DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

l


l

Infine si ricomincia, Kanda e Lavi in quel di New York sono tornati con una nuova gatta da pelare... Riusciranno a superare indenni anche questa prova?

l


l

IT'S A MISTAKE... OR NOT?

l


l

CHAPTER 1: Posta indesiderata

l


- Che significa non c'è il corpo?

Reever fissò attonito il poliziotto costernato davanti a lui, affrettandosi verso la scena del crimine.


l

New York, la Grande Mela, una mattina qualunque di un giorno qualunque in un palazzo qualunque. Forse. Perché uno dei due inquilini dell'appartamento qualunque ad un piano qualunque di detto palazzo non la pensava così. Per lui quello era un giorno speciale, ed avrebbe fatto l'impossibile per convincere anche l'altro a non ignorarlo.

Ancora disteso sul letto sotto le coperte, detto inquilino si lambiccava il cervello su come far incastrare le varie parti del suo piano ed ottenere una serata indimenticabile per entrambi.

Il giovane intrecciò le mani dietro la nuca, giocherellando distrattamente con le ciocche ribelli dei suoi fiammeggianti capelli rossi.

- Yuu, a che ora torni stasera? - domandò poi al compagno ad alta voce, perché sentisse anche da sotto la doccia.

Questi emerse dal bagno con solo un asciugamano legato in vita e rientrò in camera, tamponandosi distrattamente la lunga chioma corvina con aria seccata.

- Non ne ho idea, perché lo chiedi tutte le volte? - sbuffò rivolgendogli un'occhiataccia e sollevando contemporaneamente un sopracciglio.

- Perché oggi è un giorno speciale. - replicò il bersaglio del commento tagliente, alzandosi dal letto e raggiungendo il giovane dai lineamenti orientali che aveva appena chiamato Yuu. Gli posò un bacio sulla spalla nuda, rilevando l'asciugamano per continuare a massaggiargli il capo delicatamente. - Auguri. - aggiunse subito dopo sfiorandogli la guancia con le labbra, lasciando che il suo fiato caldo gli solleticasse l'orecchio.

- Come l'hai scoperto? - fu l'immediato commento del festeggiato, il tono quasi irritato, mentre fermava il massaggio e si voltava a guardare l'altro in quel suo unico occhio verde smeraldo che sembrava sempre capace di leggergli dentro.

- Sono un giornalista, è il mio mestiere. - la risposta, data con quell'atteggiamento innocente in cui il giovane era maestro ed accompagnata da un sorriso divertito, non fece che aumentare l'irritazione del compagno.

- Lavi, piantala di nasconderti dietro il tuo lavoro ogni dannata volta che ti faccio una domanda! - sbottò quest'ultimo facendo per allontanarsi, ma il giovane dai capelli rossi lo circondò con le braccia, trattenendolo accanto a sé.

- Ma è quello che sono. - puntualizzò in tono scherzoso premendo le labbra contro il collo del suo affascinante prigioniero, e questi sospirò tra quelle braccia che lo stringevano in un modo così speciale, rassegnato.

- Non voglio festeggiare, va bene? - mise subito in chiaro per prevenire la richiesta che sapeva Lavi stava per fargli.

- Ma Yuu! - si lamentò immediatamente il giornalista, assumendo la sua migliore espressione lacrimosa.

- No. - ribadì l'altro giovane, ma sapeva che alla fine avrebbe ceduto, come ogni volta. Aveva scoperto da qualche tempo (da che erano insieme per essere precisi) che non riusciva a dire di no a Lavi quando si metteva in testa una cosa. Ed il suo compleanno non faceva eccezione. - Te lo ha detto Lenalee, vero? - chiese contrariato, scostandogli una ciocca di capelli dall'occhio sano verso la benda nera che portava sul destro. Lavi scosse il capo, e l'alternativa fece dilatare gli occhi del giovane orientale.

- La mia fonte è tuo padre. - confessò candidamente il giornalista passandogli le dita fra i lunghi capelli, e sorridendo nel sentirlo fremere sotto il suo tocco.

- Patrigno. - precisò subito il compagno, inarcando leggermente il collo per seguire il movimento di quelle dita. - Dannato impiccione... - mormorò poi mentre le labbra di Lavi si posavano dolcemente sulle sue.

l

Kanda Yuu, Giapponese, detective del 49esimo distretto di New York, nel tempo libero ora anche scrittore di racconti di un genere che preferirebbe non menzionare, ventitré anni appena compiuti. Odia i dolci e le feste di ogni tipo, specie quelle per il suo compleanno.

