Aenigma
Autore:
Sacchan. E sono autrice,grazie
Titolo:
Aenigma –o se preferite Enigma. Dovuto non tanto alla storia quanto
alla presenza di Sylar-Zane. Ma ci stava tutto
Paring:
Sylar/Mohinder quindi una bella Mylar!
Rating:
R per la tematica,non tanto per le scene
Disclamer:
I personaggi di questa fan fiction sono tecnicamente tutti belli che
maggiorenni. Purtroppo non ho diritti di nessun genere sulla serie
Heroes,e se li avessi mi terrei Peter-Milo come peluches in camera.
Insomma non ricavo un centesimo manco per solidarietà a
scrivere questa cosa,ma viene soddisfatta la mia pazzia.
Avvertenze:
Storia Slash che implica rapporti tra due uomini,spoiler per
l'episodi 15-16.
Dediche:
a tutte/i le/i fan di Sylar,di Mohinder e della coppia
Sylar/Mohinder.
L'incessante
ticchettio di orologi gli riempiva le orecchie soffocando il
silenzio. Era consapevole che era nella sua testa,perché un
figlio di un orologio non può che diventare un
orologiaio.
Aspettava solo di avere la certezza che
Mohinder,dall'altra parte del muro -nell'altra stanza,si
addormentasse per uscire.
Sentire il battito del cuore di una
persona.
Sentirlo frenetico quando batte in gola per la
paura
Sentirlo lento quando ogni cosa va bene
Sentirlo
dolcemente ritmato concordando con i passi in un parco.
Sentirlo
cessare.
L'ossessionava quel pensiero,quel potere capace di
amplificare le sensazioni che poteva solo intravedere nelle iridi
delle sue vittime.
Doveva solo pazientare e poi avrebbe gettato la
maschera di Zane e sarebbe tornato Sylar.
Gabriel,Sylar,Zane…chissà
quante altre identità avrebbe acquisito,chissà forse
aveva ragione il signor Bennet a credere che a forza di acquistare
capacità il suo DNA era mutato irrimediabilmente
compromettendo la sua sanità mentale.
Ma lui stava
benissimo,anzi,più andava avanti più i nuovi poteri lo
facevano sentire bene. Lui sapeva di essere speciale,che gli altri lo
volessero o no.
Rimase a lungo sdraiato sul letto,immobile lo
sguardo fisso al soffitto,e per un attimo si concentrò sul
silenzio che c'era oltre il muro. Quell'apparente silenzio rotto
solamente dal rumore degli ingranaggi nella sua
mente,quell'ossessionante e ritmico rumore metallico…
Mohider,a
suo avviso, doveva essere crollato sul letto varcata la porta,troppo
provato dall'emozione di aver finalmente visto con i suoi occhi
qualcosa di straordinario. Ricordava quel metallo che si scioglieva
come se fosse stato un semplice cubetto di ghiaccio liquefatto da una
fiamma. Ma quella fiamma era la sua mano e non era fuoco,era ben
altro. Era l'esempio vivente che l'evoluzione esisteva ancora.
E
Sylar ricordava lo sguardo di pura ammirazione che Mohinder gli aveva
donato quando aveva visto cosa sapeva fare. Si era sentito
soddisfatto,come al solito. Il ticchettio era ancora
perfetto,preciso,naturalmente innaturale.
Non proveniva un suono
dall'altra stanza. La notte era scura e fin troppo silenziosa…in
qualche modo infinitamente noiosa.
Si alzò dal letto,lanciò
un occhiata al muro in comune con la stanza di Mohinder,e si diresse
verso la porta.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
Fuori l'aria era
fresca come è giusto che sia in pieno Ottobre. Qualche stella
brilava pallida cercando di fari notare nonostante le luci delle
insegne che si affacciavano sulla strada. Nuvole rese violacee dalla
notte si muovevano lentamente,pigre,oziose.
Respirò
silenziosamente e poi lanciò un'occhiata alla porta della
stanza di Mohinder.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
Leggermente
dischiusa lasciava intravedere un unico filo di luce fioca.Quale
pazzo avrebbe lasciato la propria camera alla mercè di
chiunque passasse lì davanti? Curioso con una mano spinse la
porta che,con un cigolio sospetto,si aprì lentamente.
