Frankie
Ovvero il Prometeo Liberato

Capitolo 1

Il buio e il silenzio regnavano quasi totali. Solo pochi uccelli si azzardavano a cantare, e qua e là un raro raggio di sole pomeridiano filtrava attraverso l'imponente soffitto di rami. Il tramonto era ancora lontano, eppure già le ombre avevano cominciato ad infittirsi. A volte basta allontanarsi dalla città di pochi chilometri perché la natura riaffermi prepotentemente la sua superiorità sull'uomo. Ma nel profondo di una foresta così estesa e disabitata, ci sono momenti in cui il viaggiatore arriva a chiedersi se l'uomo sia mai esistito… finché la sua stessa esistenza non lo conforta ricordandogli che ci sono da qualche parte esseri come lui.
Ma naturalmente ogni distinzione tra l'uomo e la natura è artificiale. È sbagliato sentirsi separati da essa come è sbagliato sentirsi in contrasto o piccoli di fronte alla natura. Perché noi ne facciamo parte.
E tuttavia… i tronchi enormi e maestosi di quegli alberi secolari, coperti di muschio, di fronte a cui anche la sua grande mole scompariva… il sottobosco fitto, che sbarrava il passo… rendevano facile comprendere perché per tanti secoli gli uomini avessero visto nel bosco il luogo dove vivevano mostri e streghe. Dove misteriosi eremiti si dedicavano a studi ancor più misteriosi… e dei coraggiosi potevano confrontarsi con l'ignoto per conquistare tesori o ritrovare se stessi. O per perdersi.
Quel tratto di foresta si sarebbe prestato bene ad una storia dell'orrore, in effetti, pensò il viandante mentre si fermava togliendosi lo zaino e allungando qualche briciola di pane a uno scoiattolo curioso di passaggio. Soprattutto per via dell'imponente edificio in rovina, quasi tutto crollato e annerito dal fuoco, che spuntava tra le alte colonne fronzute a poca distanza. Nessun rumore sembrava provenirne… ma ascoltando attentamente, il vento che fischiava attraverso gli squarci delle assi poteva dare l'impressione di un pianto sommesso.

28 luglio
Il capitano della nave esplorativa delle regioni artiche è venuto a trovarmi come mi aveva annunciato per lettera. Mi ha rintracciato servendosi dei diari del mio sventurato fratello, che ha rimesso nelle mie mani insieme con una quantità di suoi appunti medici e scientifici. Sono così venuto per la prima volta a conoscenza dell'intera storia dei suoi travagli durati tanti anni– e del vero motivo per cui la nostra famiglia è stata interamente e crudelmente sterminata.
Disgraziato fratello! Non so se devo maledire il suo nome o compatirlo. Ha voluto giocare con qualcosa che Dio aveva per sempre precluso all'uomo, eccitato da un misto di superbia antica e conoscenza moderna. Una parte di me non può che ammirare il suo coraggio, l'ardimento della sua scienza. Un'altra vorrebbe che non fosse mai nato colui che ha scatenato su se stesso e su noi che lo amavamo una tale rovina.
Ma era mio fratello. Pace alla sua anima. Si è sacrificato nel tentativo di proteggere il resto del mondo dal suo osceno esperimento. Se penso che l'ira della bestia potrebbe ancora riversarsi su di me, unico superstite… unico rimasto del sangue colpevole di averla portata in vita… confesso di tremare vigliaccamente di paura, nonostante sia un soldato. Mi è stato insegnato ad affrontare a testa alta qualunque nemico, ma come non temere qualcosa che non è parte della creazione né della natura? Tuttavia il capitano mi assicura che non accadrà, e ne sembra stranamente certo. Secondo lui, la creatura non si ripresenterà più davanti ad occhio vivente, avendo scelto la morte– oppressa dalla propria malvagità non meno che dalla propria abominevole deformità. Mi risulta difficile credere che un mostro inumano quale quello che mi è stato descritto possa possedere una coscienza in grado di provare rimorso, ma devo credere all'uomo che ha visto con i suoi occhi l'epilogo di tutte queste vicende.
È insolita la sua tranquillità nel riferirmi gli eventi che hanno condotto alla morte di Victor, descritti nei propri diari di bordo di quel periodo, dei quali mi ha fornito copia. «Ho imparato, attraverso tutto ciò», mi dice, «i limiti che l'essere umano non dovrebbe mai superare. E ad essi mi atterrò d'ora in poi. Se il Creatore ha stabilito per noi dei confini alla nostra audacia, alla nostra superbia, sono giunto a credere che sia unicamente per il nostro bene. E spero che, se la storia del dottore sarà diffusa, anche altri lo imparino».
