DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!
ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!
Avrei voluto poter dire che il corso degli eventi di questa storia si specchia con la realtà dei fatti, ma disgraziatamente non è andata così. Devo per cui accontentarmi del mio povero operato come vendetta personale contro l'ingiustizia della sorte.
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Disturbanza - Awakening
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1 – Anomalia.
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Kanda aprì gli occhi su un soffitto fatiscente. Mise a fuoco a fatica il grigio metallico che sbucava a chiazze da sotto al marciume che lo aveva ricoperto, non riconoscendo il luogo dove si trovava. Una goccia d'acqua filtrata da chissà dove gli cadde in pieno viso, riscuotendolo dallo stato di stupore catatonico in cui versava, facendolo trasalire; sbatté le palpebre più volte mentre si rendeva conto di essere disteso su di un lettino medico, e la memoria iniziava a ritornare.
La testa gli ronzava, e sentiva un dolore sordo alle orecchie: si portò una mano a toccarne uno e quando la ritrasse si trovò a fissare una traccia di sangue. Quindi era stato ferito in qualche modo alla testa, anche se non ricordava assolutamente come, e lo avevano portato in quella sottospecie di laboratorio.
Kanda si guardò meglio intorno nella penombra verdastra generata dalle luci quasi completamente soffocate dal muschio, e con una fitta di orrore la sua mente riconobbe quelle pareti, quegli strumenti, le cinghie che lo legavano al lettino... quello era IL laboratorio, o quantomeno gli somigliava terribilmente, giacché era certo che l'originale fosse andato distrutto.
Sollevò la testa quanto bastava per guardare sé stesso: aveva una flebo infilata nel braccio, ed era stato denudato fino alla cintola. Strappò le fasce che lo bloccavano e poi l'ago del tubicino proveniente dalla sacca, mettendosi seduto; la testa gli girava, ma era certo che il tutto si sarebbe risolto in poco tempo, doveva solo aspettare che il suo corpo riassorbisse le ferite.
Notò i suoi abiti piegati su un tavolo adiacente, e scese dal lettino per recuperarli. Non era la solita Divisa, si trattava di una semplice casacca nera senza maniche e di una mezza mantella con riportato il fregio della croce Vaticana.
Oh, certo, quella. Ora ricordava. Ma perché era solo? E che ne era di Mugen, la sua Innocence? E i Noah? E soprattutto, dove si trovava adesso? Cercò di uscire dalla stanza, scoprendo che era chiusa dall'esterno.
"CHE," sbuffò con evidente disappunto, sferrando un poderoso calcio alla porta, abbattendola senza tanti complimenti. Il frastuono rimbombò a lungo lasciando un'eco sinistra nel corridoio su cui l'ingresso del laboratorio si affacciava, ma Kanda non vi badò, iniziando ad esplorare l'area.
Il passaggio era deserto e appariva in disuso da molto tempo: qualcosa decisamente non quadrava in quel posto. Chi lo aveva colpito e chi lo aveva rinchiuso in quella stanza, se lì non c'era anima viva? La risposta al silenzioso quesito formulato dalla mente di Kanda giunse all'improvviso, quando svoltato l'ennesimo l'angolo si trovò di fronte ad una serie di teche contenenti gli oggetti più disparati, fra cui i suoi occhi individuarono immediatamente Mugen.
Senza pensare alle possibili conseguenze, il samurai infranse la vetrina con un pugno, riappropriandosi dell'amata spada, incurante del segnale di allarme che aveva contestualmente iniziato a diffondersi da altoparlanti invisibili in conseguenza del suo gesto. Almeno, finalmente avrebbe scoperto chi lo teneva lì e dove si trovasse quel luogo.
L'attesa non durò a lungo, numerosi Akuma irruppero nella stanza, individuandolo e scagliandosi contro di lui, le loro voci metalliche che farfugliavano nonsensi.
- Che ci fa un Esorcista ancora vivo? - disse il primo mostro attivando i suoi cannoni.