Tic
Tac Tic Tac Tic Tac
Mohinder era seduto a gambe incrociate sul
letto,le lenzuola grigiastre ancora al loro posto a coprire per bene
il materasso. Alcune cartelle erano appilate su un comodino alla
sinistra del letto,altre erano poste alla rinfusa davanti ai piedi
dell'indiano. I riccioli neri coprivano appena la fronte contratta
mentre gli occhi passavano in rassegna nomi e nomi,alcuni de quali
venivano segnati con un segno netto di matita nera.
Sylar entrò
lentamente palesandosi nella luce giallastra opaca che avvolgeva le
mura della stanza,si guardò intorno un solo istante,poi fissò
Mohinder che aveva alzato lo sguardo dalle scartoffie che stava
consultando.
"Zane?" chiese piuttosto confuso.
Tornando a
recitare la parte che si era accuratamente scelto,Sylar alzò
un braccio indicando la porta che aveva appena chiuso
"Hai
lasciato la porta aperta…" replicò solamente come debole
difesa,il tono calmo come doveva essere per ingannare
l'altro.
Mohinder annuì con un gesto deciso del capo
posando sopra tutte le altre cartelle l'elenco scarabocchiato e
all'apparenza troppo stropicciato.
"Ah,si,non amo molto le
porte chiuse" esclamò l'indiano come debole scusa,proprio
come poco prima si era difeso Sylar.
Impossibile dire dei due chi
avesse cercato la giustificazione più sciocca.
"Curioso."
Commentò semplicemente Sylar lasciando che nella stanza si
sentisse solo il rumore dei suoi passi diretti verso il letto dove
l'indiano era rimasto seduto.
Mohinder si guardò un
attimo intorno e si limitò a mettersi seduto meglio sul
materasso. Sfoggiò un mezzo sorriso in direzione di Sylar
cercando di sembrare affabile come lo era stato tutto il giorno.
Tic
Tac Tic Tac Tic Tac
"Qualcosa non va,Zane?E' piuttosto tardi…"
esordì bloccandosi quasi subito non trovando altre parole da
aggiungere e aspettando la risposta dell'altro. Non staccò
gli occhi dalla camminata di Sylar in sua direzione dimenticandosi
apparentemente di tutto il resto.
" E' piuttosto tardi,si"
replicò Sylar con tranquillità fermandosi a pochi passi
dall'indiano "Avrei giurato che ti avrei trovato addormentato"
concluse con semplicità.
Mohinder si strinse nelle spalle
e con un gesto delle mani indicò le varie cartelle che
affollavano la camera.
"Controllavo chi mancava della lista. Più
che altro…" fece una piccola pausa estraendo da sotto la pila sul
comodino una cartina stradale "Cercavo di tracciare un ipotetico
viaggio..il più breve possibile" ammisse con aria
sconsolata. A Sylar risultò stanco come non l'aveva visto
nei giorni precedenti,sembrava quasi che si volesse arrendere. E non
poteva semplicemente permetterlo perché aiutare Mohinder era
il suo passaporto per rintracciare e arrivare ad altre persone con
capacità che gli sarebbero risultate utili.
Tic Tac Tic Tac
Tic Tac
" Hai fretta?" chiese ingenuamente come se fosse la
cosa più logica. Poi indicò un angolo del letto libero
"Posso?"
"Ah,si,certo" si sbrigò a rispondere
Mohinder allungandosi per spostare alcune delle cartelle poggiate sul
materasso in modo da fare più spazio all'altro. " Non è
aver fretta,Zane" cominciò dopo un breve sospiro "E'
solo che ho la sensazione che più il tempo passa,più
sarà difficile rintracciare queste persone" spiegò
con tono assegnato afferrando una delle cartelle prima di lasciarla
ricadere sulle altre con un leggero rumore.
Sylar osservò
ogni minimo movimento di Mohinder,osservò quell'espressione
accigliata e sconsolata,osservò quegli occhi neri diventare
colmi di sogni infranti. Avrebbe voluto abbracciarlo.
