Tutto Inutile
Lo sai che non servirà a niente, non è vero?
–Cosa?!
Lo sai che è tutto inutile. Per quanto lo desideri… per quanto ne hai bisogno, e ti sforzi, e combatti… non ci riuscirai.
Lo sai. Tutti voi… lo sapete.
Lo sai. Anche se cerchi di dimenticartene nel sonno. Di illuderti che puoi dirigere i tuoi sogni nella direzione che preferisci.
Millanti la tua mente superiore. L'assoluto controllo sui tuoi pensieri, sulle tue emozioni. Ti dici al di sopra dei meschini istinti e bisogni umani. Forse arrivi perfino a disprezzarli e deriderli.
Ma DENTRO… non puoi nascondere a te stesso di provarli ancora. Non puoi negare ciò che continui a cercare.
E sai benissimo che non potrai mai trovarlo. Lei non c'è più. Non la rintraccerai viva, in nessun luogo del mondo. Né tua madre, né qualcuno che in qualche modo te la ricordi… una famiglia che possa prenderne il posto.
E anche se ci riuscissi, saresti tu a sentirti spiazzato.
Perché è tutto inutile. Sei cambiato e non puoi tornare indietro.
Non sarai più un normale bambino. Mai più.
Non potrai mai più tornare indietro.
Lo sai. Perché ci hai provato. perché continui a provarci. Ancora e ancora. E ancora e ancora vieni sconfitto. Sei solo troppo testardo per ammetterlo.
I vecchi tempi erano spensierati. Non avevate una preoccupazione al mondo se non pavoneggiarvi e dimostrare di essere i più forti. Sì, sopravvivere era dura. Ma la giovinezza… quel senso di incosciente onnipotenza… vi impediva di rendervene conto. Eravate i migliori. Potevate fare tutto.
E invece no.
Sei dovuto crescere nel peggiore dei modi. Ancor prima che ti modificassero. E da allora ne hai viste anche troppe. Hai imparato la lealtà nei momenti peggiori. Hai imparato il dolore… hai imparato la solidarietà. E sei tornato indietro più volte, cercando di aiutare… di insegnare… di trasmettere quel che avevi appreso, perché altri ragazzi non commettessero i tuoi stessi errori. O semplicemente cercando di dimenticare e ritornare come prima…
Ma non si può cancellare ciò che è già accaduto. Nessuno cambierà mai il passato. Non sarai mai più un ragazzo che può semplicemente fregarsene di tutto e divertirsi.
E di certo non potrai tornare ad essere qualcuno che non ha ucciso…
Nessuno può cambiare il passato.
Avevi il tuo sogno. Avevi la tua via tracciata davanti. Se mai eri stata certa di qualcosa nella vita, era questo… sapevi per cosa eri nata, qual era il tuo scopo, il senso della tua esistenza. Un talento, la passione per qualcosa in cui eri brava. Dare serenità all'animo delle persone attraverso la bellezza. E un giorno, forse, incontrare l'amore. Non avresti mai desiderato altro.
Questo ti è stato portato via. E un sogno infranto non potrà mai essere ricostruito.
Ciò che sei costretta a fare ora non è quello che eri nata per fare. Non è il tuo posto questo, non rientra nel progetto, nel quadro originale. C'è un palco da qualche parte dove tu non sei, una grande rappresentazione che fallirà nel dare il suo messaggio a causa della tua assenza… Alla storia dell'umanità mancherà per sempre un pezzo. E nel tuo cuore resterà in eterno un vuoto.
È inutile cercare di riempirlo. Di ottenere un surrogato di ciò che hai perso. Perché come potresti danzare esattamente come prima, con un corpo che non è più lo stesso? Che è stato mutilato e ricomposto?
E come potresti illuderti di incontrare l'amore… di vivere l'amore… con un corpo del genere? E con un'anima che è stata mutilata è rovinata quanto quel corpo?
Ti toccherebbe… a entrambi toccherebbe… solo una triste e sterile imitazione di quello che sarebbe dovuto essere…
Sei stato troppo mutilato. Sei stato troppo corrotto.
Hai cercato di prendere per te la vita che avevi sempre desiderato, e che non potevi permetterti a causa della follia degli uomini. Non poter essere felici perché si è nati nell'epoca sbagliata… nel paese sbagliato, sotto il governo sbagliato… non poter adempiere al proprio destino a causa della provenienza scritta nel proprio passaporto… a quanti è toccata una sorte così triste? Quante potenzialità rovinate, mai espresse?
