insistente contro le sue labbra sottili per uscire: la mezzora densa di dolore che seguiva l'applicazione della pozione medicamentosa era puntualmente decorsa ed ora gli avrebbe di nuovo versato sulla ferita le gocce del potente sedativo che lo avrebbe addormentato rubandogli per ore il suo sogno. No, non voleva! Non gli interessava se doveva continuare a soffrire per sognare: quello che voleva era perdersi di nuovo nei chiari occhi di Lily ed annegare nel suo dolce sorriso. Solo quello, nient'altro.
Riaprì gli occhi e la vide, bella come sempre, l'abito verde chiaro che faceva risaltare la tonalità delle sue iridi, piccolo trucco che Lily aveva imparato a sfruttare fin da quando era una ragazzina.
- Lily, – sussurrò piano, - lasciami restare sveglio, ti prego!
La maga strinse le labbra, quasi in un movimento d'inconscio disagio, e fece un cenno di diniego, incerto.
- Il dolore non è molto forte, oggi, - mentì Severus deglutendo impassibile la propria sofferenza, - lascia che possa guardarti e presto svanirà! - la implorò ancora.
Lily si fermò, l'ampolla già inclinata e pronta a lasciar scendere le gocce che gli avrebbero regalato la sospirata, sebbene rifiutata, pausa nella sofferenza.
- Severus…
Il mago rabbrividì sentendo sussurrare in quel modo il suo nome dalla donna che amava da tutta la vita e che gli sembrò sospirare, il dispiacere racchiuso nella verde luminosità degli occhi:
- Hai bisogno di riposare, lo sai, di riprendere le forze…
Sì, stava sospirando, il mago ne era certo: si doleva per la sofferenza aggiuntiva che era costretta a infliggergli per cercare di guarirlo.
- … e non puoi farlo se il dolore non ti da requie!
Severus sorrise, assurdamente felice: la sofferenza più tremenda si mutava in piacere se Lily era al suo fianco e per nulla al mondo si sarebbe perso l'amato gesto con il quale, proprio come faceva da ragazzina quando era insicura, vezzosamente attorcigliava la lunga ciocca di capelli rossi attorno all'indice.
- Il dolore non è più così forte: l'ultima formulazione della pozione è certamente migliore, - la rassicurò ancora, leggendo senza fatica, nel verde brillio dei suoi occhi, la consapevolezza della propria menzogna, - e ieri mi avevi promesso che mi avresti lasciato guardare mentre prepararvi la pozione cicatrizzante e avremmo cercato di risolvere insieme il problema.
Lily scosse il capo ma gli sorrise, comprensiva, proprio come si fa con un bimbo capriccioso.
Effettivamente, non era stato proprio quello l'accordo che le aveva strappato a fatica il giorno prima; ormai era evidente che il veleno di Nagini impediva la cicatrizzazione della ferita, meglio sarebbe stato dire lo squarcio che il serpente gli aveva inferto sul collo, che continuava così a sanguinare con eccessivo vigore costringendo Lily a rinunciare al suo meritato riposo, stancandosi sempre più, per distillare la Pozione Rimpolpasangue che gli impediva di deperire. Però, in quel modo si trovavano in un vicolo cieco e non avrebbero risolto nulla: doveva ad ogni costo riuscire ad aiutarla e l'unico modo era vedere esattamente come preparava la pozione e studiare con lei i necessari miglioramenti.
- Non puoi restare alzato a lungo…
- Resterò sulla poltrona, immobile, lo prometto! – la interruppe il mago recitando con maliziosa aria ironica il ruolo del bravo bambino ubbidiente.
Lily rise e il cuore di Severus si riempì di gioia: era passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva sentita ridere che, quasi, non ricordava più quell'incantevole risata cristallina.
- Però dovrai lasciare che ti sostenga mentre cammini. – disse col tono di chi non accetta repliche mentre gli richiudeva la benda sul collo ed appoggiava l'ampolla con il sedativo sul comodino.
Il cuore del mago ebbe un nuovo balzo: l'avrebbe avuta al proprio fianco, quasi stretta tra le braccia! Sì, avrebbe finto di aver bisogno del suo aiuto e si sarebbe appoggiato a lei cingendole la vita con un braccio, sentendo il morbido tepore del suo corpo premere contro di sé.
Il respiro accelerò improvvisamente a quell'incauto pensiero ed il mago quasi arrossì davanti allo sguardo maliziosamente divertito che la maga gli lanciò. Come diavolo faceva a intuire così bene le sue sensazioni? O era lui, così ingenuo da farsi sempre scoprire?
Lasciò che scostasse il lenzuolo ed infilasse il braccio sotto la sua schiena mentre si sollevava un poco, quindi sporse le gambe fuori dal letto e le cinse la vita ponendole con delicatezza le mani sui fianchi; mentre si alzava in piedi, appoggiandosi a lei, si ritrovò con il viso a pochi centimetri dal ventre e poi dal suo seno, soffice e caldo, fino quasi a sfiorarle il volto, e le labbra, con le sue. Nelle verdi iridi di Lily vide improvvisamente riflesse le fiamme tumultuose che ardevano incontrollate nelle tenebre dei propri occhi; così rimase immobile, il respiro contratto, quasi spaventato ma anelando al sapore di quella bocca appena dischiusa e troppo vicina alla sua; con il braccio la strinse un poco di più a sé e fu sicuro di sentirla fremere quando le sussurrò piano sulla guancia:
- Grazie per l'aiuto…
Doveva lasciarla andare, non poteva continuare a stringerla in quello che sempre più sembrava un abbraccio, seppure goffo e timido; inoltre gli girava la testa, ma questa volta era sicurissimo che la causa non fosse l'essersi alzato, cosa che del resto aveva già fatto altre volte, da solo, per andare in bagno. No, era la vicinanza di Lily che gli faceva mancare il respiro e battere forte il cuore.
Ma anche il cuore di Lily batteva forte contro il suo, ne era certo.
Se voleva sognare, però, quello era proprio il momento adatto, e Severus aveva fermamente deciso di sognare.
Sorrise e chiuse gli occhi per assaporare a fondo l'aroma della sua pelle e in quell'istante si rese conto di non ricordare il profumo di Lily, ma la fragranza che aveva appena riempito le sue narici era semplicemente deliziosa.
Il braccio di Lily continuava ad avvolgere la sua schiena e non sembrava trovarsi per nulla a disagio nel suo abbraccio, ma il mago si rese conto che quel sogno stava causando tangibili effetti sul suo corpo, fin troppo reali ed evidenti e che potevano diventare molto imbarazzanti; desiderando solo di stringerla più forte a sé e rubarle un bacio, delicatamente si scostò da Lily, dalle sue labbra e dal suo profumo, si pose al suo fianco e, appoggiandosi appena, cominciò ad incamminarsi verso la stanza attigua chiedendosi se, forse, il lieve sospiro di Lily indicava che anche la maga avrebbe preferito continuare a sognare.
Si lasciò aiutare a sedersi sulla poltrona accanto al camino e rimase ad osservare con attenzione ogni suo gesto, curioso di conoscere come si muoveva attorno a un calderone.
Un brivido lo scosse quando la vide chinarsi con sicurezza ed afferrare il mestolo per inserirlo nel liquido in quel modo particolare che proprio lui le aveva insegnato, tanti anni prima, quando i sogni, ancora, erano reali e vivi.
Chiuse gli occhi e tremò: come poteva essere realmente Lily, viva davanti a lui?
La sua immaginazione poteva elaborare un sogno così complesso da sembrare tremendamente vero? La sua disperazione poteva veramente condurlo a tanto? I suoi rimorsi potevano torturarlo così a fondo, illudendolo che Lily fosse viva, mentre stava invece morendo dissanguato per il morso di Nagini? L'atroce dolore al collo, che quasi gli impediva di respirare e deglutire, poteva annebbiare fino a quel punto i suoi ricordi e la sua capacità di discernimento? O questa era solo la punizione che stava infliggendo a se stesso perché aveva osato vivere il suo sogno, l'aveva stretta fra le braccia ed aveva desiderato baciarla?
S'impose di riprendere il controllo di sé e di riaprire gli occhi: non poteva essere più confuso di così. Forse stava molto peggio di quel che pensava, o magari le pozioni che Lily gli somministrava per lenire il dolore contenevano degli allucinogeni: doveva scoprire al più presto gli ingredienti del sedativo ed anche delle altre pozioni che gli faceva ingerire mentre era in condizioni di semi-incoscienza. Se n'era accorto un mattino, quando aveva trovato sul comodino due fiale vuote che evidentemente Lily aveva dimenticato lì per la stanchezza dalla notte precedente. Non aveva neppure fatto in tempo a prenderle, con l'intenzione di annusarle con attenzione, che la maga era piombata a fianco del suo letto e, nella foga, ne aveva perfino fatta cadere a terra una, che era subito andata in mille pezzi; poi aveva immediatamente eliminato con la magia ogni minima residua traccia del liquido.
Che strano, non si ricordava che avesse la bacchetta in mano, eppure l'incanto era stato eseguito alla perfezione e, soprattutto, con l'estrema naturalezza di chi è abituato a fare magie senza mai usare la bacchetta.
- Severus, Severus! Stai bene?
La voce di Lily era agitata; riaprì gli occhi di colpo e si rese conto di aver perso conoscenza per qualche istante: doveva averlo chiamato e non le aveva risposto, con il bel risultato di farla preoccupare, così ora, magari, lo avrebbe costretto a tornare a letto.
- Va tutto bene, Lily, stavo solo pensando - sospirò piano abbassando lo sguardo, - al passato.
Non era una vera e propria menzogna, ma neppure la verità. A dire il vero, per uno che non sapeva nemmeno più se fosse vivo o morto, se stesse sognando oppure vivendo in una realtà, magari anche alternativa o parallela, in fondo la sua risposta poteva anche essere considerata sincera.
La reazione della maga, però, gli parve strana: ben lungi dall'essere sospettosa, come aveva invece temuto, gli parve piuttosto di intravvedere un'aria soddisfatta sul volto un po' teso dalla stanchezza, subito sostituita da qualcosa che poteva sembrare stizza, mentre negli occhi per un istante credette d'intravvedere un moto d'odio, immediatamente dominato sul nascere, tanto che quasi non fu neppure sicuro d'averlo realmente visto.
Infine la maga si chinò sulla poltrona e gli porse una pergamena:
- La ricetta base per la più potente pozione cicatrizzante che esista, - disse indicando col dito, - e le modifiche necessarie in presenza di veleno, - aggiunse mostrando una lista piena di correzioni scarabocchiate a lato, - ma evidentemente quello di Nagini deve essere molto particolare e non sono ancora riuscita a trovare la giusta formulazione, - concluse con un sospiro di sconforto, - così ti ho fatto solo soffrire inutilmente con tutti i miei vani esperimenti!
Gli occhi della maga erano pieni di tristezza mentre gli carezzava delicatamente la guancia, scostando una lunga ciocca di capelli corvini e scendendo lieve verso il collo, ben attenta a non sfiorarlo nemmeno. Delle lacrime brillavano nelle chiare iridi verdi, illuminandole, e Severus si rese conto una volta di più di quanto le costava vederlo soffrire e sapere di essere in parte la causa di quello straziante dolore cui non riusciva a mettere fine, nonostante tutti gli sforzi e le notti passate china sul calderone e su antiche pergamene.
Le dita che lo sfioravano con tenera leggerezza gli diedero un inatteso brivido di piacere che non riuscì a reprimere in tempo: la maga se ne accorse e ritrasse subito la mano. Doveva aver pensato di avergli fatto male perché una lacrima tremolò sulle ciglia prima di scendere a rigarle una guancia.
- No, non piangere, Lily, ti prego! – la implorò.
Non era riuscito a trattenere le parole, ma neppure il gesto, ed era la sua mano, ora, che con dita tremanti le sfiorava piano il viso raccogliendo quella preziosa lacrima: la sua Lily stava di nuovo piangendo per lui!
Quelle poche parole, esclamate con voce roca, gli straziarono la gola rinnovando il fuoco del suo tormento. Lily aveva ragione: aveva un tremendo bisogno di quel sedativo, ma non era disposto ad ammetterlo perché avrebbe perso l'opportunità di stare con lei e di riempirsi gli occhi della sua incantata visione.
Di nuovo, però, la maga reagì in modo inatteso sottraendosi di scatto alla sua delicata carezza e scacciando quasi con rabbia la lacrima con le nocche della mano in un gesto di stizza che somigliava molto a quello tipico di Lily, ma, Severus ne era certo nel modo più assoluto, non era il suo. Il mago rimase così nel dubbio se Lily aveva rifiutato la sua carezza o se, invece, ce l'aveva con le sue stesse lacrime.
- Hai provato tutti gli antidoti ai veleni dei rettili? – chiese a bassa voce, cercando di ridurre al minimo il movimento della gola.
- Sì.
- Anche combinati fra loro?
- Sono sei settimane, ormai, che provo ogni possibile, maledetta combinazione! – rispose delusa la maga.
- Tenendo conto di sinergie e controindicazioni legate ai singoli antidoti o alla loro sovrapposizione?
- Sì, ovviamente sì!
Lily era sempre stata una "allieva" particolarmente dotata nelle lezioni di pozioni che aveva inventato appositamente per lei ed ora stava dimostrando di non aver dimenticato nulla, nemmeno dopo tutti quegli anni!
- L'Oscuro Signore deve aver praticato qualche sortilegio su Nagini, temo, modificando il suo veleno. – dedusse Severus, la gola in fiamme.
- Sì, è la stessa conclusione cui alla fine sono giunta anch'io, - rispose mostrandogli un'altra pergamena, anch'essa piena di correzioni, - questo è l'elenco di tutto ciò che Voldemort potrebbe aver usato.
Il mago scorse velocemente la lista che conteneva per la maggior parte incantesimi oscuri: come poteva conoscerli, Lily? Soprattutto quelli più particolari, antichi e ignoti ai più e che solo i Mangiamorte della cerchia più ristretta, forse, conoscevano?
La fissò stupito e gli parve di intravvedere un lampo d'orgoglio nella verde luce dei suoi occhi, come se la maga avesse compreso il suo pensiero e fosse molto soddisfatta del difficile risultato raggiunto, così rimase a fissarla, incredulo, mentre la sua mente velocemente vagava tornando sui precedenti argomenti, alla disperata ricerca di una risposta valida.
Se era riuscito a ragionare in modo rapido e corretto riguardo alla pozione, nonostante il lancinante spasmo alla gola, arrivando subito ad intuire l'utilizzo delle Arti Oscure, forse le sue capacità di comprensione della realtà non erano poi così annebbiate dal dolore come aveva creduto poco prima di perdere conoscenza per quei pochi istanti. Ma se le cose stavano così, allora, chi era la maga di fronte a lui?
Era Lily, doveva essere Lily, disperatamente voleva che fosse la sua Lily!
Ma Lily non si sarebbe mai mostrata orgogliosa di conoscere arcani sortilegi oscuri!
- Ho sbagliato qualcosa?
La voce titubante della maga interruppe i suoi pensieri che stavano tornando a farsi confusi.