- I nemici del nostro Signore e del popolo vanno eradicati! - esclamò il secondo, e tutti gli altri ripeterono quella frase come una cantilena.
Kanda non ebbe il tempo di chiedersi il perché di quelle parole assurde, fece a pezzi i primi Akuma e poi fu costretto a spostarsi, quando si avvide che questi continuavano a moltiplicarsi. Se quel luogo era uno dei Quartier Generali degli Esorcisti come sospettava, doveva esserci un gate da qualche parte!
Tagliò in due un altro Akuma, infilandosi prontamente in un corridoio laterale, senza rallentare la corsa né controllare gli inseguitori, finché la comparsa di cavi sul pavimento gli disse che il gate era vicino. Seguì quei condotti di energia trovando ben presto la piattaforma, inserì il suo codice attivando il portale e poi vi entrò, ovunque fosse diretto.
Lavi si svegliò in un comodo letto, il confortevole tepore delle coperte che lo faceva sentire, per una volta, al sicuro. Distese la mano in cerca della persona che credeva trovarsi accanto a lui, stiracchiandosi appena, ma non trovò nessuno, il letto finiva lì.
Sorpreso, si mise a sedere, constatando di essere in una stanzetta piccola e ordinata, con un arredamento molto semplice e tuttavia elegante, che poco somigliava a quella di una locanda; ed era solo, aveva semplicemente sognato di avere Yuu accanto a sé. Di nuovo.
Negli ultimi tempi quei sogni venivano a visitarlo un po' troppo spesso, e il giovane temeva che Bookman alla fine se ne accorgesse, perché non poteva controllare le proprie reazioni nel sonno, e prima o poi gli sarebbe accaduto di mormorare qualcosa di compromettente.
Il problema era che non vedeva Yuu da così tanto tempo da rendergli penoso ogni compito svolto nell'attesa di poter rientrare al Quartier Generale. Sì, ne era conscio, non avrebbe dovuto nutrire dei sentimenti per quello che lui considerava il suo migliore amico, un Bookman non ha bisogno di un cuore e bla bla bla, eppure non riusciva ad impedirselo.
Non era in grado di soffocare quei sentimenti, per quanto estranei e inappropriati potessero sembrare. Amava Yuu, alla fine dopo una strenua lotta con sé stesso era giunto a quell'inevitabile conclusione, che lo volesse o no doveva accettarlo. E ora gli mancava da morire, e...
Ehi! Un momento, perché era solo? Dov'era Bookman?
I ricordi degli ultimi eventi gli tornarono all'improvviso, e Lavi si alzò di scatto precipitandosi alla piccola finestra, da cui filtrava una tenue luce attraverso le imposte accostate; le aprì, e con esse gli scuri, rivelando il cielo nero della notte, rischiarato dalla luce delle numerose lanterne che facevano bella mostra di sé nella strada sottostante, appese sui muri di ogni casa. Sembrava tutto normale, se non fosse stato che l'ultima cosa che ricordava era di aver incontrato un Noah!
E lì non c'era nessuno; in più la città non sembrava presentare tracce di un'avvenuta lotta, e lui non era ferito. Che accidenti era successo allora? Poi li vide: Akuma di primo livello, sorvolavano il cielo come se niente fosse, e la popolazione sembrava non avvedersene. Era come se stessero pattugliando la zona in attesa di colpire, eppure non lo facevano ancora.
Lavi portò automaticamente la mano alla sua Innocence, non trovandola, e fu preso dal panico. Fu allora che notò di essere in effetti vestito per metà, ridendo di sé stesso e della propria sbadataggine; era a letto dopo tutto, chiunque ce lo avesse messo si era premurato di togliergli gli stivali e la giacca della Divisa: doveva anche aver tolto la sua Innocence dalla tasca sulla gamba pensando di fargli un favore.
Magari l'aveva riposta con gli abiti, rifletté velocemente il giovane, dandosi una rapida occhiata attorno e individuandoli sopra una sedia. Si stava precipitando a prenderli quando una voce alle sue spalle lo bloccò, facendolo voltare.
