Non detengo nessun diritto sui personaggi, solo sulla trama.
Posto il primo capitolo, ditemi se vi piace.
Un ringraziamento particolare a Laura e Stefy che mi hanno aiutato tanto nella creazione del profilo del serial killer e in alcune scene rizzles!
Buona lettura!
Cavanaugh aveva convocato nel suo ufficio Jane e Korsak. Era sembrato molto agitato, dopo aver chiuso alle sue spalle la porta indicò le sedie e a sua volta si sedette dietro alla scrivania.
"Abbiamo un problema serio. Sapete benissimo che in questo periodo di Halloween le strade di Boston verranno percorse da migliaia di bambini in costume con i relativi genitori" disse sospirando. "Guardate questa". Mise sulla scrivania una lettera facendo segno ai due detective di leggerla. Jane prese il foglio, diede una rapida occhiata e aggrottò la fronte. "Ma che diavolo..." La passò a Korsak che rimase impietrito davanti al foglio.
"Five little pumpkins sitting on a gate, | The first one said, | "Oh my, it's getting late." | The second one said, | "But we don't care." | The third one said, | "I see witches in the air." | The fourth one said, | "Let's run, and run, and run." | The fifth one said, | "Get ready for some fun." | Then whoosh went the wind, | and out went the lights, | And five little pumpkins rolled out of sight!
Preparatevi quest'anno la festa di Halloween sarà molto divertente.
Jack O'Lantern"
Entrambi si guardarono scioccati. "L'abbiamo ricevuto stamattina, non sappiamo ancora se è uno scherzo o qualcosa di serio ma c'è questa foto assieme alla lettera che mi fa credere che purtroppo abbiamo a che fare con un pazzo!" Continuò il sergente. La foto mostrava un piccolo ragazzino con un costume arancione truccato come una zucca di halloween, legato ad una sedia in un posto abbastanza buio. Sopra, scritto a pennarello delle cifre. 15-45-26-10. The first one.
Jane rimase a fissare a lungo la fotografia, con la mascella contratta e lo sguardo sconvolto.
"Non mi piace per nulla. Odio i serial killer!" disse Jane toccandosi le cicatrici delle sue mani. Korsak notò il gesto e le mise una mano sulla spalla poi disse. "Cavanaugh dovremmo capire chi è il bambino e soprattutto se è ancora vivo. E quelle cifre sulla foto non mi dicono nulla di buono." Il sergente annuì. "Cominciamo a cercare negli elenchi dei bambini scomparsi, vediamo se c'è qualche denuncia. Nel frattempo Jane cerca di capire con Frost cosa significhino i numeri. Dobbiamo muoverci in fretta, ho paura che non sarà l'ultimo".
Uscirono dalla stanza. Jane aveva un brutto presentimento, trovato Frost gli spiegò la situazione e subito cominciarono tutti a scandagliare le migliaia di denunce di bambini scomparsi. Le ore passavano ma non riuscivano a trovare una singola corrispondenza.
"Frost quello che mi lascia sgomenta è la filastrocca... non mi sono mai piaciute, e il disegno della faccia di zucca a fianco della firma! Guarda quanti sono questi bambini, a volte odio il mio lavoro" disse al suo compagno gesticolando nervosamente. Il ragazzo le fece un sorriso, uno di quelli che solo lui poteva avere e che riusciva sempre a rilassarla. "Calmati Jane, sono sicuro che riusciremo a trovare qualcosa, ora provo a vedere un'altra combinazione incrociando due database" le rispose. Continuarono ancora per diverse ore, Jane pensava ossessionatamente a quella foto e ai numeri. C'era qualcosa che le girava in testa ma non riusciva ad afferrarla. Stanca e frustrata decise di andare a prendere un caffè per distrarre la mente. Mentre versava nel contenitore il liquido nero per caso intercettò un brandello di conversazione tra due suoi colleghi. "Non puoi immaginare Jackson quanto i miei figli mi stiano tormentando per Halloween, siamo al 27 e ancora non hanno deciso da cosa vestirsi!"
Un attimo, i pezzi del puzzle nella testa di Jane andarono a posto. Tornò correndo in ufficio.
"Accidenti i numeri! Il 26! E' la data di ieri e 15,45 l'orario, il bastardo ci ha fatto sapere quando ha rapito il ragazzo!" esclamò guardando Korsak e Frost. I due non fecero in tempo a dire nulla perchè Cavanaugh entrò in quel momento interrompendo Jane. "C'è un cadavere trovato in un campo di un contadino che coltiva zucche, Jane e Korsak chiamate la Dottoressa Isles e andate a vedere, pare che sia collegato con il bambino rapito, Frost rimani a controllare le denunce".
Jane scese al piano inferiore per parlare con Maura, la trovò in ufficio occupata a stilare rapporti.
