Author's Note: IT'S ITALIAN‼‼‼! I'm a Lone Wolf translated one of my stories into Italian all on her own. Thanks to I'm a Lone Wolf for all her hard work, and I hope some Italian readers can now enjoy my story. Leave a review for her, too, because translating stories is hard work. Thank you so much!
I'm a Lone Wolf ha tradotto uno dei miei racconti in italiano tutto da sola! Ringrazio I'm a Lone Wolf per tutto il suo duro lavoro e spero che alcuni lettori italiani possano ora godere della mia storia. Lasciate un commento anche per lei, perché tradurre storie è difficile. Vi ringrazio tanto!
Capitolo 1
Victoria abbozzò un sorriso quando Alejandro venne ad aprire. La sua visita non arrivava certo in un buon momento.
"Victoria, benvenuta". L'uomo fece un passo indietro per chiudere la porta alle sue spalle. "Non sapevo saresti venuta qui stasera. Sei qui per Diego?"
Lei annuì. "Don Diego non sa del mio arrivo, ma dovevo a vederlo. È ancora sveglio?"
Alejandro lanciò uno sguardo alla casa tranquilla. "Sì, temo che questa settimana sia stata dura per lui. Non vuole parlarmi, ma forse vedervi gli farà piacere".
Victoria lo seguì fino alla biblioteca, dove Diego era concentrato a fissare il fuoco. Abbozzò un cenno a Felipe, fermo in un angolo, e ringraziò Alejandro quando la lasciò con il figlio. La donna entrò nella stanza senza che Diego nemmeno la notasse.
Victoria si soffermò un attimo a guardarlo, in pena per la sua perdita; poi ringraziò Felipe con un sorriso, quando questi gettò qualcosa verso il suo maestro per attirarne l'attenzione.
Diego si alzò in piedi, finalmente consapevole della sua presenza. "Señorita Escalante, vi porgo le mie scuse. Non mi ero accorto del vostro arrivo".
"Capisco... È stata una lunga giornata".
Diego l'invitò a prendere posto prima di sedersi di nuovo sul sofà. "Siete fortunata a non trovarvi in prigione" mormorò. "Vorrei che la smetteste di mettere i bastoni fra le ruote all'alcalde: è un buon modo per essere uccisa" continuò, fissando le fiamme danzare.
Non si rese conto che nel frattempo lei s'era alzata; così sobbalzò sorpreso quando venne a sedersi al suo fianco. "Dovreste seguire il vostro stesso consiglio".
Diego appoggiò la testa alla spalliera per osservarla meglio. Le loro spalle ora quasi si sfioravano. Avrebbe tanto voluto abbracciarla per rassicurarsi che stesse bene.
Lei non sarebbe mai stata in pericolo se non ci fosse stato lui. "Oggi vi avrebbero potuto sparare".
"Anche a voi".
"Io non mi sono messo davanti ai soldati armati per proteggere un mito". Corrugò la fronte, voltandosi nuovamente verso il camino.
Victoria inarcò un sopracciglio. "Un mito? Zorro è importante per il popolo... e il vostro amico aveva bisogno di un medico".
Diego sospirò. "Zorro..."
Lei gli afferrò la mano e se la posò sul cuore, mentre lui la fissava con curiosità. "L'ho fatto per voi, non per Zorro".
L'uomo indugiò sulle loro dita intrecciate: quelle di lei erano così piccole e delicate... Poi si riscosse, tornando a fissare il fuoco.
"Oggi ho perso un caro amico".
"Lo so". Victoria gli strinse la mano. "Mi dispiace".
Gli sorrise quando finalmente si voltò verso di lei, scrutandone il viso.
"Voi siete mio amico. Vorrei che faceste più attenzione".
"Un amico? Tutto qui?"
Diego distolse di nuovo lo sguardo e Victoria aggrottò le sopracciglia. Poi sussultò sorpreso, sentendo il suo braccio sulle spalle. Esitò un momento, prima di ricambiare l'abbraccio.
"È stato Sir Edmund a insegnarvi a combattere?"
Le mani di Diego si irrigidirono sulla sua schiena e il silenzio piombò nella stanza ormai buia. Si voltò verso Felipe, rimasto impassibile di fronte alla semplice domanda che aveva appena sconvolto il loro mondo. Gli fece un cenno con il capo e l'adolescente li lasciò soli.
La notte tranquilla e il fuoco basso creavano un'atmosfera romantica, ma Victoria era determinata a dare a Diego il suo sostegno, così come lui aveva sempre fatto per lei. Si accoccolò contro il suo petto, senza badare al fatto che era venuta qui senza invito e ora gli era quasi sdraiata addosso. Voleva sapesse che non aveva intenzione di scappare né tanto meno di lasciarlo scappare. O negare.