Anche
se si sarebbe rivelata una mossa ambigua e senza senso. In ogni caso
non poteva permettere che Mohinder rinunciasse. Non poteva,era
l'ultima speranza che aveva per mettere le mani su quella
lista.
"Mohinder" lo richiamò con voce pacata "Non
devi demordere,all'inizio ogni cosa è difficile…"
"Ma
non
è il mio inizio,Zane!" lo bloccò l'indiano con tono
amareggiato e arreso. Gli occhi neri si posarono sulle scartoffie
ancora una volta,a lungo,mentre le parole non sembravano volergli
uscire di bocca. Respirò a fondo scrutando le proprie mani
come se avessero la risposta ai suoi dubbi,come se fossero più
interessanti di qualsiasi altra cosa. Se ammetteva ad alta voce
quello che stava pensando avrebbe tradito nuovamente la scelta presa
davanti a quel bivio,di fronte a quel bambino che aveva in se ogni
risposta.
E gli sembrò di voltarsi nella sua
immaginazione,di vedere la strada percorsa,i suoi insuccessi
clamorosi,il dolore e la sorpresa. E quando nella sua mente,in quel
viaggio mentale,si voltò di nuovo alla sua sinistra lasciando
di nuovo alle spalle il passato,idealmente,vide Zane.
E le sue
orme recenti,appena dietro le sue spalle,erano affiancate da
altre,vicine,solidali.
Fu solo un sogno ad occhi aperti.
Tic
Tac Tic Tac Tic Tac
"Mohinder" mormorò Sylar scuotendo
delicatamente il genetista e stringendogli una spalla. Gli sembrava
tutto così inutile,quella recita,quella finta gentilezza.
Eppure,nell'inganno,si sentiva vivo.
"Sai Zane"improvvisamente
Mohinder tornò a parlare con il solito fare affabile seppur
dal volto –potè notare Sylar- non scomparve l'aria
sconfitta,né dagli occhi il velo di stanchezza. E di nuovo
Sylar l'avrebbe voluto abbracciare,raccogliere i frammenti di quei
sogni e cullarli per ricucirli tra loro.
"A volte è
difficile continuare la ricerca iniziata da mio padre. Appunto,era la
sua,non la mia e per quanto mi sforzi di considerarla tale…" si
bloccò l'indiano,sorrise amaramente scuotendo il capo. "Ti
sembrerà ridicolo,ma sento la sua ombra dietro di me"
concluse senza avere il coraggio di guardare l'altro.
Lentamente
Sylar lasciò la presa sulla spalla dell'indiano "Non è
strano,né ridicolo. E' così per ogni figlio"
commentò e in quel momento lasciò che fosse il suo vero
Io a parlare,anzi,fu proprio Gabriel.
E in quel preciso istante fu
Mohinder avere voglia di abbracciare
l'altro. Anche se sarebbe stato frainteso,anche se non vedeva una
logica.
" Non so se ci riuscirò a trovarli tutti. Mi
sembra di aver imboccato un vicolo cielo" mormorò
continuando il discorso logico che aveva iniziato poco prima.
Sylar
scosse la testa interrompendo il soliloquio dell'indiano. Un mezzo
sorriso gli curvò le labbra,un sorriso che doveva essere
ingannatore,un sorriso puramente falso che però riuscì
nel suo intento.
" Ce la faremo ora che siamo insieme" tentò
di rassicurarlo con quel modo fintamente impacciato che aveva
sottratto al vero Zane osservandolo solo per pochi minuti. "Infondo
l'hai detto anche tu,no?" chiese retoricamente nascondendo le
mani nelle maniche della maglietta in un gesto nervoso,quasi un tic.
Anche quello finto con maestria. "Ho fatto la differenza,no?"
continuò con quelle domande leggermente titubanti.
Mohinder
sorrise spontaneamente a quel fare impacciato di Zane,era anche
buffo. Eppure,quello che sapeva fare…era tutt'altro che una
sciocchezza.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
"Si,hai fatto la
differenza" ribadì di nuovo con più sicurezza e con
un cenno del capo "Penso anche io che le cose saranno più
semplici. Ma di sicuro penso anche che rimangano impossibili"
commentò ancora aspramente e deluso dalla sua inutilità.
