** MOONSHINE **

Autor(s): Angelica Black

Disclaimer: Se fossero stati miei, credo che Harry non sarebbe mai nemmeno nato... se capite cosa intendo... *grin*

Summary: Tom Riddle è assalito da una strana serie di visioni, che lo portano a scoprire cosa davvero lo tormenta da anni...

Pairings: *fischiett*

Rating: R (?? Non ne ho idea...)

Original posted: ---

Spoliers: tutti fino a GoF (HP e il Calice di Fuoco)

Categories: di nuovo... non ne ho idea!

Notes: 1) Le frasi racchiuse tra ondine (~) richiamano avvenimenti del passato (solitamente voci che si ripetono nella mente dei vari personaggi).

2) a fine di ogni capitolo

'Ringraziamenti': alla fine ^_^

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Introduzione

(il come, il quando, il perché!):

Questa fic ha cominciato a mettere radici nella mia mente malata nel momento in cui Lord Voldemort è risorto, in GoF (alias... sei mesi fa!).

Rileggendo l'intera saga, oltre che alle figure di Sirius Black e Remus Lupin, mi sono affezionata in particolar modo anche a quella di Tom Riddle, che trovo piuttosto interessante, soprattutto dal punto di vista psicologico (...giuro: Coulson non c'entra niente! :P)

Ehm... dicevo...

Visto che la JK ci stava (e in un certo senso ci sta ancora) facendo penare con l'uscita di OotP (che sigla schifida...), e non ha spiegato più di tanto *cosa* Voldemort abbia fatto prima degli anni del terrore, ho deciso di creare una storia alternativa...

In definitiva: togliermi lo sfizio e dar sfogo alla mia follia *grin* (dopotutto è a questo che servono le ficci **)

Per conto mio, mi piace pensare a Tom Riddle e a Lord Voldemort come a due personalità ben distinte, in continuo contrasto tra loro, e che il 'Signore Oscuro' nella sua totalità non sia altro che la manifestazione del loro 'punto d'intesa'.... La fic è sviluppata in modo abbastanza strano [leggi: contorto oltre ogni dire! NdTom] in quanto lavoro molto per flash e 'immagini', quindi mi scuso se non tutti i punti risulteranno chiarissimi ^^'' (alla fine comunque ho messo un po' di note... sì: ancora XD)

I testi completi delle poesie citate li troverete alla fine dell'ultimo capitolo. [Ne ho rovinati di capolavori, però… eh?]

Ah... attualmente sto scrivendo una continuazione della fic, o se volete un finale alternativo, ambientato alcuni anni dopo la fine di 'Moonshine'.

Anche se credo che nessuno avrà mai il coraggio di leggerselo... XD

Baci,

Angel

(che si accorge che le note sono più lunghe della ficci O-o)

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attenzione

la storia presenta alcuni contenuti slash

(ragassuoli che si danno alla pazza gioia)

se la cosa vi dà fastidio, nessuno vi obbliga a leggere quanto segue... ^^

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Moonshine - Introduzione

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Little Heaven era una deliziosa villa in stile neoclassico costruita dai Plassont, una delle più importanti famiglie di maghi dell'epoca, per celebrare la fine dell'ultima rivolta dei Goblin, nel 1874. Nel corso degli anni, l'unico cambiamento che la villa aveva subito era stata l'aggiunta di una cella sotterranea direttamente collegata con l'ala ovest, rivolta verso la vicina foresta.

Gli abitanti del villaggio di Dest non ci si avvicinavano mai, specialmente di notte e soprattutto da quando i Plassont erano tornati a viverci. Gli anziani avevano da sempre sostenuto che la villa fosse infestata da fantasmi, ma negli ultimi tempi quell'antica credenza stava prendendo a diffondersi sempre di più anche tra i giovani. Certo, gli abitanti di Dest non desideravano avere problemi di alcun genere con nessuna delle loro conoscenze, meno che mai con i Plassont: gente strana, dicevano. Voci anomale circolavano al villaggio riguardo alla misteriosa scomparsa del trisavolo della signora Plassont, e inquietanti supposizioni fiorivano sul conto del figlio maggiore, morto alcuni anni prima in circostanze 'non convenzionali', come avevano dichiarato le autorità. Voci naturalmente alimentate dagli amici del signore e della signora Plassont: tipi strani, vestiti con mantelli e cappellacci a punta che sembravano apparire dal nulla nel bel mezzo della foresta, per poi andarsene così come erano venuti, alcuni giorni dopo. Si diceva poi che il minore dei figli Plassont fosse mezzo ritardato; quieto, schivo, e soprattutto irreale. [1] "Troppo poco vispo per un bambino di quell'età", sostenevano le più accreditate teorie; "troppo poco socievole perché sia del tutto normale".