- Vedo che ti sei svegliato. Come ti senti? - la ragazzina Cinese che lo fissava sembrava non avere la minima idea dell'inferno che stava per scatenarsi fuori dalla sua casa, e gli sorrideva premurosa, un vassoio di cibarie in mano.
- Sta giù, - le intimò Lavi costringendola ad accovacciarsi in terra e posare il cibo accanto a loro, quasi rovesciandolo - ci sono cose molto pericolose là fuori! - ciò che ricevette in risposta fu uno sguardo confuso. - Sai che sono un Esorcista, vero? - chiese allora, e lei annuì. - Se mi dici dove hai messo il piccolo martello che avevo con me, sarò in grado di difenderti dalle cose lì fuori, e...
- Perché? - domandò la ragazzina visibilmente sorpresa. - Loro per me non sono una minaccia. E se abbandoni la Divisa e la tua arma nemmeno per te. - affermò sorridendo ancora, perfettamente calma, senza mostrare la minima traccia di paura per la presenza degli Akuma proprio nel cielo sopra la sua casa. Questa volta fu Lavi a fissarla sorpreso. Sorpreso e confuso. - Loro sono i nostri Protettori. - rivelò la piccola, annuendo convinta. - Sono gli Esorcisti che ci vogliono fare del male. Ma tu non sembri cattivo come ci dicono i governanti, per quello non ti ho denunciato.
- Cosa? - esclamò Lavi sconvolto, colto completamente alla sprovvista da quell'affermazione. Gli Esorcisti maltrattavano la popolazione? E cosa ne sapeva una bambina che a colpo d'occhio non poteva avere più di dieci anni di 'governanti' e denunce? - Tu mi stai dicendo che gli Akuma difendono le persone invece di ucciderle? - chiese il giovane Bookman sempre più spiazzato.
- Gli Akuma uccidono la gente? - fu la risposta incredula della piccola Cinese. - Sono gli Esorcisti che lo fanno.
"OK, ricominciamo dall'inizio," si disse Lavi, prendendo un profondo respiro e chiudendo il suo unico occhio, "deve essere tutto un dannato sogno, ora mi sveglierò e..."
Riaprì la palpebra, mettendo a fuoco di nuovo la ragazzina, che continuava a guardarlo perplessa. Il giovane dai capelli rossi si dette un pizzicotto, constatando dolorosamente che non si trattava affatto di un sogno; afflosciò le spalle, un sottile senso di catastrofe imminente che gli si insinuava dentro come un tarlo.
Sospirò, tendendo la mano alla sua piccola salvatrice, sorridendole come la sua 'persona' sapeva fare così bene, un sorriso rassicurante, ipnotico.
- Lavi. - si presentò alla sua attuale unica fonte di informazioni.
- Il mio nome è Yu-Mei, ma puoi chiamarmi solo Yu se vuoi. - la ragazzina gli strinse la mano, ricambiando il sorriso.
Lavi emise una risatina imbarazzata, grattandosi la testa con fare divertito, cercando di mascherare il disagio che provava.
- No, meglio di no, lo uso già per un'altra persona. - le disse, ritraendo la mano e posandola poi sui capelli scuri di lei, scompigliandoli leggermente. - Ti chiamerò Mei.
- Yu è la tua fidanzata? - chiese subito Mei, e Lavi quasi soffocò ingoiando a quella domanda, posta con tanta innocenza.
- No, Yuu è il mio migliore amico. - spiegò brevemente, cercando di ignorare la fitta di dolore che il pronunciare la parola 'amico' riferita a Yuu gli produceva.
- Oh. Capito. Mangi? - propose Mei avvicinandogli il vassoio. Lavi annuì e iniziò con una delle pietanze, riflettendo su come farsi dire le cose che gli interessava sapere senza spaventarla.
- Ascolta Mei, - cominciò fra un boccone e l'altro - come sai che se non indosso la Divisa non sarò ucciso? - doveva fare in modo che Mei gli raccontasse spontaneamente cos'era successo quando l'aveva trovato, perché di certo Bookman era stato coinvolto in qualcosa che aveva causato quel mutamento nel mondo che tutti loro conoscevano, e la sua scomparsa si ricollegava senza dubbio a quegli eventi.