Lavi Bookman, razza mista, naturalizzato americano, giornalista del Daily Press di New York, ora anche correttore di bozze per il suddetto neo scrittore, ventitré anni ancora da compiere. Ama tutto ciò che è mondano, specialmente le feste di compleanno, in particolare quelle che prevedono una cena a lume di candela...

- Ragazzi, la colazione è pronta! - avvisò una voce allegra dalla cucina.

Lenalee Lee, Cinese, studentessa universitaria al secondo anno di corso, inquilina abusiva dell'appartamento di Kanda, ventuno anni. Dolce, gentile, e sempre disponibile ad aiutare.

A volte Kanda trovava la convivenza con lei terribilmente imbarazzante. Sì, più precisamente da quando anche Lavi si era trasferito da lui. Si sentiva costantemente osservato, ed era assolutamente snervante; ma non poteva chiedere alla ragazza di andarsene dopo averle promesso di lasciarla restare finché non avesse trovato un nuovo alloggio, cosa che però ancora non era avvenuta.

Tuttavia si chiedeva se Lenalee ne avesse mai cercato uno... e soprattutto come mai Lavi sembrasse non badare alla presenza di lei nella stanza accanto alla loro. Persino quando si scambiavano un semplice bacio Kanda non poteva fare a meno di chiedersi se Lenalee stesse ascoltando. A malincuore ammise con sé stesso che doveva parlare con Lavi del problema... ma non quella sera. Appena possibile, sì.

Sbuffando leggermente (che con lui era la cosa più vicina ad un sospiro che gli si poteva strappare) Kanda cercò di concentrarsi sulla colazione, rompendo l'abbraccio di Lavi e precedendolo in cucina.

l

l

Lavi arrivò al Daily Press in leggero ritardo quella mattina, per trovare seduto alla sua postazione nientemeno che Bookman Senior in persona.

Ecco spiegato il perché degli sguardi colmi di terrore ed apprensione che i suoi colleghi e sottoposti gli avevano rivolto mentre passava...

Bookman Senior, proprietario del Daily Press e dell'omonima casa editrice, nonché tutore di Lavi, ottantasette anni, severo ed intransigente soprattutto sul lavoro. Ama tiranneggiare il nipote acquisito ed i suoi dipendenti per farli rigare dritto e non sopporta di essere disubbidito. I cerchi neri che gli segnano il contorno degli occhi fanno si che il suo viso ricordi il muso di un animale, a sentire il nipote: un panda.

Il giovane dai capelli rossi sfoggiò un radioso sorriso salutando allegramente il nonno adottivo.

- Yo, vecchio, qual buon vento? - disse agitando la mano verso l'anziano uomo, che invece di rispondere lo fissò da dietro le profonde occhiaie scure come se volesse leggergli dentro, cosa che Lavi non era certo questi non fosse in grado di fare.

Per un lungo attimo continuò a sorridere come un'idiota mentre Bookman Senior lo scrutava, poi finalmente il vecchio ruppe il silenzio.

- Dove sei stato? - chiese in tono inquisitorio. - Perché a casa tua mi risponde la segreteria telefonica ogni volta che chiamo, da quando ti hanno dimesso dall'ospedale? - il volto del nonno lasciava chiaramente trasparire che aveva già un'idea precisa sul motivo, ma voleva sentirlo da lui.

Lavi deglutì a vuoto, un brivido gelido che gli saliva lungo la schiena al pensiero della reazione che il suo severissimo tutore avrebbe avuto apprendendo di lui e Kanda.

- Ecco, io... - iniziò a dire, ma Bookman lo interruppe.

- Tieni il cellulare spento, ti fai negare qui al giornale, e stamattina mi ha risposto qualcuno dicendo che gli hai affittato l'appartamento! - la voce dell'uomo si era fatta ancora più grave. - Mi vuoi cortesemente spiegare che significa, nipote degenere?

Lavi lo fissò in silenzio, mordendosi appena il labbro inferiore. Davvero non sapeva da che parte cominciare a spiegare, ed anche se ne avesse avuta una vaga idea, era certo che il vecchio panda non avrebbe capito.