L'ho guardato andar via con un misto di tristezza e ammirazione. Forse, alla fine, tutti noi dobbiamo fare i conti con la nostra natura di esseri finiti, ma ciò non vuol dire che un qualche sussulto interiore non vi si ribelli. Abbiamo forse raggiunto l'apice della nostra esistenza, delle nostre scoperte, oltre il quale non possiamo più spingerci senza risvegliare mostri? E se è così, cosa faremo d'ora in poi?
Perché Dio avrebbe dovuto creare l'uomo dandogli un infinito desiderio di sapere, se quel desiderio non può essere soddisfatto? O forse la conoscenza è davvero la tentazione del demonio, il peccato originale al quale nessuno di noi scampa?
Vorrei distruggere ogni traccia dell'opera di mio fratello, perché qualche folle non pensi un giorno di proseguirla. Tuttavia una parte di me vi si oppone. È come se, bruciando queste pagine vergate dalle sue mani, terminassi di ucciderlo. Qualcuno deve serbare la testimonianza di quanto è accaduto. Perciò conserverò tutte le sue carte, e i diari del capitano, in un cassetto del mio scrittoio di cui io solo ho la chiave, che cederò ai miei eredi solo in punto di morte con l'ordine di non aprirlo in perpetuo.
Dio perdoni Victor e tutti quelli come lui. E che l'anima dei miei cari riposi in pace in Paradiso.
–Tenente di Cavalleria Ernst F.

–Capisco. Quindi la storia alla fine è stata diffusa dopotutto.
–E ciò significa che alla fine qualcuno ha violato il segreto.
–Se però è così… se tutto è successo realmente… quali influenze ha avuto sul futuro?
–C'è dell'altro. Leggete.

–Quanta desolazione… sembra tutto morto da tempo… vivrà davvero qualcuno in un posto simile? O piuttosto, ci sarà vissuto?
Lo scoiattolo lo aveva seguito fino al margine delle rovine e lo fissava con la testolina reclinata e gli occhietti curiosi. Lo invitò gentilmente ad allontanarsi con un cenno della mano. Ciò che era venuto a fare là non era lavoro per una bestiola indifesa… sempre che ci fosse realmente qualcosa.
Avanzò con cautela. La porta principale sembrava sbarrata dalle macerie, ma uno squarcio nel muro poco distante era abbastanza grande per lasciarlo passare, anche se dovette chinarsi e strizzarsi un po' tra le travi mezzo carbonizzate. Da quanto tempo l'edificio era stato distrutto? Senza dubbio doveva essere stato una dimora imponente… quasi un castello… eppure nessuno se ne ricordava nei paesi vicini. Aveva dovuto fare non poca fatica per localizzarlo, basandosi sugli accenni trovati nei manoscritti. Senza dubbio alcune crepe nel muro erano parecchio antiche… il tempo e il muschio cresciutovi sopra avevano smussato le pietre. Una si sbriciolò quando vi appoggiò sopra la mano. Squarci causati soltanto dalle intemperie e dall'opera distruttiva dei rampicanti, o da qualcosa di enorme… che aveva lottato per liberarsi? Da quanto tempo? L'incendio, tuttavia, sembrava più recente. Qualcuno aveva voluto cancellare del tutto dalla faccia della terra quella casa già ferita? In questo caso, chi? Era forse arrivato troppo tardi?
S'inoltrò in una vasta sala da cui si diramavano stanze più piccole. In fondo, un largo scalone portava alla balaustrata del piano superiore. Vari gradini erano spezzati, come anche alcune colonne di legno in alto. Forse non sarebbe stato molto sicuro salire, ma comunque per scrupolo l'avrebbe fatto dopo. Naturalmente, la cosa migliore probabilmente era cominciare a cercare dai sotterranei…
…di quando in quando però gli sembrava di nuovo di sentire come il suono di un pianto, o di un richiamo. Tenue, infantile…
Non sembrava un luogo macabro, in ogni modo… come la scena di un sacrilegio, o il set di un film dell'orrore. Sembrava soltanto abbandonato. Abbandonato e triste. Porte pendevano spalancate o mezze spaccate dai cardini portando in stanze ingombre di mobili o velate di ragnatele; carte ingiallite giacevano alla rinfusa sul pavimento. Ne raccolse qualcuna. Forse avrebbe potuto spiegargli cosa era accaduto là dentro.
