Capitolo 1 Il Nuovo Insegnante di Difesa contro le Arti Oscure

Nonostante Sara fosse di origine britannica, i suoi genitori, che lavoravano al Ministero della Magia nell'ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, erano stati trasferiti per lavoro nella Germania del Nord. Sara aveva trascorso l'infanzia in Inghilterra, nel Surrey, ma ad undici anni era giunto il momento di trasferirsi. La ragazza aveva studiato fino a sedici anni a Durmstrang, si era fatta degli amici ed era diventata popolare, con brillanti voti a scuola, ma proprio a quel punto il datore di lavoro dei suoi genitori li aveva trasferiti di nuovo in Inghilterra, di nuovo nel Surrey.

Sara era una ragazza aperta ed estroversa, sempre molto allegra, ma quel trasferimento così improvviso l'aveva turbata. Le sarebbero mancati i suoi amici, lo sapeva. Ma era anche curiosa: alcuni suoi amici più grandi, che avevano partecipato al Torneo Tremaghi due anni prima, le avevano raccontato che Hogwarts era meravigliosa, e lei era impaziente di vederla. Per di più, non era comune conoscere la locazione di ben due scuole di magia, poiché si tende sempre a mantenere il segreto. Lei sarebbe stata una delle poche a conoscere sia i segreti di Durmstrang che quelli di Hogwarts.

Il primo settembre, Sara prese il treno dalla stazione di King's Cross, attraversando il muro con il suo carrello. Era arrivata cinque minuti in anticipo, così ebbe il tempo di trasportare i suoi bagagli all'interno del treno e cercare uno scompartimento libero. Appena ebbe preso posto, si voltò verso il finestrino, e osservò con la coda dell'occhio i vari studenti salutare i familiari e salire sul treno con i relativi bagagli. I suoi genitori non erano potuti venire: erano occupati al lavoro, quel giorno.

Sara si sentì un po' sola: tutti sul treno sembravano conoscersi, o almeno avevano con loro qualche animaletto che gli tenesse compagnia. Il suo gatto, Bubble, era morto l'estate prima, affogato nello stagno del giardino. Per Sara era stata una tragedia: le faceva compagnia da dieci anni. Era stato difficile riprendere la vita senza di lui, le mancava molto. Però almeno quando stava in Germania aveva i suoi amici ad aiutarla: Betty, Stacey, Paul e Croc... la sua vecchia compagnia, il gruppo con il quale in genere usciva. A Durmstrang, con un permesso speciale ottenuto dal terzo anno, si poteva visitare la vicina cittadina di Blackhole, ed era lì che di solito si incontrava con i suoi amici. Era fantastica, ma aveva saputo che c'era un paesino grazioso anche vicino ad Hogwarts: l'affascinante, pittoresca Hogsmeade. Sara era impaziente di vederla, così come era impaziente di conoscere o almeno vedere da lontano il famoso Harry Potter. Tutti ne parlavano, aveva fatto cose straordinarie in ogni suo anno ad Hogwarts, ed era anche uno degli studenti più brillanti. Sara cominciò a preoccuparsi per i propri voti: erano sempre stati ottimi, e si domandava se il cambio di scuola ed insegnanti avrebbe cambiato le cose. Sperò di no.

Le case di Durmstrang erano diverse da quelle di Hogwarts. Anzi, Durmstrang non ne aveva proprio, di case: ogni tanto gli studenti venivano divisi in gruppi, ma solo occasionalmente, per il resto la divisione maggiore era quella per classi. Invece a Hogwarts c'era una cosa molto più affascinante, chiamata Smistamento: indossavi un Cappello Parlante all'inizio dell'anno e quello ti leggeva nel cuore qual era la casa più adatta per te, e lì venivi posto. Sara, essendo entrata ad Hogwarts in circostanze speciali, aveva fatto lo Smistamento per corrispondenza, un procedimento che, secondo ciò che aveva detto il saggio preside Silente, non succedeva da mezzo secolo: semplicemente, un giorno le era arrivata una lettera che le diceva che era divenuta una Grifondoro. Sara ne era felicissima; Grifondoro era la casa di Harry Potter il quale, avendo anche la sua stessa età, sarebbe stato in classe con lei. Sarebbe stato impossibile, nei due anni che avrebbe trascorso ad Hogwarts, non rivolgergli la parola almeno una volta.