- Ehi, Lavi! - urlò all'improvviso una vocetta stridula. - Hai deciso dove portare Kanda stasera per festeggiare il suo compleanno?

- Oh, si direbbe il tuo sedicente affittuario a giudicare dalla voce. - commentò Bookman Senior sollevando un sopracciglio in direzione del nuovo arrivato.

Il ragazzetto albino impallidì, quasi diventando dello stesso colore dei suoi capelli, alla vista della persona che sedeva alla scrivania di Lavi, il quale desiderò ardentemente di scorticare vivo il proprietario della voce per quell'uscita infelice; ma ormai la frittata era fatta, ed il tutore aveva sentito il nome 'Kanda' collegato a lui in modo molto personale.

Senza dubbio aveva già capito tutto.

- No, Allen. - rispose Lavi fulminando il ragazzo con lo sguardo, tanto che questi indietreggiò di un paio di passi (in realtà fu più per la presenza di Bookman che per la reazione del suo principale).

- Ah, O-OK. - balbettò l'albino facendo rapidamente dietro-front e dileguandosi. - Chiamami se ti servo!

"Certo..." pensò Lavi, "Certo..."

- E così la storia del telegiornale era vera, e non una montatura come mi avevi giurato. - affermò l'anziano tutore come se il nipote avesse appena confessato ogni cosa. - Ti sei trasferito da lui, vero? A casa di quel Kanda. - concluse quindi. Lavi annuì con aria contrita, distogliendo l'unico occhio da quelli accusatori del vecchio Bookman. Prese fiato ed aprì la bocca per dire qualcosa e poi non ne ebbe la forza; la richiuse, abbassando la testa. Leggendo dietro quella postura meglio che se Lavi gli avesse parlato, l'anziano tutore lo scrutò attentamente, gli occhi ridotti a poco più di una fessura nera. - Che ti è preso, Lavi? Hai una storia con quello scrittore?

- Sì. - rispose semplicemente quest'ultimo, la voce appena più forte di un mormorio.

Bookman Senior scosse il capo con evidente disapprovazione, alzandosi e facendo cenno al giovane di riprendere il proprio posto.

- Siediti, nipote idiota. - sbottò tirandolo bruscamente per un braccio. - Non mi interessa come getti via la tua reputazione, ma devi rispondermi quando ti cerco, ti è chiaro? Tu lavori per me, non dimenticartelo!

Lavi lo guardò strabiliato, quasi mancando la sedia nel sedervisi. Credeva sinceramente di non cavarsela così a buon mercato, ma il nonno come suo solito lo aveva sorpreso.

- E' per il contratto che me la lasci passare liscia? - indovinò immediatamente; conosceva troppo bene il suo pollo per non arrivarci subito. - Ti avverto subito che non è un capriccio.

Bookman Senior sospirò ed annuì, il volto serio come non mai.

- Per i contratti. - confermò senza battere ciglio. - Sei stato bravo, ma non credevo ti fossi lasciato coinvolgere fino a questo punto da una nullità come quel detective-scrittore improvvisato. Non ti ho insegnato niente? - aggiunse quindi in tono di rimprovero, una vena di amarezza appena percepibile nella sua voce.

Bookman Senior detestava essere colto di sorpresa, e questa era una delle poche volte che non era riuscito a prevedere i possibili sviluppi di una situazione. Che Lavi fosse riuscito a nasconderglielo così bene poi e per così tanto tempo, lo irritava anche di più.

- Yuu è molto migliorato, credimi nonno, gli ho insegnato... - a quell'affermazione il vecchio Bookman sollevò una mano, interrompendo il discorso del nipote acquisito.

- E così adesso sei tu il suo correttore di bozze? - un angolo della bocca gli si sollevò appena mostrando un'espressione compiaciuta. Ecco spiegato perché la ragazza, quella Lenalee Lee, aveva accettato di firmare un contratto solo per sé stessa. - Sta bene, istruisci lo scrittore se ti aggrada, e continua pure ad essere il suo amante se aumenta le vendite. - concesse infine Bookman Senior, riuscendo perfettamente a farla sembrare una mera decisione dettata dagli interessi della casa editrice.

Il profitto sopra a tutto avrebbe pensato chiunque altro, ma Lavi conosceva il nonno meglio di così. Sorrise sollevato, un peso che gli svaniva dal cuore.