Fu lo scricchiolio a metterlo sul chi vive, mentre ancora era chinato ad esaminare i fogli. Un istante prima dello schianto. Qualcosa di gigantesco sfondò il muro e gli piombò addosso. Membra distorte simili a chele di granchio, escrescenze come ali spiumate sulla schiena con punte affilate d'osso, nessuna testa visibile ma una bocca sdentata urlante con voce umana. La creatura lo attaccò a prima vista senza neanche dargli il tempo di capire cosa stava succedendo.

Questa è una scoperta incredibile. Non ritenevo che dell'eredità del mio compianto nonno facesse parte un insieme di manoscritti tanto interessanti. Senz'altro hanno un grande valore storico… tuttavia, c'è di più. Una scintilla di genio, un'intuizione particolare… incredibile per quell'epoca. Ho sempre saputo che il mio prozio doveva essere un pioniere.
Purtroppo ho dovuto alienare quasi tutto il patrimonio, compresa l'antica dimora di famiglia, per pagare i debiti accumulati coi miei esperimenti falliti. Ma non lo rimpiango. Tanti nobili finiscono in povertà per ragioni molto meno nobili. E ciò che io desidero ardentemente è migliorare la vita dell'intero genere umano.
Una dama inglese in viaggio d'istruzione in Svizzera, a cui avevo chiesto un finanziamento, ha espresso interesse per i taccuini di memorie e si è offerta di pagarmeli un'alta somma. Ha parlato di Victor come di un «moderno Prometeo, punito per il nobile desiderio di creare l'uomo dalla creta, come quello antico». Dice che pensa di ricavarne un romanzo, ovviamente senza fare il mio nome e fingendo che sia un'invenzione sua. Secondo lei può interessare molto i lettori seguaci della nuova moda «romantica».
Dato il mio attuale disperato bisogno di fondi, mi trovo costretto ad accettare. Naturalmente ho fatto prima una copia a stampa dei diari. E per nessun motivo le consegnerò gli appunti di laboratorio del prozio. Penso che tutto sommato la signora ritenga l'intera storia soltanto una fantasia intellettuale del mio antenato, che non si è mai tradotta in realtà. Ed è meglio che sia lei che il resto del mondo continuino a pensarlo. In questo modo obbedisco alla volontà del nonno che le teorie di suo fratello non cadano in mano di chi potrebbe tentare di sfruttarle in modo errato.
Ma confesso che il vero motivo per cui trattengo questo materiale è che ho intenzione di studiarlo per conto mio. Se è vero che la teoria ha dato risultati così spettacolari con i poveri mezzi scientifici di cento anni fa… che frutti se ne potrebbero raccogliere applicandovi gli strumenti e le conoscenze ben più perfette del nostro secolo del progresso? La nostra scienza ha raggiunto ormai l'insuperabile massimo del suo splendore… di certo non si verificherebbero più errori così grossolani! Potremmo tenere molto più sotto controllo gli esperimenti ed ottenere un vero superuomo… o, come minimo, una razza di servi forti ed obbedienti che libererebbero l'uomo dai lavori bruti ed umilianti lasciandolo libero di espandere il suo spirito! Non sarebbe entusiasmante?
Mi è stata offerta una cattedra all'università di Innsbruck. Ho intenzione di accettare. Lascerò la Svizzera con la mia famiglia, e con le nuove strutture messemi a disposizione mi dedicherò a decifrare i taccuini e riprodurre le ricerche che descrivono. Naturalmente userò ogni cautela e all'inizio terrò i risultati per me. Li divulgherò solo se potrò vantare il successo ultimo… per la gloria del mio paese natale e di quello adottivo, della scienza umana e per un luminoso futuro.
–Barone Friederich von F.

–La signora scrittrice è diventata famosa illecitamente, quindi. Chi l'avrebbe immaginato.
–E il buon dottore non ha esitato a piegare un poco la volontà del nonno per le sue ricerche.
–Aveva dei gran nobili sogni, non è vero? Il bastardo.
–Molti sognavano così, a quell'epoca… senza rendersi conto di cosa comportasse. Molti l'hanno fatto anche in futuro.