Hai cercato di realizzare il tuo sogno. E hai perso lei, hai perso te stesso.
Hai perso il futuro. E nessuno te lo ridarà più indietro.
Ma pensi che almeno finché riesci a provare nostalgia per quel che non hai più… finché riesci a ricordarlo e a restarvi fedele… questo non sparirà del tutto. Ne resterà ancora un segno sulla terra. È questo che vuoi disperatamente convincerti di credere. Che non sia stato tutto inutile.
Ma lo è.
Sei come un fantasma… che infesta il luogo in cui è morto, che usurpa un corpo cercando di tenere vivo il proprio stesso ricordo. E quel che infesti sono i tuoi stessi resti.
Sei morto. Sei un cadavere che cammina, una bara di freddo metallo illusa di essere ancora un uomo. Ma lo sai che non è vero, giusto? Non provi più le stesse sensazioni. Non puoi più avere gli stessi sentimenti. E come puoi provare veramente pietà per gli altri, quando non sei più fatto della stessa fragile loro carne?
Stai solo agendo in base a un programma, o al ricordo di un programma, che ti fa simulare di essere ancora umano. Ma non potrà che affievolirsi, col tempo. Non potrà che svanire. Fin dall'inizio hai cominciato a pensare solo alla sopravvivenza. A diffidare di tutti gli altri. A mostrarti spietato per proteggere te stesso…
È solo questione di tempo. E lo sai bene.
Per quanto puoi tentare di simulare compassione e solidarietà, stai già smettendo di provarle. I tuoi sforzi danno sempre più spesso il risultato opposto. Sei gelido quando vorresti essere amichevole, crudele quando cerchi di portare aiuto. Ciò che vorresti essere, riesci ad esserlo sempre meno.
Alla fine non resterà altro di te, se non il mostro che hai sempre temuto. E che sei sempre stato.
Non potrai tenerti la tua umanità. Nonostante tutti i tuoi sforzi di restarci aggrappato.
Non potrai tenerti il tuo orgoglio. Né quello dei tuoi fratelli.
Era questo che volevi dimostrare loro, fin dall'inizio. Per questo te ne sei andato. Volevi che vedessero che si può sopravvivere onestamente, col proprio duro lavoro, anche senza svendersi a chi vedeva in voi soltanto spettacoli folcloristici, storie pittoresche. A chi credeva che foste stati dei selvaggi primitivi e sanguinari… e che lo foste ancora.
Non ti hanno ascoltato. Molti di loro non ricordavano più le antiche storie, non avevano neanche imparato la lingua degli antenati da piccoli. Non credevano più negli spiriti… né in se stessi. Per loro le tue erano solo belle parole che non potevano riempirgli la pancia. I bianchi rendevano comunque difficile a quelli come voi trovare lavori normali, integrarsi nel loro mondo.
E poi, visto che comunque non vi avrebbero mai visti come loro uguali ma sempre solo come dei diversi, delle macchiette… molti hanno deciso di vivere sfruttando la loro avidità come già sfruttavano la loro curiosità. Costruendo sale da gioco nelle riserve, dove far lasciare loro i propri soldi. Accanto ai negozi di souvenir, ai musei western e ai teatrini di folklore.
Era un buon affare ridursi ad essere soltanto quello che i bianchi credevano foste. Deridevano te perché invece volevi essere trattato come uno di loro. Accusavano te di aver dimenticato le tue origini.
Puoi dire che da allora le cose siano migliorate?
Hai trovato ancora lavori da cowboy o da uomo di fatica. Mai molto di più. E quelli che lavorano con te continuano a guardarti con sospetto, per la tua stazza se non per il tuo colore.
Continui a tornare. Perché ami questa terra e la tua gente, e non sai starne lontano. Cerchi di essere un esempio per i giovani, perché camminino a testa alta. Ma ogni giorno di più loro dimenticano, o ricordano le cose sbagliate. Ogni anno qualche altro pezzo di deserto o di collina diventa un grattacielo, o un campo di rifiuti. Le antiche meraviglie della natura vengono spianate, scavate per far posto alle autostrade…
Non puoi fermare il progresso. Lo senti che la terra ormai è nuda, muta, senza più spiriti. E non potrai riportare la sua anima indietro…
Non potrai riportare la terra com'era. E non potrai fare ammenda per i tuoi errori.