Naturalmente, se gli abitanti di Dest avessero saputo la verità sui Plassont, li avrebbero schivati e temuti più di quanto già non facessero...

Ma a quel tempo nulla era ancora accaduto, e la vita a Little Heaven scorreva tranquilla come era sempre stato, fino a quando....

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Note:

[1] Primo collegamento tra il figlio dei Plassont e Tom Riddle, che sembrano entrambi vivere in un mondo per loro unico, che si sono creati per non cedere al dolore.

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Capitolo 1

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I singhiozzi lunghi

dei violini

autunnali

colpiscono il mio cuore

con un monotono

languore…

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L'anno in cui Tom Riddle arrivò a Little Heaven, l'inverno si annunciava particolarmente rigido. Gran parte delle pozze d'acqua disperse per le strade di campagna s'erano già ghiacciate e si prestavano ad una serie di fastidiosissimi crack mentre il ragazzo procedeva spedito lungo il sentiero. Un'improvvisa folata di vento. Foglie rosse e oro vennero sollevate dal terreno e trascinate in aria, in un mulinello di colori.

Tom sì fermò, sorridendo nell'udire la voce del suo alleato, nelle piaghe del vento. Le foglie ricaddero a terra, disordinate.

Il ragazzo riprese a camminare, lento, in direzione del villaggio vicino, mentre il sole del tramonto illuminava il paesaggio di un'aria innaturale.

Era già sera inoltrata quando Tom prese la decisione di passare la notte sulle rive del fiume. Da lì avrebbe potuto osservare il villaggio, senza timore di essere scoperto – e anche se questo fosse accaduto...

Con un rapido movimento della mano, Tom estrasse la sua bacchetta (tasso, piume di fenice, dieci pollici e mezzo) da sotto il lungo mantello e l'agitò in aria. Il fuoco prese ad ardere, scoppiettante; la temperatura si alzò.

Tom s'avvicinò al letto del fiume, mormorando ancora diverse frasi nelle lingue morte, e le acque presero a vorticare, silenziose. Non passarono che pochi secondi perché il ragazzo si ritrovasse a gustare un'ottima cena a base di pesce.

Levò lo sguardo al cielo. Una luna argentea primeggiava sopra di lui, illuminando il firmamento con suo tenue splendore, mentre un furbesco gruppo di nubi tentava, invano, di opporsi alla sua innata magnificenza.

Un suono basso e cupo fendette il silenzio della notte, turbando con la sua tempestività la tranquillità della foresta.

Tom scattò in piedi, bacchetta alla mano. Un nuovo, terribile ululato si propagò nell'aria, giungendogli alle orecchie più forte e straziante del primo.

"Un lupo mannaro..." Pensò Tom, estinguendo il focolare. La foresta si fece improvvisamente quieta.

Il ragazzo attese nella semioscurità per diversi minuti prima di accettare l'idea che la creatura si fosse finalmente allontanata. Abbassò la bacchetta; qualche manciata di fiammelle danzanti venne sparsa tutt'intorno al piccolo accampamento. Tom volse nuovamente gli occhi al cielo, soffermandosi a contemplare la figura della luna piena, invidiandola per quella sua ispirata libertà.

"Un potere che alcuno può bramare..."

Un sussurro del vento. "Figlia del Sole, ma tutt'uno con le Stelle..."

Tom vagava ancora nei suoi pensieri, rapito dall'immensità del firmamento, quando un senso di stanchezza pervase tutto il suo corpo. Piano s'avvolse nel pesante mantello, s'accasciò lentamente a terra e s'addormentò. Non dormì che di incubi.

**

Nel sonno, Tom ebbe la visione di due occhi ambrati dai riflessi viola, completamente grondanti di sangue e lacrime.