Il treno si mosse, il viaggio cominciò. Ben presto il paesaggio che scorreva dal finestrino non fu più quello della stazione di King's Cross, ma la splendida, verde campagna inglese. Sara appoggiò la testa al finestrino, domandandosi quanto sarebbe durato il viaggio. In Germania bastavano tre quarti d'ora per arrivare a Durmstrang, ma aveva sentito dire che invece per arrivare ad Hogwarts occorrevano diverse ore. Sbuffò e chiuse gli occhi. Detestava i viaggi lunghi, per di più quando era così stanca. Si era dovuta svegliare alle dieci, il che non era certo un'ora tarda, ma paragonata all'ozio estivo, era comunque una levataccia.

Ricomincia la scuola, dovrai farci l'abitudine a svegliarti presto, mia cara, si disse. Tuttavia, con la fronte appoggiata al finestrino vibrante, le palpebre le diventarono pesanti. Stava per cadere in un sonno di piombo, quando la porta dello scompartimento si aprì con un rumore secco e Sara aprì gli occhi e voltò la testa.

Sulla soglia c'era un uomo, e questa fu la prima cosa a soprenderla. Non credeva che l'Espresso di Hogwarts ospitasse qualche adulto, a parte il macchinista. Almeno, l'Espresso di Durmstrang trasportava esclusivamente studenti.

L'uomo indossava una lunga cappa nera, foderata di rosso sangue. Aveva lunghi capelli biondo platino, e due occhi azzurri estremamente glaciali. Le sue mani erano coperte da guanti neri e teneva un lungo bastone nella destra, il cui pomolo era una testa di serpente argentata con smeraldi al posto degli occhi. La prima impressione che Sara ebbe di lui fu quella di un uomo ricco, potente e... malvagio. Non sembrava affatto una brava persona, anzi. Era quel genere di uomo pronto a tutto pur di ottenere ciò a cui mirava. Quel genere di uomo che nessuno vorrebbe mai incontrare sulla propria strada...

Tuttavia, Sara era una ragazza educata, e non si fece prendere dall'improvviso timore per lui. Anzi, gli sorrise cordialmente e gli disse:

«Buongiorno, signore. Ha bisogno di qualcosa?»

Un angolo della bocca dell'uomo si piegò in un ghigno ben poco rassicurante, che fece correre i brividi su per la schiena di Sara.

«Stavo cercando uno scompartimento libero. Immagino non le dispiaccia che mi sieda qui» disse quello, avanzando senza aspettare una sua risposta e sedendosi nel posto libero di fronte a lei.

La sua voce era come Sara se l'era immaginata: glaciale, pungente, in perfetta armonia con i suoi occhi di ghiaccio. Tuttavia, osservandolo, Sara dovette ammettere che aveva un certo fascino. Sì, con quell'aria da cattivo era sicuramente attraente, senza contare che era proprio un bell'uomo. Ma non smise di farle paura.

«Si accomodi pure» mormorò, anche se ormai il suo consenso era superfluo e suonò davvero stupido dal momento che lui era già seduto.

Pensando che fosse giunto il momento per le presentazioni, Sara gli porse la sua mano e balbettò:

«Uh... io... mi chiamo Sara Haliday»

I suoi occhi si posarono su di lei e si fissarono nei suoi con uno sguardo bramoso che le fece di nuovo correre i brividi su per la spina dorsale. L'uomo porse la mano guantata e si presentò:

«Lucius Malfoy»

Sara strinse la sua mano per un tempo interminabile. Lui continuava a guardarla negli occhi in un modo che a lei non piaceva per niente, e intanto la presa delle sue dita si faceva sempre più forte. Ad un tratto lei diede uno strattone e ritirò la mano, quasi spaventata. Lo vide ghignare con la coda dell'occhio.