- No, hai fatto un ottimo lavoro… solo mi chiedo come tu sia venuta a conoscenza di quegli incantesimi: si tratta di Arti Oscure e tu le hai sempre rifuggite. – chiese, dando respiro ai suoi sospetti.
- Se vuoi combattere contro qualcosa, prima devi imparare a conoscerla a fondo per sapere come distruggerla.
C'era l'energia e la determinazione della sua Lily, in quelle parole, della coraggiosa paladina disposta a combattere fino alla morte per la causa giusta in cui credeva.
Ed era morta.
Erano state le sue parole che l'avevano uccisa, quando aveva riferito la profezia tradendo l'esistenza di suo figlio, l'unico che poteva sconfiggere l'Oscuro Signore.
Severus sospirò: il suo sogno sembrava veramente in grado di resistere ad ogni sospetto.
- Me l'ha insegnato una persona cui volevo molto bene, – spiegò mentre gli occhi si riempivano di lacrime, - e cui devo tutto ciò che sono, comprese le mie scelte.
No, il mago non voleva sapere chi fosse quella persona, ma che James avesse sempre odiato e combattuto contro le Arti Oscure era un dato di fatto che non poteva fingere di ignorare.
- Occorre capire che cosa può aver usato e cercare il contro incantesimo. – continuò la maga con rinnovato entusiasmo, - così finalmente riuscirò a far cicatrizzare quel maledetto squarcio sul tuo collo e potrai guarire! – concluse con un sorriso pieno di speranza.
Un tipico sorriso "alla Lily", pensò Severus, che la maga sapeva sfoderare anche nei momenti più difficili. – Anche se ti rimarrà la cicatrice… temo.
- Neppure con quintali di dittamo potrebbe scomparire! – rispose sorridendo alla sua meravigliosa Lily. – Ma è il minore dei miei problemi, in questo momento…
La maga annuì e gli porse di nuovo la pergamena.
- Ora sono molto stanco e il dolore è troppo forte per continuare, - rispose ammettendo la propria sconfitta per fuggire dal vicolo cieco in cui l'aveva portato il pensiero del suo rivale, - ma domattina esaminerò l'elenco e penserò ai contro incantesimi più utili.
- Oh Severus, scusami, non mi sono accorta che fosse così tardi… e tu stai ancora tanto male, povero amore mio!
Il cuore del mago smise di battere per un istante, poi impazzì del tutto e gli sembrò impossibile che Lily non si accorgesse dei tonfi che provenivano dal suo torace, ma la maga gli stava sorridendo, apparentemente ignara della reazione che si era scatenata in lui, e si era chinata per aiutarlo ad alzarsi ed accompagnarlo al letto. Questa volta Severus fece molta attenzione a non avvicinarsi troppo al suo corpo, così intensamente desiderato: la parola "amore" aveva provocato una forte reazione del suo cuore, ma non solo di quello, e non era proprio il caso di trovarsi di nuovo a pochi centimetri dalla sensuale tentazione delle labbra di Lily e di inebriarsi ancora del suo profumo…
I loro sforzi congiunti, con Lily china sul calderone a provare sempre nuove formulazioni sotto la guida del mago che, a sua volta, studiava senza sosta sugli antichi tomi che lei, chissà come, si era procurata, portarono presto a buoni risultati e la profonda lacerazione sul collo di Severus cominciò a rimarginarsi permettendogli di iniziare a ristabilirsi e recuperare velocemente le energie fisiche e magiche.
Un mattino si svegliò molto presto, la mente stranamente lucida.
No, non era poi così strano, considerato che aveva solo finto di bere il secondo filtro che la maga gli aveva dato. Questa volta ne aveva travasato il contenuto in una piccola ampolla nascosta dietro il comodino, per analizzarlo il giorno dopo, invece di rovesciarlo fuori dal vicino davanzale della finestra. Era da alcuni giorni che aveva il dubbio che quelle pozioni non servissero solo a farlo dormire, togliergli il dolore e dargli energia, ma contenessero qualcosa che gli annebbiava la mente mantenendola in un continuo stato di sottile intorpidimento, riducendo la sua lucidità e capacità di ragionare e ricordare. Dall'odore aveva già fondati sospetti, ma doveva verificarli. Intanto, ogni volta che gli riusciva, evitava di berli.
Di nuovo cercò di ragionare, di capire quale strano sogno stesse vivendo. Di nuovo cercò strenuamente di ricordare cosa fosse accaduto dopo aver consegnato i suoi ricordi al figlio di Lily ed averlo implorato di guardarlo negli occhi.
Voleva che il ragazzo infine lo vedesse per chi realmente era, solo un uomo che aveva immensamente amato, ma troppo sbagliato, nella sua vita, per avere il diritto di essere felice. Era solo quello il motivo per cui gli aveva dato tutti quei ricordi, anche quelli inutili per sconfiggere l'Oscuro Signore. Voleva che il ragazzo sapesse che non lo aveva mai odiato, anche se aveva in tutti i modi cercato di farglielo credere: come avrebbe mai potuto odiare il figlio della donna che aveva amato per tutta la vita? Come poteva odiare quel figlio che tanto avrebbe voluto fosse stato suo?
Si accorse d'avere gli occhi pieni di lacrime trattenute.
Però non era solo quello il motivo per cui aveva chiesto a Harry di guardarlo quando si era accorto che la morte era ormai vicina.
No, voleva rivedere un'ultima volta quei tanto amati occhi verdi, ma scevri dall'odio che lui stesso aveva instillato nel ragazzo. Sapeva bene perché l'aveva fatto ed era stato assolutamente necessario: se Harry gli avesse sorriso, proprio con quegli occhi, sarebbe impazzito di dolore. No, non poteva permettere che gli occhi di Lily gli sorridessero, non dopo quello che le aveva fatto, quindi non aveva avuto altra scelta che quella di farsi odiare da suo figlio. Ed era stato facile, fin troppo: gli bastava guardarlo in volto e rivedere i detestati lineamenti di James per trasformarsi nell'essere più disgustoso e sgradevole del mondo e raggiungere così lo scopo di calamitare l'odio verso di sé.
Aveva fatto soffrire il ragazzo solo per non ardere di dolore davanti al figlio di Lily: non poteva permetterselo, perché sapeva bene che sarebbe miseramente crollato. Ma guardarlo ogni giorno, per tanti anni, e vedere l'odio crescere a dismisura in quegli occhi tanto amati era stata una punizione auto inflitta veramente atroce.
Le lacrime gli rigarono silenziose il volto: ecco un'altra delle sue tante colpe, e per nessuna aveva potuto chiedere perdono. Perché Lily era morta, perché non ne aveva mai avuto il coraggio, perché quel perdono sapeva di non meritarlo.
Aveva nascosto la pozione in attesa di analizzarla: non l'aveva bevuta perché voleva essere lucido e ricordare, ma ora che ricordava voleva solo l'oblio di quel sogno in cui Lily era tornata a sorridergli e non vi era più odio nei suoi occhi verdi.
Sconfitto, allungò la mano e prese l'ampolla, quindi trangugiò in un sol sorso tutto il liquido.
Si era svegliato di colpo, dopo il solito sogno, con quella strana litania in testa, ma ora le parole gli sfuggivano e non riusciva più a trattenerle: volavano via, offuscate dalla luce degli occhi di Lily.
Era da quando aveva smesso di bere gli intrugli che Lily gli somministrava che erano cominciati quei sogni; non era mai riuscito ad analizzare gli ingredienti di quei filtri perché Lily non lo lasciava mai da solo nella stanza attigua, il suo "studio", come lo chiamava lei, l'unico posto dove c'era il necessario per eseguire l'analisi. Era convinto che ci fosse un ben preciso nesso tra il contenuto di quelle pozioni e la sua incapacità di ricordare cosa era accaduto dopo aver consegnato i ricordi al ragazzo ed aver immerso lo sguardo nei suoi occhi: l'emersione di quegli strani sogni era la dimostrazione che il suo organismo si stava progressivamente disintossicando.
Cercò di concentrarsi sul sogno. Sì, tutto era cominciato quando aveva immerso lo sguardo in quello di Harry, mentre sentiva che la vita cominciava ad abbandonarlo. Gli era sembrato di chiudere gli occhi e, finalmente, di morire, ma la luce verde delle iridi di Lily non glielo aveva permesso e lo aveva obbligato a riaprirli impedendogli di lasciare quell'esistenza che lo faceva solo soffrire.
Sbatté ripetutamente le palpebre: sì, ora ne era certo, erano gli occhi di Lily che si erano incatenati ai suoi, era sua la voce che ripeteva ossessiva quelle frasi, un incantesimo, forse. Ma quali frasi? Erano rimasti solo piccoli spezzoni impigliati nelle dita dei ricordi, parole sparse, difficili da interpretare: ut mors… eligere… fatum fato… vitae pretio… praeteritum tempus… ei qui volet…
Un arcano incantesimo del tutto sconosciuto, una lunga formula: magia oscura, forse?
Rammentava bene la musicale cantilena della formula, composta da più frasi, ma perché non riusciva a ricordare altro?
Erano parole di destino e di morte, forse scelte di un passato che incatena la volontà del presente; stava cercando di indovinare un senso impossibile in quelle parole smozzicate provando ad adattarle alla propria situazione, ma senza cavare un ragno dal buco.
Amare un sognoSi era svegliato di nuovo all'improvviso, in piena notte, ma non per colpa del sogno che tornava sempre a visitarlo, con Lily che recitava l'incantesimo di cui ancora non era riuscito a ricordare tutte le parole e a collocarle nel giusto ordine.
Questa volta era proprio la voce di Lily che carezzava le sue orecchie, così come le sue dita languidamente gli sfioravano il viso ed i lunghi capelli neri. Nella stanza accanto, il fuoco ardeva nel camino sotto il paiolo abbandonato a se stesso.
Rimase immobile, timoroso che potesse accorgersi che era sveglio e quindi svanisse, proprio come il sogno che continuava a rappresentare per lui. La melodia della sua voce era dolcissima e traboccava d'amore, anche se ancora non aveva afferrato il senso delle parole. Era inginocchiata accanto al letto e la sentì sospirare, quasi come se un pensiero l'avesse fatta soffrire, e poi sussurrare di nuovo:
- … quell'amore che non hai mai avuto il coraggio di dichiarare, e lo stesso è stato per me nei tuoi confronti, Severus. Due folli amori ardenti che non sono mai riusciti ad incontrarsi, che non sono mai nati, ma hanno continuato a bruciare lentamente nei nostri cuori, straziandoli senza fine…
Il mago non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito, a quelle impossibili parole d'amore di Lily rivolte a lui, proprio a lui! Come poteva essere…
Nella sua lieve carezza, la mano di Lily scese a sfiorargli piano le labbra e Severus non riuscì più nemmeno a pensare: spalancò gli occhi, abisso di tenebre che brillarono nella notte al riverbero delle fiamme del camino, e con delicatezza poggiò la mano su quella di Lily, per trattenerla sulla sua bocca; con dita tremanti l'accarezzò appena e quando la sentì fremere sulle sue labbra ardenti gli sfuggì un piccolo gemito e un brivido sottile di piacere pervase in un lampo il suo corpo.
Tremando di desiderio, il mago dischiuse le labbra e vi premette piano la mano della maga, per baciarla con delicata passione e tenera devozione: un piccolo, dolce bacio in cui era racchiuso tutto l'infinito amore del suo cuore.
- Severus!
Il sussurro denotava lo stupore di chi credeva d'aver parlato a chi non poteva, o non doveva sentire, forse addirittura anche paura. Ma cosa temeva, Lily, da lui? Non certo un rifiuto!
Il mago le strinse piano la mano portandosela sul cuore, quindi si sollevò sui gomiti incrociando il suo sguardo: fu solo un istante, che svanì al battere delle palpebre, ma Severus lesse la felicità e l'amore negli occhi verdi della sua Lily, insieme all'assurdo timore che già aveva percepito prima nella sua voce, quasi come se si aspettasse che stesse per accaderle qualcosa di negativo.
Doveva subito rassicurarla!
E, forse, era infine venuto il momento d'avere il coraggio di dichiararle il proprio amore!
Ma come poteva, proprio lui, fatto solo di tenebre e silenzio, ardire d'amare un fiore puro e luminoso come Lily? Questo interrogativo l'aveva sempre bloccato, ma ora le cose sembravano molto diverse…
La mano si mosse, sul suo cuore, e il mago temette che Lily volesse fuggire via. No, questa volta non glielo avrebbe permesso, questa volta avrebbe lottato fino in fondo per il suo amore e per la felicità: se stava vivendo in un sogno, allora avrebbe fatto in modo che fosse il sogno più meraviglioso della sua vita!
Col cuore che batteva all'impazzata, senza staccare per un solo istante gli occhi dai suoi e senza mai lasciarle la mano, Severus scivolò giù dal letto e si mise in ginocchio al suo fianco, quindi la invitò con i gesti a sedersi sul letto, aiutandola. Infine rimase davanti a lei, immobile in ginocchio, gli occhi negli occhi e la mano, ancora rispettosamente stretta tra le sue, posata sul cuore, il torace che si alzava ed abbassava nell'affanno del respiro.
- Lily… oh Lily! – mormorò in un ardente sospiro che fece quasi sobbalzare la maga.
- Ti amo, Lily, dal primo giorno che ti vidi, sull'altalena, volare leggera nell'aria, come un sogno fatato!
La maga si morse piano un labbro.
- Eri innocente e pura, troppo bella e luminosa per me, perché potessi mai avere il coraggio di dichiararti il mio amore! – sussurrò con suadente voce roca. – La tua amicizia è stata la cosa più bella della mia vita: non potevo ambire ad altro, non io, così schivo e tenebroso…
La mano della maga tremò tra le sue e Severus la strinse più forte premendosela sul cuore.
- Sono colpevole, Lily, corrotto dal potere dell'Oscurità che mi ha attirato nelle sue ingannevoli spire. – ammise contrito, la voce piena di dolore. – Credevo di poter avere il mondo ai miei piedi, di diventare importante e potente così da essere finalmente degno del tuo amore e poter sbaragliare ogni rivale…
Un lungo e cupo sospiro interruppe le sue parole ed il mago abbassò lo sguardo:
- Ma sono soltanto diventato un assassino, - mormorò, la voce incrinata dal rimorso, - e le mie mani sono ancora sporche di sangue innocente…
Chiuse gli occhi per un istante, sovrastato dal dolore, poi proruppe in un roco grido disperato:
- Del tuo sangue!
All'improvviso si rese conto che le stava stringendo spasmodicamente la mano, proprio tra le sue che avevano portato l'orrore e la morte: no, non poteva… non voleva sporcarla! La lasciò di colpo ed arretrò sulle ginocchia, vacillando e trattenendo a fatica un gemito di disperazione: non era cambiato nulla nella sua vita, mai, e non aveva il diritto neppure di starle accanto. Era per questo che quella notte aveva lasciato che gli girasse le spalle e gli chiudesse la porta in faccia: perché era giusto così, perché Lily era luce e amore e lui solo oscurità e odio e non avrebbe mai potuto renderla felice!