I singhiozzi si fecero sempre più vicini, sempre più reali, mentre grida di dolore gli attraversavano una mente; una voce gli sussurrava all'orecchio di lasciarsi andare all'istinto, di uccidere; un fischio basso e inquieto echeggiavano tra le sue membra. Il sangue gli bruciava nelle vene. Gli occhi riapparvero, fiammeggianti: stavolta era l'odio ad emanare da quelle iridi profonde. Di nuovo, grida di dolore.

**

Tom si svegliò di soprassalto, ansimante. Le mani gli tremavano, e aveva freddo. Non era la prima volta che gli succedeva, e col tempo le visioni, quegli incubi, si stavano facendo sempre più chiare ed insistenti. Gli levavano le forze.... Sollevò il capo.

Il sole era già alto; dovevano essere circa le undici del mattino.

"Dannazione!"

Imprecò, poi si mosse rapidamente, togliendosi i vestiti e tuffandosi nel fiume gelido.

**

Tutto soffocante

E smorto, quando

Batte l'ora

Oh come ricordo

I giorni antichi,

e piango,…

**

Trascorsero diversi minuti prima che il serpente arrivasse. Lungo almeno sessanta centimetri, era il risultato di un incrocio tra un cobra e un piccolo naga. [1]

Tom lo prese tra le mani, accarezzandogli lentamente il dorso col dito indice, poi lo sollevò cautamente verso l'alto, portando i suoi occhietti giallastri all'altezza dei propri.

"Bentornato, Ekans".

Disse, scoccando un'occhiata eloquente al rettile, che sibilò lesto, in risposta. Tom sorrise stancamente.

"Novità?"

Ekans oscillò tra le mani del suo padrone, attorcigliando la coda attorno a se stessa, e poi ancora lungo il braccio del ragazzo. Sibilò.

Tom chiuse gli occhi, concentrandosi. Silenzio rotto solo dal fluire del fiume.

Ekans tentò di portarsi più vicino.

D'improvviso, Tom cominciò ad agitarsi, come caduto in uno stato di trance; il serpente districò la coda, che schioccò entrando in contatto con la superficie gelida dell'acqua. Il corpo di Tom smise di tramare.

"...Così Dumbledore ha perso le nostre tracce...Sì, davvero un'ottima notizia...".

Disse al serpente, in quella lingua che solo lui e i suoi simili conoscevano.

Ekans si portò in avanti, oscillando come sotto l'effetto di un flauto incantatore. Tom riaprì gli occhi. Due orbite rosse dai riflessi giallognoli fissavano ora il rettile, dalla loro espressa malignità. Ekans indietreggiò, facendo danzare la lunga lingua biforcuta tra i denti del veleno.

Tom gli passò una mano sul dorso; il serpente smise di agitarsi.

Il ragazzo inclinò il capo, osservando, curvo, i movimenti dell'animale.

"Hai fame?"

Domandò, sibilante.

Ekans vacillò, portando nuovamente il capo all'altezza di quello del suo padrone. Tom allungò le labbra, congiungendole alla bocca affamata del rettile. Un'ombra nera parve attraversare i suoi occhi, mentre l'acqua prese ad agitarsi, tutt'intorno a lui, come stesse ribollendo.

L'energia era stata trasferita, ed Ekans era di nuovo in forze.

"Lord Voldemort ricompensa sempre i suoi servitori...".

Tom uscì dall'acqua, Ekans sempre avvinghiato al braccio; raggiunto il mantello, n'estrasse la bacchetta. Posò il rettile a terra, mentre levava quest'ultima al cielo, nella direzione prestabilita.

Non che pochi istanti, e, subito, scintille rosse e oro [2] cominciarono a fuoriuscire dalla punta della sua bacchetta, depositando sul terreno una densa cenere nera. Un alito di vento, e la polvere venne spazzata via, rivelando agli occhi di Ekans una moltitudine di topolini di campagna, che si agitavano furtivi sull'erba, tentando disperatamente la fuga che Tom gli aveva indiscutibilmente negato.

I loro piedi stavano ancora graffiando la terra, quando Ekans cominciò a mangiarli, sotto gli occhi soddisfatti del padrone....

**

Fu il pomeriggio del giorno successivo che Tom lo vide per la prima volta.

Era seduto su una roccia, a pensare, quando percepì la sua presenza.