- Perché non sei più un Esorcista senza. - rispose candidamente la bambina.
- Giusto Mei, - si complimentò Lavi sorridendole - ma perché devo abbandonare il mio martellino? Non posso solo nasconderlo? - Mei scosse il capo, l'espressione di chi crede fermamente in quello che sa.
- No, perché senza non ti cercano. - affermò seria.
- Come mai sei così sicura? Lo hai visto fare? - Lavi pose la nuova domanda in tono casuale, staccando un boccone di pane Cinese e contemporaneamente prendendo una manciata di riso con l'altra mano. - Mei lo fissò pensierosa, aggrottando la fronte mentre si concentrava sui suoi ricordi.
- Dopo che io e Pong ti abbiamo trovato c'è stato un gran rumore, e abbiamo visto un Esorcista molto vecchio combattere gli Akuma, aiutato da altri due, uno alto e grande, l'altro basso e grasso. Ma suonava l'allarme, e arrivavano tanti Protettori. Allora dopo che l'Esorcista grasso è stato preso, quello vecchio ha fatto un segno all'altro e ha lasciato la sua arma. Così i Protettori si sono fermati e loro si sono nascosti. - Mei sorrise raggiante, soddisfatta di aver spiegato bene cosa aveva visto.
L'espressione di Lavi si mantenne sorridente, quel medesimo sorriso gentile di poco prima, mentre lui annuiva rassicurante alla ragazzina; ma dentro di sé il giovane si rabbuiò. Avevano catturato Chaoji a giudicare dal racconto di Mei.
Inoltre, sembrava che quando gli Akuma sentivano gli Esorcisti attivare l'Innocence scattasse una specie di allarme; Bookman l'aveva disattivata apposta per sottrarsi alla cattura, e Mei aveva creduto l'avesse abbandonata.
Ma dove si era rifugiato con Marie? E chi era insieme a Mei doveva essere colui che lo aveva portato lì dove si trovava adesso.
- Pong? E' un tuo amico? - chiese Lavi in tono suadente, portando alle labbra la tazza contenente il the che era sul vassoio. Mei fece un cenno affermativo, l'aria orgogliosa.
- E' il mio cucciolo di Akuma. - dichiarò sorridendo, e Lavi impallidì dietro la sua maschera cordiale. - Te lo faccio vedere! - esclamò poi emettendo un lungo fischio, e poco dopo una strana palla con braccia e gambe si affacciò nel vano della porta.
Un Akuma addomesticato? Come Chomesuke, o come quello incontrato da Crowley? In ogni caso gli Akuma erano creature fedeli al Conte del Millennio, se quel cosiddetto 'cucciolo' avesse riferito della sua presenza ai cosi che pattugliavano le strade la vita della piccola Mei sarebbe stata in pericolo. Doveva andarsene da lì, e in fretta.
- Oh, ma è bellissimo Mei, e, parla? - sapere quanto era intelligente quell'Akuma gli avrebbe dato un'indicazione sul tempo che aveva a disposizione per cercare Bookman e gli altri e abbandonare quel luogo. Mei annuì, accarezzando la creatura meccanica.
- Padroncina, lui Esorcista. Pericolo. Lui uccide Pong. - disse d'un tratto l'Akuma.
- No Pong, Lavi non ci farà del male. - Mei agitò un ditino aggraziato davanti agli occhi della creatura, scuotendo contemporaneamente la testa, l'espressione appena imbronciata. - Vero Lavi? - chiese poi voltandosi a guardare il giovane Esorcista.
Come mai quella gente era convinta tanto fermamente che gli Akuma la proteggessero? Quando era arrivato in Cina insieme a Bookman e agli altri Esorcisti non era così, come poteva il Conte aver soggiogato tutti in quel breve lasso di tempo in cui lui era rimasto incosciente?
Qualcosa decisamente non quadrava in tutta quella storia assurda.
