Road to perdition

Prologo

I guai erano iniziati quando Naruko aveva annunciato a tutti la sua decisione di andare a vivere da sola.

A Iruka, che da qualche anno era diventato legalmente il suo tutore, era quasi venuto un colpo, soprattutto una volta scoperto dove esattamente la ragazza, che nel frattempo aveva già trovato un posto dove vivere all'insaputa del suo ignaro padre adottivo e dei suoi amici, avesse intenzione di trasferirsi.

Non aveva detto nulla fino a quel momento perché era sicura non avrebbero approvato la sua nuova sistemazione e ovviamente il lavoro che aveva trovato per potersi mantenere, e tentare di pagarsi gli studi universitari, nonostante Iruka le avesse offerto il suo pieno sostegno, Naruko non si era sentita di accettare.

Iruka aveva già fatto tantissimo per aiutarla e gliene sarebbe stata sempre eternamente grata per averla presa con sè nel momento più difficile della sua vita, dopo che gli infimi abusi che aveva subito dalla sua ex famiglia adottiva per anni, erano finalmente venuti alla luce.

Iruka, che a quel tempo era il suo professore di scuola e l'unico che davvero si preoccupava per la ragazza, non aveva esitato a farsi avanti e a prenderla con se, dandole finalmente l'affetto che le era mancato per tanto tempo. Tanto che Naruko, ormai lo vedeva come quel padre che non aveva mai conosciuto. Ma, nonostante tutto, non voleva continuare a vivere sulle sue spalle e a dipendere da lui per ogni cosa, era cresciuta ormai, e aveva tutte le carte in regola per riuscire a farcela da sola. Sapeva bene che suo padre adottivo non poteva permettersi di pagarle gli studi universitari col suo stipendio, ma che sarebbe stato disposto a indebitarsi pur di aiutarla, ed era una cosa che lei non poteva accettare. Non dopo tutto quello che lui aveva già fatto per lei.

Perció, con l'estate alle porte e fresca di diploma in tasca, la ragazza aveva iniziato a girare la città in l'uno e in largo in cerca di un'occupazione che potesse aiutarla a realizzare il suo sogno.

La ricerca però si era dimostrata più difficoltosa di quello che pensava, e dopo settimane di ardua ricerca, si era casualmente imbattuta in Haku, forse, uno dei personaggi più strani che avesse mai incontrato, eppure, era stato l'unico ad averle dato una chance.

Naruko ancora ricordava quando ormai sconsolata dopo mille rifiuti, era entrata in quel bar dall'aria losca, attirata dal cartello appiccicato al vetro che annunciava che cercavano un'aiutante.

Non del tutto convinta, ma armata dalla sua forza d'animo, si era decisa ad entrare.

Il suo abbigliamento le era sembrato immediatamente fuori luogo, quel look da ragazza bon ton suggeritole da Sakura e Ino spiccava in quel postaccio che a prima impressione sembrava uno di quei tipici bar, frequentati da delinquenti e da gente dalla quale era meglio stare alla larga. In fondo tutti sapevano cosa succedeva in quella zona alla periferia dalla città governata da gang criminali come l'Akatsuki che controllava quella zona da più di una decina di anni, rendendo difficile ogni operazione della polizia di Konoha, che inutilmente ritentava di riappropriarsi della sua autorità in quel luogo ormai considerato da tutti difficile e irrecuperabile. Non a caso, la maggior parte dei cittadini la evitavano, e tutte le attività commerciali nei dintorni erano quasi tutte fallite, risultando in serrande chiuse e locali semivuoti sparsi per le vie deserte.

Naruko entró con una certa esitazione, guardandosi intorno studiando gli interni bui, nonostante fosse pieno giorno, le tende scure facevano in modo che non penetrasse moltissima luce, il che rendeva ancor più tetro l'arredamento che pareva ben datato, composto da vecchi tavolini in legno sparsi per il salone e un biliardo che pareva aver visto giorni migliori sul fondo della sala.

Il bancone, era sul lato opposto e

non era messo meglio del resto il legno, che forse un tempo era stato bello lucido era sbiancato su più punti, gli sgabelli allineati sotto, erano coperti da velluto verde, strappati su più punti, e un vecchio battitore di cassa in vecchio stile si ergeva minaccioso sull'angolo, e copriva una parte delle mensole sopra la quale vi erano riposte delle bottiglie di alcolici.

"Hey ragazzina, posso aiutarti?"

Naruko, troppo impegnata a osservare l'ambiente circostante, non si era accorta della presenza di qualcuno e colta di sorpresa si voltó in direzione della voce e rimase sorpresa dall'aspetto della persona che le aveva rivolto la parola.

La voce era chiaramente maschile, ma l'aspetto e l'abbigliamento eccentrico erano completamente femminili, tanto che Naruko si era guardata intorno in cerca del proprietario della voce dalle tonalità profonde che l'aveva chiamata, non pensando potesse appartenere a qualcuno che appariva così delicato.

Il ragazzo era bellissimo, I lunghi capelli marroni erano legati in uno chignon lasciando giù qualche ciocca, il volto era pesantemente truccato, soprattutto su occhi e zigomi, e il suo abbigliamento era tutto fuorchè sobrio. Una canottiera a V rosa shocking e pantaloni neri a vita bassa, per la prima volta in tutta la sua vita, Naruko si sentiva troppo elegante col suo vestitino azzurro cielo e le ballerine di Sakura ai piedi, che non erano parte del suo abbigliamento solitamente sportivo e trasandato.