- Certo nonno, farò come vuoi tu. - l'anziano tutore gli arruffò i capelli già naturalmente spettinati con fare paterno, intanto che Lavi gli scriveva il suo nuovo recapito.

- Riga dritto e non cacciarti nei guai, o verrò a prenderti a calci personalmente. - lo ammonì poi mentre si voltava per andarsene.

Lavi scoppiò a ridere di gusto, una risata liberatoria, salutando il nonno toccandosi la fronte con due dita della mano.

- Agli ordini, vecchio rudere! - esclamò allegramente, ignorando le usuali proteste del tutore che si concludevano immancabilmente con il classico "porta rispetto nipote degenere".

Appena Bookman Senior ebbe lasciato la redazione del Daily Press, Lavi si voltò furente, deciso a trovare il colpevole (un certo albino di sua conoscenza) del brutto quarto d'ora che aveva appena passato, ma Allen sembrava svanito nel nulla.

Per il suo bene il giovane Bookman si augurò che fosse andato ad organizzarsi la serata per portare a cena fuori Lenalee, in modo da garantire a lui e Yuu un po' di privacy almeno nel giorno del compleanno di quest'ultimo.

Sospirò rumorosamente, sfidando con lo sguardo ciascuno dei presenti a sollevare la testa per voltarsi verso di lui ed azzardarsi a fare un qualsiasi commento; con soddisfazione vide che nessuno osava ridere.

Un ghigno compiaciuto apparve sul suo volto, e Lavi tornò a rivolgere l'attenzione alla propria postazione di lavoro.

Stava per mettersi a rivedere gli articoli in coda per l'edizione della sera quando notò sul pavimento una busta gialla di medie dimensioni, apparentemente priva di indirizzo.

La raccolse in un lampo, memore dell'ultima volta che una busta del genere era stata lasciata sulla sua scrivania, e la scrutò da ambo i lati: niente.

Né mittente, né destinatario. Pulita. Trattenendo il fiato l'aprì, trovando al suo interno una fotografia che per un lungo istante lo lasciò senza parole. Che scherzo di cattivo gusto...

Si guardò attorno con circospezione per controllare che il colpevole non fosse uno della redazione, ma nessuno stava sbirciando nella sua direzione.

Tornò a fissare la foto. Ritraeva Yuu, abbracciato ad una donna che gli somigliava come una goccia d'acqua. Era chiaramente un fotomontaggio da quattro soldi, tuttavia la donna era vera, e sembrava sua sorella gemella, non fosse stato che lui era certo di non averne una.

Chi poteva mai essere?

Rigirandosi la stampa fasulla fra le dita si accorse che dietro era appuntato un indirizzo: "L'Occhio che vede Tutto", studio di Cartomanzia, 47esima est, 5E primo piano.

Questo sì era bizzarro. Lavi si riservò di andare a far visita alla medium il giorno seguente, quel particolare giorno era il compleanno di Yuu e non voleva rovinare la ricorrenza per nessuna ragione al mondo.

l

l

Lavi si presentò al 49esimo Distretto di Polizia puntuale come un orologio alle diciannove esatte trovando Yuu già nell'ufficio del Capitano Tiedoll, come aveva avuto cura di concordare per fare in modo che il detective Giapponese non si sottraesse alla cena di compleanno che lui gli aveva organizzato.

Quando entrò a sua volta presentandosi al cospetto di Tiedoll senza nemmeno bussare, la faccia che fece Yuu gli disse che aveva capito al volo di essere stato raggirato, e dalle sue labbra uscì subito un sonoro "CHE".

- Ah, Lavi, eccoti. - lo salutò il Capitano come se fosse stato un altro figlio (cosa che l'uomo ormai considerava tale visto che era 'fidanzato' col suo adorato Yuu), sorridendogli paternamente, e Kanda sbuffò al successivo "Ti aspettavamo", perché lui non stava aspettando proprio nessuno.

Tuttavia non fece obiezioni quando Tiedoll lo congedò concedendogli sia la serata libera che l'intera mattinata successiva; sebbene odiasse ammetterlo, Lavi era molto importante per lui. OK, ne era innamorato, altra ammissione che non si sentiva di fare, ma questo non significava che doveva sbandierare ai quattro venti la loro relazione, e soprattutto i loro appuntamenti.