- No di certo. - le rispose ostentando l'ennesimo sorriso accattivante, il tono della voce forzatamente dolce e suadente nonostante dentro si sentisse lacerare il cuore.
Dov'era Yuu? Se il mondo era cambiato allo stesso modo ovunque e gli Akuma lo dominavano, cosa ne era stato di lui?
- Padroncina non crede lui. Governanti detto Esorcisti uccide noi, lui pericolo. Chiamare aiuto. - insistette l'Akuma, strattonando il vestito rosso della piccola Cinesina.
- No, Pong. Smettila o ti chiudo nel ripostiglio. - Mei si portò le mani ai fianchi, spazientita, e Lavi si alzò in piedi, raggiungendo la sedia dove era piegata la sua Divisa.
- Non importa Mei. Ha ragione lui, se mi trovano qui tu passerai dei guai. - Bookman Junior si intromise nel discorso con l'Akuma, frugando intanto gli abiti in cerca della sua Innocence, e riponendola nella custodia una volta trovata, salvo poi sospirare e spostarla nella tasca anteriore dei pantaloni. Non dovevano vederla o sarebbe stato riconosciuto. Si tolse i gambali neri ornati di rosso e grigio, appoggiandoli sulla giacca con lo stemma della Rose Cross. Avrebbe abbandonato anche quelli, non poteva rischiare che li notassero. Infilò gli stivali e indossò la sua fedele sciarpa rossa (di lei non voleva proprio privarsi), quindi rivolse a Mei un ampio sorriso. - Distruggi la mia Uniforme appena me ne sarò andato. - si raccomandò posandole le mani sulle spalle, e la piccola fece un cenno affermativo col capo, gli occhi appena un po' lucidi.
- Saluterai il tuo Yu per me? - chiese Mei, e preso un abito da sopra un'altra sedia lo porse a Lavi.
- Certamente. - Lavi le arruffò i capelli, prendendo la casacca Cinese che la ragazzina gli offriva. Gli restava un'ultima domanda da fare prima di andarsene e iniziare le ricerche dei suoi compagni. - Ascolta Mei, per evitare di cacciarmi nei guai ho bisogno che tu mi dica una cosa importante: che aspetto hanno questi 'Governanti', li hai mai visti? E dove vivono?
- Oh, loro sono delle persone dalla pelle scura con dei segni a forma di croce sulla fronte. - rispose Mei, gesticolando per far capire meglio cosa intendeva. - Non abitano qui in città, vengono ogni tanto a vedere se siamo protetti bene.
I Noah. Proprio come temeva, tutto era sotto il controllo del Conte, era riuscito a plagiare quella gente ed i suoi scagnozzi provvedevano ad assicurarsi che nessuno scoprisse la verità. Però era strano che proteggesse degli inutili esseri umani, molto probabilmente li stava trasformando tutti nei suoi amati demoni meccanici mano a mano, senza che se ne rendessero conto; quella città era di sicuro un vivaio di Akuma.
- Quando tornano la tua mamma e il tuo papà, Mei? - le domandò Lavi all'improvviso, mentre si provava l'abito che lei gli aveva donato, fulminato da un brutto presentimento. - Resto con te fino al loro ritorno. Poi però dovrò andar via. - la piccola Cinese emise una risatina divertita.
- La mamma è diventata un Akuma, non tornerà a casa per un po' perché prima deve imparare a fare il Protettore. - Mei rivelò quell'informazione con orgoglio, gli occhi che le brillavano di gioia. - Un giorno anche io diventerò un Akuma come lei. - aggiunse con enfasi, e Lavi rabbrividì nel sentire il desiderio ardente dietro quelle parole folli. Come temeva quella gente era completamente succube, e presto in quel posto non ci sarebbero stati che mostri. - C'è Pong che pensa a me, non ti devi preoccupare. - disse ancora la bambina.
Lavi sospirò; non poteva fare assolutamente nulla per lei, né per gli altri abitanti.
