1.

IL CACCIATORE DI PIRATI

Jane Camille prese il vestito che la madre le stava porgendo e si posizionò dietro il separè per indossarlo. Ancora non ci credeva: in meno di un'ora si sarebbe sposata! Sentiva le farfalle nello stomaco da quando si era alzata, ma ora che il momento fatidico si avvicinava, quelle farfalle sembravano volare sempre più veloci.

Una volta pronta, riemerse dal separè mostrandosi alla madre. La donna si portò le mani al petto "Tesoro mio, sei stupenda! Voglio dire, lo sei sempre stata, ma con quel vestito...Quel ragazzo è proprio fortunato, non è vero Alfred?" Suo padre era appena entrato nella stanza, con la sua solita espressione severa. Come se non avesse nemmeno sentito la moglie, chiese "Sei vestita? Era ora! Alcune persone sono venute a salutarti prima della cerimonia. Li faccio entrare." La diciottenne corrugò la fronte: all'improvviso una brutta sensazione si impadronì di lei "Sono proprio una stupida. È il giorno più bello della mia vita e mi faccio venire strane paranoie. Va bene essere nervosi per il grande passo, ma questo è troppo!" Si sistemò il velo sui capelli con l'aiuto della madre, che sembrava confusa quanto lei. La porta della stanza si riaprì: un uomo alto, vestito di bianco, parlava sottovoce con suo padre, seguito da almeno altri cinque o sei vestiti come lui ed i suoi futuri suoceri. Camille li guardò meglio e le farfalle nel suo stomaco volarono via terrorizzate: erano marines! "Padre, che significa?"

Il volto dell'uomo si trasformò in una maschera d'ira "Che significa? Lo chiedo io a te, Camille! Io ti ho educata per diventare una ragazza come si deve, una famosa avvocatessa, come me, come tuo nonno e tutti i nostri predecessori, e tu cosa fai? Mi ringrazi derubando la Marina!"

"Io non ho derubato nessuno! Ci dev'essere un errore! Madre..."

"Lascia fuori tua madre! Non osare mentirmi, Camille! So che hai mangiato un Frutto del Diavolo!" La ragazza trasalì: come diavolo facevano a saperlo? Quando le era stato regalato quel frutto, lei non aveva pensato che potesse essere stato rubato. Era davvero nei guai, non aveva prove, era confusa "Vi state sbagliando, io non ho mangiato nessun Frutto del Diavolo!"

L'ufficiale della Marina avanzò verso di lei, la afferrò per un braccio e la trascinò fuori dalla porta-finestra, nel giardino sul retro "Se, come dici tu, non hai mangiato nessun Frutto del Diavolo, allora saprai nuotare nella piscina di casa tua!"

"Cosa? Aspetti, si fermi, mi lasci andare! No! NO!" L'uomo la gettò in acqua e per quanto la ragazza muovesse braccia e gambe non riusciva a stare a galla. Era solo una piscina da giardino, ma era profonda più di quattro metri e presto Camille iniziò ad affondare. Disperata, guardò verso la superficie: poteva ancora distinguere le sagome del marine e di suo padre, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a salvarla. Quello doveva essere il giorno più felice della sua vita e invece...Con quell'ultimo pensiero perse i sensi...

Quattro anni dopo, in una locanda del Mare Orientale...

Era l'ora di punta per la cena, il locale era piuttosto affollato. A sinistra dell'ingresso, un gruppo di uomini stava brindando alla fine della settimana di duro lavoro, finalmente era tempo di rilassarsi e spassarsela. Dal lato opposto della stanza venivano le risate di un gruppo di ragazzi, che si raccontavano le loro avventure con le ragazze della scuola o della loro via. Tutti stavano sorridendo, ridendo e scherzando. Tutti tranne due clienti: un ragazzo dai capelli verdi, una fascia nera in testa e una fusciacca con tre spade attorno alla vita, seduto al bancone, intento a mangiare, ed una ragazza, forse di un paio d'anni più grande, dai lunghi capelli castani ed un cappello bianco da cow-girl in testa, seduta un po' più in là a sorseggiare birra fresca. Proprio in quel momento svuotò il boccale e si rivolse all'ostessa "Rum, per favore."

La donna la guardò perplessa "Non per farti la ramanzina, ma hai già bevuto tre boccali grandi, per di più senza mangiare nulla!"

"Non si preoccupi per me. Se pensa che non la posso pagare, ecco, prenda un anticipo anche per il rum che berrò dopo la bottiglia che mi porta ora." La donna la guardò ancora per un attimo, poi le stappò davanti agli occhi la bottiglia di rum e gliene versò un po' in un bicchiere. Non appena ebbe finito, la ragazza afferrò il bicchiere e lo scolò tutto d'un fiato "Ottimo! Lasci pure la bottiglia, grazie." Senza aspettare risposta, la prese e si versò un altro bicchiere. Stavolta la donna non potè più resistere all'istinto di aggiungere qualcos'altro "Quanti anni hai? Venti? Ti vuoi forse rovinare il fegato? Pensi che i tuoi genitori saranno contenti di vederti tornare a casa ubriaca fradicia? Sempre che a casa ci riesci a tornare!"

La ragazza la fulminò con lo sguardo "Primo: non ho vent'anni, ma ventidue. Secondo: non ho alcuna intenzione di rovinarmi il fegato, anzi, è in ottime condizioni il mio fegato e non saranno due bicchierini a rovinarmelo. Terzo: non ho una casa né dei genitori da cui tornare; alloggerò qui da lei, a meno che non abbia qualcosa da ridire anche sull'affittarmi una stanza. Quarto: prima di giudicare le persone, si ricordi che non sono tutte uguali ed eviti di giudicarle in base a cosa bevono." L'ostessa, dopo una tale risposta, rimase zitta e si allontanò per servire un altro cliente.