Lentamente rialzò il viso, pallidissimo e teso, certo di trovare il dovuto sguardo di rimprovero e rifiuto sul volto che tanto amava. Invece le lacrime brillavano nelle iridi verdi, riflettendo la danza delle fiamme che vorticavano disperate nel nero abisso, colmo di dolore, dei suoi occhi.
Era bella da fare male, agli occhi e al cuore, e la desiderava da impazzire, come solo un uomo che disperatamente ama da tutta la vita può desiderare la donna che non ha mai potuto avere… per sua sola colpa!
- Da allora ho vissuto solo per amare e custodire il tuo dolce ricordo… - sussurrò con un filo di voce, rimpianto e rimorso a tormentare le spigolose linee del suo viso.
Non aveva neppure il coraggio di sfiorarla e chiederle perdono!
Le lacrime rigarono le gote della maga che gli tese le braccia scivolando giù dal letto:
- Severus… oh Severus, amore mio!
Il mago chiuse gli occhi e tremò, mentre una lacrima solitaria brillava trattenuta dalle ciglia nere.
- Basta, basta soffrire, Severus, basta punirti! – esclamò tra le lacrime. – Se è il mio perdono che vuoi, se è di questo che hai bisogno per essere felice… allora… ecco, io ti perdono! – terminò con voce tremante buttandosi tra le sue braccia, scossa dai singhiozzi.
Lily piangeva sul suo petto, stringendosi forte a lui in un abbraccio che gli impediva di sottrarsi a quell'amore di cui non si riteneva degno. Non poteva lasciarla singhiozzare in quel modo disperato, non ancora una volta per colpa sua; rispettosamente la strinse tra le braccia e con una mano le carezzò piano i lunghi capelli rossi inebriandosi del suo sensuale profumo di donna mentre la implorava:
- No, Lily, non piangere… ti prego…
Delicatamente le prese il viso tra le mani perdendosi nella verde distesa dei suoi occhi: non l'aveva mai vista così bella! Chiuse gli occhi e sospirò piano… e non l'aveva mai desiderata così tanto! Con dolce lentezza, sempre tenendo gli occhi chiusi, si avvicinò al suo viso fino a sentire le lacrime bagnargli le labbra; percorse piano la guancia lambendola appena, assaporando il leggero salato di quelle delicate perle che la sua Lily stava piangendo per lui, poi scese sulla bocca, a sfiorarla leggero, mentre con labbra ardenti sussurrava:
- Ti amo, Lily, infinitamente…
La sentì tremare tra le sue braccia, e gemere piano, mentre nuove, calde lacrime le bagnavano la guancia; riaprì gli occhi per guardarla, per essere certo che non fosse solo un sogno ammaliante: era bellissima, le iridi verdi luminose come non mai!
Impazziva dal desiderio di baciarla e di amarla…
Sospirò sulle sue labbra: non sapeva neppure come fare!
- Ti amo… - sussurrò languidamente, fremente di desiderio.
Poi si sentì stringere nell'abbraccio e le labbra di Lily furono sulle sue, dolci, morbide, calde…
Un lungo brivido gli percorse la schiena mentre schiudeva le sottili labbra tremanti per ricambiare quel primo, incantato bacio di sogno, anelato da tutta la vita, e stringeva a sé la sua Lily, contro il proprio corpo che sembrava del tutto impazzito ed incontrollabile. La baciò dolcemente, assaggiando piano le sue labbra, lambendole delicatamente con la punta della lingua, quasi trattenendo il fiato, timoroso di sbagliare, perdendosi del tutto in quel bacio a fior di labbra, tanto casto quanto appassionato, inebriandosi del suo profumo e stringendola sempre più a sé in un abbraccio che si faceva di fuoco, le sue mani ad accarezzarla con ardente impeto cercando con impacciato insuccesso la pelle oltre la sottile stoffa della camicia da notte.
- Ti amo… ti amo… - sussurrò ancora, senza smettere di gustare il sapore di miele delle sue labbra.
La bocca della maga si offrì alla sua e Severus gemette di piacere al caldo contatto con la lingua che, con sicurezza, subito trovò la sua per ingaggiare una lunga ed eccitante danza di corteggiamento in cui il mago si lasciò guidare smarrendosi completamente nell'ebbrezza dei sensi e rimanendo poi senza fiato, boccheggiante sulle sue labbra, desideroso solo di baciarla di nuovo ora che incominciava a capire cosa fare.
Si alzò in piedi traendola con sé e la fece adagiare sul letto stendendosi al suo fianco, di nuovo cercando la sua bocca, gemendo di desiderio e di piacere all'intimo contatto col suo corpo e con le labbra che, frementi, lo attendevano per un nuovo bacio, profondo, colmo dell'ardente passione che per troppi anni lo aveva dolorosamente bruciato dentro; un bacio interminabile che gli rubò il respiro e gli annebbiò la mente, un bacio che gli regalò sensazioni mai provate ed esaltò un desiderio già esacerbato, a mala pena trattenuto dalla morbida stoffa nera del pigiama; un bacio che gli fece bramare d'avere tutto di lei, anche se non aveva la più pallida idea di come fare, un bacio che gli fece agognare la sua pelle profumata, calda e morbida, e di più, molto di più…
La voleva, voleva il suo corpo, voleva toccarla, accarezzarla, baciarla ovunque!
Gemette di nuovo il suo amore sussurrandoglielo con passione mentre con labbra di fuoco scendeva a lambirle il collo:
- Amore… amore mio… ti amo!
Per quanti anni aveva trattenuto quelle parole, quanto a lungo aveva nascosto a tutti quel potente sentimento che lo dilaniava e, allo stesso tempo, lo faceva vivere!
Le mani della maga s'insinuarono tra i loro corpi a sciogliere i bottoni della giacca del pigiama: Severus sussultò quando le dita gli sfiorarono la pelle, poi si lasciò sfuggire un lungo gemito di piacere, artigliando le lenzuola, mentre gli accarezzava il petto liberandolo dall'indumento, attenta a non impigliarlo nella benda che gli fasciava il collo. Quando sentì le labbra, brucianti, sfiorargli il petto ed i capezzoli dolorosamente eretti, gli sembrò d'impazzire di piacere: in un solo istante ne fu completamente travolto e il suo seme all'improvviso si riversò fuori in successivi fiotti impetuosi, accompagnati da gemiti di lancinante godimento.
Poi rimase lì, immobile, senza fiato, rosso in volto e sconvolto dalla reazione imprevista del proprio corpo, senza più sapere cosa fare, terribilmente a disagio.
La maga gli sorrise, tranquillamente divertita, e con un lieve movimento delle dita provvide ad eliminare ogni traccia di quella sua mortificante eiaculazione.
Si vergognava terribilmente e, soprattutto, il suo desiderio per Lily era ancora intatto:
- Io… io… - mormorò deglutendo il tremendo imbarazzo, - ti amo e voglio fare l'amore con te! – concluse in un soffio desolato.
La maga gli sorrise ancora e nei suoi chiari occhi verdi, illuminati dalle fiamme del camino che ancora ardevano nella stanza attigua, Severus lesse la più totale disponibilità e la comprensione per la sua situazione di intenso disagio.
- Non c'è alcuna fretta, Severus…
Forse era venuto il momento di raccontarle tutta la verità; la strinse di nuovo a sé, le carezzò piano i capelli ed il viso e la baciò con dolce e devota passione:
- Ti amo, e ti voglio, immensamente! - disse in un languido sussurro. - Non ho mai fatto l'amore: tu sei la mia prima donna… e sarai l'unica! – concluse con innamorato orgoglio stringendola a sé e tornando a baciarla, questa volta con un'ardente voluttà che la lasciò senza respiro; appena ripreso fiato, il più totale stupore sul bel volto intensamente felice, Lily esclamò:
- Tu non hai mai…
L'incredulità, unita alla felicità che Severus vedeva brillava nei suoi occhi, le impedì di terminare la frase.
Il mago sorrise, di nuovo sicuro e fiero di sé:
- No. Ho amato solo te, Lily, per tutta la mia vita, e ho desiderato solo te. - spiegò in un appassionato sussurro. – Ho sempre voluto essere fedele al mio unico sogno d'amore, anche se sapevo che era ormai irrealizzabile perché, proprio a causa mia, tu eri…
Un lungo e cupo sospiro lo interruppe. Era morto o era impazzito? Lily era lì, tra le sue braccia, viva più che mai, impossibile sogno infine realizzato. Scrollò la testa per scacciare l'inopportuna domanda. La risposta, qualunque fosse, non gli interessava: il suo sogno d'amore era lì, stretto fra le sue braccia, e l'avrebbe amata con tutto se stesso. Anche se era morto. Chissà, forse quello era proprio il Paradiso…
Il viso della maga, ora, gli sembrava sconsolato e avvilito. Glielo sfiorò con una tenera carezza:
- Sono un uomo del tutto normale, con i miei naturali impulsi sessuali, - disse, credendo d'intuire il motivo dello strano cambiamento della sua espressione e cercando quindi di tranquillizzarla, - e spesso ne ho sentito l'imperioso bisogno fisico, - spiegò sospirando, - ma non ho mai voluto soddisfarlo per non sporcare il puro e casto ricordo di te, amore mio!
La maga gemette e gli sembrò ancora più sconfortata e mortificata di prima; non riusciva a capirne il motivo, così la strinse con impeto a sé, contro il proprio corpo che di nuovo la desiderava con la stessa intensità di prima, e catturò le sue labbra in un lungo bacio colmo di appassionato desiderio.
- Ti amo e ti voglio, adesso, - sussurrò con tutto l'ardore d'un desiderio che non poteva più attendere, fissandola con intensità negli occhi, - ma insegnami come fare, per favore, perché non ne ho la minima idea! – aggiunse, con la timida innocenza di un adolescente.
La sentì fremere tra le braccia e di nuovo vide la scintilla del desiderio accendersi nelle iridi e mischiarsi alle nere fiamme impetuose che si riflettevano dai suoi occhi.
- Potresti cominciare a spogliarmi…. – ridacchiò la maga.
- Se solo sapessi da dove incominciare… - borbottò Severus osservando desolato la leggera camicia da notte che non sembrava presentare alcun accesso, ma che gli offriva la sublime visione di una profonda scollatura da cui facevano capolino due seni fiorenti e sodi.
Come aveva fatto a non notarli, fino a quel momento? Forse perché quando non aveva tenuto gli occhi chiusi, immerso nel sensuale piacere che per la prima volta aveva provato in vita sua, non aveva fatto altro che rimirare il viso e gli occhi verdi della sua bellissima Lily?
Sì, evidentemente aveva molte cose da apprendere in quel campo, ma era sicuro di essere un ottimo allievo capace di imparare in fretta.
- Prova con le spalline… - suggerì la maga con un'altra deliziosa risatina.
Sì, sembrava un'ottima idea: in caso di difficoltà avrebbe sempre potuto usare la magia. Ma dov'era finita la sua bacchetta? Beh, non che fosse proprio quello l'importante, in quel preciso istante…
Tornò ad assaporare piano le labbra, sussurrandole ancora il suo infinito amore, poi scese a lambirle la gola e il collo, intralciato appena nei movimenti dalla benda che gli fasciava la ferita, infine in via di guarigione; seguì quindi la linea della spalla sfiorandole delicato la pelle con la punta delle dita, godendo dei piccoli brividi che gliela incresparono, che subito lenì con maliziosi tocchi della lingua con cui fece scivolare giù la spallina di seta verde.
Con l'altra mano, intanto, esplorava eccitato il fianco della donna che da tanto tempo amava risalendo lento verso il seno che sfiorò, dapprima insicuro e ancora attraverso la sottile stoffa, con dita quasi tremanti mentre la spallina scendeva del tutto rivelando il suo tesoro prezioso; Severus, sempre più eccitato, scese subito a coglierlo con un dolce bacio sul capezzolo turgido, mentre con la mano aperta delicatamente stringeva il seno facendo gemere di piacere la maga.
Abbassò l'altra spallina liberando anche il secondo seno e li strinse entrambi, con trattenuto impeto, timoroso di farle male, ma la maga si offrì totalmente ai suoi baci ed alle sue carezze facendo svanire la camicia da notte in un magico soffio e gli guidò il capo con le mani.
Severus si trovò con il viso immerso nei seni e, trattenendo il respiro, li riempì di baci sempre più appassionati ed ardenti carezze che strapparono ripetuti gemiti di piacere alla maga, gli stessi che cominciarono a sfuggire anche dalle sue labbra sottili, ora intente ad esplorare, insieme alle sue mani sempre più vogliose e ardite, il ventre ed i fianchi della sua Lily, affondandovi anche piccoli morsi gentili.
I pantaloni del pigiama di nuovo faticavano a trattenere il suo desiderio e la situazione stava tornando a farsi piuttosto imbarazzante, quando la mano della maga si insinuò sotto il morbido elastico: Severus sussultò e gemette a quell'erotico tocco inatteso e fu invaso da una profonda ondata di piacere che sembrò far di nuovo esplodere la sua virilità. Si morse forte le labbra, in un gesto istintivo, per trattenersi: non poteva certo fare di nuovo una figuraccia!
Ma la mano lo accarezzava facendolo letteralmente impazzire e non era per nulla sicuro di riuscire a resistere. Si stupì di se stesso: tante volte aveva provato simili stimoli, ma era sempre riuscito a controllarli e reprimerli. Perché, ora che era così importante farlo, non riusciva più a dominare il suo corpo come sempre aveva fatto per tanti anni?
Doveva assolutamente riuscire a resistere.
- Ti prego… no… - gemette implorandola, sperando che capisse.
La mano che lo stava deliziando si fermò e Severus emise un breve sospiro di sollievo, finché si accorse che, nel ritirarsi, aveva magicamente portato con sé i suoi pantaloni. Senza la pressione dell'incantevole tortura di quell'erotica carezza, però, forse poteva farcela: la sua mano scivolò, quasi da sola, guidata dall'istinto del suo desiderio, lungo il ventre della maga fino a insinuarsi tra le gambe che si aprirono docili al suo tocco indeciso rivelandogli un nuovo, caldo, umido, pulsante e tremendamente eccitante tesoro.
Un fremente brivido lo scosse: doveva… voleva… non c'era nulla al mondo che più desiderasse se non regalare alla sua Lily lo stesso intenso piacere che per la prima volta lei gli aveva fatto provare.
Le dita s'intrufolarono piano, incerte, nella calda intimità, guidate solo dai gemiti e dai sussulti della sua Lily. L'accarezzò con tocchi delicati, finché la mano della maga venne in suo aiuto a mostrargli i giusti gesti e poté quindi dedicarsi, con appassionata dedizione, a quell'erotico gioco che tanto sembrava piacerle. Intanto, con l'altra mano vagava sul suo corpo, carezzando con ardore ogni millimetro di pelle che riusciva a raggiungere, mentre le sue labbra gustavano ancora, in lunghi e intensi baci, la dolcissima bocca di Lily.
Sì, quello era il Paradiso e lui voleva continuare a sognare!
