DISCLAIMER: I caratteri, i luoghi e le cose citate in questa storia non sono miei, ma appartengono a J.K. Rowling ed alle varie case editrici cui i vari diritti sono stati ceduti.
Non c'è da parte mia nessun intento di recar danno.


Due Minuti davanti al Fuoco

Lui non la guardava, guardava invece il fuoco danzare sui ceppi. "Non ci avevo mai pensato… al fatto che mio padre potesse morire, intendo.
Non che lo credessi immortale, ma mi sembrava una cosa così lontana per cui non ero ancora pronto. Mi sembrava scontato che mi avrebbe visto finire Hogwarts, orgoglioso.
Mia madre avrebbe brontolato facendo i confronti con Billy e con Percy… beh, forse proprio con Percy no… ma mio padre no, mio padre sarebbe stato orgoglioso e basta.
Mi immaginavo le discussioni sul mio futuro, la mia indecisione, i suoi consigli… quello scarto tra le nostre percezioni delle cose della vita... Eppure, di tutti i suoi figli credo di essere quello che gli somiglia di più, anche nella non eccezionalità, temo.

Sapevo che avrebbe visto i miei figli.
Ho sempre pensato che avrebbe giocato con loro mostrandogli le prese elettriche. Insomma, credevo che tutto sarebbe stato normale, forse noioso, ma in fondo molto felice".

Lei gli si avvicinò e gli mise la mano sul braccio, "Mi dispiace tanto per quello che è successo" sussurrò.

Lui non si accorse neanche della sua mano "La vita è bugiarda. A volte sembra che ti prometta di tutto, a volte sembra che prometta solo cose banali. Ma poi, quando arriva il momento di mantenerle quelle promesse… può succedere che si rimangi la parola".

Lei abbassò gli occhi: "Mi dispiace, e non basterebbero tutte le parole del mondo per dirti quanto".

Lui sorrise amaramente: "Credo sia vero, lo sai che mi hanno detto davvero di tutto? Che mio padre non verrà dimenticato, che era un uomo semplice, ma molto onesto, un uomo di principio e che non era giusto che fosse successo proprio a lui." Scosse la testa "C'è chi mi ha detto che sarà un segno per tutti quelli che volevano tenere gli occhi chiusi davanti al ritorno di Voldemort, e chi mi ha detto che è stata solo una terribile disgrazia." Con un gesto brusco ravvivò il fuoco con uno degli alamari

Lei si sedette accanto a lui, esitante, le mani intrecciate in grembo "Vorrei poterti dire una cosa, una cosa vera che forse non ti consolerebbe, ma che adesso forse sarebbe giusto dire".

"Non c'è bisogno di altre parole, credimi, ne ho sentite fin troppe in questi giorni e non sono servite a niente. Va bene cos".

Lei arrossì e cominciò a giocherellare con l'orlo del suo vestito. Poi sospirò e si alzò in piedi.
Lui le dava le spalle.
Lei fece un gesto, come per accarezzargli le spalle, ma si trattenne. Poi, timidamente sussurrò "Anche a me hanno detto una cosa, e lo so che non è il momento giusto, ma per me era molto bella." Lui non rispondeva

Lei, abbassando ancora la voce, mormorò "Sarebbe bello se certe cose si potessero dire al momento giusto e nel posto giusto, travolgendo ogni cosa e facendo dimenticare tutto il resto, ma non è così. Si dicono sempre al momento sbagliato. Ma non è che per questo contano meno, anzi... forse è quando è il momento sbagliato che improvvisamente vediamo cosa conta davvero".

A voce ancora più bassa continuò:" Mi hanno detto che tu mi vuoi bene," arrossì cercando le parole giuste, ma non venivano, "che mi vuoi molto bene… che mi ami. e siccome a te nessuno lo ha detto, eppure tutti lo sanno, credo, perché è così naturale. A volte mi chiedo come potrebbe essere altrimenti.
Volevo solo dirti che anche io..." Bruscamente si interruppe "Non è il momento giusto, sono contenta che non mi hai sentito" disse a se stessa e salì rapida verso il suo dormitorio.

Le orecchie del ragazzo erano dello stesso colore della brace.