"Okay Rachel. Fai un respiro. Ora vai di là, piede destro davanti, poi il sinistro e-"

"Berry? Com'è possibile che parli anche quando sei al bagno?"

"Qu-quinn?"

"Sì e ho il telefono in mano, pronta a chiamare il numero del manicomio."

"Tu hai il numero del manicomio?"

Chiese la più bassa uscendo dal cubicolo del bagno, sistemandosi le pieghe della gonna.
Quinn era appoggiata ai lavandini, telefono in mano, anfibi slacciati e capelli scompigliati.

"L'ho segnato appena ti ho conosciuta. Sapevo che prima o poi mi sarebbe tornato utile"

"Io lo userei per Santana ogni tanto."

"Per lei ho quello dell'esorcista. Per Britt il gelataio e per Finn, ahimè, quello di una babysitter"

Concluse la frase infilandosi il telefono in tasca e osservando Rachel lavarsi le mani.

"Quando imparerai a vestirti?"

"Il giorno in cui.. Aspetta. Io mi vesto bene."

"Sì, saresti una suora all'avanguardia."

"Senti chi parla. Quella che fino a un mese fa vestiva con i sacchi della spazzatura."

"Non erano sacchi della spazzatura!"

"L'odore era quello."

Quinn storse il naso e si girò verso il rifesso di Rachel sullo specchio, sorridendole.

"Che c'è Quinn? Quel sorriso non mi piace."

"Stai dicendo che non ti piaccio?"

Facendo quella domanda assunse lo sguardo più cuccioloso che poteva esistere.
Rachel spalancò gli occhi.

"N-no i-io n-non intendevo dire questo - io - tu - insomma.."

"Io cosa?" domandò portandosi alle sue spalle, poggiando su una di esse il mento e guardandola arrossire allo specchio.
Rachel prese un respiro e fece ordine alle parole.

"Tu sei bellissima Quinn. Lo sai."

"Anche tu."

"Io bellissima?"

"No dicevo, anche tu lo sai"

"Ah."

"Dio Rachel quanto sei stupida? Anche tu sei bellissima!"

La più alta gesticolò ai limiti di un esaurimento mentre l'altra si voltava piano verso di lei, incrociandone lo sguardo.
Quinn non indietreggiò, anche se avevano oltrepassato il limite delle distanze personali, ritrovandosi appoggiate l'una all'altra, i visi a pochi centimetri.

"Non ci credo."

"Rachel è vero."

"È uno dei tuoi soliti scherzi per ferirmi."

"Non è vero. Io credo davvero che tu sia bellissima. E ci tengo a te, Berry."

Rachel la fissò determinata negli occhi qualche secondo, mentre i loro respiri si mescolavano e nessuna delle due aveva intenzione di staccare il proprio corpo da quello dell'altra.

"Dimostramelo."

Un secondo per guardarle le labbra.
Un secondo di riflessione.
Un secondo di indecisione.
Un secondo per mordersi il labbro inferiore.
Un secondo per accorciare le distanze fra loro.
Un secondo per far combaciare e muovere piano le sue labbra su quelle dell'altra.
E un secondo per staccarsene e scappare da quel bagno.

In totale a Quinn Fabray bastarono sette secondi per capire che tutto quello di cui aveva bisogno era racchiuso in una piccola ragazzina mora egocentrica e petulante, col vizio di parlare da sola nei bagni.