Il corpo della maga fremeva al tocco delle sue dita che, ora, sapevano bene cosa fare e godeva delle ardenti carezze che ovunque elargiva generoso alla sua pelle e dei suoi baci, sempre più intensi e appassionati, che ogni volta le rubavano il fiato. Ma Severus voleva di più, voleva sentirla gemere di piacere e godere tra le sue braccia. Lasciò la sua bocca e, disegnando una scia di baci roventi dal collo, attraverso i seni e lungo il ventre, scese infine alla sua pulsante intimità e la lingua, guizzante e delicata, spodestò le dita. Le carezze si tramutarono in baci e il mago poté assaggiare, avido, il sapore più segreto della sua donna che si riversava in rivoli di piacere tra le labbra golose, mentre la punta della lingua, veloce e instancabile, dava infine il via all'appagamento; la maga sussultò tra le sue braccia e gridò il suo nome intrecciato al godimento:
- Severus… aah… Severus!
Il mago credette di impazzire di felicità: la sua Lily, meravigliosamente viva, stava godendo del piacere che aveva saputo donarle.
Il desiderio, però, lo stava travolgendo: bruciava e pulsava potente, vicino all'esplosione.
Ciò che per anni aveva bramato, cui per tutta la vita aveva anelato, stava infine per accadere. La mente del mago sapeva fin troppo bene che Lily era morta: era stata la sua maledetta follia giovanile ad ucciderla; eppure era straordinariamente viva tra le sue braccia, perché il cuore di Severus voleva disperatamente che così fosse: viva, sogno d'amore e di passione che vibrava sotto le sue dita tremanti.
Lily, Lily, Lily!
La sua adorata Lily stava veramente per essere sua!
Un'altra ondata bruciante di desiderio lo investì, potente e irresistibile come non mai. Si morse forte le labbra; se per tutta la vita era riuscito a resistere a se stesso e al suo desiderio, lo avrebbe fatto ancora, perché adesso Lily era tra le sue braccia: la sua ragione di vita, il suo amore, tutto il suo mondo… Lily, Lily, Lily!
Con infinita dolcezza tornò a chinarsi sul suo bellissimo volto, ancora pervaso dall'estasi che le aveva donato, e cercò di nuovo il miele delle sue labbra dopo essersi inebriato con il nettare della sua intimità; si perse ancora nell'incanto di baci anelati per tutta la vita, mentre il suo prorompente desiderio si faceva strada piano nell'umida intimità che la maga gli offriva, guidato solo dal suo istinto d'amore, dal sogno mille volte sognato con ardente passione.
Lentamente entrò in lei, trattenendo il proprio impeto, domando le fiamme interiori della sua natura, come sempre aveva fatto per tutta la vita, sublimando il suo fuoco in quel nome che tanto aveva amato e che ora di nuovo aleggiava teneramente sulle sue labbra ebbre del desiderio di un miraggio che finalmente diventava realtà:
- Lily… Lily, amore mio, Lily!
Le braccia della maga si strinsero sulla sua schiena e sentì le unghie penetrargli con forza nella carne.
Severus non sapeva cosa fare, come muoversi, quali gesti e movimenti compiere, ma il suo membro, duro e pulsante di desiderio, aveva ormai trovato da solo la strada verso il caldo scrigno di Lily. Con lentezza estenuante sprofondò in lei, fremente, assaporando ogni millimetro di quella dolcissima e indolente penetrazione, accolto dalla vibrante eccitazione della carne di Lily che lo stringeva, lo premeva, lo sollecitava; era deciso a godere in modo totale delle intense sensazioni che per la prima volta provava, il piacere lancinante che lo inondava quanto più penetrava a fondo, fino a fargli girare la testa, a farlo ansimare e fargli sussurrare, in un ardente sospiro che mai avrebbe potuto trattenere, il nome della donna che aveva amato per tutta la vita:
- Lily… amore mio!
La maga sussultò e ancora le unghie gli graffiarono la schiena. Era tutta fuoco, la sua Lily!
Prese a muoversi, aiutato dai movimenti del bacino della maga, lasciandosi guidare, sprofondando in lei e poi ritraendosi solo per affondare ancora di più, in movimenti che da lenti si facevano più veloci finché di nuovo la sentì fremere attorno alla sua carne e poi sussultare e stringergli forte la schiena, un po' dolorante per i graffi prima ricevuti, ancora meravigliosamente gridando il suo nome nell'estasi del godimento:
- Severus… aah… Severus, amore mio!
Com'era bello sentire le sillabe del suo nome intrise di amore e piacere invece che di odio e dolore! Com'era bello guardarla, abbandonata languida tra le sue braccia mentre ancora godeva dei suoi movimenti, il viso appena imporporato magnificamente contornato dalle lingue di fiamma dei rossi capelli sparsi sul cuscino, gli occhi chiusi e sulla labbra dischiuse ancora il suo nome:
- Severus… amore!
Continuò a muoversi in lei con appassionata devozione: voleva che quel momento di sublime felicità fosse eterno, voleva che sulle labbra di Lily aleggiasse solo e sempre il suo nome, voleva farla godere come James non era mai riuscito a fare. All'improvviso il suo desiderio sembrava essere diventato più facilmente controllabile: era stato quando si era reso conto che anche lui era in grado di regalare piacere, che Lily voleva veramente essere amata e che, forse, lo amava…
Scese di nuovo a cogliere il fiore delicato della sua bocca, ad assaggiarla piano, a deliziarsi del suo profumo e a perdersi nella verde immensità degli occhi che gli sorridevano ebbri di voluttà, senza mai smettere di muoversi in lei: da prima con reiterati movimenti lenti e profondi che le strappavano gemiti in cui ancora le sillabe del suo nome si stemperavano dolcemente nella sensualità del piacere, e poi con spinte potenti in cui faticava a trattenere il proprio travolgente impeto, sempre più veloci, quasi temendo di farle male, finché la sentì sussultare sotto di sé in un nuovo, esplosivo orgasmo e gridare forte l'appagamento strettamente avvinto al suo nome:
- Aah… Severus… aah!
Era così bella nell'abbandono e nell'esatsi dell'amore che non avrebbe mai voluto smettere, ma doveva lasciarle un po' di requie e permetterle di riprendere fiato prima di ricominciare. Le sfiorò le labbra sussurrando con intensità:
- Ti amo!
La maga sorrise, il piacere ancora ad illuminarle gli occhi:
- Oh Severus… è meraviglioso! – disse in un soffio, ancora ansante. – Nessuno mai mi ha amato così, con tanta instancabile adorazione e tanta ardente passione!
Poi lo fissò stupita e il mago vide il nero dei propri occhi sfolgorare di felicità nelle chiare iridi verdi:
- I tuoi occhi, Severus.… sono splendidi! – sussurrò con voce soffocata. - Non li avevo mai visti così belli e luminosi, due splendidi diamanti neri colmi d'amore! - esclamò con innamorata enfasi. – Ti amo, Severus!
Il mago sorrise, felice più di quanto aveva mai creduto di poter essere in tutta la vita.
O nella morte.
Sì, dopo quello che Lily gli aveva appena detto, poteva morire felice.
- Severus, amore, tu ancora non hai…
Le chiuse la bocca con un bacio colmo d'amore: quale rilevanza poteva mai avere il suo piacere, se Lily lo amava? L'avrebbe amata ancora a lungo, per tutta la notte, anche se cominciava ad essere veramente stanco e la ferita gli faceva di nuovo male, ma con il suo amore sarebbe riuscito a farle dimenticare ogni altro uomo…
- Il mio piacere non ha alcuna importanza, - le sussurrò languido sulle labbra, - solo il tuo ha valore per me! – aggiunse riprendendosi a muoversi lentamente in lei.
- Severus… - gemette la maga, - no, ti prego, voglio che anche tu…
Un nuovo bacio appassionato, un'altra spinta profonda, ancora un gemito intriso d'estasi.
- Severus, fare l'amore con te è la cosa più meravigliosa al mondo, - mormorò la maga, a fatica, un velo di lussuria che già le appannava gli occhi, - ma, ti prego, non è completa se non posso sentirti godere insieme con me!
Il mago si bloccò per un istante, incredulo che per lei fosse veramente così importante anche il suo appagamento, quindi riprese a muoversi piano scendendo ad accarezzarle il viso con la punta dei lunghi capelli neri:
- Se è quello che vuoi… - sussurrò languido sulle sue labbra, prima di baciarla ancora con inesauribile passione.
La sua Lily voleva raggiungere l'apice del piacere con lui, insieme, provare nel medesimo istante la stessa intensa ebbrezza che anche lui avrebbe provato ora per la prima volta. Si mosse deciso in lei, ora che sapeva bene come fare, e di nuovo le strappò gemiti ed ansiti: la sentiva fremere sotto di sé, mentre l'onda dell'orgasmo montava potente, incitata dalle sue veloci e profonde spinte. Si morse forte le labbra nell'attesa: ancora pochi istanti e il piacere l'avrebbe travolta, l'avrebbe ancora sentita sussultare e premere attorno alla sua carne, erotico fuoco che esasperava la sua eccitazione portandola al culmine.
Ecco, il momento era arrivato. La maga gridò il suo nome, ansimante:
- Severus… Severus… aah…
Si rese conto d'essere senza respiro solo quando il piacere esplose con impetuosa veemenza, lancinante, travolgente, troppo intenso e acuto, quasi insopportabile: sentì il fiotto del suo seme straripare dagli argini e inondarla, sommergerla, riempirla e colmarla di sé. Ora Lily era sua, solo sua! Con l'ultimo alito di fiato gridò il nome della donna che amava da tutta la vita:
- Lily… oh… Lily, amore mio, Lily!
Un acuto spasmo gli trafisse la schiena in due lunghe e profonde graffiate, quasi facendogli inarcare la schiena per l'inatteso dolore.
- Lily, amore! – esclamò, mentre tornava a stringerla forte al proprio corpo finalmente appagato e cercava le sue labbra per un altro bacio appassionato.
Ma le labbra di Lily tremavano e non lo accolsero vogliose; si scostò un poco per guardarla, sconvolto.
La sua adorata Lily stava disperatamente piangendo!
RisveglioNon riusciva proprio a comprendere perché Lily stesse piangendo in quel modo angosciato.
Avevano appena finito di fare l'amore e fino ad un attimo prima la felicità e l'estasi del piacere le illuminavano gli occhi verdi e pervadevano il suo bel volto: cosa diavolo era successo negli ultimi istanti? Aveva solo fatto ciò che lei desiderava, ciò che gli aveva chiesto: perché, allora, quelle incomprensibili lacrime disperate che gli straziavano il cuore?
- Lily, no… perché piangi, amore mio? – sussurrò con intenso amore, quasi spaventato da quella inaspettata reazione.
Gli sembrò, se possibile, che il pianto di Lily si facesse ancora più disperato.
La strinse a sé, piano, carezzandole delicatamente il viso e cercando di tergerle le lacrime:
- No, amore, amore mio, non piangere, ti prego! – le sussurrò lieve sul viso cospargendolo di piccoli, teneri baci. – Ti amo, ti amo, ti amo… e sono così felice che tu sia qui fra le mie braccia!
I singhiozzi non diedero alcun cenno di calmarsi.
La strinse di più a sé vincendo la debole resistenza che gli opponeva, i piccoli pugni stretti contro il suo petto, per tenerlo lontano, che si aprivano, dapprima cercando la sua pelle come anelato rifugio, e poi ancora si serravano per rifiutarlo, incerti e tremanti: gli sembrava che la maga fosse combattuta tra se stessa ma non riusciva a comprenderne il motivo. Avevano fatto l'amore, e lo aveva voluto quanto lui, ne era sicuro, così com'era certo che le fosse piaciuto, e molto, anche; era stata lei, poi, a spingerlo a lasciarsi andare, a spronarlo ad abbandonarsi al piacere, così l'aveva accontentata, raggiungendo l'orgasmo con lei, nello stesso istante… ed era stata un'esperienza sublime!
Ma, ora, la sua dolce Lily singhiozzava disperata contro il suo petto e non sapeva come calmarla! L'avvolse meglio nell'abbraccio, tenero e protettivo, pieno d'amore e le carezzò i soffici capelli rossi, tornando a sfiorarle la fronte e il viso con le labbra sussurrandole piano il suo amore, con languida voce profonda:
- Amore, amore mio, non piangere più…
Dopo un tempo interminabile, il pianto sembrò progressivamente chetarsi e la maga si abbandonò tra le sue braccia, scivolando lenta nel sonno.
Severus rimase immobile a lungo, quasi trattenendo il respiro, stringendo delicatamente al petto il suo sogno meraviglioso, sfiorandole appena la pelle con tenere carezze e dolci sussurri, felice e appagato oltre ogni inimmaginabile aspettativa.
La schiena, però, gli doleva, là dove le unghie della maga lo avevano più volte graffiato in profondità: cercò di girarsi sul fianco, piano, ben attento a non svegliarla, trovando così un po' di sollievo al nuovo dolore che si era aggiunto a quello del collo, completamente dimenticato mentre faceva l'amore, ma che ora era tornato a pulsare forte, sollecitato dai movimenti che con totale dedizione aveva compiuto per regalarle piacere, ricordandogli anche d'essere stremato dalla stanchezza.
Il viso della maga scivolò dal suo petto all'incavo della spalla, offrendosi di nuovo al suo intenso sguardo, le sensuali labbra appena dischiuse: com'era bella la sua Lily!
Severus tremò e si morse le labbra cercando d'arginare insopportabili pensieri, troppo dolorosi da affrontare.
Lily era morta, uccisa dalla sua giovanile ambizione, eppure in quell'impossibile sogno dormiva tra le sue braccia, un lieve singulto, ancora, a turbarne la tranquillità del respiro.
Gli sembrava d'impazzire, intrappolato com'era tra sogno e realtà, la volontà incatenata al sogno mentre la realtà cercava di ghermirlo con i suoi acuminati artigli distruggendo l'illusione che ancora lo teneva in vita. Si chiese se ammettere che la donna appassionatamente amata e che ora dormiva tra le sue braccia non era Lily, non poteva essere Lily, avrebbe causato la fine del sogno e, quindi, la morte sarebbe infine arrivata regalandogli per sempre un pietoso oblio dal tormento dei ricordi e dei rimorsi.
Chiuse gli occhi e sospirò.
No, non poteva fare quell'ammissione, non se Lily era ancora tra le sue braccia.
Ci avrebbe pensato l'indomani: sì, le luci del nuovo giorno avrebbero svelato la realtà, ma l'oscurità della notte avrebbe custodito ancora, per poche ore, il suo disperato bisogno d'amore. E la sua felicità.
La strinse delicatamente a sé sfiorandole piano le labbra in un ultimo, tenero sussurro:
- Ti amo, Lily!
Quando Severus si svegliò, il mattino dopo, il sole era già alto nel cielo e la maga non era più tra le sue braccia.
Si alzò e si vestì rapidamente, un terribile presentimento nella mente e nel cuore; attraversò la stanza attigua, quella con il grande camino e tutto l'occorrente per distillare le pozioni, ed uscì fuori, sul patio ombreggiato che la maga usava come espansione naturale del "laboratorio".
Ma non la trovò.
