PREFAZIONE

Erano ormai più di due giorni che pioveva incessantemente senza un attimo di sosta. La pioggia fitta rallentava appena di tanto in tanto, per poi riprendere la sua caduta potente come quella di una cascata rumorosa in un fiume in piena, il cielo era carico di nuvole grigie, sempre pronto a scatenare la peggiore delle tempeste. La gente stava nascosta nelle proprie abitazioni in attesa di un più fioco raggio di sole, che sembrava lottare costantemente per emergere dall'ammasso di nubi infervorate.

Mentre il silenzio veniva disturbato solamente dallo scroscio della pioggia che scivolava sul vetro freddo della stanza, lei sedeva accanto alla finestra osservando il cielo piangere lacrime gigantesche, con la propria chitarra in grembo mentre le sue dita scorrevano leggere sulle corde rigide, producendo una dolce melodia che sembrava riscaldare l'ambiente congelato dal maltempo. La sua voce intonava una canzone seguendo le note della musica prodotta dallo strumento acustico, la stanza era illuminata dalla lieve luce prodotta da una candela posata sul comodino accanto al letto.

"It doesn't matter what I want

It doesn't matter what I need

It doesn't matter if I cry

Don't matter if I bleed

You've been on a road

Don't know where it goes or where it leads"

Si fermò all'istante non appena percepì una calda presenza a pochi passi da lei. La presenza la osservava, l'ascoltava, e le sue guance si riempirono di un colore acceso non appena i suoi occhi nocciola si rifletterono in quelle iridi brune.

"Scusa."

Disse posando delicatamente la chitarra accanto al davanzale.

"Ti ho svegliato?"

Un lieve sorriso comparve sulle sue labbra perfette e scosse leggermente il capo camminandole incontro.

"No."

Si sedette, appoggiando la schiena contro la parete senza smettere un secondo di guardarla.

"Perché ti sei fermata?"

Domandò. La pioggia intensa continuava ad infrangersi contro la piccola casa quasi come se volesse raderla al suolo. Nessuno di loro due tuttavia, sembrava curarsi del clima pessimo che li investiva da più di quarantotto ore. Al contrario, per certi aspetti, entrambi potevano affermare di esserne quasi felici.

"Lo sai che mi piace sentirti cantare."

Il suo sorriso aumentò mentre il rossore sugli zigomi di pesca si fece ancor più acceso e visibile nel semibuio della stanza.

"Ma la canzone era deprimente.."

"Mi piaceva."

Lui era dannatamente bello. Ogni volta che lo guardava quasi le mancava il respiro. Con lieve imbarazzo afferrò nuovamente la sua chitarra riportandosela sulle ginocchia esili e le sue dita affusolate ripresero a suonare quella medesima melodia. La sua voce ricominciò a seguire quelle note leggere ed incredibilmente poetiche.

"It doesn't matter what I want

It doesn't matter what I need

It doesn't matter if I cry

Don't matter if I bleed

You've been on a road

Don't know where it goes or where it leads.

It doesn't matter what I want

It doesn't matter what I need

If you've made up your mind to go

I won't beg you to stay

You've been in a cage

Throw you to the wind you fly away."

Lui ascoltava, in silenzio, studiando ogni minimo dettaglio della sua immagine nella semioscurità. Osservava le sue dita giocherellare con le corde dello strumento, le sue labbra muoversi dolcemente ad ogni parola, i suoi occhi persi in un punto indefinito del pavimento e i suoi zigomi delicati più coloriti del solito. Sapeva di essere lui la ragione per cui stava arrossendo e ciò, per quanto un tempo potesse risultargli irritante, ora lo soddisfaceva moltissimo.