–Ma avrà proseguito davvero gli esperimenti? Che risultati avrà ottenuto?

Un ultimo pugno mastodontico e l'essere impazzito cadde al suolo in un groviglio di arti. Morto? Difficile dirlo… come era difficile dire che cosa fosse realmente. Di certo non sembrava un robot… quello che aveva colpito non era metallo, ma decisamente organico. Qualcuno lo aveva messo insieme usando parti di esseri viventi diversi? Oppure aveva modificato un essere vivente per renderlo così? In questo caso –rabbrividì– doveva essere davvero un pazzo. Quella cosa sembrava tormentata e sofferente per il solo fatto di esistere. Come si può giocare in modo così blasfemo con la natura?… Avevano avuto ragione a preoccuparsi e a voler controllare.
Davanti a lui, un lieve movimento accompagnato da un gemito, braccia tra tentacoli ed escrescenze coralline. Il… mostro… era ancora vivo quindi. Ma non se la sentiva di ucciderlo. In qualche modo gli faceva compassione, anche se non poteva permettergli di attaccarlo ancora.
Legò i tentacoli più lunghi attorno al corpo, stringendo con forza, prima che si riprendesse del tutto, e lo assicurò a una colonna che gli parve più robusta delle altre. Con un po' di fortuna sarebbe bastato a trattenerlo anche se si fosse divincolato parecchio. Ma gli era andato contro di propria iniziativa… magari soltanto folle per la propria condizione, pronto a scatenarsi contro qualsiasi intruso… oppure qualcuno l'aveva diretto? Qualcuno che magari in quel momento lo stava osservando?
Guardò dentro il muro sventrato. Le impronte della bestia, stampate sullo spesso strato di polvere, portavano a ritroso verso un'altra spaccatura, oltre la quale si vedeva solo il buio. Probabilmente un tunnel che conduceva ai piani inferiori. Bene. Ora sapeva da dove cominciare.
Afferrò la gamba divelta di una sedia, ne avvolse l'estremità in stracci e vi diede fuoco, per avere una torcia improvvisata in quel sotterraneo scuro. Quindi s'inoltrò all'interno.
Come pensava, dopo pochi passi il pavimento iniziava a scendere. Era ruvido e irregolare, come le pareti e il soffitto… dava proprio l'idea del cunicolo scavato da qualche gigantesco verme… eppure sotto i suoi piedi di quando in quando sentiva tracce di gradini scolpiti. In origine quello doveva essere stato un passaggio segreto adoperato dagli abitanti del castello, che poi era stato parzialmente distrutto e modificato per allargarlo… da loro stessi o da esseri come quello che aveva incontrato.
Quel flebile rumore di sottofondo si sentiva ancora. Ma man mano che scendeva, aumentava leggermente di volume. Diventava in qualche modo distinguibile… un ronzio come di macchinari… e forse delle voci umane. Qualcuno stava discutendo là sotto? Il suono però sembrava stranamente attutito, e non comprendeva le parole.
Una luce improvvisa lo sorprese allo sbocco del tunnel in un corridoio sotterraneo dalle pareti di pietra giallastra. Anche la porta o il passaggio inferiore era stato divelto, e dovette scavalcare una serie di blocchi che ostruivano la soglia. Sembrava una segreta medievale… ma tubi al neon sul soffitto illuminavano la scena di una forte luce bianca, quasi tutti ancora funzionanti. Pochi pendevano staccati o sfrigolavano accendendosi e spegnendosi a intermittenza. In generale, sembrava che quella zona si fosse conservata molto meglio del piano di sopra. Curvava in modo piuttosto pronunciato, probabilmente girando tutt'attorno alla base del castello, e impedendo di valutarne la lunghezza esatta. Anche le porte dai due lati sembravano per lo più intatte. Porte in ferro battuto, molto robuste… con finestrelle sbarrate. Celle. Proprio come in una prigione medievale. Provò a guardare all'interno di un'inferriata, ma apparentemente nel buio non c'era nulla. Era così per tutte? Oppure…
Da dove provenivano i rumori? Le voci si alzavano e abbassavano ad intervalli, ricordando l'effetto di un televisore rotto. Non c'erano impronte sul pavimento che lasciassero capire da dove fosse arrivato il mostro di prima. Si diresse dalla parte che sembrava l'origine del ronzio. Ogni tanto si fermava a guardarsi intorno e ascoltare attentamente in cerca di altri eventuali assalitori. Ma sembrava che non ci fosse nulla. Anche tutte le celle sembravano vuote. Come se quanto era accaduto prima fosse stato solo un sogno.
