La stacanonvista, la reclusa e la selvaggia
Una FanFiction su GLEE a cura di 0atis
Versione originale: /s/8068637/1/The-Workaholic-the-Recluse-and-the-Wild-Woman
Adattamento italiano: Brittana Fanfiction Den
Traduzione a cura di Evey-H
Revisione a cura di eli, the old phib
Santana si svegliò alle 5:30 in punto come ogni giorno negli ultimi quattro anni. Da tempo ormai la sveglia non le serviva più perché si era abituata ad aprire gli occhi ancor prima che il sole lambisse la sua finestra, eppure la metteva in punto lo stesso ogni sera. Come ogni mattina, si alzò, si vestì in maniera impeccabile, e si recò nella sua cucina perfettamente pulita e ordinata per fare il caffè. Nell'attesa, accese il televisore e ascoltò le ultime notizie preparando la colazione.
Mangiò nella sala da pranzo, sorseggiando di tanto in tanto il caffè appena fatto, guardando le previsioni del meteo e riflettendo sugli impegni della sua giornata lavorativa. Alle 6 in punto sua madre le inviò un SMS di auguri di compleanno, al quale rispose formalmente prima di riceverne un altro esattamente identico da suo padre appena due minuti dopo. Non era una cosa strana, sua madre lo inviava sempre per lui dato che da solo non se ne ricordava mai.
Alle 6:30 entrò nel suo ufficio, lindo ed immacolato quanto la sua casa. La cosa in realtà le dava leggermente fastidio, perché non è che fosse una maniaca dell'ordine, semplicemente non aveva niente di meglio da fare che riordinare nel suo tempo libero. Quella sera le cose avrebbero dovuto cambiare, ma già sapeva che non sarebbe andata così. Solitamente in occasione del suo compleanno non vedeva l'ora di arrivare a fine giornata, ma per qualche strano motivo quest'anno non si sentiva proprio dell'umore. Desiderava incontrare qualcuno che desse una scossa alla sua vita piatta e noiosa e, quando questo non fosse puntualmente successo, si sarebbe accontentata della classica avventura di una notte. Comunque era piuttosto certa che questo compleanno sarebbe stato come tutti gli altri.
Inoltre non fu esattamente un buon presagio il fatto che quando guardò la sua tastiera non vi trovò sopra il colorato pacchetto regalo che l'attendeva sempre quel particolare giorno dell'anno.
Santana non andava matta per i regali infantili, ma ora doveva ammettere che il fatto di non averne ricevuto uno l'aveva resa un po' triste. A quanto pareva persino il suo ammiratore segreto l'aveva abbandonata.
Facendo una risatina amara a questo pensiero, avvicinò la sedia verso la scrivania e si mise al lavoro.
Brittany era seduta alla sua scrivania a fissare uno schermo pieno di simboli e numeri coi quali non voleva aver nulla a che fare, la metà di essi non sapeva nemmeno cosa significassero. Ad essere onesti, non capiva in cosa consistesse esattamente il lavoro che svolgeva per quella società. Sapeva che nel titolo c'era la parola Analisi e che era ben pagato, quindi aveva continuato a farlo. La vera ragione per la quale era lì da cinque anni però era il suo migliore amico, collega, e inquilino Sam, il quale era stato anche suo compagno di scuola. Dopo gli studi Sam aveva trovato un lavoro e aveva fatto assumere anche lei, insegnandole tutto quello che c'era da sapere. Le aveva spiegato il suo compito e quali cifre avrebbe dovuto ottenere, tutto il resto era un gran caos e, fissando quei numeri che brillavano pallidamente davanti a lei, si domandò, per l'ennesima volta, come mai si ostinasse a tenersi quel lavoro.
Oh, già, c'è la crisi economica e il cibo costa, pensò con amarezza.