Lo sapevi fin da quando eri ragazzo, che i campi ereditati da tuo padre erano ormai esausti, sterili. Secoli di sfruttamento li avevano privati di ogni vitalità. Come secoli di povertà e privazioni avevano privato il popolo della sua energia. Gente rassegnata, incapace di lottare contro qualsiasi oppressore– tanto a cosa serviva? Quando fu il momento, passaste semplicemente da una tirannia ad un'altra, senza nemmeno accorgervene. Eravate troppo abituati a chinare la testa e obbedire.
Il comunismo non portò i miglioramenti che aveva promesso nella vostra vita. Molti dei tuoi vicini non sapevano nemmeno che ci fosse stato un cambiamento. Avevate avuto fame prima e l'avevate adesso. Le tasse vi mangiavano vivi adesso come allora. E nonostante tutti i tuoi sforzi, nonostante ti ammazzassi di lavoro dalla mattina alla sera, i raccolti continuavano ad essere sempre più magri.
Avevi provato a studiare tecniche dell'agricoltura in quelle nuove scuole in città, spendendo un sacco di soldi. Ti eri istruito in un sacco di cose. Ma a che serviva se non ti restavano in tasca i soldi per tentare la rotazione delle colture, per acquistare i macchinari che avrebbero potuto salvare i campi?
Eri arrivato quasi alla mezza età senza sposarti. Non c'era abbastanza di cui vivere per una persona, figuriamoci se avresti potuto comprarti una moglie. E questo era un altro segno di povertà che spingeva i venditori a non fidarsi di te. Ti disfacevi di un capo di bestiame dopo l'altro. Alla fine ti rassegnasti. Così come avevano già fatto in tanti, e in tanti avrebbero già fatto.
Fu solo per una circostanza fortuita che non moristi. Ma probabilmente, nel tuo caso… quelli che ti presero avrebbero potuto scegliere molto meglio. Non sei mai riuscito a toglierti dalla testa l'idea che abbiano fatto un cattivo affare, con un incapace come te.
E da allora… sei rimasto solamente un incapace.
A cosa servi davvero in battaglia? A ben poco. Fornisci un siparietto comico ogni tanto, una via di fuga quando serve. Non sei neanche capace di usare i tuoi poteri come si deve, non senza che ti dirigano gli altri. Forse ti sei istupidito dopo aver cercato di ucciderti. O forse sei sempre stato stupido. Per questo non puoi far altro che fallire.
Tanto vale smettere di provarci.
Tanto vale smettere di provarci. Ormai la dignità l'hai persa da un pezzo.
C'è da meravigliarsi che il processo di conversione abbia funzionato con uno come te, debilitato dall'alcol e dalla fame fino al punto da essersi ridotto a una poltiglia d'uomo. O forse, considerando i poteri che ti hanno dato… è per questo che ha funzionato.
Ti diverti ad essere chiunque tu voglia. Ti aiuta a dimenticare che in realtà non sei nessuno. Che non sei mai stato nessuno.
Eri così brillante, da giovane, non è vero? L'anima delle feste. Quello a cui ogni cosa pareva riuscire facile. In realtà… si trattava solo di scena. Non ti è mai riuscito niente come avresti voluto.
Sì, un po' di popolarità in spettacoli minori. Ma nonostante sudassi tanto sui copioni… ad ogni audizione per qualche grande compagnia, ti dicevano sempre che mancava qualcosa. Che per il momento non avevano posto. Che non eri la persona che stavano cercando.
Forse, semplicemente… non avevi talento. Non il talento che avresti desiderato avere. Solo… una bravura mediocre.
E poi ci fu l'incidente. E ti diede la spinta di cui avevi bisogno per buttare via la tua vita, come segretamente avevi iniziato a desiderare.
Illogicamente, continuavi a dirti che era colpa tua ciò che era accaduto al tuo amico. In realtà… volevi soltanto smettere di sforzarti. Smettere di combattere.
A che serve un talento mediocre se non sarà mai un grande talento? A che serve combattere per un lavoro dignitoso quando invidierai per sempre quelli che ottengono fama, gloria e ricchezze senza sforzo? Meglio nella fogna che arrivare per sempre secondo. Almeno smetti di sperare. E di soffrire a causa della tua speranza.
È questo che pensi ancora adesso, non è vero?
È questo che pensi ancora adesso, non è vero?