Non riusciva a fare dei passi avanti e il tempo che lo braccava come
un cane da caccia con la preda non l'aiutava di certo. E Sylar era
lì da qualche parte. Ma di certo non sospettava,ancora,che
aveva la sua ossessione davanti a sé che respirava la sua
stessa aria,che aveva gli occhi castani sul suo viso,che recitava
solo per lui una parte così lontana dal suo ego. Non
sospettava che Sylar era lì davanti a lui e che era quella
persona a cui si stava disperatamente appoggiando.
"Ma avrei già
rinunciato senza il tuo appoggio,Zane" ribadì con la stessa
sicurezza,la voce ferma a confermare quell'affermazione.
Tic Tac
Tic Tac Tic Tac
Sylar non smise di sorridere,anzi,ridacchiò
appena posando a terra lo sguardo prima di parlare "Non sapevamo
come sarebbe andata. L'hai sempre detto tu " incominciò
con voce leggermente bassa "Direi che siamo stati fortunati,no?"
chiese tornando ora a fissare il genetista.
E questa volta
entrambi ebbero la sensazione che non si sarebbero scomposti se ci
fosse stato un abbraccio
e non una pacca sulla spalla.
"Si,molto fortunati,Zane.L'ho
sempre detto io" rispose Mohinder iniziando a riordinare le
cartelle sul letto senza aggiungere nient'altro. Un piacevole
silenzio si interpose tra i due,neanche i loro respiri sommati
riuscivano ad essere percepiti.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
E se
Mohinder non sospettava di avere davanti Sylar questi continuava a
tenere bene a mente chi l'altro fosse. Sapeva che era nella stanza
con il figlio dell'uomo che gli aveva cambiato la vita e che poi
aveva ucciso,e ora non si sentiva in colpa nonostante sedesse sul
letto dell'indiano,lo osservasse quasi a volergli rapire
l'anima,mascherasse le sue vere intenzioni dietro una maschera di
cera e falsità.
Non si sentiva in colpa di aver teso quella
trappola così bene.
Stava rapendo quei frammenti della vita
dell'indiano. Stava egoisticamente tenendo per se quei respiri.
Stava trattenendo l'attenzione del genetista con maestria.
Tic
Tac Tic Tac Tic Tac
Stava lentamente iniziando a precipitare nella
sua stessa trappola.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
Infondo se anche
Chandra si fosse comportato come Mohinder non l'avrebbe ucciso. Se
quella fiducia spassionata gli fosse stata data in precedenza
probabilmente non avrebbe fatto molte cose,o almeno,non nel modo in
cui le stava facendo. Ma quel pensiero durò solo un unico
istante,interrotto da un leggero sorriso dell'indiano in sua
direzione e poi da movimento veloci e fluidi che catturarono la sua
attenzione.
Aveva sempre sentito sul collo il fiato degli
altri,nelle orecchie rimbombavano i loro giudizi sterili e
scarni,eppure aveva trovato chi,finalmente,apprezzava le sue abilità.
Per quanto false potessero essere,per quanto pronte per il
carnevale.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
E osservando l'indiano da
un punto di vista più esterno e tranquillo,vedendolo riporre
ogni cosa nella borsa di pelle,vederlo mentre sistemava metodicamente
quest'ultima di piatto sul lato del letto,i riccioli scomposti che
coprivano gli occhi scuri,la figura all'apparenza fragile che
tornava dritta con la schiena.
Improvvisamente ebbe voglia di
baciare
l'altro.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
E lo fece. Seppur non fosse
un fattore fisico,seppur non fosse attrazione,seppur l'altro non
fosse una donna. Semplicemente quell'emozioni non potevano che
sfociare in quel gesto ben più assurdo di un
abbraccio.
Scivolò più vicino all'indiano e
velocemente si sporse in avanti senza nemmeno pensare alle
conseguenze del suo gesto. Mohinder,nonostante non avesse compreso le
intenzioni di Sylar,si tirò indietro fino a raggiungere con le
spalle il muro ancora colorato dalla luce giallastra opaca. Però
si rivelò una mossa totalmente inutile.