Sospirando, iniziò a digitare cifre sulla tastiera per ricavare i calcoli necessari al resoconto che avrebbe dovuto presentare il giorno successivo. Sapeva che quei numeri dovevano avere a che fare con i guadagni netti e le perdite nette della compagnia (cosa che sorprendentemente non aveva nulla a che fare con la nettezza urbana) e che i suoi superiori volevano che questi numeri fossero rispettivamente il primo alto e il secondo basso. Questo concetto, quando le fu spiegato la prima volta, le era sembrato la parte più facile del suo lavoro. Questo fino a quando Sam le aveva detto che non solo era sbagliato, ma anche illegale inserire numeri a caso, così aveva cancellato con riluttanza il $1 che aveva digitato nella colonna delle perdite e il $1000000000 che aveva messo in quella dei guadagni. Tutto ciò comportava un mare di duro lavoro che non riusciva a comprendere del tutto, in una professione che non le interessava minimamente.
Brittany sospirò di nuovo, si sistemò gli occhiali (conseguenza del troppo lavoro d'ufficio), e iniziò a digitare. Si trovava bel mezzo di un noiosissima operazione in un tipico lunedì mattina quando fece il suo ingresso la parte migliore della sua occupazione. Si trattava del suo capo: Santana Lopez.
La donna era tutto quello che Brittany potesse mai desiderare, ma era anche totalmente fuori dalla sua portata: era bellissima e gentile, eppure allo stesso tempo severa e persino feroce se la situazione lo richiedeva. Era una persona magnifica per cui lavorare, ma alla fine della giornata Santana non era tipo da unirsi a conversazioni fra impiegati o dire qualcosa che non fosse inerente al lavoro. Si vestiva come una top model e camminava come se stesse gridando al mondo quanto fosse magnifica.
Non c'era nulla di lei che facesse credere a Brittany di avere anche solo una minuscola possibilità di chiederle di uscire. Non che lei non fosse carina, ma Santana avrebbe potuto trovare dieci volte di meglio solo guardandosi allo specchio.
Tenendo gli occhi fissi sull'irraggiungibile oggetto dei suoi desideri, sospirò per l'ennesima volta guardando il suo capo entrare nel suo ufficio e chiudersi la porta alle spalle.
"Non è giornata oggi, eh?" commentò qualcuno dall'alto. Così sollevò lo sguardo e vide Sam che la guardava sorridente sporgendosi al di sopra della parete che divideva i loro cubicoli. "Mi hai spaventata!" sibilò sottovoce mentre cercava di riprendere fiato.
Lui si mise a ridere, "Lo so. Allora, che mi dici? Hai pensato a come darle il regalo?"
Brittany aggrottò le sopracciglia: Sam sapeva della sua attrazione nei confronti di Santana, ma sapeva anche si trattava di un sogno impossibile da raggiungere, "Mi prendi in giro?"
Lui fece una smorfia di disapprovazione e aggirò la scrivania portandosi davanti a lei, "No, intendo per il suo compleanno. È oggi."
Brittany spalancò la bocca. Lo sapeva, davvero, ma dato che quella mattina era in ritardo ed aveva da preparare un resoconto urgente per il giorno dopo, le era completamente passato di mente, "Merda, l'ho dimenticato." Borbottò.
"Wow, devi essere davvero oberata di lavoro." Ridacchiò Sam. Brittany si morse il labbro per un attimo prima di scrollare le spalle, "Non importa, non è che di solito faccia qualcosa di speciale."
"Mh, forse ti sei dimenticata che stai parlando col tuo coinquilino. Le regali qualcosa ogni anno, solo che non le fai mai sapere che è da parte tua."
Il viso pallido di Brittany avvampò di imbarazzo, così si mise a fissare lo schermo, "Fatto sta che l'ho dimenticato."
Percependo la sua irritazione con sé stessa e verso l'argomento in generale, Sam cambiò discorso, "Allora stasera vieni alla festa di Rachel?"