Che una parte di te non riuscirà mai ad affrancarsi dalla schiavitù nella quale è nata. Una schiavitù più profonda delle catene o delle privazioni. Qualcosa che ti si insinua nella testa. Ed è così difficile da sradicare.
Li vedevi, quando eri piccolo, i tuoi genitori… i tuoi compagni di villaggio… affidarsi agli amuleti, ascoltare le parole degli sciamani che portavano via loro i soldi. Li vedevi comprare coi faticati risparmi di un anno medicine che non sarebbero servite, morire di malattie curabilissime perché avevano creduto di salvarsi bevendo sangue fresco o recitando litanie. Li vedevi… fare il malocchio agli stranieri che occupavano i loro paesi pensando di liberarsi di loro così, piuttosto che agire. O magari non fare nemmeno questo, accontentarsi di obbedire ai padroni e lottare ferocemente con i propri simili per le poche briciole che loro vi lasciavano…
E quello di cui più ti vergogni è che da piccolo anche tu credevi a tutte queste bugie che vi rendevano schiavi. Ti avevano cresciuto così. Non ne sapevi di più. Non potevi far altro.
Oh, poi sei diventato uomo. Ti sei istruito più che hai potuto. Ti sei affrancato. E hai giurato di affrancare anche tutti gli altri, se pure ti ci fosse voluta una vita intera.
Ma una vita intera è più lunga di quanto pensi chiunque faccia promesse simili. E anche la tua, in fondo, era un'illusione. Credevi in fantasmi chiamati libertà, giustizia, utopia, idealismo. Cose non più reali del malocchio e degli spiriti maligni. Seguirli la prima volta ti è costato la vita.
Hai continuato a provare, anche dopo… e cosa ci hai guadagnato?
Hai liberato i tuoi fratelli dal giogo dello straniero? No. Li hai liberati dalle catene che si portavano nella testa? No. E ogni volta che li portavi sulle barricate, ne tornavano indietro sempre di meno.
E anche a te restava sempre di meno. La tua famiglia. I tuoi legami. L'amore. Tutto. A poco a poco, hai perduto tutto. Quanto poco ti resta, ormai. Forse nulla. Nemmeno il ricordo di te stesso.
Cosa sarebbe meglio? Cosa farebbe soffrire di meno?
Continuare sapendo di essere destinato a fallire per sempre? O rinunciare una volta per tutte?
Perché continuare sapendo di dover fallire?
Hai lottato fin da quando riesci a ricordare, non è vero? Prima per essere accettato. Pensavi che se ti fossi comportato in modo da far piacere agli altri, sarebbero passati sopra al fatto che eri diverso.
Hai dovuto imparare sulla tua pelle che non sarebbe mai accaduto. E allora ti sei rassegnato. Se gli adulti non volevano vedere altro in te, hai pensato, allora saresti stato quello che si aspettavano da te… un delinquente. In fondo era tutta solo colpa loro. Hai smesso di preoccuparti per gli altri. Hai smesso di amare perfino te stesso.
O così volevi credere. Perché c'era ancora una parte infantile in te che non voleva smettere di avere fiducia e sperare… che cercava affetto ed amicizia. E per dar retta a quell'impulso hai perso anche la libertà. E quando hai cercato di riconquistarla… hai perso anche tutto il resto.
Eppure ancora non ti arrendi.
Hai lottato. Stai continuando a lottare. Perché? Per sopravvivere? E perché avresti dovuto sopravvivere? Perché tutti voi avreste dovuto? Vi aspettava soltanto una vita di continua fuga e rimpianto per ciò che non avreste mai più riavuto. Sarebbe stato meglio lasciarvi uccidere la prima volta. Almeno così avreste potuto trovare la pace.
Ma l'istinto dell'essere umano è troppo forte… anche quando non se ne conosce la vera ragione… anche quando non si è più umani…
E poi? E ora? Assumerti la responsabilità degli altri esseri umani? Dello stesso mondo che ti ha scacciato? Perché? A quale scopo?
Continuare a combattere e combattere per sempre sapendo di non poter mai vincere definitivamente. Perché il tuo nemico tornerà sempre per quante volte tu lo debelli. È annidato in ogni cellula dell'uomo… finché ci saranno uomini sulla terra, ce ne saranno anche di malvagi. E tu lo sai bene.
Combattere anche in difesa di quegli uomini malvagi? Combattere contro coloro che vorrebbero eliminarli e correggere l'errore?