Non era mai andato oltre, fino a quel momento: non si era mai inoltrato nel bosco che circondava la casa e la proteggeva da ogni pericolo, ma ora lo fece, incamminandosi con decisione lungo lo spazioso sentiero.
Foglie e rametti scricchiolarono sotto i suoi passi determinati, mentre la volta delle fronde lo schermava dal sole irradiandolo con una suggestiva e tiepida luce verde.
Infine la vide, in piedi in mezzo alla radura, immobile che lo fissava, irreale visione avvolta in una verde penombra, dietro di lei lo sciabordante scintillio dell'acqua.
Severus chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore senza riuscire a trattenere un lungo, straziato sospiro che si mutò in gemito.
Conosceva quel posto particolare. Era custodito con cura nella sua memoria, perché in quel luogo era stato felice, indietro nel tempo, prima d'ogni scelta sbagliata, quando il futuro ancora gli sorrideva e il piccolo Severus era fiducioso nel proprio destino di mago e lo illustrava solenne alla sua amica, gli occhi neri che scintillavano pieni d'entusiasmo… e d'amore!
Strinse i denti sul labbro e represse il gemito, quindi riaprì lentamente gli occhi: nulla era mutato in quel sogno che andava tramutandosi in incubo.
Riprese ad avanzare piano, senza distogliere gli occhi dalla maga che aveva cominciato a muoversi sull'erba, incurante del suo arrivo, una strana determinazione nello sguardo verde.
Era vestita in modo del tutto diverso dal solito: nessuna gonna ampia, piena di balze leggere da far ondeggiare nell'aria con maliziosa ingenuità mentre si sedeva; nessuna tonalità di luminoso e morbido verde a far risaltare le sue iridi sorridenti. Indossava un abito molto aderente, che fasciava e avvolgeva sensualmente il suo corpo, con una profonda scollatura e sorretto solo da sottili spalline che le lasciavano la schiena nuda, la pelle chiara che sembrava seta. Era di un rosso intenso e squillante che strideva terribilmente col colore dei capelli, quasi rovinandoli nel conferire loro un'opaca tonalità color mattone scuro.
Fissò l'attenzione sui movimenti della maga.
Non era la prima volta che accadeva, ma quel mattino non poté più fingere d'ignorarlo, non dopo ciò che era accaduto tra loro nella notte.
I gesti e le movenze di Lily, così profondamente radicati nei suoi vividi ricordi di ragazzo, i suoi stessi vezzi così a lungo amati ed agognati, s'interrompevano davanti ai suoi occhi e si mutavano all'improvviso in altri del tutto sconosciuti. Sembrava quasi che Lily stessa si odiasse e si rinnegasse davanti a lui: del tutto volontariamente, e ben coscia di ciò che faceva, tentava di distruggere il passato che dopo tanti anni era riemerso dalle preziose memorie di quel tempo perduto fra sogni irrealizzati.
Così Severus chiuse ancora gli occhi, li strinse forte per non vedere quell'amato passato, appena ritrovato, andare di nuovo in pezzi, insieme alla sua vita. Ma nel buio di quei ricordi cui si aggrappava strenuamente e che non voleva abbandonare, anche la voce di Lily ora suonava diversa, quasi sbagliata, e la sua risata aveva qualcosa di stonato, di crudelmente falso.
Erano trascorsi tanti anni e lei era solo una ragazza nella sua memoria: sarebbe stata veramente quella la sua voce di donna? E sarebbe stato quello il suo corpo? Era Lily la donna che quella notte aveva amato con tutto l'ardore della sua passione, o solo un sogno d'amore che a tutti i costi aveva voluto credere vivo, contro ogni ragionevolezza?
Strinse gli occhi ancora più forte per non vedere una verità che negli ultimi giorni, ormai, era fin troppo chiara nella sua mente. Una verità troppo dolorosa da accettare perché uccideva per sempre e in modo definitivo il suo sogno.
- Apri gli occhi, Severus, risvegliati dal sogno e affronta la realtà.
La voce crudele della maga affondò come un rostro acuminato nel suo cuore.
Riaprì gli occhi e la fissò, muto e immobile, il volto pallido in cui gli occhi neri bruciavano di disperazione.
- Da alcuni giorni ti ho visto gettare via i filtri che avresti dovuto bere, - affermò con cupa sicurezza la maga, avvicinandosi, - quindi è ora che il tempo degli inganni abbia fine.
La voce acuta, tesa e rigida, suonò solenne e inesorabile come una condanna a morte.
La morte dei sogni.
Ancora e per sempre.
- Credevo saresti stato tu a mettere fine alla mia assurda finzione.
Nella voce della maga stava montando l'ira e l'accusa lo investì, giusta e meritata: sì, era stato un codardo, aveva serrato gli occhi davanti alla realtà ed era rimasto strenuamente aggrappato al suo sogno d'amore, l'unica cosa che ancora lo teneva in vita.
- Questa notte ero venuta a salutare il mio amore, - spiegò con voce lievemente tremante, - perché ero sicura che fossi sul punto di ribellarti accusandomi d'averti ingannato.
La maga emise un lungo sospiro, gli occhi verdi incatenati ai suoi, sempre più neri d'angoscia.
- Questa notte hai fatto l'amore con me, ma ormai sapevi che non ero Lily, vero?
Una domanda inutile: la risposta era incisa nel buio profondo e disperato degli occhi neri del mago.
- Perché hai voluto fare l'amore con me, allora?
Uno schianto silenzioso, il cuore che andava in mille pezzi insieme al suo sogno, ancora una volta perduto. Una vita inutile, un regalo non voluto, anzi, aborrito: vivere era solo soffrire, se i sogni morivano. E il suo sogno era morto, da troppo tempo, ormai.
Una domanda crudele. Può un uccello non volare, sospinto dal vento, e un pesce non nuotare, trascinato dalla corrente? Può un uomo, vissuto solo per un sogno, non amarlo quando lo ha tra le braccia, anche se sa che non può essere vero?
- Chi sei? – mormorò, con apatica rassegnazione.
Uno strano sorriso arcuò le labbra della maga:
- Sono Isabel Tiger!
Continuò a guardarla senza mostrare alcun interesse.
Gli occhi di Isabel lampeggiarono d'ira; sembrarono attrarre in sé la penombra del bosco e divennero per un istante più scuri e profondi, emanando cupi bagliori d'intenso smeraldo:
- Anche tu mi conosci, Severus: eravamo a scuola insieme! – esclamò con sicurezza. – Corvonero, un anno indietro a te.
La ricordava appena, la mente troppo affollata dalle immagini di Lily per contenere anche quelle di altre ragazze.
- Ero innamorata di te.
Le parole suonarono aspre, taglienti come un'accusa.
- Ma tu amavi Lily e vedevi solo lei.
Sì, era indubbiamente un'accusa. Mossa dalla gelosia.
Ma erano passati vent'anni!
Vent'anni in cui aveva continuato ad amare un sogno. Morto. E, per punirsi, anche lui non aveva vissuto.
Era stato tutto uno spietato inganno: Isabel l'aveva salvato dalla morte e aveva inscenato quel crudele raggiro solo per vendicarsi di un amore non corrisposto. Aveva messo in scena il suo sogno, recitando quella parte solo per illuderlo e farlo soffrire.
Solo una penosa finzione, una crudele illusione, un atroce inganno. Solo questo era stato il suo imperituro amore per Lily, un patetico modo per ricordare che era stato lui a provocarne la morte: solo rimorso per un amore perduto col quale aveva impedito a se stesso di vivere e cercare un'altra donna da amare. Una tremenda punizione che si era inflitto per tutta la vita. Un sogno che si era infranto quando lo aveva avuto tra le braccia. Quando Isabel era stata tra le sue braccia, falsa effige di un sogno d'amore che non era mai nato, non era mai esistito.
Non aveva più alcuno scopo nella vita, ora. Lily era morta, tanti anni prima, e adesso anche il sogno di quell'amore era svanito nel nulla lasciandolo completamente svuotato e inutile.
- Hai sempre amato solo un sogno perduto, Severus, non una donna reale.
Un sibilo secco come lo schiocco d'una frusta, eppure la voce era venata da una strana e comprensiva dolcezza.
- In tutti questi anni ti sei condannato a morire lentamente ogni giorno, Severus, per espiare la tua colpa, - esclamò ancora con intensità, - ma questo non è amore, sono solo tremendi rimorsi!
Isabel diceva la verità, ma il mago non voleva sentirla:
- Cosa ne sai, tu, della mia vita? – sibilò. - Cosa ne sai del mio amore?
Isabel chinò la testa e sospirò:
- So molto più di ciò che tu credi, Severus, da tanto tempo…
Il mago la sfidò con lo sguardo, profondo abisso di nera disperazione. Nessuno conosceva il segreto del suo amore, solo Albus… e l'aveva ucciso!
- Una ragazza innamorata, Severus, sa leggere anche i più piccoli indizi riguardanti il suo oggetto d'amore, - spiegò con aggressiva sicurezza, - così, appena mi sono interessata a te, mi sono subito accorta che eri completamente cotto della Evans, anche se cercavi di mascherare in ogni modo i tuoi sentimenti. C'era una luce particolare nei tuoi occhi, - la voce sembrò tremarle, ma un moto di stizza le ridiede vigore, - quando parlavi con Lily… o la rimiravi da lontano!
- Ero solo un ragazzino, allora, adesso sono un uomo! – cercò di schermirsi il mago.
- E soffri come e più di allora! Non crederai d'ingannarmi, vero Severus? Non dopo quello che mi hai rivelato stanotte…
- Ho mentito e sono stato al tuo gioco, solo per portarti a letto. Ti volevo…
- Tu mi volevi?
Una stridula risata soffocò l'insolente domanda con cui Isabel aveva interrotto la menzogna del mago:
- Volevi lei, ma ti sei accontentato di me! – sibilò spietata soffiandogli in viso la verità.
Severus sospirò cupo: sentirselo dire era ancora più infamante che pensarlo.
- Come facevi a sapere che l'amavo ancora, dopo tutti questi anni? – chiese con un filo di voce, ormai sconfitto.
- Tu credevi d'amarla, ma era solo rimorso per…
Il mago la interruppe con un gesto secco:
- Nessuno conosceva il mio segreto, – mormorò, - ma tu hai assunto le sue sembianze sapendo a priori che mi avresti avuto in pugno.
Sul volto di Isabel, che ancora era quello di Lily, si dipinse un'espressione strana, dolce e crudele insieme.
- Tutti i Mangiamorte sapevano che avevi chiesto all'Oscuro Signore di salvarle la vita e di poterla fare tua in cambio del figlio.
Severus emise un altro cupo sospiro e la fissò: gli aveva risposto con la noncurante arroganza di chi non assegna alcun valore alla vita ed alla libertà altrui. Proprio come un Mangiamorte, com'era stato lui stesso a quel tempo.
Tu mi disgusti. 4
Severus abbassò il capo e non riuscì a reprimere il gemito di doloroso rimorso al ricordo del disprezzo racchiuso nelle parole di Albus. A quel tempo era già ben conscio che entrare al servizio dell'Oscuro Signore era stata una scelta tremendamente sbagliata e il rimorso per i crimini di cui si era macchiato già gli schiacciavano l'anima, ma senza l'aiuto del vecchio Preside non sarebbe mai riuscito ad uscire dal baratro di oscurità in cui si era volontariamente cacciato per ambizione… e per delusione d'amore.
- Sono passati quasi diciassette anni da quel giorno: un tempo più che sufficiente per dimenticare qualsiasi donna, non credi? – domandò il mago con amara ironia cercando rifugio in un'impossibile menzogna.
Isabel stava osservando in silenzio il suo volto, pallido e teso, e il mago seppe che vi stava leggendo tutto il devastante dolore della sua esistenza. Non si sottrasse allo sguardo indagatore, né si protesse: indossare maschere di gelida impassibilità, ormai, era inutile.
- Ti ho visto una notte, alcune settimane dopo la morte di Silente, poco lontano dalla fortezza dell'Oscuro Signore.
Com'era stata ironicamente delicata nella scelta delle parole: morte invece di assassinio!
Ma non era una parola a cambiare i fatti: le sue mani rimanevano sporche del sangue del suo unico amico e la sua anima lacerata in profondità.
- Ti ho visto evocare il tuo Patronus!
Il mago s'irrigidì e strinse i pugni.
- Era una notte molto scura, senza luna, e solo poche stelle filtravano ogni tanto dal minaccioso strato di nuvole. – cominciò a raccontare Isabel. – Non ti avrei mai riconosciuto, in quell'oscurità, se non ti avessi seguito fin dal momento in cui sei uscito dalla fortezza dell'Oscuro Signore. La tua figura si stagliava nitida, nera nel nero della notte. Sei rimasto immobile a lungo, lo sguardo fisso nel nulla davanti a te, il mantello che ti ondeggiava alle spalle, gonfiato dal vento che portava il temporale. Poi, all'improvviso, hai sollevato la bacchetta al cielo e ne è scaturito un lampo argenteo che è guizzato veloce nell'aria, illuminandola e facendo risaltare la tua scura figura.
La maga riprese fiato, sul viso lo stesso stupore che l'aveva colta allora, quindi riprese a raccontare:
- Quando ho finalmente compreso che si trattava di un Patronus sono rimasta letteralmente di sasso: quello è un tipo di magia che nessun Mangiamorte utilizza mai! – esclamò con enfasi, - Ma ciò che più di tutto mi ha stupito è stato lo strano aspetto assunto dal tuo Patronus, che sembrava proprio uguale a quello di Lily all'ultimo anno di scuola. Così sono rimasta ancora ad osservare, avvicinandomi sempre di più.
Isabel s'interruppe ancora e i loro sguardi si incrociarono, nero nel verde e verde nel nero, lacrime che brillavano, a fatica trattenute.
Severus ricordava bene cos'era accaduto quella notte, perché era ciò che sempre accadeva quando evocava il suo Patronus. Abbassò il capo: non avrebbe sopportato di leggere una superficiale pietà nel volto della maga che aveva ancora gli occhi di Lily!
- Tu fissavi immobile la cerva d'argento, pallido e con le labbra tremanti, e i tuoi occhi neri scintillavano, illuminati dalla sua luce, colmi di lacrime. Poi hai invocato il suo nome, in un roco grido disperato che avrebbe squarciato il cuore anche ad un drago. L'hai invocato più e più volte, finché il grido è diventato solo uno straziato sussurro che si è infine spento nell'aria mentre l'argentea scia svaniva nell'oscurità…
Severus alzò di scatto il volto, pallido come non mai: era possibile che nella voce della maga ci fosse veramente il crescendo d'intensa sofferenza che gli era parso di percepire?
Isabel piangeva, con gli occhi verdi di Lily.
Poi ancora quel gesto di stizza, tanto simile a quello di Lily, in apparenza, eppure così profondamente diverso, le nocche nervose a scacciare via le lacrime:
- Come vedi, non è stato poi così difficile carpire il tuo ben protetto segreto, – sibilò la maga, la voce colma d'ira, - e servirmene per i miei fini!
Già, aveva scoperto il suo prezioso segreto e lo aveva usato per cercare di renderlo schiavo, e lui glielo aveva permesso abbandonandosi completamente in quel sogno che sembrava in grado di rendergli la vita che non aveva mai vissuto.
