1-IL PASSO DELLA MORTE
-Merda! Merda! Merda- le imprecazioni erano chiare nella testa, rapide e ossessive quanto preghiere. La pulsazione familiare del panico cieco rendeva il mondo galleggiante e vago, privo di suono. Tutto l'universo di Anne era ora quella fessura strozzata orizzontale di lucore giallastro in cui si sollevavano spirali di polvere, tornado del suo stesso fiato.- Non ha motivo di guardare qua sotto... non ha motivo- si ripeteva, stringendo gli occhi. Certo, a meno che lei non gliene avesse dato uno, col suo rantolare di topo in trappola. Una inspirazione più fonda e poi l'apnea. Silenzioso, grande e surreale come un elefante di Dalì, un piede calzato in un una elegante scarpa nera di cuoio lucido fece il suo lento passo sul parquet, a pochi centimetri dal naso di Anne. La donna deglutì mentre la musica distante copriva quello e altri suoni infinitesimali della stanza minacciata alle finestre da refoli di vento. Anne non era una persona d'azione e in quel momento metà del suo essere avrebbe regalato anni della sua vita per potersi teletrasportare al sicuro della sua casa. Magari con una tazza di caffè fumante e il gatto sulle ginocchia. L'altra metà era troppo occupata a rimproverarla della sua enorme idiozia, fustigandola ferocemente. Come aveva potuto mettersi in quella situazione? Non era pronta. Non era addestrata. Nella sua mente si rincorrevano disordinate, inafferrabili e inutili, nozioni vaghe sulle tecniche di autocontrollo e gestione dell'emergenza: quegli stupidi corsi di aggiornamento che aveva seguito, per poi restarne abbastanza delusa.L'uomo doveva aver fatto non più di un paio di passi superando il divano d'epoca che nascondeva Anne sotto le sue gambe alte. La sua voce risuonò vicina, chiara e calma come quella sintetica di un automa.
" Vieni fuori". L'ordine suonò talmente serenamente perentorio che Anne seppe d'istinto che la cosa più saggia da fare sarebbe stata ubbidire e l'avrebbe fatto... se le sue membra non fossero state inchiodate alle lamine di legno sotto di lei, infisse coi ferri invisibili del terrore. "E va bene!" la sorprese un'altra voce maschile, più squillante e agitata. Nell'ambiente buio, foderato di stoffe soffocanti, fu udibile l'ansito di fatica e paura di un uomo corpulento che si sollevava da un nascondiglio molto simile a quello di Anne. "Parla" ordinò ancora la prima voce e, dopo un secondo in cui il proprietario sembrò leggere esitazione nel volto e nel silenzio dell'interlocutore, "Non farmi ricorrere a metodi più convincenti" fu la tranquilla minaccia. L'interrogato deglutì. " Il Pazzo. É stato lui. Quel porco..." la voce si spezzò e riprese nel tono dell'implorazione " é stata tutta una sua idea, io non ti avrei mai bruciato.. No!" concluse stridulo. Poi fu come se qualcuno sbattesse violentemente un cassetto. Anne riconobbe il rumore dello sparo attraverso il silenziatore. Lontane risate e musica da sala stridenti e inopportune cantarono il requiem all'uomo che salutava il mondo con un tonfo sul pavimento. Sotto il velluto vittoriano del suo nascondiglio Anne contrasse le palpebre già chiuse e si dominò prima di sbirciare nuovamente. Lenta ed imperturbabile la scarpa fece di nuovo la sua comparsa seguita dalla sua gemella e diretta stavolta verso la porta, unica fonte di luce calda e assente. Quanto poteva calzare? 44-46? Si chiese una piccola parte calcolatrice e razionale della mente di Anne nel tentativo di stimare l'altezza dell'uomo. Nel silenzio di pochi attimi non più una traccia di lui tra l'aria ferma. Anne respirò finalmente con la piena capacità dei suoi polmoni, il sollievo si espanse nello spazio attorno a lei con al centro il peso cupo di una consapevolezza crescente: stava in una stanza con un cadavere.
Non aveva idea di quanto le sue mani fossero preda di un tremore leggero ma profondo finché non si diede l'impegno di maneggiare il telefono. Lo schermo si ravvivò: suoneria e vibrazione erano entrambe settate su on. Fantastico. Anne perse un altro battito pensando al rischio scampato di essere tradita dal suo congegno mentre additava i tasti virtuali. " Pronto, polizia? Anne Feiner qui...si vorrei parlare col commissario se é in ufficio"
