Rochester si risvegliò lentamente da una profonda, serena nottata di sonno. Per la prima volta da lungo tempo, i suoi sogni erano stati di colori vividi e brillanti, di scene, dove lui e Jane si divertivano nella beatitudine che gli era stata concessa. Destandosi da questo sonno piacevole, batté molte volte le palpebre per alzarsi, e capì che era ancora sul sofà del salotto, dove si era addormentato accanto a lei. Girando la testa e gettando uno sguardo attorno, comprese improvvisamente che era da solo. Dove era Jane?
Rochester si lanciò diritto, lo spavento si sparse attraverso ogni fibra del suo essere. Rapidamente s'alzò in piedi e corse alla sala, guardando a destra e sinistra mentre camminava. Non guardando completamente dove stava andando, urtò contro Mary che passava di li. Entrambi riuscirono a tenersi in piedi, e subito le chiese chiarimenti.
"Perché mi fu permesso di dormire così a lungo?" domandò. "E dove è la signorina Eyre?"
"La signorina Jane chiese di non disturbarvi," disse Mary. "Lei è nella biblioteca, signore."
Un sospiro di sollievo gli scappò, e annuendo col capo alla serva, affrettò sui gradini.
Si fermò sulla soglia, con gli occhi inchiodati dalla sua vista. Era seduta alla scrivania, scrivendo mentre la calda luce della tarda mattinata d'estate entrò attraverso la finestra, creandole un soffice bagliore intorno.
"Sei così bella, Jane," disse, e le parole gli uscirono dalle labbra più rapidamente di come intendeva. Voleva solo stare a guardarla, di bere nella sua vista ma non poteva fermare la dichiarazione amorosa. E quando lui parlò, Jane si girò a guardarlo e sorrise.
"Il tuo amore ti ha sempre accecato," dichiarò.
Ancora sorridendo, rivolse la sua attenzione di nuovo alla lettera. Rochester chiuse la distanza tra loro, e mise entrambi le mani sulle sue spalle. Non voleva interrompere il suo lavoro, ma non riusciva a fermarsi—aveva bisogno del conforto del suo contatto, anche nel modo più semplice.
"A chi stai scrivendo?" le chiese.
Jane si fermò alla sua domanda, lasciando cadere la penna sulla scrivania di fronte a lei. Prese una delle sue mani e lo condusse a poggiarsi scrivania, dove lei lo guardò con un'espressione piuttosto seria.
"Una lettera è arrivata per me questa mattina, con notizie di mio zio," disse. "è morto."
"Mi dispiace di sentirlo, Jane," disse Rochester, e s'inclinò in avanti per darle un bacio sulla fronte. "Lo conoscevi bene? È per questo che all'improvviso sembri così seria?"
"Non l'ho mai visto," rispose Jane. "La sua morte mi rammarica, come farebbe di chiunque che è famiglia. Ma non è la morte che mi ha sbalordito." La ragazza si fermò di nuovo e Rochester la guardò negli occhi, cercando altri chiarimenti. Il suo aspetto agitato lo preoccupava.
"Mi ha nominato sua erede," dichiarò finalmente. "Mi ha lasciato ventimila sterline."
La bocca di Rochester si spalancò, e sebbene cercava le parole, si trovò ammutolito. La sua Jane, una donna ricca? Sembrava così irreale, e non sapeva come rispondere alla notizia.
"Sono più soldi che io potessi mai sperare di necessitare," disse. "Quindi sto scrivendo al sig. Briggs che è stato incaricato dei procedimenti legali. Voglio che lui divida la somma uniformemente fra me e la mia famiglia."
Rochester sorrise e rise, e scosse la testa meravigliato. Prese la sua mano e la tenne nelle proprie, baciando la pelle tenera. "mia cara Jane," disse. "Tu sei forse l'unica donna sulla terra che abbandonerebbe quasi tutta una tale fortuna, e non avrebbe mai dubbi sul da fare. Mi considero veramente benedetto di conoscerti."
Rochester si dilettava nella sua presenza, come faceva sempre, e avrebbe passato volentieri la mattina, dove sedeva, guardandola. Ma lei, come sempre, non gli piaceva spendere ogni momento sotto un'ondata di sentimentalità. Lo guardò con occhi lampeggianti, e tentò di mantenere un aspetto serio e raccolto.
"Mi offri una grande distrazione nelle tue attenzioni," disse. "Ma devo declinare, almeno per un po', mentre finisco la mia lettera. Forse dopo che ho finito, tu e io possiamo fare una passeggiata."
L'uomo sospirò, sapendo che non c'era modo di farle cambiare idea. Però non gli aveva mai dato fastidio essere conquistato da lei, e avrebbe accettato la dolce influenza per tutti i loro giorni. "molto bene," disse. "Ma non ci mettere troppo. La mia pazienza è particolarmente corta oggi." Dopo avere dato un altro bacio sulla sua mano, la lasciò per badare alla lettera.