Se c'era una cosa che proprio non riusciva a sopportare era che tutti sapessero quando lui e Lavi uscivano insieme, perché significava che sapevano anche cosa sarebbe successo dopo... e il coro di saluti che ricevettero mentre se ne andavano, corredato di sorrisetti ammiccanti, era più che eloquente a riguardo, maledizione!

- Ti dà ancora fastidio che tutti sappiano che stiamo insieme? - chiese sommessamente Lavi notando l'espressione corrucciata sul volto del compagno ed il modo nervoso in cui camminava, guardando in terra come se dovesse contare ogni dannato sasso da lì all'ingresso della metropolitana.

A quella domanda Kanda si fermò di colpo, voltandosi verso l'altro giovane, che gli camminava a fianco con le mani in tasca e le spalle un po' curve in avanti, e fissandolo intensamente in viso.

- Non mi da fastidio che sappiano di noi. Mi infastidisce che sappiano quando noi... - Kanda gesticolò a sottolineare cosa intendeva, non riuscendo ad esprimere verbalmente il concetto. - Oh al diavolo! - sbottò poi non trovando le parole per esporre il suo punto di vista sulla faccenda, e quindi distogliendo lo sguardo.

Lavi gli posò le mani sulle spalle, in un altro momento il comportamento di Yuu lo avrebbe fatto sorridere, ma non quel giorno.

- Yuu... Che ti importa di cosa sanno o credono di sapere. Pensa solo a quello che tu desideri. - gli disse serio fissandolo dritto negli occhi.

Per tutta risposta Kanda si sottrasse al suo tocco, riprendendo a camminare ed abbandonandolo lì impalato a bocca aperta, per poi voltarsi indietro non sentendo più il suo blaterare non stop e trovandolo fermo dove l'aveva lasciato. Contrariato, inarcò un sopracciglio con aria impaziente.

Ricevendo un'occhiataccia che significava 'muoviti' Lavi si affrettò a corrergli dietro riaffiancando il compagno, e sollevò un braccio tendendolo verso di lui per poi bloccarsi a mezz'aria, incerto se chiedere permesso o completare il movimento senza farlo. Kanda notò la faccia impacciata del giovane dai capelli rossi con la coda dell'occhio, e senza dire una parola gli afferrò il braccio alzato e se lo appoggiò sopra la spalla, accompagnando il gesto con uno dei suoi "CHE". Questa volta Lavi ridacchiò sommessamente e lo strinse meglio a sé, felice che Yuu gli permettesse per una volta di dimostrargli affetto in pubblico lasciandosi abbracciare.

Raggiunsero le piattaforme dei binari mantenendo quell'atteggiamento, finché Kanda non sfuggì alla stretta all'arrivo del treno, infilandosi nel primo vagone che si fermò loro davanti e costringendo il povero giornalista a rincorrerlo di nuovo.

Non che gli dispiacessero quei viaggi in metropolitana, ma Lavi non poteva fare a meno di chiedersi come mai pur possedendo un'auto Yuu andasse al lavoro costantemente con i mezzi pubblici.

L'aveva osservato a lungo durante ogni tragitto che percorrevano insieme, ed infine era giunto alla conclusione che il giovane prendesse troppo sul serio il proprio lavoro. Era sempre all'erta e controllava ogni singola persona intorno a loro, come se in qualunque momento potesse saltar fuori un pazzo ad aggredirli.

Chissà forse aveva ragione. O forse voleva soltanto risparmiare tempo, benzina ed arrabbiature evitando di gettarsi nel soffocante traffico cittadino.

Quel giorno tuttavia era più silenzioso del solito, quasi distratto, assente; cosa che lasciava Lavi assai perplesso, perché non riusciva ad indovinare da cosa potesse dipendere.

Oh, bé, certo, a parte il suo compleanno. L'avversione di Yuu per le celebrazioni lo metteva sempre in difficoltà quando voleva organizzare qualcosa per festeggiare una qualunque ricorrenza che per lui aveva un significato speciale, soprattutto perché Yuu si rifiutava categoricamente di andare in locali chic o affollati, e soprattutto in quelli trendy (che invece piacevano tanto a lui) o con musica e gente che ballava.

Non era mai riuscito a portarlo ad un concerto, a malapena qualche volta accettava di andare al cinema. Per questi motivi quella sera Lavi aveva deciso di preparare una sorpresa in casa anziché faticare ore a convincere il suo adorato Yuu a cenare da qualche parte.

