Una Morte Al Punto Giusto
Stagione 9, episodio 2
Scritto da The-KLF
Tradotto da Skeptic_Maximus
Questa è un'opera di finzione a cura di scrittori, improvvisatisi sceneggiatori, che non hanno alcun legame professionale con il programma "Castle" del canale televisivo ABC. I personaggi riconoscibili sono di proprietà di Andrew Marlowe e dell'ABC. Nomi, luoghi ed eventi sono prodotti della fantasia degli autori o, se corrispondenti a realtà, usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone vere, vive o morte, negozi, società, eventi o locali è puramente casuale.
831 Terza Strada, Manhattan
Un'oscura figura si aggirava attraverso la nuvola innalzata dalla farina che veniva trasferita nel seminterrato di Ess-A-Bagel, e le fluttuava attorno come fumo, mentre camminava sul marciapiede. Qualche isolato più avanti, un gruppo piuttosto rumoroso di giovani nottambuli festaioli la circondò come uno sciame dirigendosi dalla parte opposta. La donna alzò il braccio sinistro e controllò l'orologio da polso per poi sistemare la borsa a tracolla, prima di guardarsi attorno.
La donna scivolò in un vicolo buio e schivò due enormi cassonetti della spazzatura maleodoranti. Qualche ratto corse a nascondersi, disturbati dal suo passo costante, occupati nelle loro faccende notturne. Lanciò uno sguardo dietro di sé e con un cenno del capo, estrasse dalla tasca un piccolo set da scassinatore, quindi si avvicinò ad una porta lercia, ben nascosta da unità esterne dell'aria condizionata accatastate una sull'altra.
La porta non oppose resistenza alle abili dita e si aprì, emettendo un lievissimo scampanio che riecheggiò in una cucina vuota, rimbalzando su pentole, padelle e superfici pulite. Si fermò un secondo, poi si avvicinò ad una porta e la aprì, silenziosa e determinata.
L'intrusa si fermò ad osservare la scena: una donna di mezza età era seduta dall'altra parte di una scrivania. Capelli corti, ricci, ormai grigi, le adornavano la pelle scura. Era completamente avvolta dal pesante fumo di sigaretta che aleggiava nella stanza, e circondata da pile di denaro.
"Cosa vuoi?"
"C'è così tanto contante, il tuo ufficio sembra un pascolo di montagna." La voce dell'intruso tremava di rabbia. "Se stata scortese e meschina con lui ogni giorno, poi lo hai licenziato senza ragione e senza paga! Dagli i soldi che gli devi!"
"Sparisci di corsa, non ti darò nulla." La donna respinse l'intrusa con un cenno della mano, per poi ritornare al conteggio dei mucchi di banconote di fronte a lei.
L'altra donna, con le mani strette a pugno, si avvicinò alla scrivania.
"Vecchia strega, quelle sono parole di sfida!"
La donna spense la sigaretta che aveva ben salda tra le labbra e si alzò. Un momento dopo, le due donne stavano lottando in mezzo alla stanza, creando caos e scompiglio in tutto ciò che non era inchiodato al pavimento. L'intrusa riuscì ad afferrare il colletto della donna più anziana e la spinse con forza contro il muro.
Il colpo causato dal corpo della donna fece cadere un orologio piuttosto pesante dal chiodo a cui era precariamente appeso, direttamente sulla sua testa.
L'intrusa lo afferrò, lo sollevò e lo usò per colpirla nuovamente nello stesso punto, con forza. La trascinò verso la sedia della scrivania e ve la lasciò cadere. La donna emise un suono angoscioso prima che il silenzio tornasse a regnare nella stanza.
L'intrusa non aspettò a lungo, afferrò la propria borsa, dopo che era caduta sul pavimento, indossò dei guanti di lana e iniziò a raccattare manate di contante dalla stanza. La ladra quindi sgattaiolò via da dove era venuta, dopo essersi guardata indietro un'ultima volta e aver constatato che il corpo non si sarebbe mosso, e chiuse la porta con forza dietro di sé, per poi bloccarla di nuovo. Se ne andò dal vicolo e si mescolò tra la folla di studenti del college in giro per la notte.
Un sorriso amichevole rivolto a LT fu abbastanza perchè Castle potesse passare sotto al nastro giallo alla fine di un vicolo sulla 57° Est. Si avviò verso una porta aperta circa a metà del vicolo, dietro delle unità da aria condizionata in condizioni pessime.
"Buongiorno, Agente Bailey," disse, sorridendo all'agente mentre le si avvicinava. "Come stanno i gemelli?"
"Stanno benone, grazie. Però tornare al lavoro è una sensazione bellissima," rispose la poliziotta afroamericana con un ghigno.
"Ah, ricordo quell'età... sono così carini a cinque mesi..." Castle sogghignò, scuotendo la testa. "è bello rivederti, ci sei mancata al distretto." Le sfiorò il gomito mentre la oltrepassava, ma lei lo fermò con un cenno della mano.
"Castle, aspetta un momento. Devi metterti dei copriscarpe puliti, c'è un sacco di roba a terra e stiamo cercando di mantenere tutto il più pulito possibile." Lo fece passare, ma non prima di avergli passato due copriscarpe color blu acceso, uguali a quelli che indossava lei. "Adesso puoi passare, ti accompagno io. Attento a dove metti i piedi!"
"Sarà fatto!" Disse lui annuendo mentre seguiva l'agente Bailey facendo grande attenzione a seguire i suoi stessi passi, nello stesso punto in cui lei poggiava i piedi. Era così concentrato sul pavimento del corridoio che non si accorse che si era fermata, tanto che per poco non si scontrarono.