Sapendo in partenza di perdere? Perché non ti fai illusioni, questo si vede. Non speri di vincere. Razionalmente hai valutato perfettamente le tue possibilità e sai di non averne. Sarai sconfitto. Sarete sconfitti. Perderete. Morirete.
Lo sai che è tutto inutile, vero?
La tua infanzia…
La tua spensieratezza…
Il tuo sogno…
Il tuo passato…
Il tuo orgoglio…
Il tuo sostentamento…
La tua dignità…
La tua libertà…
La tua vita…
Sapete che vi sono precluse per sempre ormai…
Sapete che per quanto combattiate il fallimento è inevitabile.
Allora perché andare ancora avanti? Solo per essere feriti ancora e ancora? Per sbattere ancora e ancora contro lo stesso muro? Perché continuare a sperare, se la speranza fa soltanto male?
Non sarebbe meglio rinunciare… e almeno sapere che non potrete soffrire più di così?
–Sì. Probabilmente… anzi, sicuramente… hai ragione.
–Non c'è modo di tornare indietro. E quando si considera tutto… beh… sembra proprio che ci sia poco sugo ad andare avanti.
–Se ottenere ciò che si desidera… adempiere al proprio destino… è lo scopo della vita… e se è l'unico modo per essere felici…
–Delle volte si sente di continuare a combattere… solo per inerzia… perché non si saprebbe cos'altro fare… o perché comunque si pensa che rassegnarsi sarebbe peggio.
–Le persone molte volte non cambiano. A volte… anche noi non riusciamo a cambiare nonostante i nostri sforzi. Dobbiamo scoprirci deboli. Molto più deboli di quello che credevamo. Ed imparare con riluttanza l'umiltà…
–Quando la vita si riduce a sopravvivenza, e nemmeno a quella… quando le probabilità sono troppo contro di noi… è ovvio pensare che sarebbe pura pazzia perseverare… meglio farla finita soffrendo meno che consumarsi a poco a poco…
–Cosa penseranno di noi quelli che verranno dopo? Che siamo stati dei vigliacchi a rinunciare o dei folli a sperare di farcela nonostante tutto? Onoreranno il nostro tentativo… o rideranno di noi? Sempre se resterà il ricordo di noi nel futuro. Sempre se resterà qualcuno a poter giudicare le nostre azioni…
–Anche se le persone arrivano a vedere cosa è vero e cosa è falso… cosa è giusto e cosa è sbagliato… tendono a restare aggrappate a quello che conoscono. Anche se sanno che farà solo loro del male. In questo, probabilmente… neanche noi siamo diversi.
–I nostri limiti… pensiamo di non averne, o che comunque con l'impegno sia possibile superarli… pensiamo di poter superare tutto con la ragione, con la forza di volontà, o semplicemente a forza di nervi… invece prima o poi ci sbattiamo contro, e dobbiamo imparare a conviverci… ci piaccia o no. Forse sono scritti da sempre dentro di noi. Forse non possiamo essere noi stessi… non possiamo essere umani… senza avere dei limiti. Non averli vorrebbe dire… diventare qualcosa d'altro da quello che siamo… perderci del tutto. Forse è la stessa cosa anche per il male… distruggerlo dentro di noi potrebbe voler dire distruggere noi stessi. O trasformarci al punto da non poterci più riconoscere. Da non poter più essere quelli di prima. Se è così… anche soltanto pensare di avere una speranza di vittoria sarebbe di per sé qualcosa di contrario alla nostra natura.
Dunque…
–Però…
Però?!
–Avere ragione… può non voler dir niente. Io… ho ragione… quasi sempre… anche molto più spesso di qual che mi piacerebbe. Ho dato ordini che non mi è piaciuto impartire e che agli altri non è piaciuto seguire. Perché non vedevo altra scelta, e forse non ce n'era. Erano ordini sensati. Non vuol dire che fossero giusti… o che non ci potesse essere un altro modo… non un modo più ragionevole… ma un modo migliore.
–È vero, si perde qualcosa. Qualcosa che non tornerà più indietro. Spesso… qualcosa che poi rimpiangeremo per sempre. Ma cambiando, tante volte si guadagna anche qualcos'altro. L'esperienza. La prudenza. La capacità di aiutare gli altri. Forse non è uno scambio alla pari… forse quello che ottieni non avrà mai lo stesso valore. Ma vale la pena di farci un giro con una moto nuova… specie se poi così puoi evitare ad altri la tua stessa caduta.