A quel punto Brittany diede un'altra occhiataccia allo schermo del computer, ma per una ragione completamente diversa. Rachel Berry era la sua seconda coinquilina, una donnina che in qualche modo sembrava essere piena solo di parole più grandi di lei. Tuttavia non erano il suo costante chiacchiericcio o le sue critiche indesiderate che infastidivano Brittany, era il fatto che non avesse affatto bisogno di vivere con loro. Infatti Rachel era una affermata attrice di Broadway che era passata di recente all'industria cinematografica con enorme successo: era diventata multimilionaria ma, dato che stava per interpretare un ruolo da 'persona comune', aveva deciso di studiare la parte cercando di vivere come tale. Il caso disgraziatamente aveva voluto che si fosse messa alla ricerca di un posto dove vivere proprio nello stesso periodo in cui Brittany e Sam avevano messo un annuncio per cercare un appartamento. Quello che ottennero fu una regina del dramma che amava definire tutto ciò che facevano 'carino' o 'caratteristico' e che, nonostante dovesse fare una 'vita da persona comune', ogni tanto organizzava fastosi party nella sua casa di Beverly Hills per aggiornare i suoi amici di Hollywood sui suoi progressi. Ovviamente anche Sam e Brittany erano sempre invitati, soltanto perché confermassero qualche storia bizzarra, come quella del gabinetto che si era inceppato. Tuttavia Rachel era convinta che il fatto stesso di ricevere un suo invito fosse un immenso onore. Allo stesso modo in cui pensava che dare a Brittany una chiave di casa sua fosse un privilegio. Le era permesso andarci quando voleva, per guardare la TV o usare la piscina ma, dato che Brittany era costantemente impegnata e non aveva un'auto, la cosa non succedeva praticamente mai. L'unica volta in cui aveva visto la sua casa era stato quando Rachel le aveva chiesto di andarle a prendere alcune cose, e lei era stata costretta a farsi un infinito viaggio in autobus solo per riportarle alcuni oggetti mondani. Brittany sospettava che avesse pianificato la cosa fin dall'inizio.
"Non mi va di farmi sfoggiare come fossi un progetto di scienze, stasera." Brontolò Brittany.
Sam sorrise e strinse le spalle, "Peccato, sai che io devo andarci, ci sarà anche Cedes."
A quel punto fu costretta a sorridere: almeno Sam aveva ricavato qualcosa di utile da quella situazione spiacevole. Mercedes Jones era una delle amiche di Rachel che partecipavano alle sue feste. Sam l'aveva incontrata ed erano andati subito d'accordo, nonostante lei fosse un'affermata cantante R&B e lui un nerd patentato. Brittany era davvero felice per lui e desiderava di poter avere un giorno un rapporto come il suo, pensiero che le fece riportare gli occhi verso una certa porta di legno chiusa.
Il suo gesto non passò inosservato e Sam rise di nuovo, "Che cotta che ti sei presa. Prova almeno ad augurarle buon compleanno. Voglio dire, lavori per lei da quanto? Quattro anni? Credo che una conversazione vera e personale fra di voi sia d'obbligo."
"Non posso, devo lavorare su... questo." Rispose essendosi dimenticata improvvisamente quello che stava facendo.
"Fai pure, ma se Jake Sully non avesse seguito il suo cuore starebbe ancora solo e su una sedia a rotelle in una Terra post-apocalittica."
Brittany annuì rinunciando a dargli del matto per aver citato Avatar in una conversazione seria, "Già, lo so."
Poi lui ritornò alla sua scrivania e Brittany poté finalmente riprendere a concentrarsi sui numeri di fronte a lei. Solitamente cercava di spezzare la giornata lavorativa concedendosi mini-pause per rendere il tutto più sopportabile, mentre a pranzo lei e Sam andavano in un piccolo bar dietro l'angolo a chiacchierare del più e del meno. Tuttavia oggi non poteva permettersi tale lusso, dato che avrebbe dovuto rivedere i suoi calcoli almeno dieci volte perché tendeva ad ottenere ogni volta somme diverse, quindi avrebbe dovuto ricontrollarli due, tre, anche quattro volte e poi farlo ancora, giusto per essere sicura. La sua intera esistenza all'interno della compagnia dipendeva dalla sua abilità di ottenere risultati corretti e, sfortunatamente, con i numeri era un vero disastro.
