Cosa mi tocca fare per te
Capitolo 1 – fallito di nuovo
Draco P.O.V.
- hai fallito di nuovo! – urlò Mercy, isterica
Quando strilla in questo modo perde gran parte della sua aura misteriosa ed eterea. Sembra quasi umana…
- si, lo so! non c'è bisogno che me lo dica tu! – risposi frustrato
Ho fallito di nuovo. Ho sempre fallito. Non si può andare avanti così.
- E se è vivo, non è certo grazie a te! – mi sbraitò contro
Queste parole mi fecero scattare come un campanello di allarme nella mente. È vero. Non è stato merito mio. Se fosse stato per me, sarebbe potuto morire in quel buco… e la cosa peggiore era che questa mia indiretta responsabilità mi turbava nel profondo.
"È colpa mia. È tutta colpa mia. Se fossi riuscito a fermarlo… solo quello dovevo fare, ed ho fallito…"
Mi lasciai sfuggire un singhiozzo, che Mercy subito notò. Sorrise con malizia
- per essere solo un "irritante lavoraccio che la sfiga mi ha accollato", come spesso lo hai definito, mi sembra che ti stia molto a cuore… -
Risposi con coraggio al suo sguardo, fissando i miei occhi di ghiaccio nei suoi, verdi come smeraldi. La gara di sguardi si concluse, come al solito, con la mia resa incondizionata.
- ma che sciocchezza! – sbottai, irritato per la sconfitta – è solo che mi dispiace, ho preso un impegno con te e ci terrei a mantenerlo –
- oh, dunque lo fai per me! – rispose serafica – ma come sei gentile, figliolo… -
Stava usando il solito tono da "Lo so che stai mentendo, stupido". Il fatto è che io per primo non sapevo di stare mentendo. Forse in fondo al cuore lo sapevo… ma non avevo il coraggio di ammetterlo, nemmeno con me stesso.
- allora… - cominciò ad accarezzarmi i capelli con fare materno – dov'è che abbiamo sbagliato, questa volta? –
- non lo so… - chinai il capo – io ho provato a fermarlo, Mercy. Te lo giuro. –
- forse non ci hai provato nel modo giusto – alzò le sopracciglia in modo eloquente
- E COSA AVREI DOVUTO FARE, SECONDO TE?? – urlai, fuori di me
- Beh, potevi provare un approccio più… gentile – scese con la mano ad accarezzarmi la guancia, per calmarmi
Mi accasciai di nuovo sulla poltrona
- non si fida di me – continuai, con tono mesto – se gli avessi detto "ehi, non muoverti di qui, se ci tieni a restare vivo"… tu pensi che mi avrebbe creduto? –
- non di fida, eh?… perché non gli dici la verità? –
- la verità?? Intendi tutta la verità, o solo la parte in cui per tutti questi anni… -
Mercy mi chiuse la bocca con una mano
- Draco, sta' zitto! – sussurrò, tendendo l'orecchio per cogliere tutti i rumori della casa – vuoi che ti sentano tutti? Siamo in territorio nemico, ricordi? –
- "territorio nemico"? Ma tu non dovevi essere la neutralità in persona? – la canzonai
Scrollò le spalle con sufficienza
- solo quando sono in servizio –
Si, perché Mercy non è solo la mia migliore amica di sempre, nonché grandissima rompiscatole, nonché il mio "datore di lavoro". Non che non sia anche tutte queste cose, ma lei è… come dire… le piace autodefinirsi "creatura mitologica antropomorfe". La gente comune la chiama semplicemente "La Morte".
La sua è una storia lunga. Molto lunga.
Tutto cominciò esattamente 1000 anni fa, nel 996 d.C.
Myrcenia Wellisten, unica erede di una famiglia di alti Lord, aveva all'epoca solo quattordici anni. Non era una ragazza qualsiasi: era una strega, nata però in una famiglia di babbani. Insomma, una mezzosangue.
Cominciò a manifestare i suoi poteri fin da bambina, sollevando piccoli oggetti con la volontà e trasformando la sua balia in un topo. I suoi genitori erano disperati, non sapevano più cosa fare. Avevano anche chiamato un esorcista, ma naturalmente non aveva funzionato. Al castello si cominciava a parlare… e la famiglia cominciava a preoccuparsi seriamente, avevano preso in considerazione l'idea di far sposare la figlia a qualche signore d'oltremare, per mandarla il più lontano possibile…
Infatti, nonostante fossero una casa molto ricca e potente, nessuno sembrava disposto a sposare Myrcenia, che tutti credevano colpita da una maledizione. Poi, un giorno, un valoroso cavaliere (almeno così si dice) chiese la sua mano. Questo giovanotto, che aveva guadagnato gloria e fama, nonché terre e denaro in battaglia, non era altri che il capostipite della mia onorata famiglia: Vanyon Malfoy. Disse che avrebbe potuto prendersi cura di Myrcenia, e che la sua presunta maledizione non sarebbe stata un problema. Grazie questo matrimonio d'interesse, lui ereditò le proprietà, il denaro e il titolo nobiliare di una delle più influenti casate d'Inghilterra.
