ALI DI PIETRA
"Ciao a tutti! Il mio nome è Nao Sadatsuka! Spero che diventeremo amici!". Era il primo giorno delle elementari per me. Cosí felice e gioiosa, da non poter immaginare che mi attendeva l'inferno.
3 MESI DOPO
"AIUTOOOOOOO!". Cercavo di forzare la porta in tutti i modi, ma non riuscivo ad uscire da quella lurida latrina:"Eh no! Tu sei nata come merda e nella merda devi finire!". Detto questo, un altra vaschetta d'acqua mi voló addosso: da quanto tempo continuava cosí? Mesi, che mi sembravano eterni anni. I miei compagni di classe mi avevano fatto gli scherzi e i dispetti piú crudeli, tra cui picchiarmi finchè non mi reggevo piú in piedi e, appunto, chiudermi in bagno e lanciarmi l'acqua addosso. Finalmente mi fecero uscire da lí, e corsi come se a inseguirmi ci fosse un serial killer. Sapevo che non era cosí, ma sapevo anche che quegli esseri erano molto peggiori.
3 ANNI DOPO
Non potevo essere piú felice: mi era finalmente fatta degli amici! Avevo incontrato un ragazzino di 9 anni, Soma Yukihira, che era simpaticissimo!
Entrai di corsa in casa:"Mamma, sono a casa!". Nessuna risposta:"Mamma, ci sei?". Ancora nulla. Mi diressi in cucina. Vorrei non aver mai visto mia madre in quello stato: era riversa sul pavimento, priva di conoscenza, le mani strette sullo stomaco in segno di dolore. Mi spaventai come mai prima d'ora e chiamai l'ambulanza, in lacrime. Ma fu inutile. Tutto inutile. Non riuscii a salvarla. Cosí mi ripromisi di realizzare almeno il suo sogno.
8 ANNI DOPO, ACCADEMIA TOTSUKI
Ero finalmente entrata, anche se la mia immagine era cambiata considerevolmente: ero veramente paurosa, a giudicare da come mi guardavano tutti. Non mi importava: avevo trovato una persona simile a mia madre, e volevo starle accanto ad ogni costo. Ma soprattutto avevo paura: paura che quell'inferno ritornasse a tormentarmi, fino alla morte. Nonostante ció non ho potuto mantenere la mia promessa. Quella "Hisako Arato" mi aveva umiliata. Mi aveva ferita. Quell'incubo era tornato. Continuavo a piangere, spalle contro il muro, inginocchiata a terra. Una voce mi risveglió da quello stato di disperazione. Alzai lo sguardo: era Akira Hayama, uno dei ragazzi piú temuti della scuola. Lí per lí mi chiesi se volesse prendermi in giro. Ma non fu cosí: mi accompagnó in infermeria e mi disse che avrei dovuto cercare di vivere senza pesi sulle spalle. Forse fu per quei piccoli gesti che mi fecero pensare a lui. Forse è per quello che ho iniziato ad amarti, Akira.
TU MI HAI SALVATA...
...TU MI HAI TOLTO IL PESO...
...DI QUELLE ALI DI PIETRA...
...CHE ERANO IL MIO PASSATO...
...AKIRA...
Fine...
