Prologo
Dove sei… dove sei, amore mio?
Tutta nera è la notte e l'orco è nero. Non è la notte di Natale ma in casa non si sente alcun rumore. Salvo quello di chi russa più forte degli altri. Il vento è più forte fuori, il rumore è nei sogni dei dormienti. L'orco ha un volto e ha un nome. E poi c'è lei…
Tesoro mio… non sai da quanto ti sto cercando. Non sai quanto mi manchi… dove sei? Perché non mi rispondi?
Della notte si può dire tutto tranne che sia quieto. Il mondo dei sogni non è un luogo tranquillo. È come un mare perennemente agitato in cui si inseguono emozioni di ogni tipo, fantasmi di ogni tipo. I pensieri di tutta l'umanità si mescolano liberamente, a volte forse perfino unendosi e scambiandosi informazioni istantaneamente a grande distanza… ma forse anche questa è soltanto un'impressione data da somiglianze casuali e coincidenze. Ognuno vede ciò che più desidera, ciò che gli manca. E soprattutto ciò che lo inquieta. Mai come durante il sonno si lascia libero sfogo alla paura. È come un'onda troppo alta per cavalcarla, troppo tentatrice per non farlo. Quando non si riesce a sopportarla, ci si sveglia sudati in preda al terrore. Ma prima che accada, la paura resta ben percepibile per tutto il tempo necessario.
Per fortuna l'umanità non sogna tutta contemporaneamente. Già così c'è il rischio di perdersi.
Perché la mia voce non arriva fino a te? Non mi riconosci? Mi hai già dimenticato?
Non c'è una mente che sia uguale all'altra. Ognuna è unica, ognuna contiene le sue piccole meschinità ma anche le sue grandi bontà, i suoi ricordi, il suo modo di affrontare la vita. Tutte sono insostituibili e tutte possono insegnare qualcosa… dare informazioni che non si potrebbero trovare altrove. Così tante esperienze, così interessanti e preziose per chi non ha potuto farne in prima persona. E tutte le menti sono così indifese, nel sonno… anche quelle dei peggiori criminali. Facili da aggredire, desiderose d'amore, nostalgiche di pace. Non ce n'è una in cui non esista almeno una scintilla di luce, una speranza di salvezza. Ti fa vedere quale sia davvero la natura profonda dell'uomo. E ti rende impossibile serbare rancore all'umanità per qualsiasi cosa.
Eccetto forse poche menti completamente buie… eccetto forse una…
Come puoi non ricordarti di me? Eppure io sto soffrendo tanto… Dove sei? Dove sei, piccolo mio?
Ma… matjushka? Matjushka?...
E non c'è mezzo più veloce di viaggiare… in un istante si può essere in qualsiasi punto del globo… vagando instancabilmente… uno sguardo e via… altrove… a migliaia di miglia di distanza… non serve il supercomputer per questo… quindici giorni e quindici notti di sonno possono essere tanti… possono servire ad esplorare tanto… cercando… cercando sempre… forse senza neanche sapere bene cosa… sorretto da una speranza assurda quanto instancabile... eternamente frustrata… di sentire una voce… un richiamo… un'immagine nota, o qualcuno che abbia visto quell'immagine nota, o sappia se…
Perché non riesco a raggiungerti? Perché non mi senti? Qui è buio… è freddo… vorrei solo poterti vedere un'ultima volta… dove sei, bambino mio? Dove ti hanno portato? Ti sto cercando, Vanja… Vanja… Vanja…
Matjushka!?… MAMMA!
Si svegliò sudato e col cuore che gli martellava tanto forte da scuotergli il corpo. O forse stava davvero tremando. Intorno, nel mondo reale, c'era il silenzio più profondo. Nessuno si era accorto del suo grido, o forse aveva gridato solo mentalmente. Gli era capitato altre volte di avere incubi di questo tipo. Ma questa volta non era stato un semplice sogno.
Lo sapeva. Lo sentiva senza ombra di dubbio. In tutti i suoi vagabondaggi onirici, non aveva mai provato una simile sensazione d'angoscia REALE. Una mente vera. Debole, spaventata. Con una forma, un colore… una voce… che erano impressi in lui come un marchio a fuoco, nonostante tutto il tempo passato.
Lei era VIVA. E VICINA.
E aveva bisogno d'aiuto.