Ma era stato tutto un inganno, solo un crudele inganno.
Quando i sogni muoiono5Isabel lo fissò a lungo con intensità, un'espressione indecifrabile sul volto che Severus aveva voluto credere fosse quello di Lily.
Infine riprese a parlare, parole come staffilate.
- Amavi Lily e l'hai perduta… solo per una parola!
Il mago socchiuse gli occhi per un istante e deglutì il proprio dolore.
Sanguemarcio.6
- C'ero anch'io quel giorno, sul prato, Severus. E l'ho visto. L'ho visto bene il suo malefico sorriso…
- No, non è vero! E' intervenuta per difendermi!
- Già, la Evans difendeva sempre tutti, era la paladina della giustizia, lei, si sentiva brava e bella a difendere i deboli e i perseguitati, così poteva mettersi in mostra davanti a tutti! – esclamò Isabel sprezzante, - Ma sta di fatto che quello era proprio un letale, malefico, spietato sorrisetto e no, non glielo perdonerò mai: nel momento della tua maggiore umiliazione, di fronte alla minaccia di denudarti in pubblico, proprio nel momento in cui subivi l'affronto più degradante per un ragazzo, quello che ti svilisce dicendo "sei povero, sei sporco, sei brutto", quella non è riuscita a trattenere un sorriso!
Isabel era paonazza dall'ira e sembrava non riuscire a trattenere le parole che le sgorgavano con un urlo strozzato dalle labbra:
- Lily con quel sorriso ha scelto, non so quanto consapevolmente, ma si è schierata coi Malandrini, con i tuoi torturatori di sempre: è stato il punto di non ritorno, e tu ancora non l'avevi chiamata Sanguemarcio! Ma lei aveva già scelto loro, i Malandrini, e James, e tu eri sullo sfondo, ormai, solo il ricordo sfocato di un'amicizia d'infanzia!
Severus trasalì: gli aveva urlato in faccia la verità, un'altra volta. Avrebbe tanto voluto non avere mai visto quel sorriso divertito sul volto di Lily: ma c'era stato, pur se fuggevole, e aveva sentito il cuore stringersi in una morsa atroce, aveva di colpo avvertito tutto il distacco da Lily e l'aveva vista letteralmente andare via, per sempre perduta.
- Ma io non ho riso della tua umiliazione, mentre eri mutande all'aria, come invece ha fatto la tua amata Lily! – riprese Isabel furibonda. – Quando vuoi bene a qualcuno, non ti viene da ridere se gli fanno del male, ma stai male con lui!
Il mago la osservò con intensità: ancora quel gesto, le nocche che con stizza cancellavano lacrime ribelli alla volontà.
Sì, col senno di poi l'umiliazione si era caricata di un'ulteriore tragedia, quel giorno: sminuito davanti alla ragazza che amava e pesantemente provocato, insultandola aveva dato il peggio di sé. Ma, soprattutto, Lily era morta un po', per il giovane Severus, per effetto di quel sorriso, per la solitudine che gliene sarebbe derivata e per il tradimento che, a causa di quella solitudine, avrebbe poi perpetrato. E così anche lui aveva cominciato a morire, quel giorno, per Lily e per la propria coscienza.
- Io l'ho gravemente insultata, – mormorò piano, - ed era la mia sola amica!
- Oh Severus, ma tu non ne hai colpa! Come ha potuto Lily non capire che il suo intervento, in quel momento, ti umiliava ancora di più e peggiorava la situazione? Come ha potuto non comprendere la tua rabbia impotente, la tua disperazione? – esclamò Isabel accorata. – Non ha saputo perdonarti per una parola che ti è sfuggita mentre ti stavano degradando davanti a tutta la scuola, proprio lei che insieme con loro si è presa gioco di te e ti ha insultato usando l'odioso epiteto che quegli stronzi avevano coniato!
Mocciosus.
Severus strinse i pugni e sospirò: quel giorno, sul prato di Hogwarts illuminato dal sole, avrebbe solo voluto essere cieco e sordo.
E muto, soprattutto.
- Lily aveva tutte le ragioni per essere offesa e rispondere al mio terribile insulto. – ribatté cupo.
- Certo, era ferita nell'orgoglio, la bella reginetta della scuola, ma invece di comprendere che l'avevi detto involontariamente, in un momento davvero orribile per te, ha reagito come una ragazzina stizzita: si è fermata alla superficie è ti ha irrevocabilmente condannato senza porsi tanti problemi. E poi, tra tutto ciò che poteva dirti, non c'era nulla di peggio di Mocciosus! - insistette la maga con ostinazione. - E bada bene che, quando l'ha detto, non eravate in una situazione di parità: tu eri in mutande davanti a tutta la scuola e lei non ha neppure avuto quel minimo d'intelligenza per capire che il suo intervento non aveva fatto altro che umiliarti ancora di più. Lei, che era in posizione di vantaggio, ti ha risposto con la cosa peggiore che poteva dire davanti ai Malandrini, ha usato il loro insulto, ed in quel momento di nuovo ha scelto, ben consapevole questa volta, e si è schierata con loro contro quello che sarebbe dovuto essere il suo migliore amico, quasi come dicendo "Sono con voi, continuate pure a torturarlo, completate tranquillamente la vostra opera: io non lo difenderò più!" e ha negato ogni speranza a te che la fissavi da terra, mortificato e impotente.
La voce di Isabel era diventata stridula; si fermò a riprendere fiato e poi continuò in tono sommesso, la voce carica di dispiaciuta amarezza:
- Un'amica ti critica, ti può anche mettere davanti ad una scelta, ma non si schiera coi tuoi nemici, soprattutto se ti vede chiaramente in difficoltà ed incapace di gestire le tue emozioni. C'è una dose di perfida cattiveria in più in quell'odioso insulto, che colpisce in profondità. - La voce era tornata ad accusare collerica. - C'è la sua complicità con i Malandrini nel momento in cui ne ha fatto suo il linguaggio: Lily sapeva bene di ferirti e lo ha detto con la volontà di farlo, e lo sai bene anche tu! Quel giorno le hai fornito l'alibi per rompere la vostra amicizia e ha colto al volo l'occasione, perché non aspettava altro, ormai. E' stato un addio, reso ancora più crudele dal fatto che mentre tu pendevi a testa in giù e mutande al vento, la Evans e Potter, sotto l'occhio benevolo di Black, sembravano quasi flirtare con le loro insulse scaramucce d'amore: "Esci con me?" "No, non ci esco… "
Il mago chinò il capo e sospirò di nuovo.
Isabel aveva ragione: l'insulto usato in risposta da Lily aveva trafitto il cuore del giovane Severus, che dopo oltre venti anni ancora sanguinava; aveva aperto una profonda ferita che non si era mai richiusa.
Esisteva un codice esclusivo fra loro, fatto di parole segrete: solo per lei era il Principe Mezzosangue, perché solo Lily poteva comprendere la sottile ironia del gioco di parole, con il riscoperto orgoglio d'avere in sé anche del sangue Babbano, proprio come lei. Ma con quell'insulto imperdonabile aveva incrinato profondamente il loro codice che Lily, con la sua sferzante risposta, aveva del tutto distrutto.
Quando aveva sentito l'umiliante epiteto uscire dalle sue labbra, aveva subito capito che era la fine, che la loro amicizia non aveva più alcuna possibilità di sopravvivere se ora gli rivoltava contro l'odiata parola che per cinque anni aveva considerato spregevole, proprio come coloro che la pronunciavano.
Il mondo di Lily era cambiato, quel giorno, e il giovane Severus si era reso conto di non farne più parte: altri avevano preso il suo posto e non gli restava che schiumare d'ira impotente e morire di vergogna a gambe all'aria davanti a tutti, con l'ulteriore scherno che il Levicorpus l'aveva inventato lui!
Aveva giurato vendetta, quel giorno, contro tutti loro, e la vendetta l'aveva anche avuta, ma solo contro se stesso. Quel giorno aveva perso tutto e lui solo era stato l'artefice della sconfitta dalla quale non si era mai più risollevato.
Dopo ventidue anni, il suo unico ed ardente desiderio era che quel giorno maledetto non fosse mai esistito!
Rialzò il capo e la fissò: Isabel aveva trasformato in crude parole i tormentosi pensieri che troppe volte gli avevano affollato la mente nei lunghi anni in cui era rimasto solo con se stesso. In quel momento la maga gli sembrava quasi un insidioso serpente che cercava d'avvelenare i suoi ricordi. Eppure, aveva ancora il volto di Lily, quello che sarebbe potuto essere il suo viso a quell'età, con la pelle chiara nel leggero velo di lentiggini, rischiarato dalla verde luce dei suoi occhi.
Da un sogno meraviglioso era precipitato in un incubo o, meglio, era tornato al normale incubo della sua vita, solo che, adesso, la realtà dell'illusione bruciava tremendamente vivida nei suoi ricordi, tormentando non più solo il cuore, ma anche il corpo cui aveva permesso di amare quel sogno impossibile.
Dopo una lunga pausa per riprendere fiato, Isabel riprese con nuovo, indignato vigore:
- Poi ti ho visto, la notte, implorare disperato il suo perdono, disposto a tutto per ottenerlo.
Il mago trasalì e strinse i pugni. No, non voleva ricordare quella porta che si chiudeva sgretolando il suo futuro. Quella porta che mille e mille volte si era richiusa spietata nell'incubo dei suoi ricordi.
- E' stata senza cuore quando ti ha sbattuto la porta in faccia, Severus: non ti ha neppure permesso di chiederle scusa, non ha mai neppure preso in considerazione di perdonarti! Era da un pezzo che aspettava l'occasione giusta per rompere con te e tu le hai solo servito un'ottima scusa su un piatto d'argento.
- Sta zitta! – gridò il mago, la voce a graffiare la ferita nella gola, non ancora del tutto rimarginata.
Il dolore pulsò, intenso e lancinante, e per un breve istante Severus fu grato a quel lampo di luce che nello spasimo della sofferenza aveva dissolto il viso sprezzante di Lily nei suoi ricordi.
Gli aveva girato le spalle e se ne era andata, per sempre. Per una parola. L'aveva lasciata andare, senza neppure provare a combattere, perché sapeva che era giusto così, perché sapeva di non meritarla.
- E' stata spietata e non ha fatto altro che gettare veleno su di te, con risentimento e cattiveria gratuita, senza neppure lasciarti parlare, spiegare! C'era un sottinteso d'accusa nelle sue parole, quel "sapevo che prima o poi mi avresti chiamato così!": eppure, finché quella parola tu e i Serpeverde la usavate con gli altri, non aveva mai fatto scene. – esclamò Isabel irridente. – Ti ha accusato di non vedere l'ora di unirti all'Oscuro Signore, quando tu, invece, ancora non lo pensavi, ma non ti ha dato neppure il tempo per ribattere, per difenderti.
- Aveva ragione: io sono diventato un Mangiamorte. – rispose il mago con tormentata amarezza.
- Ma non lo eri, non lo eri ancora! Cosa sarebbe accaduto se non ti avesse girato le spalle ma ti fosse rimasta vicina? Lily ti conosceva bene, sapeva della tua infanzia infelice, ha visto con i suoi occhi come ti umiliavano quei grifoni bastardi, conosceva tutta la tua rabbia repressa, il tuo bisogno di rivalsa e il tuo giusto desiderio di vendetta! Lily sapeva che non eri ancora perduto, eppure ha dato di te un giudizio implacabile e definitivo. – ribatté Isabel accorata. – No, Severus, ti sei illuso per tutti questi anni, ma quel litigio Lily lo ha condotto ad arte solo per sbarazzarsi di te che eri diventato troppo "scomodo", al punto che non riusciva più a giustificare la vostra inaccettabile intimità con i nuovi amici della sua Casa, quelli cui teneva veramente. La sua amicizia per te era già finita da tempo: c'era troppa freddezza in lei, troppa determinazione, ma neppure un briciolo di sofferenza per una che stava dicendo addio al suo migliore amico! La verità è che non le importava già più nulla di te, Severus: ormai per lei eri solo un Mangiamorte, un nemico da odiare e distruggere!
Il mago abbassò il capo e fu scosso da un lieve tremito: alla fine era diventato un Mangiamorte, il nemico che l'aveva distrutta.
Era tremendo vedere Isabel che, con le sembianze di Lily, la accusava così implacabilmente e dava voce a pensieri che per tanti anni il mago aveva rifiutato di lasciare affiorare nella propria mente, pensieri che ancora respingeva perché altrimenti il suo sogno ne sarebbe uscito distrutto.
- Lily aveva ragione: io ero irrimediabilmente attratto dalle Arti Oscure e lei voleva solo che io lasciassi le amicizie sbagliate!
Isabel scoppiò in una risata traboccante di disprezzo:
- Già, perché i suoi amici, invece, quelli sì che erano buoni e giusti! Potter non ti tormentava per il tuo interesse verso le Arti Oscure, ma per il semplice fatto che "esistevi" ed eri amico di Lily. Durante tutti gli anni di scuola non ti ha mai lasciato in pace, spalleggiato da quel bellimbusto rinnegato di Black e protetto dall'autorità complice e prostituita di Lupin, solo perché voleva lei, Lily, e tu, con l'ipersensibilità dell'innamorato, l'avevi intuito subito. Ed alla fine è riuscito a portatela via, perché la tua Lily - lo sprezzo nella voce della maga aveva raggiunto il massimo, - aveva troppo bisogno di sicurezza e normalità mentre tu, invece, eri irrimediabilmente "diverso". Sei sempre stato senza speranze, Severus, destinato alla sconfitta fin dall'inizio! – terminò a voce bassa, colma di amaro sconforto.
Severus strinse i pugni: perché non stava zitta? Perché continuava a sputargli addosso una verità che non voleva ascoltare?
- E tu cosa avresti dovuto fare, secondo lei? – incalzò Isabel, inarrestabile nel suo atto d'accusa contro Lily. – Lasciare i tuoi amici, che ti apprezzavano per quello che eri e che riconoscevano le tue capacità, perché lei ne aveva paura? Avresti dovuto lasciare la tua sicurezza solo perché a lei non piacevano?
Di nuovo la crudele e beffarda risata proruppe dalle labbra della maga:
- Bé, forse Avery e Mulciber usavano anche un po' di Magia Oscura, ma Potter e i suoi compari non facevano certo di meglio appendendoti a testa in giù, solo per umiliarti davanti a tutti, senza che tu li avessi minimamente provocati.
Gli occhi verdi che avrebbero dovuto essere di Lily lampeggiarono irradiando oscuri bagliori di smeraldo che non erano mai stati nello sguardo della donna che aveva amato per tutta la vita.
- Ok, non sarà Magia Oscura, ma è un atto ignobile. Senza contare che Black ha coscientemente cercato di ucciderti mandandoti contro un Lupo Mannaro! Insomma, quella smorfiosa della Evans difendeva gente di questa risma, e poi si lamentava che non riusciva a giustificare l'amicizia con te con quelli della sua Casa: era solo un'insopportabile ipocrita!