La sua priorità adesso era di ritrovare il vecchio Panda, forse lui aveva un'idea più precisa delle cause di quell'anomalia. No, non era vero, la sua reale priorità era ritrovare Yuu, ma al momento non poteva indulgervi. Quindi risolse di trascorrere la notte in casa di Mei, e iniziare le ricerche del suo mentore la mattina seguente.
Il sonno di Lavi fu discontinuo e popolato di incubi terrificanti, e quando infine si destò completamente con l'arrivo dell'alba, la sua preoccupazione era cresciuta a dismisura. Conoscendo Yuu, si sarebbe lanciato a testa bassa nella mischia senza porsi domande, attirando tutti gli Akuma presenti su di sé e mettendo la sua vita in pericolo, e...
Maledizione, se solo avesse potuto contattarlo! Invece il dannatissimo golem fornito da Komui era perso chissà dove, di certo distrutto o non funzionante! Prese in fretta i nuovi abiti e li indossò, prima si riuniva agli altri prima avrebbe potuto cercare anche Yuu.
Si accomiatò da Mei con le solite raccomandazioni di essere prudente, dirigendosi per prima cosa verso il luogo dove la piccola gli aveva detto di averlo trovato; sperava in cuor suo di trovare tracce chiare dei movimenti di Bookman e degli altri Esorcisti del loro gruppo, abbastanza da poterle seguire almeno.
Ben presto si rese conto che la zona era piuttosto lontana dalla città, sulle colline adiacenti, piuttosto spoglie e desolate, ma riconobbe quasi subito che si trattava proprio del posto in cui avevano incontrato il Noah di cui non conosceva il nome.
Non gli ci volle molto ad individuare dove aveva avuto luogo lo scontro, sul terreno erano evidenti un gran numero di segni di lotta, zolle divelte, solchi bruciacchiati, gruppi di rocce abbattute che affioravano dalla polla acquifera presente a poca distanza; ma come temeva nulla di tutto ciò indicava che fine avevano fatto Bookman, Marie e Chaoji.
Senza contare che il Generale Tiedoll avrebbe dovuto essere insieme a loro, e invece Mei non l'aveva menzionato nel racconto che gli aveva fatto. Toccò la bruciatura ai suoi piedi e si chiese se anche Yuu avesse incontrato un Noah sulla sua strada, se avesse combattuto e se... Ritrasse la mano come se si fosse scottato.
Più cercava di impedirselo più ogni pensiero che formulava andava a Yuu, quella situazione stava diventando ingestibile, e il tacito accordo fra loro di fingere che nessuno dei due provasse nulla per l'altro iniziava a pesargli.
Sapeva che Yuu a modo suo gli voleva bene e lo considerava il suo unico vero amico, e questo caparbio rifiuto anche solo di ammettere l'amicizia fra loro era snervante; l'aveva lasciato arrivare così vicino a lui e adesso voleva tenerlo a distanza, come se non si fidasse, come se avesse paura delle conseguenze.
Certo, fra quello e dire che poteva nutrire qualche speranza che i sentimenti di Yuu andassero oltre la semplice amicizia era utopia, eppure Lavi non riusciva a smettere di illudersi. Si strappò forzatamente a quei pensieri, se voleva avere notizie precise sugli ultimi eventi che avevano interessato le missioni in corso doveva contattare Komui.
Non gli restava che tentare di tornare al Quartier Generale Asiatico, se in qualche modo erano sfuggiti alla cattura anche gli altri si sarebbero certamente diretti là; con aria affranta, Lavi voltò le spalle al campo di battaglia e puntò dritto verso il luogo in cui si trovava il gate da cui erano arrivati.
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Kanda si ritrovò in un luogo buio e silenzioso, sembrava completamente deserto anche quel posto, ovunque fosse finito. Appena i suoi occhi si furono adattati all'oscurità riuscì a distinguere vagamente le sagome dei macchinari presenti nella sala: se il gate era attivo allora doveva essere funzionante anche il resto, non gli restava che trovare il modo per ottenere una luce.