Il dilemma ora era capire come fosse riuscita ad ritrovarsi ancora al lavoro due ore dopo la chiusura, unica forma di vita umana rimasta nell'edificio ad eccezione del personale delle pulizie. La cosa peggiore era che ora avrebbe dovuto pure portarsi il lavoro a casa, perché per finire le mancava ancora una vita. Infatti dopo tutte le sue moltiplicazioni la somma finale risultava inferiore rispetto a quella di partenza: a quanto pareva c'era qualcosa di sbagliato.
Sospirando, si appoggiò allo schienale della sedia ed iniziò a trasferire i dati sulla sua pen drive, in modo da poter andare a casa e farsi fare le coccole da altri numeri. Stava sbadigliando e si massaggiava il collo mentre attendeva che il trasferimento fosse completo, quando sentì una voce.
"Lavora ancora fino a tardi?" le domandò la voce pacata e disinvolta proveniente dalle sue spalle.
Era già pronta a dare la sua solita rispostina sarcastica a Sam, per dirgli di smetterla di fare domande ovvie, ma capì immediatamente che non si trattava di lui. Così si voltò incredula e vide Santana che le sorrideva. Con enorme fatica riuscì a non strozzarsi per lo spavento: era convinta di essere da sola nell'edificio.
"Oh! Ehm, no! Cioè, sì!" rispose ad alta voce e in qualche modo riuscì a sembrare ancor più agitata di quanto non fosse già.
"Suppongo che quello sia il resoconto trimestrale." commentò Santana guardando lo schermo.
Brittany spostò con nonchalance la sedia di fronte al monitor, sperando che il suo capo non facesse caso ai suoi calcoli tremendamente errati, "Sì, signora, sarà pronto per domani."
Santana le sorrise e annuì amichevolmente prima di voltarsi per uscire. Brittany la osservò allontanarsi per poi essere colpita improvvisamente dall'immagine di un Jake Sully sbronzo, seduto e imbronciato in un vialetto buio. Così aprì la bocca prima che la sua solita timidezza potesse impedirglielo.
"Buon compleanno." La sua voce era debole ma Santana la sentì comunque perché si fermò e si voltò con un'espressione curiosa sul viso.
"Come fa a sapere che è il mio compleanno?"
Brittany aggrottò le sopracciglia, "È lo stesso giorno ogni anno, vero?"
Santana si lasciò scappare una risata, "Sì, ma come fa a conoscere la data? Il fatto è che tendo a tenere segreto il mio compleanno, e la mia età di conseguenza."
Brittany si agitò ulteriormente, non sapeva che avrebbe dovuto essere un segreto, "Ehm, diciamo che ho controllato quando ha iniziato a lavorare qui. Beh, non proprio io, il mio amico Sss... s-solo degli amici." rispose evasivamente con l'intento di non trascinare Sam a fondo con lei, "I miei amici hanno controllato per me perché non sono molto brava coi computer... aspetti, cioè, sono brava con questi, solo non li so usare per... ehm... controllare le persone."
Santana la fissò perplessa prima di scoppiare a ridere, "Brittany Pierce, giusto?"
"Sissignora." Rispose docilmente, entusiasta per il fatto che Santana ricordasse il suo nome senza dover guardare sull'elenco degli impiegati.
Sorridendo, ritornò verso il cubicolo di Brittany e si appoggiò al divisorio della porta, "Quindi suppongo di dover ringraziare lei per i regali degli anni scorsi."
Se Brittany avesse potuto vedere quanto la sua faccia era appena diventata rossa, avrebbe senza dubbio trovato l'intera situazione divertente quanto Santana. "Sì," rispose a bassa voce per poi sgranare gli occhi, "E mi dispiace moltissimo per averlo dimenticato quest'anno, ma con il resoconto e il resto..." farfugliò gesticolando nervosamente verso la macchina infernale dietro di lei, pur rimanendo davanti ad essa per impedire a Santana di vedere.
"Non c'è problema, mi fa piacere aver finalmente risolto il mistero. Ma... come mai tanta segretezza?"
Brittany distolse lo sguardo e borbottò, "Non c'è un motivo in particolare, pensavo che si meritasse di ricevere qualcosa. Lavora sempre per il giorno del suo compleanno, così ho pensato che un regalo potesse sollevarle il morale."