Fu un contatto
accidentale di labbra che durò qualche secondo risicato ma
durante il quale Mohinder si ritrovò completamente braccato
contro il muro sovrastato da Sylar per quei centimetri di differenza
in fatto di altezza e che gli impediva ogni via di fuga. Stretto
contro il muro di pietra e il materasso decisamente più molle
rimase completamente immobile e inerme alla mercè dell'altro.
Il silenzio divenne più piacevole e complice,il freddo che si
intrufolava dalla porta pungolava quel tanto che bastava per farlo
rimanere con un minimo di razionalità.
Tic Tac Tic Tac Tic
Tac
"Za…" provò ad opporsi guardando confuso l'altro.
Ma si bloccò subito osservandone l'espressione seria e
quindi si limitò a sorridere e scuotere la testa. Infondo se
lo aspettava,era tutto troppo irreale per poter criticare quel gesto.
Questa volta riuscì a pronunciare il falso nome dell'altro
"Zane…"con un tono completamente diverso,questa volta con voce
più bassa e più naturale.
Senza aggiungere
nient'altro Sylar baciò nuovamente Mohinder,questa volta con
più decisione sicuro che l'altro non sarebbe scappato. Lo
sentiva,lo percepiva. Semplicemente lo sapeva. Era come se per un
breve istante riuscisse a captare le sensazioni dell'altro senza
dover ricorrere a futili trucchetti. Lentamente portò la mano
destra quasi a sfiorare la guancia sinistra di Mohinder senza però
compiere quel semplice contatto,come se potesse essere una scarica
elettrica ad alto voltaggio.
"Sarà meglio che vada"
mormorò Sylar con lo sguardo basso nel tentativo di evitare lo
sguardo di Mohinder che si era inevitabilmente posato su di
lui.
L'indiano si limitò ad annuire più volte con
il capo senza ben sapere come reagire. Forse,quasi concordarono
tacitamente entrambi,era meglio lasciare le cose nel vago. Fare finta
di nulla.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
Prima di congedarsi non disse
nient'altro al genetista,si limitò a guardarlo per un breve
istante,giusto il tempo di raccogliere i cocci della maschera di Zane
che si era frantumata sul pavimento in mille pezzi più
piccoli. Quando richiuse la porta di quella stanza dietro di se si
appoggiò alla superficie lignea per fare il punto della
situazione prima di dirigersi dove si era prefissato. Il rumore degli
ingranaggi tornò a scandire il tempo della sua follia con il
solito metodo monotono.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
Il modo in cui
l'altro aveva pronunciato il suo falso nome…si giurò di
far in modo -in qualsiasi modo,che il suo vero nome uscisse da quelle
labbra con un tono ancora più sommesso,più arrendevole.
Sarebbe stata la sua più grande vittoria,una grande e folle
soddisfazione. Si giurò di riuscirci,nuovamente,di avere
l'altro stretto in quella ragnatela dove era cosciente di essersi
attorcigliato a sua volta.
Tic Tac Tic Tac Tic Tac
Per poco non
cedette all'istinto di riaprire la porta e tornare da
Mohinder,dirgli la verità e riuscire nel suo intento. Provò
ad immaginare il volto dell'indiano quando avrebbe scoperto che
l'uomo che si era offerto per aiutarlo era l'assissino di suo
padre. E con quell'immagine stampata nella mente,un sorriso
crudelmente accennato sul volto,si allontanò,pronto alla
caccia.-End-
Commenti
dell'autrice:
Evviva,l'ho
finita. Dio quanto ci ho messo e doveva essere una cosa semplice
semplice…ed è pure nata mentre mi ero bloccata con la
Peter/Nathan che DEVO finire anche se ora dovrò scrivere
un'altra fan fiction sempre Mylar sulla scena dell'episodio 18.
Uffa…
Comunque…mediamente soddisfatta. Anche se io A M O
Sylar e la sua schizofrenia che passa da Gabriel a Sylar come niente
fosse. E amo pure Mohinder con quel suo fare così cocciuto ma
anche pacato e piuttosto sfigato!