A volte si stupiva lui stesso dei sentimenti che era stato capace di provare. Era convinto di non potersi mai sentire così per nessuno, era sicuro di essere incapace di innamorarsi di alcuna ragazza, per lui contava unicamente il suo desiderio di vendetta. Eppure ora, aveva improvvisamente due ambizioni. Aveva trovato un secondo scopo per cui vivere e la sua nuova missione era proteggere lei. Lei che giorno dopo giorno aveva placato quell'odio che lo invadeva e lo divorava nelle viscere, seppur impossibile da cancellare. Non aveva dimenticato il suo passato e il suo obiettivo non era affatto cambiato, ma grazie a lei aveva imparato a sorridere di cuore come non riusciva a fare profondamente, da molto, troppo tempo.

"It doesn't matter what I want

It doesn't matter what I need

It doesn't matter if I cry

Don't matter if I bleed

Feel the sting of tears

Falling on this face you've loved for years."

La canzone terminò, ma le sue dita si mossero sulle corde ancora per un istante, finendo il susseguirsi di quelle note così piacevoli all'orecchio ed incredibilmente rilassanti. Chiuse gli occhi e sospirò intensamente, prima di iniziare a ridere tra sé e sé senza una ragione apparente.

"Dio, che tristezza."

Disse, infilando le dita tra i suoi capelli castani.

"E' una bella canzone."

Disse lui, avvicinandosi con un movimento rapido.

"Ma è triste."

"Tu sei triste?"

Senza che lei riuscisse ad accorgersene, si ritrovò improvvisamente avvolta dalle sue braccia forti, il suo caldo respiro le accarezzava la pelle del viso.

"No… non sono triste…"

Rispose guardandolo negli occhi, con le dita tracciò dei cerchi immaginari sulla sua guancia dannatamente soffice, come quella di un bambino. Eppure i suoi lineamenti, avevano già cominciato a farsi adulti nonostante la giovane età.

"E tu Sasuke? Sei triste?"

Un altro sorriso, poi un bacio delicato posato sulla sua fronte bollente. La sua vicinanza sembrava farle prendere fuoco.

"No."

"Allora forse è meglio se la prossima volta canto una canzone più allegra.. a volte mi chiedo da quale parte della mente mi siano venute fuori certe parole.."

Si accoccolò tra le sue braccia, abbandonandosi contro il suo petto ben scolpito. Sentiva il battito del suo cuore, così calmo, così regolare.. il suo invece era tutt'altra storia.

"Sono belle parole."

"Grazie… ma resta il fatto che più le ascolto più mi farei una flebo volentieri."

Come spesso capitava quando si trovava in sua compagnia, rise.. e il suono della sua risata le riempì il cuore.

"Tu no?"

Lo guardò con due occhi da cucciola e gli baciò la guancia con uno schiocco che rimbombò nella piccola stanza buia.

"Dovresti avere più considerazione per le tue canzoni, Tana."

"Tanto lo so che dici così solo per compiacermi. Appena te ne vai sono sicura che andrai a chiedere aiuto al quinto Hokage per farti svenare."

Rise ancora. Da quanto tempo non si sentiva così bene con qualcuno? Da quanto tempo non rideva di cuore? Da quanto tempo non si sentiva felice?

"Sei tutta strana."

"Lo so, è per questo che ti piaccio, no?"

"No."

"Ah no?"

"Mi piaci perché sei vera."

Non aveva mai visto un sorriso più bello del suo.

"Certo che sono vera Sasuke, sono fatta di carne e ossa, mica di lattice."

Un'altra risata, un'altra favolosa sensazione di serenità.

"Adesso basta Tana.. sii un po' più seria."

"Io sono sempre seria."

Lo era. Proprio per questo Sasuke si era innamorato perdutamente di lei. Era diversa dalle sue coetanee, era speciale. Non si era mai comportata da fanatica nei suoi confronti, non aveva mai cercato di conquistarlo con stupidi mezzucci e soprattutto non lo aveva mai assillato una volta, nemmeno dopo aver scoperto di amarlo profondamente. Aveva saputo mantenere le distanze, lasciargli i suoi spazi.. e proprio grazie a questo Sasuke si era reso conto di volerla accanto a sé.

Sembrava fuori dal mondo eppure era la verità. Lui, Sasuke Uchiha si era innamorato davvero e finalmente non aveva più il terrore di ammetterlo.