Santana fece un sorriso, "Capisco. Beh, allora grazie, mi hanno davvero reso la giornata più piacevole. Nessuno mi aveva mai regalato degli animali di peluche."
Brittany si sforzò di non apparire totalmente imbarazzata da se stessa, "Io adoro riceverli quindi ho pensato che potessero piacere anche a lei, ma credo che in effetti sia stato un po' patetico."
"Per me è stato molto dolce."
Santana stava ancora sorridendo e Brittany sentì il cuore batterle all'impazzata, "Quindi come pensa di festeggiare stasera?"
A quella domanda, il sorriso di Santana sparì e fu rimpiazzato da una leggera smorfia, "Niente di che, quello che faccio ogni anno. Credo che andrò allo Stellar, mi farò un paio di drink e tornerò a casa."
Brittany non era un'animale da feste, ma sapeva che lo Stellar era un club, uno di quelli da party selvaggi, e anche se erano solo le dieci Santana non sembrava affatto dell'umore per festeggiare.
"Non mi sembra molto entusiasta."
Santana sospirò, "Sì e no. Esco per cercare la donna dei miei sogni, ma riesco solo a trovare donne che non sono affatto quello che sto cercando. È abbastanza deprimente avere una sola serata all'anno per darmi alla pazza gioia, e trascorrerla rendendomi conto che finirò per restare sola tutto il resto dell'anno. Il lato positivo è che oggi è lunedì, quindi non posso restare fuori fino a tardi. Per questo sono ancora qui... cerco di rimandare l'inevitabile." Concluse guardandosi intorno.
Brittany tuttavia non poté fare a meno di sentirsi estasiata: non solo il suo capo era single, ma era anche alla ricerca di una donna. Era terribilmente nervosa al solo pensiero di affrontare la questione, ma era comunque certa che le circostanze non potessero essere più perfette.
"Beh, e cos'è che cerca quando va per locali?"
Santana si prese un momento per riflettere seriamente sulla domanda, "Mmh, non direi di avere un tipo specifico per quanto riguarda l'aspetto, ma deve assolutamente essere attraente." Brittany annuì, probabilmente con un piccolo aiutino di Mercedes sarebbe riuscita a rendersi tale, "Poi deve essere sicuramente decisa, direi quasi aggressiva." Il sorriso di Brittany svanì in un lampo, questa sì che era un'impresa impossibile. "Non che stia cercando qualcuno di dispotico o abusivo, ma mi piacciono le donne che sanno come prendere il comando. Il problema è che io sono una persona difficile su cui prendere il controllo, quindi dovrebbe essere perseverante e anche piuttosto testarda." Brittany sospirò, si sentiva come una castello di carte: persino la minuscola Rachel avrebbe potuto metterle i piedi in testa, "Ma la vorrei anche un po' selvaggia e libera e avventurosa, completamente l'opposto rispetto a me. E, cosa più importante, deve essere una persona con cui ci si può divertire."
Brittany abbassò lo sguardo e sospirò internamente per la centesima volta: era esattamente come pensava, Santana non desiderava una tardona poco attraente, che era anche credulona e praticamente la definizione intrinseca di persona non-avventurosa. Forse a volte poteva essere divertente, almeno questo era ciò che le diceva Sam, ma era sicura che il suo concetto di divertimento fosse totalmente diverso da quello di Santana.
"Capisco. E non ha ancora trovato quella persona?"
Santana sbuffò, "Non con tutte quelle caratteristiche messe assieme. Di solito trovo qualcuna che è decisa ma noiosa, oppure troppo selvaggia senza alcun tipo di freno inibitore. Tre anni fa sono finita con una donna che stava passando quella che lei chiamava una 'fase sperimentale'. Ci siamo frequentate per sei mesi e proprio quando pensavo che fosse una cosa seria e che fossimo pronte a parlare di matrimonio, ha detto che era stato divertente ma che preferiva gli uomini. Il giorno dopo si è trasferita a Londra."