"Ciao Maura, abbiamo un caso urgente, c'è di mezzo un bambino rapito, un probabile serial killer e un cadavere da andare ad analizzare. Prendi la tua borsa che ti spiego mentre andiamo." Le disse concitata. Maura la guardò preoccupata, Jane mostrava gli stessi segnali di ansia che aveva notato dopo che Hoyt era ricomparso. Annuì all'amica, le mise una mano sulla spalla e le rispose. "Sono pronta e sono con te" facendole un piccolo sorriso. Jane rispose al sorriso e a sua volta mise la mano sopra a quella di Maura, stringendola. "Lo so, grazie Maur".
Arrivarono sul luogo del ritrovamento. Korsak era intento ad interrogare il contadino. Maura si diresse verso il corpo, parzialmente decomposto, era rimasto visibile solo il torso e qualche pezzo di gamba. Lo esaminò e notò sotto agli ultimi brandelli di una camicia scozzese qualcosa di strano. Chiamò Jane. "Vieni a vedere cosa c'è qui..." indicando il petto del cadavere. Jane si abbassò, strabuzzando gli occhi.
"Maur che diavolo! Ma cosa ha inciso?" "Sembrerebbe la faccia di una zucca di Halloween, Jane" le rispose guardandola, poi continuò. "Ci sono evidenti segni di un trauma cranico, ma non posso dire come è morto fino a dopo l'autopsia" concluse alzandosi e facendo segno di portare via il cadavere.
Jane notò tra i resti del sacco di plastica che conteneva il corpo, un foglio di carta mezzo rovinato, con un disegno quasi sbiadito.
"Cosa ti sembra?" mostrandolo a Maura. "Non è molto chiaro e dettagliato, sicuramente fatto da un bambino" le rispose. "A me sembra disegnata una casa, anzi no guarda" indicò con il dito "vedi questo dettaglio in alto? Sembra la finestra di un fienile, ha le assi incrociate. E c'è scritto qualcosa sotto ma manca il pezzo del foglio ed è pure mezzo cancellato." Maura guardò il disegno e annuì. "Portiamolo in ufficio, magari riusciamo ad ottenere qualcosa di meglio grazie a Frost."
"Korsak!" gridò Jane. L'uomo le fece segno per indicare di avvicinarsi. "Lui è l'attuale proprietario del campo, Peter Coswork. Dice che non si è mai accorto di nulla è da tre anni che ha questo appezzamento e solo quest'estate ha deciso di lavorare un pezzo di terreno che non aveva ancora usato. Mentre oggi raccoglieva le zucche si è accorto che qualcosa si era agganciato al bordo dei suoi pantaloni. Era la mano del cadavere. Ha chiamato immediatamente noi" concluse Korsak. "Dobbiamo scoprire a chi apparteneva prima questo terreno per capire se riusciamo a risalire ai proprietari originali" rispose Jane. "Torniamo in ufficio e vediamo se..." Korsak venne interrotto dallo squillo del cellulare di Jane. "Rizzoli. Sì dimmi Frost... ottimo lavoro sapevo che ci saresti riuscito! Arriviamo subito." chiuse la comunicazione e si rivolse a Maura e Korsak. "Abbiamo l'identità del bambino!"
Tornati in ufficio Maura scese al piano inferiore per fare l'autopsia mentre gli altri andarono a parlare con Cavanaugh e Frost.
"Il bambino si chiama Timothy Heldon ha 8 anni e vive nella zona di Newbury Street, abbiamo chiamato i genitori stanno arrivando, se ne sta occupando Korsak" disse il sergente "Ora dobbiamo capire qualcosa di più su di lui e sul cadavere".
"Maura sta facendo l'autopsia in questo momento, ma crediamo che sia collegato ai rapimenti, visto che ha inciso sul suo petto lo stesso disegno che abbiamo trovato a fianco della firma sulla lettera. Scendo da lei a vedere se ha qualche altro dettaglio." rispose Jane. "Abbiamo trovato anche questo pezzo di foglio con un disegno sopra, c'è anche scritto qualcosa ma non si riesce più a leggere" mostrando agli uomini nella stanza il reperto. "Frost riesci a cavarne qualcosa?" "Ci posso provare, vediamo cosa riusciamo ad ottenere." rispose.
Jane uscì dalla stanza per andare da Maura, proprio in quell'istante vide Korsak assieme a due persone, la donna in lacrime e l'uomo con il viso tirato le fecero supporre che fossero i Signori Heldon.
Dopo aver ascoltato i genitori, Jane era ancora più nervosa di prima, non aveva ottenuto molto tranne che Timothy era uscito in bicicletta dopo pranzo per andare al parco con i suoi amici ma non è più rientrato. Non conoscevano il contadino.
Era in piedi dalle 7 di mattina, non aveva mangiato ed erano quasi le 11 di sera, stanca ed amareggiata prese l'ascensore per andare da Maura. Non riusciva a fare a meno di parlare con lei, vederla, sentire il suo profumo. Era una cosa che la faceva stare bene. Sorrise fra se. "Ehy ciao, abbiamo qualcosa di nuovo?" le chiese. "Sì Jane, la causa della morte è dovuta ad un trauma cranico, probabilmente fatto con un attrezzo piatto e robusto. Inoltre vedi i segni regolari dell'incisione sul petto? Non hanno la stessa profondità e sono frastagliate. L'oggetto usato doveva essere poco tagliente, usurato e la persona che l'ha fatto non tanto forte". Concluse il medico legale.