Era terribile ascoltare quelle accuse contro la sua Lily, eppure ciò che Isabel stava impetuosamente gridando, animata dalla sua stessa rabbia d'un tempo, era assolutamente vero. Ma come faceva la maga ad avere tutte quelle informazioni sulla sua gioventù? Anche ciò che, come il mortale scherzo di Black, non aveva mai rivelato a nessuno rispettando l'ordine perentorio di Silente?
- Sì, tu giravi con tipi poco raccomandabili, ma non hai mai partecipato alle loro bravate né usato la Magia Oscura; l'unica cosa che Lily poteva rimproverarti era d'essere loro amico ma, del resto, appartenevano alla tua Casa: che s'aspettava mai quella presuntuosa ragazzetta? Lei difendeva i suoi amici e tu i tuoi: eravate pari, no?
- Se avessi saputo amarla abbastanza, quando era ancora viva, avrei fatto ciò che mi chiedeva e non avrei rovinato la mia vita… né la sua! – mormorò Severus con inflessibile rigore.
- Solo perché non hai rinunciato alle tue scelte per lei? Nemmeno lei ha cambiato le sue idee per te, se è solo per questo!
- Ma era lei ad essere nel giusto! – ribatté il mago.
- Questo non cambia minimamente le cose: è evidente che ai tuoi occhi la strada giusta era l'Oscuro Signore ed avevi tutto il diritto di percorrerla!
Severus deglutì amaro. Già, quella strada l'aveva percorsa, fino in fondo, fino alla perdizione della sua anima, e del suo amore.
- Non si era mai insensibilmente accorta del tuo amore e per te, in fondo, amarla da lontano mentre sposava un altro, oppure dietro una maschera d'argento, non faceva poi molta differenza! – concluse Isabel, il dolore della rassegnazione a venarle la voce e a riempirle gli occhi di lacrime, quasi come se quella scelta sbagliata pesasse anche su di lei.
- L'atteggiamento di rifiuto di Lily e dei Malandrini ha concorso a determinare la tua scelta, insieme alla violenza Babbana di tuo padre e alla colpevole cecità di Silente e degli altri professori che hanno consentito la sistematica persecuzione di un ragazzino povero e poco amato, "solo perché esiste"! – esclamò Isabel, il viso di Lily distorto dall'ira e le fiamme dei suoi capelli che frustavano l'aria. – È loro la vera responsabilità della tua scelta, Severus, non tua! Loro ti hanno spinto su quella strada, senza lasciarti altra scelta, perché ti hanno discriminato, umiliato, sottovalutato e rifiutato, tu, giovane mago brillante dalle grandi capacità. Cos'altro potevi fare se non rivolgerti all'Oscuro Signore, l'unico che avrebbe apprezzato le tue qualità?
Severus sospirò profondamente: sì, era caduto in quell'inganno, si era lasciato ammaliare dalle promesse del serpente finendo tra le sue spire, permettendo di avvelenargli l'anima.
- Cercavi solo vendetta e rivalsa, Severus: il tuo orgoglio ti ha spinto a cercare la giusta affermazione del tuo valore, là dove pensavi di poterla trovare.
Invece, aveva solo bruciato la propria anima e trovato la perdizione.
Anche se Isabel stava in tutti i modi cercando di giustificarlo, Severus sapeva che, in realtà, la responsabilità di quella scelta sbagliata era sua, solo sua, e nulla poteva realmente discolparlo. Lo sapeva da sempre, anche prima che Lily morisse, per questo si era atrocemente punito rinunciando a vivere, alla disperata ricerca di un'impossibile redenzione e di un perdono che nessuno poteva dargli.
Scosse il capo e mormorò piano, con cupa e composta amarezza:
- No, solo io sono responsabile della mia scelta, solo io sono colpevole.
La maga rimase a fissarlo, muta ora, gli occhi verdi di Lily pieni di lacrime di dolore. E di amore. No, il mago non poteva sbagliarsi. Era quell'amore, era la comprensione del suo tremendo rimorso che, nella notte, l'avevano spinta a perdonarlo, quando ancora recitava la parte di Lily, a donargli quell'assoluzione di cui aveva un estremo bisogno, ma che non aveva mai osato chiedere a nessuno, perché lui per primo non se ne riteneva degno.
Dopo un silenzio che sembrò eterno, Isabel si riscosse all'improvviso: allungò il braccio e, mentre una lacrima le rigava la gota, gli sfiorò il viso con incredibile dolcezza, le dita tremanti.
- Severus… oh Severus!
Quindi gli voltò bruscamente le spalle, ma il mago sapeva che le nocche stavano scacciando con stizza quella lacrima che ancora una volta era sfuggita al suo imperioso controllo.
Tornò a girarsi e riprese a parlare:
- No, Severus, non sei tu l'unico colpevole! – insistette, una triste amarezza nella voce. - Avevi solo bisogno di un piccolo aiuto, ma nessuno te lo ha dato! Lily a un certo punto è stata sopraffatta dai pregiudizi e colta da dubbi e ripensamenti: è stato quando ha cominciato a confrontare la tua oscura diversità con la fulgida normalità dei Malandrini e l'attraente spavalderia strafottente di Potter. Era tua amica e ti voleva bene, è vero, ma alla fine quel bene era diventato solo compassione: provava pena per te, e poi ha cominciato anche a vergognarsi del piccolo, nero, imbarazzante… Mocciosus!
Il mago la fissò, turbato. Era strano, ma quell'insulto, così a lungo odiato, sulle labbra di Isabel si era ammantato di una sorprendente dolcezza. Forse era stato il sospiro che l'aveva preceduto, o il tono di voce che si era improvvisamente abbassato fino a tremare leggermente, ma in quella parola vibrava tutto lo stesso dolore che il giovane Severus aveva provato ogni volta che gli era stata rivolta.
- E' diventata tua amica e ti ha voluto bene solo perché tu sei stato il primo, e per molto tempo l'unico, a capirla ed apprezzarla nella sua diversità in quanto strega in un mondo di Babbani. Ma già da King's Cross, prima ancora di salire sul treno, hai perso il tuo fascino e sei diventato solo uno dei tanti.
La voce della maga riprese l'implacabile tono accusatorio:
- Col passare degli anni il tuo essere oscuro e talvolta cattivo è diventato un peso troppo ingombrante per Lily, al punto che ha cominciato ad avere difficoltà a giustificare con i suoi amici quello che provava per te, il bambino che le aveva svelato la realtà della magia. Quando ti ha chiuso quella porta in faccia, ha semplicemente scelto di tutelare i suoi personali interessi, si è letteralmente liberata di te, di una persona scomoda, con cui non condivideva più nulla e le cui strade presto avrebbero finito per diventare incompatibili; si è liberata del ragazzo che l'aveva ferita rigettandole addosso l'unica cosa che lei ancora sapeva darti: il suo inutile affetto compassionevole! Ma non era questo che tu volevi, vero Severus?
Il mago resse lo sguardo di Isabel, dove sfida, ira, amore e dolore si rincorrevano vorticosamente dentro le iridi verdi in cui splendevano attraenti bagliori d'oscurità.
No, quell'affetto compassionevole al giovane Severus faceva solo male dentro: lui voleva tutto, corpo, anima e cuore; voleva essere l'unico, in un rapporto esclusivo e totalizzante come il suo amore, quello che dopo oltre vent'anni ancora bruciava impetuoso nel suo cuore.
- Lily ha visto l'oscurità della tua anima, Severus, ha intuito gli abissi di perdizione e solitudine verso cui correvi ed ha avuto paura, così è scappata via. Il vostro ultimo litigio è stato solo una scusa, per lei: non ho visto il suo cuore, quella notte, né la sua anima, non ho visto proprio nulla nella Lily che tu tanto amavi; non ho visto la sua sofferenza per un'amicizia d'infanzia cancellata con un colpo di spugna, ma solo la rabbia di una ragazzina viziata offesa davanti a tutti.
Ancora l'accusa sul volto che sembrava quello di Lily, sputata con forza da quelle labbra, che solo desiderava baciare, con tono sempre più crudelmente ironico:
- Ed infatti, l'antipatia per il bullo della scuola si è fin troppo presto trasformata in amore e si è buttata tra le sue braccia davanti ai tuoi occhi. Certo che se ancora avevi dei dubbi ad inginocchiarti davanti all'Oscuro Signore e a porgergli il tuo braccio, lei ti ha dato una gran bella spinta!
Era solo gelosia, si ripeté il mago aggrappandosi strenuamente a quell'unico pensiero per non annegare nel mare delle perfide cattiverie che Isabel continuava a lanciare su Lily: sì, era solo la gelosia di una donna innamorata e delusa, nient'altro. Quelle erano solo bugie… bugie… bugie che facevano tremendamente male e penetravano in profondità nel suo animo ad incontrare quegli stessi pensieri che spesso l'avevano tormentato ma che aveva sempre rifiutato, respingendoli indietro, in fondo, lontano da sé e dal suo purissimo amore.
- Lily non poteva scegliere me. – disse con penoso sforzo richiamando alla mente tutte le giustificazioni che negli le aveva trovato a discolpa. – Ha continuato a volermi bene anche se a causa del mio comportamento non poteva più stimarmi né avere fiducia in me: io ormai ero passato dall'altra parte e avevo abbracciato idee opposte alle sue, che lei proprio non poteva condividere. Ma era lei nel giusto, io ho sbagliato, io l'ho tradita, fin da allora!
- Se Lily fosse stata veramente tua amica e ti avesse voluto bene, non ti avrebbe piantato in asso sbattendoti in faccia quella porta, ma avrebbe fatto di tutto per farti cambiare idea, tanto più se era convinta che stessi compiendo una scelta sciagurata. – ribatté Isabel quasi ringhiando, come una tigre che difende il suo cucciolo. - Se ti avesse amato non si sarebbe disinteressata di un ragazzo che stava per bruciare la propria anima solo per buttarsi tra le braccia del bel Potter dalla faccia pulita, abbandonandoti tragicamente a te stesso; avrebbe continuato a rimanerti vicino, a sostenerti e alla fine sarebbe riuscita a convincerti, perché tu l'amavi, e sono certa che lo sapesse benissimo, e avresti fatto qualsiasi cosa per lei!
Severus chinò il capo: già, ma Lily non lo amava, non lo aveva mai amato. C'era stato un tempo in cui aveva addirittura sperato che Lily lo avesse fatto per il suo bene, pensando che rompendo in quel modo definitivo lui avrebbe capito e sarebbe tornato indietro.
Ma non era così, quella era stata solo una delle sue tante illusioni!
Già, aveva passato l'intera vita a cullarsi in quelle illusioni che ora Isabel, col volto, gli occhi e i capelli di Lily, stava distruggendo una dopo l'altra con inarrestabile durezza.
Il piccolo Severus, ancora solo un bambino, aveva trovato in Lily un'amica meravigliosa; l'aveva scelta, alla faccia d'ogni possibile idea razzista, aveva eletto lei, figlia di Babbani, a sua amica, e aveva solo sognato di condividere con lei la bellezza della magia mentre nel suo cuore, insospettato e sconosciuto, nasceva un puro sentimento d'amore. Ma molto presto, appena arrivata a Hogwarts, la sua amica aveva cominciato a vedere in lui qualcosa di sbagliato e aveva cominciato a guardarlo come una Serpe, proprio come tutti i Grifo vedevano gli appartenenti alla sua Casa. Il giovane Severus aveva capito molto presto che Lily vedeva i Grifondoro, tutti, come migliori di lui; aveva cercato in ogni modo di dimostrarle che coloro che si burlavano di lui e lo umiliavano non erano poi così perfetti come lei credeva, addirittura fino a cadere nella trappola che Black gli aveva teso, proprio come uno stupido, reso folle dall'amore. Ma tutto gli si era rivoltato contro e quando aveva creduto d'aver raggiunto il suo obiettivo, non solo aveva rischiato di morire, ma Silente l'aveva costretto a tacere la sua scoperta e così, invece di screditare Potter, era solo riuscito a farlo apparire come un eroe agli occhi di Lily. Era letteralmente impazzito di rabbia nel vedere che loro continuavano imperterriti a violare le regole della scuola, ma erano amati, benvoluti ed apprezzati mentre lui…
Le parole di Isabel interruppero di nuovo i suoi pensieri.
- Non credo che tu fossi irrecuperabile, Severus. – riprese la maga con mestizia. – Se Lily avesse scelto te, invece di Potter, e ancora non riesco a capire cosa ci abbia trovato in quel ragazzino viziato, - proseguì con tono improvvisamente alterato, - se fosse diventata la tua ragazza, sono certa che le cose sarebbero andate ben diversamente. Prima o poi qualche Serpeverde l'avrebbe offesa o avrebbe cercato di prendersela con lei, una Sanguemarcio, ma tu non lo avresti mai permesso e ti saresti schierato dalla sua parte, con questo rinnegando apertamente tutti gli ideali dei Mangiamorte, sfidandoli a prezzo della tua stessa vita!
Severus trasalì: era esattamente quello che aveva fatto quando Voldemort aveva minacciato di ucciderla.
- No, non negarlo! – esclamò Isabel fraintendendo il suo sussulto. – L'avresti fatto! Tu l'hai fatto!
Negli occhi della maga ardevano fiamme di un oscuro splendore smeraldino, così diverse dalla chiara e rassicurante tonalità delle iridi di Lily.
- Tu hai addirittura tradito il tuo Signore per salvarle la vita! – gridò.
Il mago trasalì di nuovo, in modo ancora più evidente, gli occhi neri incatenati allo sguardo infuocato di Isabel, che certo non era più quello di Lily: come faceva a sapere ciò che tutti ignoravano? Il suo segreto era morto con Silente e solo il figlio di Lily poteva scoprirlo se avesse visto i suoi ricordi. Ma lei, lei come diavolo faceva a saperlo?
Era un'accusa quella che gli aveva lanciato? Oppure un riconoscimento?
- Ma lei, lei, cos'ha mai fatto per te, Lily? Oltre a permettersi l'insolenza di chiamarti Sev… Come ha osato storpiare il tuo bellissimo nome?
La maga s'interruppe un istante, quasi a riprendere fiato, poi sussurrò, con aria sognante:
- Severus…
Le dure sillabe del suo nome risuonarono nell'aria ricolme d'infinita dolcezza, e il mago rabbrividì, suo malgrado; nessuno, neppure Lily aveva mai pronunciato in quel modo il suo nome, con quell'enfasi carica di desiderio… e amore!
- Eri solo un ragazzino troppo sensibile, Severus, d'animo delicato nonostante l'onnipresente sarcasmo, tua sola difesa contro il mondo, – mormorò teneramente, - ma è stato proprio il mondo ad uccidere la tua dolcezza e a farti diventare velenoso e maligno! Ma io amo il mio fiero, nobile, indomabile, coraggioso, appassionato, tormentato, intelligente e ironico Principe Mezzosangue!
Il mago non riusciva più a comprendere cosa stesse accadendo: Isabel si stava dimostrando del tutto imprevedibile.
