Rendez-vous

Senza curarsi degli sguardi incuriositi dei passanti, lo straniero proseguì per la sua strada. Si fermò infine di fronte ad una villetta identica a tante altre, circondata da un giardino ben curato.

Annuì tra sé e sé, approvando il fatto che i fiori fossero raccolti con criterio nelle loro aiuole, invece che strisciare disordinatamente per il prato. Suonò il campanello.

Quando la porta si aprì si trovò di fronte una vecchina dall'aria angelica, i capelli candidi e gli occhi azzurri come certe porcellane cinesi che aveva visto una volta in un museo.

"Buongiorno, mademoiselle. Permettete che io mi presenti, sono…"

La vecchina, sorridendo, lo interruppe con la sua voce sottile: "Per carità, non chiamatemi a quel modo. Mi fa sentire ancora più anziana di quanto non sia – il che sarebbe davvero imbarazzante. Ad ogni modo non occorre davvero che vi presentiate. Tutto il villaggio è in eccitazione fin dalle prime luci del mattino, e il vostro arrivo è diventato il principale argomento di conversazione in ogni salotto".

"Mi lusingate, signora".

"No, è la semplice verità", precisò lei. "Vedete, in un piccolo villaggio come questo non ci sono molte cose di cui parlare – qualche piccolo scandalo locale, ma per la maggior parte si tratta di pettegolezzi e malignità in cui l'immaginazione delle signore beneducate finisce per arricchire di particolari una realtà che altrimenti sarebbe monotona. Il fatto che una celebrità come voi abbia deciso di trascorrere qualche giorno da queste parti è un evento decisamente fuori dall'ordinario".

"Permettete che entri un momento?"

"Ma certo, dove ho la testa? Povera me, l'emozione mi sta facendo dimenticare le buone maniere. Accomodatevi, vi offro un tè".

Lo straniero storse impercettibilmente le labbra, quindi fece un cenno di assenso col capo. Era improbabile che l'anziana signorina tenesse in casa una delle bevande che lui prediligeva. Doveva rassegnarsi a trangugiare una tazza di quell'orribile brodaglia scura.

"Immagino non vi troviate qui in veste professionale".

"Ovviamente no. Suppongo che il vostro efficientissimo servizio di informazioni vi abbia fatto sapere anche questo, non è così?"

"Se vi riferite al garzone del lattaio, dubito che possa essere sufficientemente acuto per giungere ad una simile conclusione. La verità è che, se fosse accaduto qualcosa che potesse richiedere la vostra presenza, di certo non sarebbe stato possibile tenerlo nascosto fino a questo momento".

"Già. A quest'ora lo saprebbero tutti, vero?"

"Come vi ho detto questo è un villaggio molto piccolo. E le signore devono pure chiacchierare di qualcosa, mentre prendono il tè".

Quasi fosse stata evocata da queste parole, una camerierina dai capelli rossi e dall'aria vagamente spaventata entrò nel salotto portando una teiera e un vassoio di biscotti. Versò il tè nelle tazze con la stessa cura di un farmacista alle prese con un tonico di difficile preparazione, quindi si ritirò in buon ordine – soffermandosi un istante sulla soglia per lanciare un'ultima occhiata allo strano ospite.

"Avete fatto colpo, a quanto pare".

"Come dite?", rise lo straniero. "Andiamo, quella ragazzina potrebbe essere tranquillamente mia nipote".

"E questo che importanza avrebbe? Conosco Gladys da parecchio tempo, e so riconoscere come cambia il suo modo di fare in presenza di un uomo che lei trova… interessante, come si diceva ai miei tempi".

"Dovrebbe piuttosto interessarsi ad un giovanotto della sua età".

"Che volete, Gladys è fatta così. Forse non dovrei dirlo, ma temo che il nostro ultimo medico condotto abbia deciso di trasferirsi in un altro paese principalmente per allontanarsi da lei. Uno spettacolo indecoroso, e io stessa ho dovuta rimproverarla almeno un paio di volte… insomma, un uomo sposato, e per di più sua figlia stava per avere un bambino!"

"Non avrei mai creduto che fosse una ragazza così sfacciata".

"Oh, non nel senso che intendete voi. Ma lo seguiva dappertutto, con un certo sguardo implorante… come un cagnolino, ecco. Con tutto che il povero Fred – che lavorava giù all'officina – le faceva la corte da mesi, ed è sempre stato un giovanotto a modo e di aspetto distinto".

Lo straniero sorrise. La vecchina lo divertiva, con il suo vocabolario antiquato e il suo gusto per il pettegolezzo. Sembrava uscita da un dipinto del secolo precedente.

"E che fine ha fatto il povero Fred?"

"Ha sposato la figlia del suo datore di lavoro, e ora dirige l'officina. Sua moglie ha avuto due gemelli proprio qualche giorno fa".

"Non male. Forse per lui è stata una fortuna che Gladys non abbia accettato la sua proposta".

"Lo credo anch'io", rise l'anziana signorina.

"Dunque è vero quello che si dice in giro", commentò pacatamente lui, socchiudendo gli occhi come certe volte fanno i gatti quando qualcosa attira la loro attenzione.

La sua interlocutrice chinò la testa da un lato – una mossa che la faceva assomigliare ad un uccelletto curioso.

"E cosa si dice?"

"Che siete un'ottima osservatrice".

"Non mi definirei a questo modo", si schermì lei. "Ho soltanto una buona conoscenza della natura umana. Tutto qui".

"Conoscenza che è risultata molto utile alla polizia locale, in diverse occasioni".

"Questo dev'essere stato il buon sir Henry Clithering a dirlo. Un caro amico, e ha sempre avuto una stima fin troppo alta di me. Lo conoscete?"

"Non personalmente. Ma un mio vecchio amico, l'ispettore Japp di Scotland Yard, ha lavorato con lui per molti anni".

"Davvero una curiosa coincidenza". Fece una pausa, mentre un lampo di interesse le attraversava lo sguardo. "Dunque è per questo che siete venuto fin quaggiù?"

"Esattamente, mademoiselle. Soddisfare le proprie piccole curiosità è uno dei pochi lussi che un vecchio come me possa ancora concedersi".

"Suvvia, non dite così. Siete ancora un giovanotto, voi".

Lo straniero rise di cuore. Nessun'altro al mondo avrebbe mai potuto definirlo un giovanotto

Osservò per un istante la tazza di fine porcellana che ancora teneva in mano, prima di posarla con delicatezza sul suo piattino. L'anziana signorina aveva usato ogni cura per conservare in ottime condizioni quel servizio da tè che – a giudicare dalla sua fattura – in origine era probabilmente appartenuto a sua madre.

Si alzò in piedi, sistemandosi i baffi prima di rivolgerle un buffo inchino.

"È stato un piacere incontrarvi, signorina Marple".

La vecchina lo accompagnò alla porta.

"Il piacere è tutto mio, signor Poirot".