Oltre un angolo, finalmente qualcosa di diverso da quello scenario sempre ripetuto. Una porta metallica aperta, a quanto pareva con forza, con numerosi buchi e lacerazioni prodotte da quelli che dovevano essere stati proiettili e lanciafiamme– da chi? Comunque senz'altro il ronzio e i suoni venivano da là. Il volume era molto alto ora, ed era evidente che si trattava di una voce umana. Una sola voce, alta, a tratti lamentosa… ma non di una persona viva. Era chiaramente una registrazione.
S'introdusse con cautela nella stanza… scoprendo qualcosa a metà tra un moderno laboratorio di ricerca e un'antica sala torture.
«Cosa credevo di fare?» diceva la voce. «Di resuscitare la mia famiglia? Riavere Ilse e la mia cara Emmeline? Di riscattare tanti errori passati commettendone uno ancora più grande? O di diventare di nuovo padre in un modo non concesso dalla natura? È una creatura blasfema. Un'aberrazione. Non avrei mai dovuto lasciare che vedesse la luce del sole. Che ne sarà di me e di lei ora?»
Lunghi tavoli di legno erano disposti in due file che dovevano essere state ordinate in principio, mentre ora alcuni erano stati storti in parte verso l'uscita. Erano grandi abbastanza perché vi si sdraiasse qualcosa di più grande di un uomo, anche della sua statura. Ad ognuno erano assicurate cinghie di cuoio, apparentemente per legare le estremità. E su alcuni si vedevano macchie sparse di colore scuro, somiglianti terribilmente a sangue secco. Con questo contrastava il lucido metallo del banco con gli arnesi chirurgici, più al centro del vasto ambiente. Alcuni ferri erano arrugginiti, altri ancora in parte scrupolosamente lucidati come specchi. C'erano vasetti di sostanze con etichette sbiadite che non riusciva a decifrare. Altri, su scaffali, contenevano quelli che sembravano organi espiantati… come aveva già visto persone guarite o medici conservare tumori sotto spirito come ricordo del male passato o per studi clinici. Un fegato sembrava riconoscibile… anche un cuore… ma altri avevano forme bizzarre, mai viste prima, forse non esistenti in natura… o così deformate da essere diventate irriconoscibili. Uno, pensò con un lieve brivido, somigliava in modo inquietante a un feto.
Tutta la parete di fondo era occupata da un enorme computer. Parti di esso sembravano sfondate, distrutte. Altre mandavano segnali d'agonia, scariche elettriche intermittenti tra fili staccati, pietose come gli ultimi gemiti di un moribondo che non vuole andarsene. Spie si accendevano per poi precipitare nel nulla e ricominciare i tentativi di accendersi. Un grande schermo al centro mostrava immagini disturbate che si offuscavano a intervalli per poi riprendere chiarezza. Era quello l'origine della voce. Una figura umana in camice parlava ora in tono dottorale, ora quasi piangendo. Appunti videoregistrati degli esperimenti, attivatisi chissà come, riprodotti a scatti e in ordine casuale. L'uomo sembrava sulla mezza età, pallido, i capelli grigi a tratti ben pettinati e a tratti scomposti. Si soffermò ad osservare l'immagine. Dov'era ora quella persona? Cos'aveva fatto realmente in quel luogo dimenticato? E cosa gli era accaduto?
«Vorrei pregare Dio di perdonarmi. Vorrei pregarlo di prendersi carico del mio peccato… del frutto del mio errore. Ma può Dio riconoscere un essere che lui non ha creato, nato senza la sua benedizione? E perdonarne il creatore? Se però sono io e non lui il creatore… ciò significa forse che sono pari a un dio? E come può la vita essere opera mia? Sto vaneggiando… Signore, se puoi aiutami…»
–Ma guarda un po' chi si vede. Be', credo che tu ti senta a casa tua in un posto simile, non è vero, mostro gigante?
La voce fredda e dura lo fece voltare di scatto.