Tastoni, posò le mani sui quadri di controllo, ottenendo di avviarli e in tal modo di illuminare parte della stanza, ma subito si fermò; non aveva idea di come si controllasse quella roba, e inoltre un posto che tutti sapevano in disuso avrebbe attirato l'attenzione se al suo interno si accendevano delle luci.
Imprecando fra sé e sé il Giapponese tolse le mani dal pannello, sperando che niente altro a parte quello si fosse riattivato, e cercò l'uscita di quel posto, il quale contrariamente a quel che gli era parso all'inizio era davvero vasto.
Sbucò in un ambiente altrettanto buio che probabilmente era un corridoio, e decise di seguire una delle pareti augurandosi lo conducesse in un punto che conosceva, di modo da capire dove accidenti si trovasse.
Camminò per diversi minuti senza incontrare nulla e nessuno, finché un chiarore dall'apparenza non artificiale iniziò ad intravedersi in lontananza, debole ma costante. Kanda accelerò il passo, e quando raggiunse la biforcazione si trovò in un'ampia sala dal soffitto altissimo, una delle pareti tappezzata di quadri ed enormi finestre su quella opposta: la luce filtrava da lì.
Era quella del tramonto, ma più che sufficiente per permettergli di esaminare la stanza, e l'Esorcista Giapponese non ci volle molto a capire di essere proprio al Quartier Generale Europeo, a Londra, rimanendo sconvolto nel constatare che versava nelle stesse identiche condizioni del posto da cui era appena fuggito. Abbandonato e in disuso apparentemente da moltissimo tempo, come se fossero trascorsi anni da che lui lo aveva lasciato quando era partito per l'ultima missione.
Quanto tempo era rimasto incosciente in quel laboratorio dunque? E cosa diavolo era successo a tutti quanti? Il dispositivo a forma di orecchino che Komui gli aveva dato non funzionava, e non aveva assolutamente idea di come rintracciare né lui né nessun altro...
"CHE," perché mai avrebbe dovuto voler ritrovare qualcuno di quegli idioti? Eppure il punto era proprio quello, c'era un idiota particolare che occupava costantemente i suoi pensieri e della cui sorte era terribilmente preoccupato, ora più che mai dopo aver trovato la sede dell'Ordine Oscuro in rovina.
Maledicendo la propria debolezza si costrinse ad esplorare ogni palmo dell'edificio, sperando di essersi sbagliato e di trovare qualcuno degli scienziati al lavoro da qualche parte... ma più andava avanti e più tutto gli pareva vuoto e fatiscente, e il senso di oppressione che sentiva bruciargli dentro il petto cresceva di pari passo.
Malgrado ciò continuava a rifiutarsi di ammettere di aver iniziato a provare sentimenti per qualcuno, con sé stesso e tantomeno con l'oggetto degli stessi. Tuttavia fingere che non ci fossero non li rendeva meno reali, né poteva in alcun modo cancellarli, ne era consapevole e ciò nondimeno continuava a pretendere di poterli ignorare per sempre; adesso però quell'incertezza, quella situazione che lasciava presagire una disastrosa catastrofe, lo portavano inevitabilmente a temere per la sorte di Lavi, a desiderare di averlo al suo fianco per poterlo prot... sorvegliare...
Perché sapeva bene che il giovane Bookman avrebbe fatto qualche sciocchezza lasciato a sé stesso, e lui non voleva... non voleva... no...
"CHE," gli sfuggì di nuovo dalle labbra mentre la sua mente concludeva a forza il pensiero che lui si rifiutava di formulare.
...perderlo.
Frattanto aveva involontariamente raggiunto la sua stanza, così decise di approfittare per togliersi di dosso quegli abiti lerci, se nell'armadio ve ne fossero stati di più decenti, viste le condizioni di tutto il resto. Fortunatamente erano ancora lì dove li ricordava; trovò anche una Divisa di ricambio, e dopo essersi rivestito continuò il suo giro esplorativo, con gli stessi risultati ottenuti fino a quel momento: nulla.