"Oops, chiedo scusa. Non volevo calpestare nulla."
Il suo sospiro indulgente si perse quando Ryan scorse lo scrittore.
"Ehi Castle! Non muoverti, è un po' un casino qua."
La Bailey girò attorno a Castle e ritornò al suo posto. Rick guardò nella direzione di Ryan e lo trovò in piedi assieme a Lanie dietro la scrivania del piccolo ufficio. C'erano mozziconi di sigaretta, carte, penne, cancelleria varia e qualche banconota da dieci dollari sparse per tutta la stanza. In mezzo a loro c'era il corpo di una donna afroamericana di una sessantina d'anni, forse più vicina ai settanta.
"Ti presento Roberta Gussie, 57 anni, di Jackson Heights nel Queens." La voce di Esposito si alzò dietro di lui, facendolo trasalire. Esposito scosse la testa prima di continuare. "Soprannominata Nana, non sappiamo se ha parenti, ed era la proprietaria del Boulevard Cafè. Ho appena finito di parlare con Penny Yang, assunta circa otto mesi fa come manager, ma sostiene di conoscere Nana solo a livello professionale."
"Non usciva mai con i colleghi dopo il lavoro?" chiese Castle.
"Nah, sembrava un po'... nevrotica? Penso le piacesse la routine."
"Parlando di routine," disse Ryan mentre si avvicinava a Castle ed Esposito. "Il Capitano sembra mantenerne una piuttosto severa, dopo il vostro ritorno."
"Sì beh, ci stiamo andando coi piedi di piombo sapete? Non vogliamo aggiungere della pressione in più, con tutto lo stress aggiuntivo." Castle si infilò le mani nelle tasche e oscillò sui talloni.
"Lo stress di dirigere un distretto?
"No, quel..." Castle notò che Lanie stava ascoltando dall'altra parte della stanza e realizzò che stava per spifferare tutto senza neanche accorgersene. "Il proiettile in più che s'è presa. Io sono stato colpito una volta sola, lei due."
"Uh..." Ryan non suonava per niente convinto, Esposito aveva gli occhi ridotti a due fessure inquisitorie mirati su di lui come se gli fosse cresciuta una seconda testa in quel momento, e Lanie pareva che volesse strangolarlo o che volesse estrargli le informazioni a suon di solletico. Era tempo di svignarsela, prima che gli scappasse qualcos'altro che non doveva scappare.
"Ci vediamo al distretto ragazzi, volete del caffè?" Castle si girò e calpestò qualcosa che fece un suono come se si spezzasse. Emise un urletto e iniziò a saltellare in direzione della porta, per poi essere fermato dall'agente Bailey che gli afferrò i baveri della giacca per tenerlo fermo.
"Non muoverti, Castle." ruggì, e quando lui annuì si voltò e lo scortò fuori dalla porta, allungando la mano per avere i corpiscarpe blu. "Visto che hai calpestato delle prove, io voglio un caffè: nero e senza zucchero."
Lui sorrise e fece un inchino. "Ogni tuo desiderio è un ordine."
Tempo che Lanie avesse portato il corpo all'obitorio e Ryan ed Esposito avessero finito con il primo giro di interrogatori, Beckett aveva fatto colazione, rigettato il tutto, imprecato contro l'universo intero per l'invenzione della nausea mattutina, era arrivata al distretto ed era sopravvissuta ad una chiamata in conferenza con tutti gli altri capitani dei distretti ed era anche riuscita a mandare giù una tazza di caffè decaffeinato. Beh, mezza tazza. Prese la tazza e fissò il liquido ormai freddo con una smorfia.
"Guardarla male non farà in modo che si scaldi da solo, Capitano." Kate alzò gli occhi e trovò il nuovo arrivo della sezione Omicidi che le sorrideva dalla soglia dell'ufficio.
"Agente Aragon, entra pure." Beckett si alzò mentre la invitava ad entrare. "Benvenuta al Dodicesimo. Spero che il tuo primo turno sia di tuo gradimento."
"Sì, grazie. Sono tutti molto amichevoli, non mi stanno mettendo i bastoni tra le ruote, anche se sono solo un poliziotto della Trasporti," rispose sorridendo.
Beckett annuì e sorrise a sua volta. "Beh, sei un poliziotto della omicidi, ci guardiamo le spalle a vicenda. Ci sei sembrata un buon elemento, soprattutto dopo il caso della metropolitana a cui hai lavorato con il Detective Esposito. Ti affiancherò al Detective Saunders, così se avrà bisogno di qualcosa, lo farà fare a te. Cose tipo controllare i conti bancari, video di sorveglianza, cose di questo genere, va bene? Solo per questa settimana, poi ti sguinzaglieremo sul campo."
"Sì Signora." Beckett le porse la mano e l'agente la strinse.
"Bene allora. Ci si vede in giro Aragon. Puoi andare. "
Beckett guardò verso la porta quando qualcuno bussò e attirò al sua attenzione. Sorrise a Castle che teneva in mano un piccolo vassoio con i caffè. "Ciao amore."
"Ciao! Come per tua richiesta via SMS, ti ho portato un caffè speciale da casa. Cosa c'è che non va col decaffeinato qui?"
"Non l'hai fatto tu."
Castle le passò la sua tazza da asporto e si prese un bacio con un ghigno soddisfatto che Beckett avrebbe voluto poter spazzare via per benino. "Beh, io ci provo."
"Sì tesoro," rispose lei con una strizzata dell'occhio. "Ci stai proprio provando."