Sogghignò tra sé congratulandosi per la splendida idea che aveva avuto, e di riflesso passò di nuovo la mano attorno alle spalle di Kanda, ottenendo di riportarlo bruscamente alla realtà.

Il giovane sussultò al contatto della mano sul suo braccio e si voltò di scatto verso il proprietario dell'arto con espressione truce, salvo poi ricordare che era con Lavi nell'incontrare lo sguardo stupito di questi, che quasi aveva sollevato l'altra mano in posizione di difesa.

Kanda scosse il capo, contrariato più con sé stesso che con il compagno; avrebbe voluto abbracciarlo per tranquillizzarlo (non per scusarsi, sia chiaro) ma non riuscì a costringere il suo corpo ad obbedire, e il leggero movimento delle labbra che sembravano voler articolare qualcosa convinse Lavi che toccava a lui fare la prima mossa.

Bookman Junior si sporse in avanti sistemando meglio il braccio intorno alle spalle di Kanda, e avvicinò il viso ai meravigliosi capelli neri del giovane, sfiorandoli appena con le labbra.

- Va tutto bene, Yuu, so che eri sovrappensiero. - gli sussurrò all'orecchio con voce suadente. - Non mi faresti mai del male! - aggiunse poi in tono scherzoso, sorridendo ed agitando un dito davanti agli occhi di Yuu, il quale rispose con il solito "CHE". - Però sono un po' geloso, a chi pensavi per essere così assorto da dimenticare dov'eri? - lo rimproverò fingendo un tono ferito, ma la reazione dell'altro non fu quella che si aspettava.

Kanda abbassò lo sguardo serrando quelle labbra che poco prima parevano sul punto di parlargli, come se non potesse rispondere a quella domanda, cosa che fece saltare un battito al cuore di Lavi.

Cosa gli stava nascondendo? C'era qualcosa che lo preoccupava così tanto da non poter essere confidato nemmeno a lui? Sentì un brivido corrergli lungo il corpo, e non poté impedire al braccio che ancora stringeva Yuu di tremare.

Kanda percepì chiaramente il tremito che scosse il giovane giornalista, ed il silenzio che seguì per tutto il resto del tragitto lo fece sentire terribilmente colpevole.

Quell'idiota! Come poteva anche solo ipotizzare che ci fosse qualcun altro nei suoi pensieri? Era ovvio che stava pensando a lui, alla sua testa rossa senza cervello! Solo che non poteva dire una cosa del genere così davanti a tutti, ed in realtà non era certo di riuscire a dirla nemmeno in privato...

Quindi rimase in silenzio fino davanti la porta del suo appartamento, o forse avrebbe dovuto dire del loro appartamento visto che ormai vivevano insieme da quasi sei mesi.

Lenalee permettendo. Si augurò ardentemente che la ragazza non fosse in casa mentre infilava la chiave nella serratura, e dovette sfuggirgli un sospiro a quel pensiero, perché Lavi ruppe il silenzio che aveva mantenuto forzatamente fino a quel momento.

- Yuu? - chiese con voce esitante. - Va... tutto bene?

Kanda si voltò a guardarlo, le labbra che si sforzavano di muoversi ma la voce che non ne voleva proprio sapere di uscire. Prese un profondo respiro, sostenendo lo sguardo di Lavi, che attendeva col fiato sospeso, il volto illuminato di speranza ed allo stesso tempo velato di preoccupazione.

- Io... - riuscì infine a pronunciare Kanda, e subito strinse convulsamente i pugni lungo i fianchi, perché il resto davvero non intendeva venir fuori. - Io... pensavo... - le labbra di Lavi formarono una O silenziosa, la meraviglia chiaramente visibile nel suo unico occhio. Yuu che si sforzava di condividere i suoi pensieri con lui era un evento raro, quasi da fine del mondo. - Pensavo... a te. - ecco, l'aveva detto alla fine.

Afflosciò le spalle, come se lo sforzo l'avesse prosciugato di ogni energia, e Lavi scoppiò in una risata soffocata, gettandosi su di lui con slancio e quasi facendo cadere a terra entrambi.

- Oh, Yuu, dovevi dirmelo subito... - mormorò quasi con le lacrime agli occhi, sia per il ridere che per il gran sollievo che la rivelazione gli aveva dato.