Sovrappensiero, si avvicinò ad una delle finestre, e un movimento molto veloce all'esterno catturò la sua attenzione, facendolo trasalire. Akuma, in volo basso, vicino all'edificio!
Senza un attimo d'esitazione si precipitò verso l'ingresso, uscendo subito fuori, Mugen in pugno. Lo spettacolo cui si trovò davanti però non era esattamente quello che si aspettava; il cielo era popolato da decine di Akuma di livello uno e due, tutta la città ne era invasa, era come se uno sciame di neri corvi malevoli avesse inondato il cielo.
Si lanciò in corsa verso il nemico, attivando la sua Innocence e preparandosi a colpire, mentre contemporaneamente gli Akuma si voltavano tutti verso di lui e nell'aria risuonava un allarme del tutto simile a quello che aveva udito fuori del laboratorio dopo aver recuperato Mugen.
Kanda avanzò veloce addentrandosi nelle vie della città, distruggendo ogni singolo mostro nel suo raggio d'azione.
Stava per scagliarsi di nuovo contro il bersaglio più vicino quando la vide: al centro della piazza, in cima ad un immenso obelisco e circondata dagli Akuma, imprigionata nella propria Innocence come già le era accaduto ad Edo, faceva mostra di sé Lenalee, le braccia aperte a croce come un angelo che chiama a sé i fedeli.
Il samurai arrestò la corsa di colpo, gli occhi dilatati per lo stupore, fissando attonito la teca luminescente risplendere nella luce rossastra del tramonto.
- Lenalee... - mormorò di fronte a quella vista, un sottile senso di angoscia che gli stringeva il cuore. Se lei era in quello stato... forse... No, non doveva pensarci, la priorità era liberarla, poi avrebbe pensato a tutto il resto. - Lenalee! - gridò sperando che la ragazza lo sentisse, evitando con un salto i proiettili del primo Akuma, appena giunto a distanza di tiro.
"Questa voce... la conosco... chi mi chiama?" Gli occhi di Lenalee tremarono leggermente, ma non si aprirono.
Saettando fra le case in direzione dell'obelisco Kanda si rese presto conto che questo era isolato al centro di una piazza; sarebbe stato quindi impossibile per lui raggiungerne la cima senza aiuto, l'unica speranza era di usare gli Akuma come trampolini man mano che li distruggeva.
Nell'aria si diffuse un messaggio che invitava la popolazione a restare in casa intanto che i 'Protettori' li liberavano da un pericoloso Esorcista ribelle, Kanda notò con la coda dell'occhio l'Akuma che lo stava ripetendo spostarsi sopra la città, e un brivido di gelo lo scosse fin nel profondo. I
l Conte del Millennio dominava Londra? La popolazione ubbidiva agli Akuma? E soprattutto, credeva ciecamente alle loro parole? Come era stato possibile tutto questo in un tempo così breve? Oppure era davvero trascorso molto tempo mentre lui giaceva in coma nel maledetto laboratorio?
Troppe domande e nessuna risposta per la mente di Kanda, prettamente pratica e poco usa alle riflessioni complicate, più a suo agio con piani di battaglia che con analisi di eventi e ipotesi sulle motivazioni che li avevano scatenati.
Così il samurai risolse di pensare unicamente allo sterminio dei mostri davanti a sé e alla liberazione di Lenalee. Forse lei aveva le risposte che cercava, e una volta conclusa quella spiacevole faccenda le avrebbe parlato; ma ora la priorità era un'altra.
Trafisse l'Akuma più vicino, volteggiando nel vuoto fino a raggiungere il successivo, piantandogli Mugen nel mezzo della maledetta faccia irridente che gli ghignava contro e calpestandola per darsi la spinta al salto seguente, la lama della sua Innocence che fendeva e sventrava qualunque cosa si parasse nel raggio d'azione di colui che la brandiva.
La catena di esplosioni illuminò il cielo a giorno, detriti e scintille che precipitavano vorticando verso terra, il fumo nero originato dal metallo carbonizzato che saliva espandendosi, contaminando l'aria con un terribile odore acre, di morte e distruzione.
