Unfortunately, I don't own House or any of the characters. Just borrowed them for playing around a little.
The song for this chapter is "Cannonball" from Damien Rice. You can find it in the album "O". I don't own it either.
I'm italian, so this story is in italian. I've started writing it two years ago, and never finished. I hope I'll finish it now. It's not spoilery, since it's most based on events from the 1st season and on things that just happen in my mind. I hope you'll like it..

CANNONBALL - House

Se ne stava lì, nel suo ufficio, a guardare la pioggia che batteva insistemente sui vetri da tutta la giornata. Solo. Come negli ultimi cinque anni. Come in ogni dannato attimo della sua esistenza, nello spazio di tempo che aveva seguito l'infarto. Stava lì a pensare. Far girare il cervello, l'unica cosa buona di lui che era rimasta. Ma il silenzio a un tratto si era fatto troppo opprimente, persino per lui.
Lui amava la musica. Non poteva stare senza. Così decise di prendere l'ipod e mettersi ad ascoltare qualcosa. Sarebbe stato meno solo, cullato dalla voce di qualche cantante, al limite anche dalla sola musica. Poi gli venne in mente il disco che gli aveva lasciato Wilson qualche giorno prima. "Ci sono delle canzoni che ti assomigliano", gli aveva detto, abbandonando il cd sulla poltrona del suo ufficio. E lui si era ripromesso di ascoltarlo più tardi, incuriosito da quella strana descrizione che ne aveva dato il suo amico. Ma nella sua mente i pensieri giravano troppo veloci. Aveva finito per dimenticarlo.
Così adesso House si trovava nel suo studio, al buio, un disco di Damien Rice fra le mani. Lo fece partire.
Il disco scorreva lento, cullando il flusso delle immagini che gli occorrevano alla mente. Era un periodo particolare, quello. Un periodo strano. Stacy era tornata e il suo mondo era stato sconvolto un'altra volta. Ma non era di lei che si preoccupava. Non era per lei che i suoi pensieri si annodavano in una matassa di fili colorati, impossibili da districare. Era un'altra la donna che catalizzava la sua attenzione: Cameron. Sapeva di averle fatto male, di averla ferita volontariamente, ma cercava di non pensarci, o al limite di farlo il meno possibile.
Ma quando quelle note partirono, non potè più farne a meno..

Still a little bit of your taste in my mouth
Still a little bit of you laced with my doubt
Still a little hard to say what's going on

Sentiva il suo profumo in tutta la stanza, in bocca il sapore di lei. Non l'aveva mai sentito, realmente, eppure era così vivo da fargli male. Così reale. Così dolce, e caldo e buono. Le sue mani, il suo profumo di biscotti. E lui.. Troppi dubbi erano legati a quella figura che gli era entata in testa così violentemente, nonostante le sue resistenze. "Va bene, devo fingere con tutti, con me posso essere sincero" e il suo pensiero ritornava un'altra volta su di lei. Lui non poteva amare, lui non ne era capace. Lui non voleva amare. Troppe incertezze si affacciavano a lui, quando pensava di rendersi vulnerabile a qualcuno.
Era già vulnerabile. E non poteva nasconderlo. C'erano il bastone, la sua andatura incerta, la lunga cicatrice sulla gamba a ricordarlo al mondo, tutti i giorni. C'era il dolore acuto che gli assaliva la gamba e l'anima, a ricordarlo a lui. Perché? Perché doveva provare qualcosa per lei? Che cosa stava succedendo? Non riusciva ancora a dirlo, ad ammettere cosa gli stesse capitando.

Still a little bit of your ghost your witness
Still a little bit of your face I haven't kissed
You step a little closer each day
Still I can't say what's going on

E poi.. Anche nella vita di lei c'era un fantasma.. Il fantasma della morte. Suo marito era morto. "Era malato e lei lo sapeva, ma l'ha sposato lo stesso, perché? Forse ha solo bisogno di qualcuno da compatire, e in me ha trovato l'alternativa perfetta".. Questo sospetto gli rodeva dentro come un tarlo. "Io non posso piacerle. Io non piaccio a nessuno, nemmeno a me stesso". Troppo difficile accettare il cambiamento. Lui era stato un atleta, un vero sportivo, una roccia a cui chiunque avrebbe potuto aggrapparsi. Non aveva mai accettato che le cose fossero andate in quel modo. E poi c'era il suo, di fantasma. "Se non è riuscita ad accettarmi Stacy, che mi conosceva e mi amava prima, perché dovrebbe farlo lei?". Stacy non era riuscita a capire che qualcosa in lui si era spezzato per sempre. E non era riuscita a sopportare il buio che gli si era creato dentro. Troppo difficile vederlo così, scappare era stata l'alternativa più semplice.
Era vero, certo, lui non era mai stato un tipo facile. Sbruffone, impertinente, arrogante. Da sempre. Ma insensibile.. Quello lo era diventato per necessità. L'abbandono lo aveva ferito più di quanto non avesse fatto l'infarto. E lui si era chiuso. Per sempre, forse. Ma adesso c'era lei. Che voleva scavare, abbattere quel muro. Ce la metteva tutta, si vedeva. E ogni giorno, anche se non lo sapeva, si avvicinava un po'. E questo lo confondeva sempre di più. Voleva essere impermeabile a tutti, ma non ci riusciva. Non come avrebbe voluto.