- Come se fosse facile. - borbottò Kanda corrugando la fronte ed aggrappandosi alla porta per non finire in terra sotto l'impeto dell'abbraccio di Lavi. - Pensavo a noi... a stasera... - aggiunse poi in tono serio, allontanando un po' il giovane da sé per poterlo guardare in viso mentre gli parlava. - Sai che non mi trovo a mio agio fra la gente, specie se... - iniziò a spiegare, ma Lavi gli sorrise posandogli due dita sulle labbra, interrompendo le sue proteste.

- Lo so, ho cucinato qui. - svelò sorridendo, contemplando divertito l'espressione sul volto di Kanda, che era rimasto senza parole. Spalancò del tutto la porta, prendendo Yuu per mano e tirandolo dentro con sé per poi richiuderla con tanto di chiavistello. - Perché non mi aspetti in salone? Accendo il forno e prendo da bere. - gli sussurrò poi dolcemente all'orecchio, schizzando alla velocità della luce verso la cucina.

Kanda annuì senza ribattere, ancora sorpreso dalla buona volontà di Lavi nel compiacerlo. Ma fu molto più sorpreso quando entrò nella sala e vide cosa gli aveva preparato.

Doveva aver studiato la cosa per settimane, pensò Kanda contemplando il tavolinetto Giapponese che ora faceva bella mostra di sé al centro della stanza, apparecchiato con cura in stile orientale e cosparso qui e là da petali di Loto, che ricoprivano a chiazze anche il pavimento circostante.

Due cuscini indicavano il posto in cui sedere, e candele colorate e profumate al sandalo ardevano tutto intorno, oltre che sul tavolo.

Un kimono azzurro scuro era appoggiato ben piegato accanto ad uno dei cuscini, in attesa di essere indossato, e la sua spada gli era stata sistemata religiosamente accanto su un altro cuscino, cosa che gli fece cambiare immediatamente espressione; Kanda quasi sorrise nel constatare con quanta cura Lavi si era preoccupato di sistemare tutto per lui, persino Mugen.

Si avvicinò al kimono, inginocchiandosi per toccarlo e per sfiorare la spada prima di iniziare a spogliarsi per indossarlo. Annodò la fascia nera della cintura attorno ai fianchi snelli e si sciolse i lunghi capelli corvini che solitamente teneva ben legati in una coda alta, quindi indossati gli zori, i sandali tradizionali usati con quel tipo di vestiario, raccolse i suoi abiti occidentali e li ripose in ordine sul divano. Stava per voltarsi e tornare al tavolo per sedersi quando Lavi l'abbracciò da dietro piantandogli un bacio fra i capelli.

Un angolo della bocca di Kanda si sollevò appena, e l'espressione del viso si addolcì un poco; sapeva che Lavi adorava vederlo con i capelli liberi sulle spalle, ma soprattutto amava toccarli, intrecciarvi le dita in mezzo per poi farle scorrere come se li stesse pettinando, tanto quanto lui amava passargli le dita fra le ciocche fiammeggianti della chioma ribelle.

Coprì le braccia che lo stringevano con le proprie per poi allentarle e girarsi verso il compagno, che le serrò di nuovo subito dopo, chinandosi su di lui a sfiorargli le labbra.

- Sei una visione vestito così. - gli sussurrò mentre si separavano, e Kanda si accorse che anche Lavi indossava un kimono, verde come il suo unico occhio, con la tramatura intessuta di un verde leggermente più scuro.

Si sorprese a pensare che donava molto anche a lui quella tenuta, sebbene non glielo avrebbe mai detto apertamente.

- Dove hai preso questi yukata? - domandò invece, cercando di non pensare a quanto lo trovasse attraente con quell'abito addosso.

Lavi ridacchiò sommessamente continuando a cingergli la vita, ormai leggeva tra le righe del comportamento di Yuu riuscendo ad indovinare con sufficiente precisione cosa gli passava per la testa.

- Qualcuno mi doveva un favore. - rispose rivolgendogli un sorriso sornione, e Kanda concluse che doveva averlo aiutato Lenalee. - Ora mettiti comodo ed aspettami un momento, è quasi pronto. - si raccomandò quindi Lavi, liberandolo dalla stretta e scomparendo di nuovo nel corridoio.

Kanda sedette accanto a Mugen, chiedendosi cosa mai avesse preparato di tanto speciale. Si voltò verso il caminetto acceso, unica nota stonata nel quadro: decisamente poco Giapponese, ma senza dubbio creava l'atmosfera, e Lavi era un romantico senza speranza.