–E se non ci fosse un destino fisso per tutti? E se non ci fosse un unico modo di realizzarsi ed essere felici? Sarebbe troppo crudele se in qualche modo avessimo dovuto diventare così… se fosse stato tutto prestabilito… ma sarebbe ugualmente crudele se perdere un'occasione volesse dire avere irrimediabilmente sprecato la nostra vita. Forse possiamo scegliere il nostro destino. Forse i nostri sogni… possiamo scegliere in che modo farli avverare, anche quelli.
–Si continua a lottare… perché l'alternativa sarebbe peggio. Arrendersi sarebbe peggio. Io sono stato tentato di farlo e lo so. L'ho fatto, a volte. Sì, la speranza può sembrare… cattiva. Ma non avere alcuna speranza… essere circondati da una simile oscurità… forse è ancora più insopportabile della morte. E allora, anche soltanto perché è il male minore… anche soltanto per non soffrire quelle tenebre… si può tentare ancora. E ancora. E ancora.
–Essere forti… può non significare quel che pensiamo noi. Anche la vittoria può essere ben altro da quel che crediamo. Sono tante le forze in gioco. C'è un tale intreccio di cause ed effetti, di spiriti e volontà nel mondo… come possiamo essere certi di quale sia realmente il risultato delle nostre azioni? L'influenza che esercitiamo? Forse quello che oggi ci sembra un fallimento, domani significherà la salvezza per tanti… magari, molto dopo che non ci saremo più.
–Anche un animale ferito a morte avrà ancora l'istinto di camminare. Di cercarsi da mangiare… di sopravvivere un altro giorno. Ne ho visti tanti in fin di vita per la fame, e questo desiderio… è una delle ultime cose che si perdono. Forse a noi sembra ridicolo. Forse parleremmo di mettere fine alle sue sofferenze molto prima. Ma chi siamo per giudicare la volontà di vivere di un'altra creatura, inutile o meno? Chi siamo per giudicare la nostra?
–Forse il rispettabile pubblico riderà di noi che ci arrabattiamo per risalire una china solo per poi ricadere giù di nuovo. Loro magari sanno già il finale del dramma. Ma noi no. Se siamo stati buffoni o eroi… se i nostri sforzi hanno avuto valore o meno… dipende forse da come l'autore ha deciso di raffigurarci? Dipende dalla parte che ci è stata assegnata? Può darsi… ma per noi che valore hanno? Mettiamo di non trovare simpatico l'autore? Mettiamo che non ci sia?
–Le cose cambiano lentamente. Anche l'uomo cambia… lentamente, granello dopo granello, con sacrifici che possono sembrare immensi se paragonati al risultato. L'evoluzione premia l'atteggiamento più adatto a sopravvivere. Ma noi… non siamo soltanto, ciecamente, in balia dell'evoluzione. Possiamo guidare il nostro cambiamento. E anche se non ci riuscissimo… forse, quel che conta è ripartire ogni volta… non dal punto di partenza, ma da un poco più avanti.
–Se siamo quello che siamo… e se dobbiamo rassegnarci ad essere come siamo… accettarci così… allora è così che bisogna fare la scalata. Con questo corpo, questa mente imperfetta, con questi limiti. Se possiamo cambiare, è da qui che dobbiamo partire… e se non possiamo cambiare… almeno fino a un certo punto possiamo migliorare. Forse non arriveremo fino alla fine… forse non potremo neanche vederla, neanche immaginarla… ma questo non è necessario. L'importante è che un traguardo ci sia. Che possiamo assicurare… che tutto continui… che qualcun altro continui, se non noi… fino ad allora.
–Anche se fosse migliaia di anni nel futuro…
–…anche se il contributo che possiamo dare noi fosse così minuscolo che non sarà nemmeno registrato… nemmeno ricordato…
–…tutti gli esseri viventi da milioni di anni hanno fatto la loro parte per andare avanti… per andare oltre… vivendo vite anche insensate… anche spezzate presto…
–…perché il senso… la spinta che tutti sentono, chi in un modo, chi in un altro… è questa… e rinunciarvi è impossibile… se anche fosse patetico, se anche fosse inutile.