Brittany annuì, aveva già capito di chi stava parlando: Holly Holliday, già dal nome si poteva capire che tipo di persona fosse. Se la ricordava bene perché era gelosa marcia ogni volta che le vedeva insieme, ed ogni anno quando qualcuno le augurava 'Buone Feste'* lei rispondeva 'spero di no', mandando in paranoia tutti quanti tranne Sam che conosceva la ragione del suo odio verso quell'augurio.
"Allora meglio se sta attenta alle pazze scatenate." Commentò evasivamente.
"Già. Beh..." Si raddrizzò e offrì a Brittany un altro dei suoi sorrisi cordiali, "Sarà meglio che vada, non vorrei far aspettare il mio potenziale dramma amoroso del mese."
"Non perda le speranze, troverà presto qualcuno." Le disse sentendosi sciogliere dallo sguardo penetrante di quei due occhi neri.
Santana le sorrise un'ultima volta e la salutò con la mano prima di scomparire dietro l'angolo. Brittany si sentiva un po' triste perché i suoi sogni erano appena stati infranti, ma anche molto emozionata per aver appena avuto una conversazione onesta e informale con lei per la prima volta da quando si erano conosciute.
Accertandosi di essere sola, fece una piccola danza della felicità che fu bruscamente interrotta quando voltandosi vide che sul monitor c'era ancora una quantità esorbitante di numeri e simboli. Sospirò profondamente: sarebbe stata una lunga nottata.
Santana sollevò il martini verso l'uomo all'altra estremità del bancone, per ringraziarlo per il drink e per lasciargli credere inutilmente di avere uno straccio di possibilità che lei lo raggiungesse. Bevve un sorso e si guardò intorno realizzando che il lunedì sera era probabilmente la serata peggiore per uscire e cercare qualcosa che andasse al di là di una semplice chiacchierata. La musica rimbombava ad un volume così alto da farle tremare i timpani, e la pista da ballo era piena di bellissime donne che ballavano con uomini dall'aspetto mediocre, una vista che la fece sentire ancor più sola. Aveva anche pensato di andare in un bar gay per aumentare le sue possibilità, ma era proprio in un posto del genere che aveva incontrato Holly.
Non troverai proprio un cazzo neanche qui... pensò guardandosi intorno.
Dopo un'altra ora stava iniziando a pensare che avrebbe dovuto dare una possibilità a quel pover'uomo che stava continuando ad offrirle da bere, pensiero che le fece immediatamente abbandonare lo stato di disperazione e trance indotto dall'alcol e decidere che fosse ora di andare a casa. Inghiottì ciò che rimaneva del suo drink e stava quasi per andarsene quando si voltò e andò a sbattere contro qualcuno. Così fece un passo indietro scusandosi, poi vide che si era scontrata proprio con l'uomo che le aveva pagato da bere tutta la sera, quello seduto in fondo al bancone.
"Ciao." La salutò lui squadrandola nervosamente.
Santana constatò che da vicino era molto alto ed aveva un aspetto ancora più stupido, "Ciao." Rispose facendogli capire dal tono che non aveva intenzione di portare avanti la conversazione.
"Mi sembri annoiata, ti va di andare da qualche parte?" le chiese goffamente.
"Sì." Gli borbottò cercando di oltrepassarlo, ma la sua stazza imponente le bloccava l'uscita, "Senti, amico, non so neanche come ti chiami."
"Finn Hudson." Le rispose lui con entusiasmo, mentre lei si malediceva fra sé e sé sapendo che non sarebbe riuscita a levarselo di dosso facilmente.
Fece per aprir bocca per renderlo partecipe di tutte le ragioni per cui aveva gettato via oltre cento dollari per una donna che non era interessata agli uomini, cosa che era totalmente soltanto colpa sua dato che, se si fosse disturbato a parlarle prima, lei l'avrebbe di certo esortato a risparmiare i soldi. Tuttavia quelle parole non lasciarono mai la sua bocca perchè in quell'esatto istante la porta del locale si aprì e un uragano sotto le mentite spoglie di una bella bionda con gli occhi blu elettrico fece il suo ingresso.