«A volte lo sogno. Sogno che lui arriva… il primo, quello di allora… che torna dall'oltretomba per punirmi. Perché io non ho saputo lasciare la sua specie nell'oltretomba. Ma quelli come lui hanno un'anima? Possono diventare spettri? So solo che mi aspetto da un momento all'altro… lo vedo chiaramente come vedo me stesso… che venga a portarmi via…»

Onore al nostro capo, alla nostra guida, che ci conduce senza errore verso un futuro di supremazia. Anche stavolta la sua lungimiranza ha colpito nel segno, e non posso non pensare che questa sia l'ulteriore prova che Dio è davvero dalla parte della sua razza eletta, la nostra. Sono stato tra coloro che hanno caldeggiato l'annessione alla Germania, ben sapendo che in realtà era la Germania ad annettersi a noi… per mezzo del nostro augusto compatriota, grazie al quale signoreggeremo su tutta la terra grazie alla superiorità della nostra filosofia, della nostra arte, della nostra musica, e assumeremo il legittimo ruolo di guida dei popoli che ci spetta.
La mia fiducia in lui non è rimasta delusa. Egli sospettava che vi fosse un fondo di verità nella leggenda intorno alla mia famiglia, che a lungo io stesso avevo ritenuto soltanto una seccante fantasia. Ciò che può sembrare follia e superstizione agli occhi delle menti non illuminate è invece l'antico e nuovo potere creato fin dal principio per noi, per assicurarci la vittoria, e noi ce ne serviremo senza esitazione. Mi ha ordinato di compiere indagini sul mio albero genealogico e sulle esatte attività dei miei antenati, viaggiando nei luoghi dove un tempo hanno vissuto ed operato alla ricerca di tracce. E con mio immenso stupore, ho trovato la conferma di ciò che non mi sarei mai aspettato, ma che egli immaginava.
A quanto pare nessuno dei successori di quel primo genio è più riuscito a riprodurre interamente le circostanze che lo portarono al successo… o per mancanza di abilità pratica, o per stupide remore morali e religiose. Anche il prodigioso inventore che ha dato inizio a tutto ciò, d'altra parte, si lasciava frenare da considerazioni etiche sull'«orrore» e l'«inumanità» della sua opera, invece di abbracciarla come qualcosa che lo rendeva un essere divino! Superiore alle menti non elette della sua epoca quanto al bruto che avrebbe dovuto essere suo schiavo, se solo egli avesse osato dichiararsene padrone. Invece si lasciò sottomettere dal timido pensiero della sua epoca, e ciò permise all'inferiore di spezzare le catene e portare distruzione aspirando a una nobiltà non sua. Proprio come ora le razze barbare rovinano il mondo usurpando il nostro giusto posto di comando. Un monito per noi, a non commettere lo stesso errore.
Spesso la gloria dello sfruttamento di una miniera non sta a chi l'ha trovata ma a chi sa meglio impadronirsene. E sarà così anche in questo caso. Egli non riuscì ad avvantaggiarsi della propria creazione. Ma i nostri scienziati sono i migliori al mondo e ne faranno l'uso adeguato. Anche gli appunti di laboratorio degli epigoni saranno non poco utili.
Da quel che capisco, la difficoltà maggiore è trovare un corpo adatto. Nessuno è riuscito a ricostruire il metodo di rianimazione dei tessuti, la parte più danneggiata dei diari originali. Si trattava di un sistema elettrico, o chimico? E se è così, quale ne era la formula? Tuttavia… anche se non sarà possibile rianimare da subito la carne morta, dovrebbe essere possibilissimo applicare il procedimento ai vivi. In fondo, tra breve avremo anche più prigionieri di quel che vorremmo. Almeno serviranno a qualcosa. Per quanto siano indegni di far parte del nostro nuovo mondo, avranno l'onore di aiutarci a creare una nuova e migliore razza umana. Libera dai vincoli della natura e della morte. Degna di prendere il suo posto tra gli dei.
Farò immediatamente rapporto a Sua Eccellenza, che senz'altro mi concederà una medaglia al valore per questo. Ma la fierezza che provo va ben oltre i semplici onori. Grazie a me, il diretto discendente, sia la mia famiglia che il mio paese e le idee su cui ho basato la mia esistenza assurgeranno alla giusta gloria che spetta loro.
–Capitano Wilhelm Heinz von F. delle SS

–Allora è così.
–Gli scienziati vicini al Führer… la loro ricerca sul potenziamento umano, gli esperimenti sui prigionieri nei campi… è da questo che sono stati ispirati. E alla fine della guerra gli ultimi rimasti si riorganizzarono e furono il nucleo di un altro gruppo ispirato a loro…
–Anche noi proveniamo dallo stesso ceppo.