La ragazza si calcò in testa il cappello bianco, riprendendo a bere. Una voce poco lontana le impedì di reimmergersi nei suoi pensieri "Cosa ti fa star male? Cosa stai cercando di dimenticare? Di essere una famigerata piratessa forse?"

La ventiduenne posò il bicchiere con mano leggermente tremante, ma poi sorrise "Veramente quella è l'unica cosa di cui non avrò mai rimpianti."

"Allora la pensiamo proprio diversamente noi due. A parte per il rum: hai ragione, è ottimo qui." La ragazza non si era girata: sapeva benissimo che stava parlando col silenzioso tipo dai capelli verdi. Lui si pulì la bocca col tovagliolo, poi si rivolse all'ostessa, alzandosi in piedi "Pagherò tutto tra un momento: prima catturerò la Sposina, intascherò la sua bella taglia e infine le lascerò una bella mancia."

La giovane donna fece cadere un bicchiere spaventata, allontanandosi dalla ragazza "Sei davvero la Sposina?"

La ragazza, continuando a sorridere, bevve il secondo bicchiere di rum "Sono proprio io. Ma preferisco essere chiamata Camille. Mi dispiace non essermi presentata prima, ma, come ora ha ben capito, è stato meglio così, o non avrei potuto passare una così piacevole serata. Nemmeno il Cacciatore di Pirati, però, si è presentato. Non è così, Roronoa Zoro?"

"Non sei l'unica la cui fama l'ha preceduta, vedo. Sono lusingato."

"La tua fama ti precede, è vero, ma quella tua aria misteriosa e crudele non ti basterà ad intascare la mia taglia. Fa gola a molti, sai? Non saresti il primo che se ne va a mani vuote con la coda tra le gambe."

"Io non mi arrenderò facilmente. Non ho mai guadagnato taglie così grosse, ma sei una donna, una sposina, come dice il soprannome che ti hanno affibbiato. Bella foto sulla taglia!"

Il sorriso di Jane Camille vacillò, ma, dopo aver bevuto il terzo bicchiere di rum, tornò come prima "Lasciami finire la bottiglia ed aspettami fuori. Non vorrei rovinare questa bella locanda ordinata e pulita: sono una rarità locali così di questi tempi."

"Aspettarti fuori mentre tu scappi dal retro? Non ci penso nemmeno! Io ti aspetto qui."

"Non sono una codarda e poi non ho alcun motivo di temerti e darmela a gambe. Ma se preferisci aspettare qui, fa' come vuoi. Lasciami solo bere in pace altri cinque minuti. Devo festeggiare decentemente il mio compleanno in compagnia di quest'ottima bottiglia di rum." Zoro stava per aggiungere qualcosa, quando la porta della locanda venne spalancata: un ragazzo biondo dall'aria strafottente entrò con alcune guardie del corpo al seguito ed un cane lupo dall'aria feroce. Una bambina, la figlia dell'ostessa, cercò di allontanare con una scopa il cane da un tavolo apparecchiato, ma questo le ringhiò contro e fece per saltarle addosso ed azzannarla, quando due sgabelli lo colpirono in pieno muso e lo misero fuori combattimento. Il ragazzo biondo, insieme al resto dei clienti della locanda, si voltò nella direzione da cui i due sgabelli erano venuti: Camille e Zoro erano entrambi in piedi con due espressioni truci stampate in faccia; gli sgabelli su cui erano seduti scomparsi. I due si guardarono corrucciati e lei domandò "Perché gliel'hai lanciato tu? Bastava solo il mio di sgabello! Vuoi forse metterti dalla parte dei delinquenti?"

"Sta' zitta, sei tu che non ti dovevi intromettere!"

Il padrone del cane li interruppe "Come avete osato fare questo al mio cucciolone? Sapete chi sono io?"

I due, in coro, risposero "No."

"Come no? Io sono Helmeppo, figlio del Capitano Morgan."

Camille alzò un sopracciglio "Ah quindi sei un marine. Io odio i marines."

"Non sono un marine, ma sono il figlio di un grande marine e appena mio padre verrà a sapere quello che voi due e questa mocciosa avete fatto, ve la farà pagare amaramente!"

La ragazza commentò ironica "Sto tremando dalla paura!"

Zoro puntò la spada verso il biondino "Lascia le donne fuori da questa faccenda."

"Tu sei il Cacciatore di Pirati, vero? Perché ti sei messo contro la Marina?"

"Mi stavo facendo gli affari miei in pace, ma poi sei arrivato tu, babbeo, a mettermi i bastoni tra le ruote."

"Che insolenza!" Helmeppo estrasse la sua spada e fece per colpire Zoro, ma questo schivò il colpo e con un calcio lanciò la spada del biondo sul soffitto. Infine lo sbattè contro il bancone con un pugno e gli puntò una delle sue tre spade in faccia "Lo sai che sei proprio fastidioso?"

"Hey, calmati, tira subito giù questa spada! Appena mio padre verrà a sapere quanto è successo, farà imprigionare anche l'ostessa e sua figlia, lui è fatto così. Ma facciamo un patto: se tu ora mi lasci andare, ti fai arrestare al loro posto e sopravviverai senza cibo né acqua per un mese intero verrai rilasciato." Il Cacciatore di Pirati ci pensò un attimo e poi, a sorpresa di tutti, accettò. Mentre veniva portato via dalla scorta di Helmeppo, disse a Camille "Penso che ora tu possa scappare indisturbata. La fortuna è dalla tua, Sposina." Infatti i marines sembravano essersi completamente dimenticati di lei, che scrollò le spalle "Tanto non mi avresti presa comunque."