Santana la fissò a bocca aperta, e non fu l'unica dato che persino l'attenzione di Finn si era spostata su di lei. La donna aveva magnifici capelli dorati che le cadevano ondulati sulla schiena, indossava una scollatissima e quasi inappropriata t-shirt a con la scollatura a V, una gonna così corta che ad ogni passo rischiava di scoprire cose che era meglio non mostrare in pubblico, ed un paio di stivali al ginocchio con tacchi alti che la facevano torreggiare su tutti gli altri.
Subito si recò rapidamente verso Santana e Finn, cosa che spinse l'uomo a sistemarsi i capelli ed aggiustarsi la camicia. Cogliendo entrambi alla sprovvista, quando li raggiunse passò oltre l'uomo come se non l'avesse nemmeno visto e si avvicinò a Santana, la spinse contro il bancone e appoggiò le braccia sulla superficie di marmo intrappolandola.
"Salve." Le sussurrò la donna, e Santana non poté trattenere il sorriso che le si allargò spontaneamente sul viso.
"Salve a te." Rispose con tono carico di tutta la seduzione che aveva appena negato a Finn.
"Sto per portarti sulla pista e strofinarmi addosso a te fino a che non ce la farai più e mi porterai a casa dove ti scoperò fino a sfinirti, ti piace l'idea?"
Santana si sentì la gola improvvisamente secca, "Direi di sì..."
"Non sai nemmeno come si chiama." Si lamentò Finn con indignazione, chiaramente arrabbiato per l'evolversi degli eventi e per il fatto che non fosse stato invitato, ma comunque interessato allo scambio.
La bionda non lo degnò nemmeno di uno sguardo ma rimediò al problema, "Felicia Hardy."
Finn spalancò gli occhi, "Aspetta, ma quello non è..."
Per la prima volta gli occhi della donna si spostarono su Finn lanciandogli uno sguardo tagliente, "Non devi andare da qualche parte?"
Lo disse con tale intensità che lui scomparve all'istante e Santana fu ulteriormente entusiasta alla prospettiva della serata. Felicia si voltò e le sorrise, "Dov'eravamo rimaste?"
"Stavamo andando a ballare."
"Assolutamente."
Felicia la trascinò sulla pista da ballo e iniziò a fare esattamente quello che aveva promesso. La musica finalmente tornava utile, infatti dava alle sue pulsazioni qualcosa su cui regolarsi, perché la donna che le era avvinghiata addosso le stava davvero facendo perdere il controllo. Sembrava che al mondo ci fossero solo loro due e che Felicia fosse l'unica causa del riscaldamento globale. Le sue mani erano dappertutto e sembrava che i suoi occhi avessero i raggi X, perché il suo sguardo da malizioso si trasformava in libidinoso man mano che si spostava verso il basso sul corpo di Santana. Ballarono a distanza ravvicinata e Felicia si strofinò con maestria contro di lei, per poi allontanarsi appena in tempo per costringere Santana a digrignare i denti per la frustrazione.
Fu necessaria non più di una canzone e mezzo perché Santana raggiungesse il sopracitato punto in cui non sarebbe più riuscita a sopportare oltre e, quando glielo fece capire, Felicia la trascinò immediatamente fuori dall'edificio fino al parcheggio. A quel punto Santana prese il controllo e accompagnò la donna verso la sua auto, ringraziando la sua buona stella per essere venuta allo Stellar e per aver tenuto in ordine il suo appartamento. Il viaggio verso casa fu silenzioso, ma la tensione sessuale si poteva tagliare col coltello. Felicia giocava pigramente con i capelli di Santana, la quale rischiò di andare a sbattere quando una mano salì pericolosamente in alto sulla sua coscia.
Arrivarono all'appartamento a tempo di record, e Santana si diresse verso la sua porta in trepidante attesa di quello che stava per succedere. Incerta su come dare il via alla loro notte di passione, aprì la porta e si voltò pensando a qualcosa di intelligente per dare libero sfogo ai loro impulsi, ma Felicia aveva già in mente la sua prossima mossa. Infatti piombò su di lei e prese a baciarla furiosamente nel momento stesso in cui Santana si era voltata. La sua lingua esplorò ogni centimetro della sua bocca mentre la spingeva oltre la soglia chiudendosi la porta alle spalle con un calcio.