Allungò una mano sulla sua guancia; così Diego si rilassò, stringendola ancora più forte. "Ho capito chi era e dubito avrebbe affrontato tutta questa strada per vedere il suo pupillo fallire. È venuto a cercare aiuto dal suo migliore allievo".
L'uomo si limitò a intrecciare le loro dita. "Non dovreste essere qui".
"Perché?" Diego tornò a concentrarsi sulle fiamme, continuando ad accarezzarle il palmo con il pollice. Victoria gli strinse la mano, preoccupata a vederlo così apatico. "Non dovreste rimanere solo". Lui abbassò ancora lo sguardo sulle loro mani.
"Sono solo. Così dev'essere. Dovreste lasciarmi in pace".
Victoria scosse la testa quando lui si ritrasse. Sentiva freddo ora che sapeva cosa pensasse lui realmente, ma lei era determinata a restare: sapeva che aveva bisogno di lei. "Ve lo ripeto, Don Diego: non siete solo. Voi avete aiutato così tante persone. Parlatene con me o con vostro padre. Potremmo aiutarvi". Attese una risposta, ma Diego continuava a fissare il fuoco.
L'uomo emise un riso cupo, facendola rabbrividire. "Aiutarmi? Finire in prigione sarebbe stato un aiuto? Voi fornite all'alcalde un pretesto per attaccarmi. L'intero pueblo sa già che avete rivendicato Zorro e Ramone sa che provate qualcosa per l'eroe mascherato. Prima o poi vi userà per forzarmi la mano. Tutto ciò voi lo chiamate aiuto?"
La donna non riusciva a respirare. Allungò la mano per costringerlo a guardarla in viso, ma lui l'allontanò. Allora arrossì e spalancò gli occhi, scendendo dal divano.
Diego rimase a braccia aperte, dispiaciuto per un instante della perdita di quel calore; poi ritornò a osservare il camino per non vederla andar via.
"Io?" Victoria si morse le labbra, ingoiando le lacrime. "Voi mi avete baciato la mano. Voi mi avete detto che ero bella... davanti a tutti. Pensavo che..."
"A cosa pensavate Victoria?"
Lei indietreggiò. Già... a cosa aveva pensato? Era rimasta stupita quando l'aveva scoperto poche ore prima. Come poteva Diego essere Zorro? Lui era un uomo buono e gentile... inoltre erano amici. Non sembrava importargli la loro diversa estrazione sociale. Se fosse stato veramente Zorro, lei non avrebbe dubitato delle sue intenzioni. Invece adesso...
Fece un altro passo indietro, spaventata ma al contempo desiderosa di sapere cosa avrebbe aggiunto. "Cosa state dicendo?"
"Non ho mai detto nulla. Non vi ho mai promesso nulla. Continuate a mettervi nei guai senza considerare le conseguenze... e dovrei pure ringraziarvi per il sostegno?"
Diego si girò verso di lei, facendola allontanare ancora di più. I suoi occhi blu non mostravano più affetto nei suoi confronti, ma scintillavano cupi alla luce delle fiamme. Victoria si sentiva come se l'avessero appena pugnalata al cuore.
"Io..." Si asciugò gli occhi pieni di lacrime, ma lui non batté ciglio e non si sforzò neanche di riparare al suo comportamento. "Mi dispiace... Credevo che..."
Le parole le morivano in gola. L'aria nella stanza s'era fatta pesante: si sentiva soffocare. Si trattava solo di lei? Non l'aveva sempre sentito dire a suo padre che non era interessato al matrimonio?
Incapace di reagire, si girò verso la porta in preda ai singhiozzi, ma inciampò sul il tavolino sulla soglia. Si era seduta da sola con un uomo in una stanza buia. Cosa credeva? Perché dimenticava ogni cosa quando pensava a Zorro? Lei lo amava.
Lui però non la ricambiava.
Quasi si scontrò con Alejandro, ma non si fermò. Aveva bisogno di uscire, di trovare un'aria che non fosse piena d'odio e di disprezzo. L'anziano la chiamò, ma era sicura che sarebbe rimasto accanto a suo figlio. Chi era lei per i De la La Vega? Era stata una pazza a pensare di essere importante per loro.
Non era però ben consapevole di quel che stava facendo. Quando aveva scoperto l'identità di Zorro era stata felice perché Diego era l'uomo migliore che avesse mai conosciuto. Ora aveva distrutto tutto.