Quest'uomo non mi convince affatto, si disse, impaurita.

E poi, il nome Malfoy le aveva richiamato qualcosa alla memoria. Che Lucius Malfoy lavorasse al Ministero? Che avesse avuto qualcosa a che fare con i suoi genitori?

«Ho già sentito il suo nome» disse, senza riuscire a tenere a freno la sua curiosità «Per caso lavora al Ministero?»

«Un tempo avevo dei contatti» rispose lui, con un tono quasi annoiato «Ma ho avuto dei... ehm... problemi lo scorso anno e ormai mi tengo lontano da lì» diede in un piccolo sbuffo ironico «E comunque non ne ho certo bisogno»

Sara si domandò che genere di problemi avesse potuto avere un uomo così composto e potente. Decise di non indagare, ma gli chiese:

«Posso chiederle perché sta andando ad Hogwarts?»

Lui tornò a guardarla ed alzò un sopracciglio: «Non è evidente?»

Sara si morse il labbro inferiore ed alzò le spalle: «Cosa?»

Lucius sospirò spazientito e guardò fuori dal finestrino: «Ho ottenuto la cattedra che l'anno scorso era di Dolores Umbridge»

«Io ero a Durmstrang l'anno scorso» replicò Sara «Cosa insegnava questa Umbridge?»

«Non è di Hogwarts, miss Haliday?» la voce di Lucius si era fatta sgradevole, il suo tono molto meno rispettoso.

«Sono originaria inglese, ma ho vissuto gli ultimi cinque anni in Germania» rispose lei, turbata dal suo cambio di atteggiamento.

«Mi domando se c'è possibilità che io conosca i suoi genitori» disse Lucius in tono vago, alzando un sopracciglio.

Sara alzò le spalle: «Me lo domando anch'io. Lavorano entrambi nell'ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, al Ministero»

«Haliday, ha detto? Credo si averli sentiti nominare» rispose Lucius con scarso interesse «Maghi purosangue, immagino, mmm?»

Sara lo guardò stringendo gli occhi. Non le era mai piaciuta la discriminazione razziale del sangue dei maghi. Un mago era un mago, sia Purosangue che Mezzosangue. Quest'uomo cominciava davvero ad irritarla...

«Sì, siamo un'antica famiglia di Purosangue» ribattè, il tono leggermente più acido «Altrimenti immagino che avrebbe cambiato scompartimento...?»

«Immagino di sì» rispose lui senza la minima esitazione «Finalmente, da quest'anno in poi potrò trattare a modo mio i Mezzosangue che studiano ad Hogwarts»

Sara lo guardò disgustata, senza riuscire a credere alle proprie orecchie.

«E che cosa glielo fa credere?»

Gli angoli della bocca di Lucius si piegarono in un ghigno sinistro. Sara rabbrividì impercettibilmente.

«Sono l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure» rispose, gli occhi scintillanti «Il che significa che sarò anche un suo professore, miss Haliday»

«Difesa?» domandò Sara, sbalordita «A Durmstrang avevamo "Arti Oscure"... non so nulla di difesa»

«E' una delle materie più importanti del programma» disse Lucius in tono freddo. I suoi occhi vagarono deliberatamente sul corpo di lei, prima che dicesse: «Forse... è il caso che le dia qualche lezioncina privata, miss Haliday?»

Sara rabbrividì di nuovo. Come diavolo si permetteva?

«Credo... che riuscirò a recuperare da sola, grazie, signor Malfoy» replicò lei, distogliendo lo sguardo.

Lucius ghignò di nuovo mentre tornava a guardare fuori dal finestrino. Sara avrebbe giurato che, tra sé e sé, lui avesse sussurrato:

«Vedremo»