Santana si lasciò trasportare dalla marea e ricambiò il bacio, perdendosi nelle sensazioni che dopo la pista da ballo la stavano sopraffacendo ancora una volta. Fra un bacio bollente e l'altro finirono barcollando sul divano, ed un secondo dopo Santana si accorse che Felicia era già riuscita in qualche modo a slacciarle i pantaloni. Avrebbe quasi protestato se immediatamente dopo non avesse sentito delle dita forti e flessibili spingersi in profondità nel suo luogo più intimo. Restando senza fiato per la sorpresa, strinse a sé l'altra donna mentre quest'ultima iniziava a muovere le sue dita con perizia dentro e fuori ad un ritmo forsennato. Nel disperato tentativo di far durare il loro incontro più a lungo, Santana si aggrappò al bracciolo del divano sopra la sua testa, ma l'intensità dell'atto unita al fatto che non si masturbava da quasi un anno le facevano immaginare che non sarebbe durata molto.
Con un forte grido le sue gambe iniziarono a tremare e il suo respiro andò fuori controllo, Felicia tuttavia sembrò non farci caso perché continuò imperterrita con il suo ritmo sollevando la maglietta di Santana all'altezza delle ascelle. Fra Felicia ed il suo obiettivo c'era uno sfortunato reggiseno di pizzo nero, che non poteva nulla contro la lussuria del momento. Il tessuto delicato fu strappato via senza cerimonie, permettendole così di prendere in bocca il suo seno mordicchiandolo e succhiandolo e gemendo senza freni.
Le mani di Santana si infilarono fra capelli biondi e avvicinarono il suo viso ancor più verso di lei, mentre l'altra passava fra un seno e l'altro fermandosi solo per succhiare avidamente la pelle fra i due. Con la combinazione dei movimenti della sua bocca e della sua mano, Santana sentì il rapido avvicinarsi di un secondo orgasmo, così decise di dover fare qualcosa per distrarre l'altra donna per non ricoprirsi di imbarazzo nei dieci secondi successivi.
Senza rifletterci più di tanto, Santana spinse la sua coscia fra le gambe di Felicia e scoprì con sorpresa quanto fosse bagnata, altrettanto sorprendente era il fatto che sotto la gonna non indossasse le mutandine. Comunque decise che in fondo non aveva troppa importanza e iniziò a dondolare la gamba contro quella fonte di calore. Sorrise soddisfatta quando la bionda interruppe le sue esplorazioni e allontanò la mano, respirando affannosamente e profondamente.
Il piano all'inizio sembrò funzionare, fino a quando le dita di Felicia non ripresero a muoversi di nuovo. La breve pausa aveva permesso a Santana di ricomporsi leggermente, ma ben presto si accorse di quanto fosse inutile cercare di trattenersi mentre una bellissima donna stava venendo sulla sua coscia ansimando sul suo petto e penetrandola con le dita allo stesso tempo. E nonostante tutto aveva comunque una possibilità, anche se molto piccola, ma quando Felicia individuò quel punto speciale dentro di lei la sua visione si annebbiò e la sua bocca si spalancò. Aggrappandosi avidamente al punto debole appena scoperto, Felicia premette contro di esso più e più volte mantenendo sempre lo stesso ritmo indiavolato. Santana si lasciò scappare una serie infinita di imprecazioni quando venne di nuovo, ma fu sollevata nel vedere che Felicia l'aveva seguita poco dopo ricoprendo la sua coscia di ulteriore calore liquido.
Santana si affannava per riprendere fiato fissando intensamente quei vivaci occhi blu e decise che questo era di gran lunga il miglior compleanno che avesse mai passato.
"È stato incredibile." Ansimò non sapendo cos'altro dire.
Un sorriso malizioso ricoprì il bellissimo viso dell'altra donna, "Oh, tesoro, non ho affatto finito con te."
Santana deglutì rumorosamente mentre Felicia la baciò intensamente ancora una volta prima di scivolare verso il basso e seppellire il viso fra le sue gambe.
* Buone Feste = Happy Holiday, gioco di parole