Jane si appoggiò esausta al tavolo torcendosi le mani. "Maur non mi piace questa cosa, per nulla ho una brutta sensazione.L'idea del serial killer mi ripugna, quando pensavo di aver superato tutto ecco che si ripresenta ancora il mio incubo." le disse guardandola. Maura le si avvicinò mettendole una mano sul braccio, accarezzandolo dolcemente. "Jane cerca di calmarti, hai mangiato oggi?" le chiese guardandola con un dolce sorriso. La bruna scosse la testa sospirando. "Basta ora chiudiamo qui, devi mangiare e riposare." "Non riuscirei a dormire stanotte Maura" rispose Jane. "Bene allora verrai da me, ordiniamo una pizza e se serve staremo alzate assieme" le disse la donna bionda con un sorriso.
Jane cedette subito. L'idea di passare la notte non da sola le piaceva, soprattutto se fosse stata in compagnia di Maura.
Uscirono assieme, passando prima a prendere da mangiare e poi arrivarono a casa. Jane aveva sempre dei vestiti di ricambio da Maura, andò a farsi una doccia e poi si cambio per sentirsi più comoda. Maura fece lo stesso. Con la differenza che il concetto di comodità del medico legale era soggettivo. Aveva messo un bellissimo abito blu che le faceva risaltare il colore dei capelli e le fasciava il corpo. Jane scese le scale attirata dal profumo della pizza che era stata messa nel forno per essere riscaldata. E la vide rimanendo pietrificata sugli ultimi scalini. Non riusciva a levarle gli occhi di dosso. Aveva la necessità di toccare quel corpo bellissimo. Passare le mani nei suoi capelli e stringerla. Voleva baciarla. Maura alzò lo sguardo verso la scala, incrociando quello di Jane. Dio quegli occhi favolosamente scuri, quello sguardo che ogni tanto intercettava e che la lasciava senza fiato. Dentro a quella tuta e quella maglia aderente che metteva in risalto i suoi fantastici addominali. Un brivido le passò per tutto il corpo. Si leccò le labbra inconsciamente. Voleva perdersi nei suoi capelli e appoggiare le labbra sulla sua pelle, dolcemente. Poi il timer del forno suonò. Imbarazzate distolsero lo sguardo, Jane si schiarì la voce arrivando al bancone della cucina. "Senti che buon profumino, ho davvero fame!" disse per cercare di smorzare la tensione. Maura si girò, cercando di mantenere sotto controllo il rossore del suo viso. "E tutto pronto, ora la mettiamo nei piatti e possiamo mangiare".
La cena si svolse in silenzio, ogni tanto Jane lanciava uno sguardo veloce verso la sua migliore amica che ora sembrava essere tornata quella di sempre. Finito sistemarono la cucina e poi, vista l'ora tarda, decisero di andare direttamente a dormire. Maura aveva sempre pronta la stanza per gli ospiti che oramai era diventata di Jane. Era contenta quando la sua amica decideva di rimanere da lei. Si salutarono e poi ognuna andò nella propria camera.
Maura fece un po' fatica a prendere sonno, ripensando allo sguardo che aveva visto negli occhi del suo detective. L'idea di essere sfiorata da quelle mani, le dita che correvano sulla sua pelle le fecero accellerare il battito cardiaco. Fece appello al suo allenamento yoga e impostò la respirazione. Lentamente si calmò e il sonno prese il sopravvento. Jane si era addormentata quasi subito, stanca e più sollevata dato che era a casa di Maura e si sentiva un po' più serena. Dopo alcune ore Maura venne svegliata da un grido. Aveva riconosciuto la voce di Jane che disperata piangeva. Si alzò dal letto e corse subito nella sua stanza. La trovò con gli occhi chiusi che si agitava. "No lasciami! Non farmi male ti prego..." continuava a ripetere singhiozzando. Maura le si mise accanto cercando di svegliarla. "Jane, Jane! Svegliati sono Maura!" la bruna spalancò gli occhi alzandosi di scatto mettendosi seduta e continuando a piangere. La bionda la prese tra le braccia baciandole la testa e le guance. "Va tutto bene Jane, sei al sicuro, non ti farà male" le disse stringendola ancora di più. Jane si aggrappò mettendole la testa vicino al collo, continuando a singhiozzare. Rimasero abbracciate a lungo, fino a quando i singhiozzi di Jane si calmarono. "Maur non lasciarmi sola, rimani a dormire con me, ti prego!" le disse guardandola disperata. Maura le fece un sorriso dolcissimo. Si alzò, spostò le coperte e si mise al suo fianco, riprendendola ancora tra le sue braccia. Jane si strinse a lei calmandosi. Fino a quando entrambe esauste si addormentarono.