Lui non l'aveva mai utilizzato da che aveva affittato l'appartamento, Lavi doveva averlo fatto ripulire e sistemare appositamente per l'occasione.

Pochi minuti dopo il giovane emerse dal buio fuori la stanza con due vassoi colmi, vedendo il cui contenuto Kanda sollevò un sopracciglio, perplesso.

Soba e Tempura, che Lavi sapeva essere il suo cibo preferito e che lui era certo questi non fosse assolutamente in grado di cucinare.

Quindi o li aveva ordinati in qualche ristorante Giapponese, oppure anche qui lo aveva aiutato Lenalee, opzione più probabile.

Il suo commensale si inginocchiò con attenzione, badando a non rovesciare nulla delle preziose cibarie che trasportava.

- Mi guardi come se volessi avvelenarti, Yuu-chan... - si lamentò subito Lavi appena posati i vassoi sul tavolo, notando l'espressione scettica del suo innamorato.

- Quante volte ti ho ripetuto di non chiamarmi così? - gli ricordò Kanda fissandolo come se avesse potuto trapassarlo con lo sguardo, evitando in tal modo di rispondere.

Lavi cambiò subito espressione, facendo il broncio con aria ferita.

- Andiamo Yuu, siamo solo io e te, concedimelo almeno in privato... - insistette con aria supplice, versando ad entrambi del sakè.

"CHE", fu l'unica risposta che ebbe. Kanda sbuffò seccato, mascherando in tal modo un sospiro. Come se non sapesse che l'idiota avrebbe continuato ad usare quel nomignolo anche in pubblico! Lavi era incorreggibile, ma lui non poteva farci nulla, si era reso conto suo malgrado di amarlo così tanto proprio per quel suo modo di fare esageratamente spontaneo, con tutte le stravaganze che questo portava con sé.

- Sta bene. - cedette infine abbassando lo sguardo, pretendendo di studiare il menù della cena. Non poteva vincere con Lavi, non quando lo guardava con quell'espressione delusa a metà tra tristezza e aspettativa che lo faceva sentire terribilmente colpevole. - Ma non farci l'abitudine. - aggiunse per sostenere la sua posizione sulla questione.

Il volto di Lavi si illuminò all'istante, tanto che Kanda temette potesse lanciarglisi addosso da quella posizione per abbracciarlo di nuovo, portando il tavolo con sé.

Cosa che per fortuna il giovane dai capelli rossi si trattenne dal fare, iniziando invece ad spizzicare le pietanze, lanciando all'altro occhiate ansiose di tanto in tanto, impaziente che questi assaggiasse ciò che gli aveva cucinato con tanto impegno.

Kanda prese in mano gli hashi che erano poggiati sul loro sostegno di porcellana dalla forma di gatto sistemato davanti a lui, rassegnato al suo destino. Si preparò mentalmente a non mostrare disgusto qualunque fosse il grado di immangiabilità dei suoi due piatti preferiti, quindi assaggiò per prima la Soba.

Appena l'ebbe portata alle labbra e cominciato ad aspirarla, aiutandosi con le bacchette come ogni Giapponese era solito consumare quel genere di cibarie, i suoi occhi si spalancarono: ingoiò di botto quasi strozzandosi, tanto che Lavi sobbalzò sul cuscino temendo una sfuriata.

Appena si fu ricomposto, Kanda lo guardò ammirato, emozione che su di lui appariva più come sgomento che non autentica soddisfazione. Lavi stava per scusarsi per la sua scarsa abilità di cuoco, quando fu il suo turno di essere sorpreso.

- Non è affatto male, per essere il tuo primo tentativo. - disse Kanda ancora incredulo, affermazione che per lui significava che in effetti la Soba era deliziosa. - Lenalee è un'ottima insegnante.

Lavi ebbe di nuovo quel guizzo nel suo unico occhio che sottintendeva 'ti salterei tanto addosso ma non voglio rovinare la cena', e si limitò a lasciarsi andare in una risata liberatoria, grattandosi la nuca imbarazzato.

- Grazie Yuu-chan, ho davvero temuto che stessi per uccidermi per aver insultato il tuo pasto prediletto con le mie scarse abilità culinarie! - esclamò mentre riprendeva fiato, sotto lo sguardo rassegnato di Kanda.

L'idiota non si smentiva mai.