EARTHQUACKE

Era una tiepida mattina di inizio primavera a Tappahannock, nella contea di Essex, nello stato della Virginia.

Laynie sapeva che quella non sarebbe stata un'ordinaria giornata di scuola. Pensieri molto personali e dubbi esistenziali l'avevano tenuta sveglia e l'avevano portata a minimizzare per le lievi scosse, quasi impercettibili, registrate durante la notte.

Quella mattina, prima di preparare lo zaino, aveva fissato a lungo la cornice che teneva vicino al letto: una foto di famiglia dove tutti e quattro sorridevano.

Quei tempi le sembravano così lontani da chiedersi se li avesse vissuti veramente o li avesse rubati dal passato di qualcun altro.

Passò più volte il dito a tracciare i contorni sul viso giovane e sull'espressione irriverente di suo fratello.

A Denver tutto doveva già essersi messo in moto a quell'ora.

Ebbe un brivido e il senso di colpa per non esserci stata, per non esserci, la portò a crollare seduta sul letto del dormitorio del collegio.

Missy, la sua compagna di stanza nonché migliore amica, la trovò così e non esitò a sedersi accanto a lei e ad avvolgerla in un abbraccio grande.

"Adesso ce ne andiamo a lezione e cerchi di concentrarsi soltanto su logaritmi ed equazioni. Quando torneremo vedrai che riceverai una telefonata da parte dei tuoi che ti diranno che tutto è andato bene. E queste ore ti sembreranno soltanto un brutto incubo!"

Laynie sorrise debolmente. Si alzò e finì di preparare lo zaino.

La sedia dello scrittoio si rovesciò, il lampadario oscillò e le mura sembrarono restringersi. Fu un interminabile momento di inferno.

"Missy!"

Cercò di raggiungere l'amica mentre i primi calcinacci si staccavano dal soffitto. Poi rotolò sotto il letto, alla cieca, fino a perdere i sensi.

Ephram non resisteva più attorniato da tutta quell'ansia. Aveva bisogno di una boccata d'aria e, poiché mezzogiorno era passato da un pezzo, decise di andare al bar vicino all'ospedale per prendere un panino sebbene non avesse per niente fame.

Non sapeva come essere di conforto ad Amy. Vedere gli Hart così esposti e terrorizzati lo distruggeva.

Pensava a Colin, a suo padre e non poteva fare a meno di pregare che tutto andasse per il verso giusto.

Il gestore del locale e tutti i presenti guardavano con morboso interesse la tv che diffondeva un'inquietante ultim'ora: un terremoto devastante in Virginia. Molte vittime, anche se non ancora quantificate.

Il prezzo peggiore di vite lo aveva sacrificato un collegio femminile a Tappahannock.

Ephram sentì la terra mancargli sotto i piedi.

Tornò fuori dal blocco operatorio come un automa ma, vedendo da lontano quel quadretto di persone già trepidante per un rischioso intervento chirurgico dall'esito imprevedibile, capì di dover riacquistare un po' di razionalità.

"Dottor Abbott posso parlarle un secondo?"

Quella richiesta improvvisa che aveva rotto il silenzio e gli aveva destato le occhiate di tutti non frenò Ephram. Fortunatamente, in quella situazione precaria, Harold non pretese di sapere di più e seguì il ragazzo in un angolo deserto.

"È successa una tragedia. Non so come dirlo a lei, ai signori Hart…"

Il Dottor Abbott non capiva quel farfugliare sconnesso perciò poggiò le mani sulle spalle del ragazzo agitato invitandolo a calmarsi e a raccontargli tutto.

"Si tratta di Laynie. Potrebbe…Potrebbe essere morta!"

Harold non fece in tempo ad elaborare quello che sembrava un cinico scherzo del destino. In quel momento il cellulare di James Hart vibrò più volte esortando l'uomo a rispondere ad una telefonata che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.