"Ciao"

Disse, senza ancora voltarsi.

"Mi stai spiando?..."

Un movimento dietro di lui.

"Allora?"

Si voltò di scatto: fu come fulminato.

In piedi, ai margini della foresta, c'era un bambino - avvolto in un'aura magica talmente potente che Tom ne ebbe quasi paura. Non si mosse di un centimetro.

Quanti anni poteva avere? Cinque, sei al massimo?... Tom non lo sapeva, ma osservare il bambino, immerso in quel fogliame dorato, indistinto, come se anch'egli facesse parte della foresta, gli fece gelare il sangue nelle vene. Nei suoi occhi poteva percepire una forza che lui non avrebbe mai posseduto, e nel suo sguardo uno determinazione che non gli sarebbe mai appartenuta. Era paura quella di Tom Riddle?

Il bambino fece un passo avanti, fissandolo incuriosito. Tom scese dalla roccia, prendendo ad avanzare in sua direzione. Strinse la bacchetta, al di sotto del mantello. La stessa inquietudine che provava al risveglio dai suoi incubi, ora gli veniva ispirata, sempre più intensa, dalla vicinanza di quel bambino.

Esitò, a pochi metri da lui.

Perché si sentiva così strano?...

Il bambino si ritrasse, come spaventato.

Tom percepì l'aura magica che circondava il suo corpo dissolversi nell'aria circostante, attraversandogli il corpo, come una tangibile corrente. La mano lasciò la presa, al di sotto del mantello.

Il bambino sorrise, inclinando curiosamente il capo in sua direzione.

Restarono in silenzio per alcuni minuti, mentre Ekans strisciava invisibile, sorvegliando le mosse del nuovo venuto.

"Chi sei?..."

Chiese infine Tom, inginocchiandosi di fronte a lui.

Il bambino non rispose. Si limitò invece a sorridere dalla sua piccola altezza a quello strano personaggio che sembrava poter parlare con i serpenti.... Sì, perché quelli non strisciano mica alle spalle di nessuno facendogli da guardie del corpo, mica per nulla!

"Beh? Sai parlare?..."

Domandò ancora Tom, spazientito.

Il bambino annuì lentamente, senza mai distogliere i propri occhi dai suoi.

"Sì", formulò infine, come a dare conferma alla propria risposta.

Le labbra di Tom si incurvarono in un leggero sorriso.

"Puoi portarmi a Little Heaven?... Sto cercando Elisewin Plassont". [3]

Aggiunse, in risposta allo sguardo interrogativo del suo giovane interlocutore.

Gli occhi del bambino parvero illuminarsi di gioia mista a stupore, mentre assicurava a Tom una risposta affermativa, sempre annuendo.

Il ragazzo si rialzò in piedi, s'incamminò verso il suo piccolo accampamento, e spense il piccolo falò, ancora acceso dalla notte precedente. Sussurrò ad Ekans di seguirlo da lontano, perché non doveva spaventare il bambino. Il serpente parve turbato dalla strana richiesta del padrone, ma ubbidì, terrorizzato dall'idea di che cosa sarebbe potuto accadere se non l'avesse fatto…

Tom si riavvicinò lentamente al bambino.

- Andiamo.

Ordinò, fin troppo bonariamente.

Il bambino sorrise, quasi rivolto a se stesso, e lo condusse nella foresta, trionfante.

A pochi metri da loro, Ekans sibilava minaccioso, in cerca della sua prossima preda....

**

[…] e mi trascino

nel vento maligno

che mi sbalza

di qua e di là

come una foglia

morta.

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Note:

[1] Naga: Naga è una parola in sanscrito che significa serpente [al femminile Nagi]. Nelle tradizioni induiste e buddiste, i naga sono una razza di serpenti semi - divini con grandi poteri, che dimorano in una grandissima città sotterranea. Alcuni tra i nagi possono avere anche più di una testa. [The magical world of HP]

[2] Scintille rosse e oro. Come quelle che fuoriescono dalla bacchetta di Harry nel momento in cui la prova da Olivander ^^

[3] Elisewin e Plassont sono due personaggi di 'Oceano Mare' di Alessandro Baricco. La prima è una ragazzina quindicenne spaventata dalla vita, il secondo un famoso pittore/ritrattista, in cerca dei confini del mare.