–Non ne conosciamo il motivo… potrebbe anche essere tutta un'enorme beffa… potrebbe anche davvero essere tutto vano… ma la decisione è nostra…
–…e lasciarsi andare… morire… forse a volte può essere davvero la cosa più ragionevole… la più nobile…
–…ma noi non siamo mai stati ragionevoli dopotutto, no? Quanto a titoli nobiliari… l'unico che ne ha uno qui sono io… e non è nemmeno poi tanto autentico…
–Se rinunciamo… saremo certi di non arrivare da nessuna parte… e pensando a tutti quelli prima di noi… quelli che hanno lottato… che hanno rinunciato… che hanno proseguito… non ne abbiamo il diritto… o sarà stato davvero tutto inutile.
–Non siamo soli. Nessuno di noi è mai solo… fin dall'inizio. Siamo parte di un tutto… che forse esiste da prima ancora che esistesse il tempo, e che forse esisterà anche dopo che il tempo si sarà consumato. Tutte le nostre azioni si iscrivono in questo. Hanno senso in rapporto a questo. Possiamo riuscire a vedere la verità… quanto più uniamo il nostro minuscolo punto di vista a quello di tutti gli altri che ci hanno preceduto… che ci sostengono sulle loro spalle… e anche di quelli che saliranno sulle nostre spalle per seguirci. Perché tutti i momenti del tempo esistono insieme. Pensare a noi stessi come individui, come esseri separati e isolati senza responsabilità verso il cosmo… è quello l'errore. Non è vero?
–Sì. Per questo… noi sappiamo che sei un impostore. Perché l'unica entità superiore che possiamo riconoscere… l'unica di cui abbiamo bisogno e che abbia senso di esistere… è quella dentro di noi. E di cui noi facciamo parte.
–Magari un giorno deciderò di buttare la spugna e fermarmi. Ma sarà perché l'ho deciso io, non perché mi avrà manipolato qualcun altro. Sono io l'unico capo di me stesso.
Presuntuoso da parte vostra.
–Magari non potrò più fare quello che desideravo fare. Avere ciò che desideravo avere. Ma la mia felicità non dipende da qualcosa di esterno, che si può perdere o ritrovare. Ciò che mi rende felice davvero… che mi rende davvero me… non può essermi sottratto così facilmente.
–Costruire qualcosa… anche al posto di ciò che è stato distrutto… e aggrapparvisi… non è da ipocriti, e non è patetico. È quel che è stato sempre fatto, a questo mondo. Che a volte… ha portato a un risultato più grande di quello che si sperava all'inizio.
–Forse ci sono solo macerie su cui edificare. Ebbene, allora edificheremo su quelle. Anche se tutto dovesse crollare mille e mille volte…
–Saremo stupidi. Be', non l'ho mai negato. Non sarà certo la prima volta che faccio la figura dello stupido.
Potrebbe essere l'ultima.
–Vedila in questo modo. Non abbiamo nulla da perdere, giusto? Se è come dici tu… anche venendo sconfitti, almeno da morti non sentiremo le risate che vi farete alle nostre spalle.
–Anche la creatura più infima, anche la più insignificante del cosmo… esiste. E se esiste, allora ha un valore, per quanto piccolo. Allora merita che si lotti per essa. Come puoi essere ciò che dici, se non comprendi questo? E se non sei ciò che dici…
Quindi, volete rendervi ridicoli? Volete davvero affrontare una battaglia persa?
–Cosa c'è poi di tanto diverso… da tutte le battaglie perse che abbiamo già affrontato? E che abbiamo vinto?
–Per noi stessi…
–Per coloro che tengono a noi…
–Per il desiderio di vivere, che nonostante tutto non può spegnersi…
–Per i ricordi cari del nostro passato…
–Per coloro che non possono difendersi da soli…
–Per riscattare i nostri stessi errori, e poterci perdonare…
–Per essere fieri di noi e poterci almeno applaudire da soli nell'ultimo momento…
–Per il futuro che è ancora possibile, per la libertà che è ancora possibile…
–Per la gente… e per amore… noi andremo avanti. Noi non ci fermeremo, nemmeno se dovessimo cadere nella bocca dell'inferno.
Ci sosterremo a vicenda, e combatteremo.
Vattene, ora. E resta pure ad aspettarci. Stavolta non ci hai potuto tentare.
Perché tutto ciò che ci hai detto, noi già lo conoscevamo. E l'abbiamo superato.
Hai capito? Noi ti combatteremo.
Perché alla fine della storia… alla fine del mondo…
…nessuno possa dire che è stato davvero tutto inutile.