Per qualche secondo rimase senza parole e notò gli occhi del ragazzo assottigliarsi verso di lei, probabilmente annoiato dal suo silenzio prolungato. Immediatamente si riprese, rendendosi conto di quanto fosse sembrata scortese, soprattutto con quel suo sguardo imbambolato Che non la faceva sembrare molto intelligente.

"Oh! Ho visto il cartello appeso qui fuori, e mi chiedevo se stesse ancora cercando aiuto"

Il tizio diede un'occhiata veloce al cartello per poi riportarlo su di lei, squadrandola da capo a piedi, cosa che mise in agitazione la bionda, che ormai aveva quasi perso le speranze.

"E per quale motivo vorresti lavorare qui?"

Il ragazzo inarcó un sopracciglio, tendendosi sopra il bancone con le mani giunte, gli occhi color nocciola ben puntati su di lei, facendola sentire in soggezione e immediatamente la paura di un altro rifiuto la colse, il che azzerò la sua già poca capacità di razionalizzare.

Dopotutto lei era più un tipo che seguiva la pancia che il cervello, e non sapeva tenere a freno la lingua.

"Perché sono disperata! Ho bisogno di un lavoro il prima possibile! Lo so che non ho esperienza ne referenze… ma ho bisogno di soldi!"

"Woah, calma ragazzina, ti ho solo fatto una domanda. È molto raro che qualcuno voglia lavorare qui, soprattutto qualcuno col tuo aspetto"

Naruko storse il naso a quell'ultima frase.

"Che intendi dire col 'mio aspetto'? Ho forse qualcosa che non va?"

Non le piaceva essere giudicata solo per il suo aspetto, e cercó di metterlo in chiaro con la sua espressione bellicosa e le mani strette in pugni lungo i fianchi.

Improvvisamente, le cicatrici sulle sue guance parvero bruciare, facendola sentire nuovamente rigettata esattamente come quando era rientrata a scuola dopo il fattaccio, con le guance ancora piene di bende e I mormorii della classe dietro le sue spalle.

Il ragazzo accennò un mezzo sorriso, il che tranquillizzò di poco la bionda, che lo squadrava ancora con espressione torva.

"Non so se ti sei resa conto di che gente gira da queste parti, ma quelle come te sono rare, tutto qui" spiegò, limitandosi a scrollare le spalle, per niente infastidito dalle reazioni della ragazza, che parve finalmente rilassarsi alle sue parole.

"Quindi mi vuoi assumere?" Chiese con occhi azzurri sgranati, la testa inclinata di lato con espressione leggermente confusa.

"Perché no? Puoi cominciare settimana prossima se vuoi"

Scrolló le spalle lui dandosi un'occhiata alla manicure curata. Avrebbe potuto far invidia a Ino, aveva delle dita perfette, molto più fine di quelle di Naruko stessa, che provó quasi una punta di invidia.

"Sul serio?"

Il ragazzo annuí svogliatamente senza nemmeno alzare lo sguardo verso di lei.

Naruko lo avrebbe abbracciato se non ci fosse stato il bancone a dividerli.

"Davvero?"

"Quel cartello è fuori da mesi, e nessuno fino adesso si è interessato, non ho di certo intenzione di fare lo schizzinoso ora"

Naruko non sapeva veramente se fosse un velato insulto e una specie di complimento, ma decise di non pensarci troppo su. Dopotutto, anche lei era quasi nelle stesse condizioni di Haku, e come lui, non poteva permettersi di essere pignola.

"Grazie grazie grazie! Non ti deluderó… ehm come hai detto che ti chiami?"

"Non l'ho detto. Piacere, Haku"

"Naruko Uzumaki! Piacere mio!"

Haku le rivolse una lunga occhiata nel quale parve riflettere su qualcosa, il che innervosì la ragazza, anche perché qualcosa nell'espressione del ragazzo era cambiata da un momento all'altro.

"Uzumaki hm?Hai detto di aver bisogno di una sistemazione se non mi sbaglio"

Naruko sbattè le palpebre perplessa. Non aveva menzionato l'alloggio, e non voleva sperare che quel tipo così strano potesse risolvere tutti I suoi problemi, Eppure pareva che stesse succedendo proprio a lei, Che solitamente era sfortunata in tutto, anche se non voleva entusiasmarsi troppo. A Iruka sarebbe venuto un infarto una volta venuto a conoscenza dei suoi piani imminenti.

"Vedi, potrei offrirti un alloggio se non ti disturba l'idea di vivere in questo quartiere"

Naruko aprì la bocca, indecisa su come rispondere, da una parte voleva accettare, dall'altra era un po' restia a staccarsi completamente da Iruka.

"Potresti pagarmi lavorando, non ho bisogno dei soldi…" continuó Haku, guardandola da sotto le lunghe ciglia allungate dal mascara.

"Accetto!"

Senza esitazione porse la mano al ragazzo offrendogli uno dei sorrisi più ampi che potesse offrire, ricambiata da uno timido del ragazzo forse non abituato ad avere a che fare con persone come lei. Una vera forza della natura.

"Ti prometto che faró di tutto per non deluderti Haku! Saró uno dei migliori dipendenti che hai mai avuto! Lavoreró sodo lo.."

"Ok ok, frena l'entusiasmo non ti andrebbe di vedere l'appartamento prima?"

A quel punto nemmeno Haku era riuscito a trattenere una risata, completamente conquistato dal carattere solare della ragazza, e Naruko era convinta che quello fosse solo l'inizio della loro amicizia, e di una nuova vita.