- Io stravedo per il tuo sottile e tagliente senso dell'umorismo. – gli disse sorridendo. - Amo perfino i tuoi difetti, la tua insolenza, la tua arroganza. Sai essere incantevolmente arrogante, Severus, deliziosamente perfido…
Isabel gli sorrideva, sognante, il viso di Lily più bello di quanto mai gli fosse sembrato. Si ritrovò inopinatamente a desiderare di stringerla tra le braccia.
- E ti trovo anche bello, bellissimo, sebbene certo non di una bellezza convenzionale. - continuò languida Isabel, carezzandogli una guancia con la punta delle dita e arrivando a sfiorargli appena le labbra facendolo di nuovo rabbrividire di un piacere che solo quella notte aveva scoperto, per la prima volta, proprio con lei.
- Una bellezza profondamente elegante, sensuale ed ipnotica, tenebrosamente affascinante…
Isabel si ritrasse di scatto, come un serpente, la gelosia di nuovo sul volto:
- Ma Lily non ti amava, non ha neppure mai visto queste tue qualità; aveva solo paura della tua oscurità, così si è rifugiata tra le braccia del cavaliere dalla fulgida armatura.
La voce era di nuovo acuta, quasi stridula, e aveva perso tutta la sensuale dolcezza di cui era stata intrisa fino a un attimo prima:
- Perché per amarti, soprattutto per una come Lily, bella, intelligente e ben integrata, ci voleva troppo coraggio, quello che lei non ha mai avuto. Occorreva avere molto coraggio per sfidare l'Oscurità e andarsi a ripigliare un ragazzo che, ormai, era più da quel lato, quello sbagliato, che non di qua, da quello facile! – accusò con durezza. - Occorreva avere il coraggio di sfidare i benpensanti e tutte le regole del mondo dei buoni e dei giusti per andare a scegliersi il reietto e l'escluso, quello che si meritava d'essere reietto ed escluso solo perché era brutto, povero, mal vestito e si interessava alle Arti Oscure!
La voce della maga traboccava di sdegnato sarcasmo e sembrava non riuscire più a frenarsi:
- Occorreva avere il coraggio di scegliere il Cavaliere Nero, e rinunciare a quello dalla bianca e lucente armatura, quello cui tutti plaudevano, il rampollo di buona famiglia, bello e ben vestito, fin troppo amato dai genitori, mai trascurato, mai picchiato e lasciato a piangere da solo in un angolo, l'acclamato eroe del Quidditch...
Severus la fissava sbalordito, incapace di interrompere quell'accorato flusso di parole, il cui tono era di nuovo repentinamente cambiato, modulato ora su un'amara malinconia:
- Occorreva avere il coraggio di ricordarsi della felicità che brillava negli occhi del piccolo Severus, in quel boschetto, quando le parlava del loro futuro di maghi, l'orgoglio nelle sue parole a renderlo "grande" nonostante i vestiti spaiati…
Severus tremò: Isabel non poteva, non poteva sapere nulla del boschetto e delle sue parole. Com'era mai possibile…
- O forse occorreva solo un amore che per Lily non era ancora nato e che tu, con il tuo comportamento, da lei giudicato sbagliato e inaccettabile, hai impedito che nascesse...
Di nuovo, gli occhi di Isabel abbandonarono la conosciuta tonalità di quelli di Lily e assunsero cupi bagliori di smeraldo, come se l'oscura luminosità del bosco si rispecchiasse nelle sue iridi:
- Ebbene… io quel coraggio l'avrei avuto, Severus, io quel coraggio l'ho avuto, - esclamò con orgoglio, ma anche con uno strano tremito nella voce, - quando ho impedito che tu morissi!
Severus era senza parole: non riusciva a capire cosa stesse accadendo, come potesse quella donna sapere così tante cose di lui che nessun altro sapeva; l'unica cosa di cui era certo era che Isabel era profondamente innamorata di lui, da quando era solo una ragazza, e che l'aveva amato per tutta la vita, proprio come lui aveva perdutamente amato Lily. La maga aveva cercato in tutti i modi di distruggere il suo sogno d'amore… solo perché lo amava!
- Severus…
Il mago percepì di nuovo una dolcezza struggente e profonda nella voce della maga:
- Severus, tu hai amato per tutta la vita una Lily idealizzata, non una donna vera, ma quella che hai celato nel tuo cuore, quella di cui hai voluto vedere gli occhi in punto di morte…
La voce si spezzò per un istante in un tremulo sospiro, poi riprese, sommessa:
- Hai amato un sogno, il tuo meraviglioso sogno d'amore, non una donna in carne ed ossa, quella che ha sposato il tuo peggior nemico ed è diventata la madre del figlio che avresti voluto fosse tuo! Hai continuato ad amare quella bimba gentile che ti faceva arrossire solo pronunciando il tuo nome.
Il mago tremò.
- Solo quella bimba poteva sopravvivere nel tuo cuore, anche oltre la morte, non certo la madre di un figlio non tuo, né tanto meno la moglie del tuo rivale. Solo così hai potuto portar via un pezzo di lettera scritta per un altro e fingere che quell'affetto fosse rivolto a te!
Severus chiuse gli occhi, distrutto: nessuno, nessuno sapeva di quel suo patetico gesto!
Isabel allungò una mano e gli carezzò ancora la guancia, piano, delicata:
- Oh Severus, solo tu, nella tua assurda ingenuità, potevi sperare che i rapporti tra voi sarebbero rimasti per sempre quelli dell'altalena! Tu l'hai trasformata in una cerva d'argento che evocavi la notte… solo per invocarne il nome piangendo!
Il mago si morse le labbra: anche gli occhi di Isabel erano colmi di lacrime!
Sì, la maga ancora una volta aveva ragione. Il ricordo di Lily si era cristallizzato nell'argentea cerva solo perché era morta, per colpa sua. Non aveva saputo amarla da viva, quindi lo aveva fatto quando non c'era stata più.
- Ami una donna che non potrà mai deluderti, Severus, ma lo fai con un tale atroce rimorso nel cuore che, comunque, non esistono più difetti o imperfezioni, in lei, che potresti mai rimproverarle: tu ami un'idea, un ricordo, un sogno!
Isabel scosse il capo e sospirò:
- Lily è l'Angelo indifferente che ha illuminato la tua strada, incrociata quasi per caso, è il punto luminoso di tutta la tua vita. È la Bellezza, è la Purezza, il Riscatto e la Redenzione prima ancora di aver peccato. È tutto ciò che hai desiderato fin da bimbo, ciò che volevi da uomo è la purezza perduta, l'anima integra cui aneli per poter amare prima di tutto te stesso!
La maga sembrava aver difficoltà a parlare, ora, la voce sopraffatta dalla commozione:
- Hai amato un sogno di nome Lily, non la ragazza che ti ha sbattuto la porta in faccia. Hai continuato ad amare il tuo sogno, restando nel tuo mondo di tenebra, mentre lei ti ha dimenticato senza fatica convolando a nozze con il "buono e giusto" Potter. Punto. Fine della favola. Il Rospo è rimasto tale e non è mai diventato Principe perché la Principessa ha baciato un altro.
Le parole di Isabel cadevano come macigni su di lui, devastandolo e mettendolo di fronte alla cruda realtà.
- Un amore ideale, alimentato dal rimorso, un amore divino!
La maga lottava con le lacrime, cercando di non lasciarsi sopraffare, ma la mano pendeva inerte, senza più cercare di cancellare con le nocche stizzite la liquida traccia del suo intenso dolore:
- Una dedizione assoluta, incondizionata in quel tuo lasciarla libera di andare tra le braccia di un altro; uno straziante amore unilaterale, una devozione totale ed esclusiva, che va al di là del sesso e del buon senso. L'unica donna che hai amato e cui sei restato fedele per tutta la vita, fino a stanotte!
I loro sguardi si incontrarono: scintille nere e bagliori verdi. Severus strinse i pugni mentre un amaro sorriso di sconfitta si adagiava sulle labbra di Isabel, le lacrime che le scorrevano ormai libere e inarrestabili sulle gote:
- Sì, lo so, questa notte hai amato lei… non me! L'ultima notte di sogno, prima di affrontare la penosa realtà.
- Basta… basta… basta…
Il mago non avrebbe mai creduto d'essere capace di implorare.
- Hai rinunciato a vivere, per il rimorso d'averla uccisa. Hai scelto una vita di totale solitudine solo per soffrire ed espiare fino in fondo le tue colpe: non solo hai rinunciato al futuro, ma hai distrutto anche il tuo presente per vivere solo in un passato che non è mai esistito. Soffri e vuoi soffrire perché solo il dolore ti fa sentire ancora vivo!
- Basta… ti prego…
- Il dolore è l'unica cosa che ti è rimasta, ormai…
Severus socchiuse gli occhi.
La sua sofferenza era più che abbastanza: non voleva vedere anche quella che, con le lacrime, inondava il viso di una Lily che non era mai esistita se non nei suoi sogni.
- È vero, – mormorò il mago con voce spezzata, - con tutte le mie forze ho voluto rimanere aggrappato ad un sogno ormai morto perché non ritenevo di meritare più nulla nella vita. Ho scelto il gelo della solitudine, dopo aver provato l'oscurità dell'errore, perché non avevo più il diritto di vivere e di essere felice dopo che Lily era morta per causa mia!
- Io sono Lily, io incarno il tuo sogno! – gridò Isabel, l'isteria nella voce, - ama me, allora!
Severus scosse mesto il capo:
- Il mio sogno è definitivamente morto, oggi, ed io non posso più amare una morta, né la sua viva finzione. – rispose in un mesto sussurro implorante. – Per favore, ti prego, non ce la faccio più: torna ad assumere le tue vere sembianze.
Isabel lo fissò a lungo con intensità, immobile, senza parlare, senza respirare.
Poi un sospiro uscì dalle sue labbra, quasi un gemito strozzato. Schioccò le dita con ira e la bacchetta del mago comparve nella sua mano solo per essere scagliata malamente tra i suoi piedi.
Fu un lampo accecante: le fiamme dei capelli di Lily furono inghiottite da intricate lingue di tenebre e la verde luminosità dei suoi occhi annegò nell'oscurità.
Un istante dopo la maga gli aveva già girato le spalle e Severus aveva solo avuto il tempo di intravvedere a mala pena il fasciante abito evidenziare le sensuali forme di Isabel ed esaltare, con quella sua sgargiante tonalità di rosso, lo spiccato contrasto con la cascata di lunghi e morbidi riccioli neri che le ricadevano sulla schiena nuda in disordinata libertà, carezzandole la pelle abbronzata.
- Aspetta!
Aveva gridato ed allungato la mano quasi in quel modo potesse realmente fermarla. La maga si era bloccata di colpo e poi si era girata lentamente restando a fissarlo, in attesa.
Svanita la verde soavità incantata di Lily, erano le scintille nere degli occhi di Isabel, intensamente luminose nella loro profonda oscurità, a incrociare ora con sfida le tenebrose iridi del mago.
Per un attimo ne rimase affascinato, incapace di distogliere lo sguardo da quel notturno bagliore che sfolgorava in un viso sconosciuto. Poi riprese il controllo di sé e si apprestò a porre quella domanda essenziale da cui tutto dipendeva. Sollevò la manica e le mostrò l'avambraccio sinistro:
- Il Marchio è quasi svanito. Cos'è accaduto la notte in cui non sono morto?
Gli occhi di Isabel sfavillarono pericolosamente mentre tornava ad avvicinarsi:
- Mentre io ti strappavo alla morte con la mia potente magia e lasciavo un finto cadavere al posto del tuo corpo, il figlio di Lily ha vinto, ha distrutto il Signore Oscuro, magari proprio grazie ai ricordi che gli ha dato, solo tu puoi saperlo.
Ogni volta che udiva il nome di Lily una lama di fuoco penetrava nel suo cuore e lo straziava con atroce crudeltà, e Isabel sembrava fare apposta a ripeterlo continuamente, ben sapendo il suo tormento, quasi godesse del suo dolore e volesse vendicarsi.
- Il figlio di Lily li ha visti, i tuoi ricordi, quelli che avevi gelosamente conservato nel cuore per tutti questi anni, così ora tutti sanno del tuo grande amore segreto: ci ha pensato lui, il figlio della tua adorata Lily, a raccontarlo ai quattro venti, persino all'Oscuro Signore, che ha riso di te e del tuo perduto amore, durante lo scontro finale. Potter gli ha sbattuto in faccia che lo hai sempre ingannato, che gli hai mentito, che per tutti questi anni sei sempre e solo stato fedele ad Albus Silente. Il mondo magico sa tutta la verità su di te, adesso: puoi tornare da loro, se vuoi, e ti accoglieranno come un eroe!
- Tutti mi credono morto!
Le parole gli erano uscite di bocca con astio, senza che lo volesse.
- Pensi veramente che sarebbe quello il problema? – lo provocò la maga, quasi ridendo, prima che la sua immagine svanisse in una cascata di scintille.
1 Ok, la traduzione è mia: non sarà letterale, ma secondo me esprime molto meglio ciò che realmente è accaduto alla fine del 32° capitolo del 7° libro "Harry Potter e i doni della morte".
2 Il significato del rosso (vita) contrapposto al nero (morte) è stato aggiunto a seguito dei commenti di Monica (Kijoka).
3 Questo capitolo è dedicato alla mia dolce Monica e il suo titolo è stato pensato proprio per lei, così come molti dei brani inseriti e relativi ai sogni.
4 Frase detta da Silente a Piton quando il mago gli ha chiesto di salvare Lily da Voldemort (Harry Potter e i doni della morte - cap. 33)
5 NOTA BENE - In questo capitolo Isabel rovescerà molte accuse su Lily. A scanso di equivoci preciso che le parole di Isabel non rispecchiano le mie idee poiché io non ritengo Lily colpevole di tutto ciò di cui è accusata. Quelle accuse rappresentano solo il soggettivo pensiero di Isabel, del tutto sganciato dal mio, e, in effetti, ai fini della storia non ha alcuna importanza che quelle accuse siano corrette o meno, sostanziate da prove o solo da mere supposizioni, né che incontrino o no l'approvazione del lettore: questo non è un processo a Lily e ciò che realmente importa è solo la reazione (verbale, gestuale e introspettiva) di Severus, unico punto sul quale vi chiedo di concentrarvi.
L'ispirazione per le accuse da rivolgere a Lily l'ho tratta dalle discussioni esistenti nella sezione "Severus, Lily & i Malandrini" ( ?f=6011684) che potete trovare sul Severus Piton Forum ( ).
6 Il termine inglese è Mudblood (dato dall'unione delle parole fango/melma e sangue) mentre quello usato nella traduzione italiana è "mezzosangue", inteso come insulto rivolto ai maghi con genitori entrambi Babbani (i "nati Babbani", in inglese "Muggle born"). Alla luce del 7° libro, il termine "mezzosangue" è sbagliato poiché è confondibile con quello analogo (in inglese Halfblood) utilizzato per indicare i maghi nati dall'unione di un mago/a con un Babbano/a, ad esempio proprio Severus Piton. Per evitare l'incongruenza che un Mezzosangue come Piton utilizzi il termine "mezzosangue" per insultare Lily, nata da Babbani, ho preferito modificare la traduzione italiana nel più appropriato "sanguemarcio"
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