Stones taught me to fly
Love taught me to lie
Life taught me to die
So it's not hard to fall
When you float like a cannonball

Non era colpa sua in fondo. L'amore l'aveva ferito al punto che non poteva fare altro che mentire a tutti. Lui desiderava l'amore, desiderava vivere, desiderava essere felice. Ma per lui tutte quelle cose erano terminate molto tempo prima. Adesso poteva solo mentire. A tutti. Era la sua unica alternativa, l'unica cosa su cui aveva ancora controllo. La vita gli aveva mostrato come era facile morire. In fondo ci era andato vicino, anzi l'aveva provato. Sapeva cosa voleva dire morire. E sapeva che quando si era sospesi era più facile cadere.
Rimanere per terra, piantati al sicuro, era la cosa migliore per non rischiare di farsi male. Se fosse caduto un'altra volta, non si sarebbe
rialzato mai più. Questa volta non ne avrebbe avuto la forza. Era un vigliacco, accidenti. Non trovava il coraggio di affrontare le sue paure. Avrebbe potuto parlarne con qualcuno, forse sarebbe stato più facile, forse si sarebbe alleggerito tutto. E invece si teneva tuttodentro, perché nessuno lo doveva vedere debole.
Tantomeno quei meravigliosi occhi, tantomeno quella meravigliosa donna che gli appariva in sogno così spesso. No. Lei avrebbe insistito per salvarlo. Dandogli una speranza. Ma non ci sarebbe riuscita. Non c'era salvezza per lui. E allora se ne sarebbe andata. Come tutti.

Still a little bit of your song in my ear
Still a little bit of your words I long to hear
You step a little closer to me
So close that I can't see what's going on

Nelle sue orecchie, le note della canzone si fondevano con il suono della voce di lei. Sempre così carina nonostante le sue sfuriate, nonostante lui la torturasse volontariamente, mostrandole solo il suo lato peggiore. A lei più che agli altri. Però lo sapeva, che c'erano un milione di parole che lei non gli aveva ancora detto. Un milione di sogni che lei non gli aveva confessato, che magari riguardavano anche lui. "Magari" pensava "i suoi sentimenti fossero veri. Lei non ha idea, non sa niente". Certo, la colpa era solo sua. E le arole di lei ogni volta si perdevano in un eco lntano nella sua testa. Non voleva sentirla. Perché la sua voce calda lo scioglieva dentro.

Stones taught me to fly
Love taught me to cry
So come on courage!
Teach me to be shy
'Cause it's not hard to fall
And I don't WANNA scare her
It's not hard to fall
And I don't wanna lose
It's not hard to grow
When you know that you just don't know

Gli sarebbe servito tutto il suo coraggio, al limite un altro po' di forza, per nascondere dentro di lui tutto quel mare, quel vulcano dal quale a stento riusciva a trattenere l'esplosione. Non era difficile cadere. E nei suoi giorni peggiore era davvero capace di bassezze inaudite. E non voleva spaventarla. Lei era una bambola di porcellana, così bella e fragile. Non voleva farle male. Non di più. Se lei lo avesse visto per com'era davvero, ne avrebbe avuto paura. Perché non era nulla di quello di cui lei poteva aver bisogno.
Formulava questi pensieri, come se volesse convincere prima di tutto se stesso. E poi li allontanava, come se non fossero mai esistiti..
Ma quella canzone parlava di lui e lo aveva trasportato via lontano.
Quando la musica finì, si accorse che i suoi occchi erano bagnati, così come il suo viso. Dopo anni aveva pianto. Lacrime calde. Non credeva di esserne ancora capace. Dopo l'infarto, i suoi sentimenti si erano come ghiacciati, non era più riuscito a buttare fuori il suo dolore. Ma adesso era lì, finamente palpabile. L'amore. Cameron aveva fatto il suo
primo miracolo con lui. Aveva fatto sciogliere il ghiaccio che aveva dentro.