–Siamo fratelli di quel sogno interrotto.
–Di quella creatura infelice…
–Secondo me, questo basta e avanza per voler investigare su chi ci ha spedito questo plico anonimo.

«Gli esperimenti stanno procedendo benissimo. Ottengo reazioni organiche addirittura superiori a quanto mi sarei aspettato. Forse non dovrei meravigliarmi tanto… pare che la ricerca originaria abbia richiesto soltanto pochi anni. Il suo autore la completò ancora giovanissimo. E forse a questo possono essere imputate tutte le considerazioni errate che gli costarono tanto. Mi auguro di riuscire a mantenere la lucidità… naturalmente so che tutto è per un fine scientifico, ma a volte sono disgustato di me stesso per le torture che infliggo a queste povere bestie… forse non si può ottenere il progresso se non a spese di qualcuno? Ma ciò lo rende giusto?»
–Non dici niente? Be', mi piacciono le persone di poche parole.– Non aveva visto entrare nessuno. Apparentemente non c'erano altre porte oltre a quella da cui lui era arrivato… eppure gli stavano alle spalle. Doveva esserci un altro passaggio segreto. Una decina di soldati mascherati con fucili laser spianati… un uomo con l'uniforme dei capi, che lo apostrofava con le mani dietro la schiena e la tipica soddisfazione di sé che aveva visto tante volte… e… due altre creature come quella del piano di sopra, ai due lati. Chele e tentacoli si agitavano scompostamente come rami mossi dal vento, ma restavano ferme al loro posto. Una specie di collare nero o di cintura le stringeva a quella che per un uomo sarebbe stata l'altezza della vita.
–Già. Anche noi abbiamo ricevuto il messaggio misterioso e ci siamo incuriositi. E a quanto pare siamo arrivati prima di voi. Spiacente. Posticino interessante, non è vero? Le ricerche di questo genere per noi erano cadute tempo fa nel dimenticatoio. Non avevamo idea che qualcuno le avrebbe riesumate. Ma dopotutto si sono rivelate piuttosto… sfruttabili. Il tutto è un po' in rovina, ma non puoi immaginarti che cosa si riesce ad ottenere mettendo insieme un po' di scarti e applicando le formulette del padrone di casa.– L'uomo indicò compiaciuto i due esseri con un cenno del mento. –Un po' selvaggi, certo. C'è bisogno di addomesticarli, visto che non hanno una mente. E ogni tanto qualcuno dei meno riusciti scappa… come credo tu abbia constatato prima. Però questo li rende anche investimenti migliori degli esperimenti falliti come te.
–Dov'è il dottore?– chiese lui per tutta risposta, senza fare una piega. –È ancora vivo?
–Oh, ma guarda. Mi fai l'onore di parlare. Allora non sei tutto muscoli e niente cervello, dopotutto. Be', se sei venuto a cercare il padrone di casa temo che resterai deluso. Quando siamo arrivati non era più… utilizzabile. Non che ci serva strettamente, comunque. Dobbiamo ancora decrittare fino in fondo le sue registrazioni… ma come vedi già quel poco che abbiamo ottenuto è un risultato più che apprezzabile. Del resto il buon dottore, come i suoi predecessori, stava indirizzando male le sue stesse scoperte. Chissà fino a che punto potremo arrivare noi con le sue formule complete, invece. Un gran bell'esercito di chimere e soldati zombi superforti, forse?
Non rispose. Si spostò sulle gambe, equilibrandosi meglio a terra. La cosa non sfuggì all'ispirato oratore. –Stai pensando che non puoi lasciarci andar via di qui con un simile segreto– constatò tranquillamente. –E io, d'altra parte, sto pensando che non ti lascerò andar via di qui e basta. Hai fatto un grave errore a venire senza i tuoi amici. Anche perché così vi avremmo distrutti tutti in una volta. Ma comunque ho proprio voglia di vedere se la tua forza è davvero così leggendaria anche contro i miei granchi–aquila.– Tolse le mani da dietro la schiena rivelando un telecomando con un pulsante rosso. Al segnale, le due creature iniziarono ad avanzare goffamente verso l'avversario. –Va da sé che se li sconfiggerai, il mio plotone d'esecuzione ti manderà comunque all'inferno dopo.