Vanyon, ovviamente, era un mago. Si era conquistato le sue vittorie con l'inganno (o, come dicono i libri di storia, "facendo uso di tutte le sue risorse"), e aveva sposato Mercy solo per non mischiarsi con degli inutili babbani. All'epoca non c'era ancora tutta questa filippica sui mezzosangue, anzi, i maghi e le streghe nati da famiglie di non-maghi erano considerati delle rarità, dei preziosi doni, come fiori nel deserto.
Dopo poco più di un anno, Myrcenia aveva dato a Vanyon un figlio; era la copia perfetta del padre, a parte i capelli, d'oro come la madre. Da quel momento, Vanyon cominciò ad ignorare la moglie; gli aveva dato un erede, e questo era sufficiente.
Dal canto suo, lei poteva benissimo fare a meno del marito; passava le sue giornate nella grande biblioteca, a studiare le arti magiche, decisa ad affinare il proprio talento. Il giorno del battesimo del figlio, diedero una grande festa a cui furono invitati tutti gli esponenti delle più grandi e potenti famiglie di maghi.
Quello che la Storia non dice (e infatti è stata Mercy stessa a raccontarmelo) è che proprio a quel ballo conobbe un giovane mago di cui si innamorò perdutamente. Si, lo so che sembra una storiella per bambini, ma è tutto vero… forse perché il marito da mesi non la degnava più di uno sguardo, forse perché era giovane e romantica,… quello fu un vero e proprio colpo di fulmine. Adesso, non so esattamente come si svolsero i fatti… non so come Mercy sia riuscita a dichiararsi, essere ricambiata, e rimanere incinta in una sera sola… né lei si sognerebbe mai di dirmelo… per citare le sue testuali parole: "Insomma, sono cose che succedono! E poi, erano altri tempi…" (rossa come un pomodoro mentre rilascia queste dichiarazioni). Quando non sa cosa dire tira sempre fuori questa storia dell'Erano Altri Tempi. Quando parla così mi sembra di sentire mia nonna… aspettate un momento, tecnicamente mia nonna… è che l'ho sempre considerata come una sorella, anche perché non dimostra più di sedici anni.
Insomma, il mio avo non prese molto bene questa nuova gravidanza. All'inizio decise di coprire la moglie, per non cadere in ridicolo davanti a tutti e per non infangare il nome della famiglia. Disse a tutti che il bambino era suo, ma in privato minacciò la moglie e cercò di costringerla a rivelargli il nome del suo amante. Non ci riuscì mai.
Quando il bambino nacque, fu chiaro a tutti che non poteva essere figlio di Vanyon: aveva gli occhi verdi della madre, i capelli castani e i tratti pronunciati del padre. Vanyon, indispettito e umiliato, prese la decisione più drastica: uccidere Mercy e il suo figlio bastardo.
I libri naturalmente non riportano niente di tutto questo; dicono che Myrcenia è morta di parto, e che il bambino non ha passato la notte. Non è vero. Vanyon cercò di assassinare i due, ma lei lo bloccò con un incantesimo e fuggì. Non si rifugiò dal suo amante, come sarebbe logico pensare; probabilmente non voleva metterlo nei guai… abbandonò il bambino sulla soglia di una casa di contadini, con una lettera e una notevole somma di denaro. Vanyon non lo trovò mai. Mercy non cercò di nascondersi; affrontò il marito in un duello epico (sempre a detta di lei. Una volta mi ha descritto i particolari. Meglio per voi non saperli) che si concluse con la vittoria del mago. Non certo per la sua maggiore esperienza, o perché era più abile; quanto per la sua naturale predisposizione agli inganni. La mise letteralmente con le spalle al muro, cominciando a recitare un incantesimo mortale (l'invenzione delle bacchette velocizzò incredibilmente l'utilizzo degli incantesimi), ma la ragazza aveva ancora una risorsa; tempo prima, in previsione di questa eventualità, aveva preparato una formula che l'avrebbe salvata: comprendeva una pozione protettiva e una formula complicata, che le avrebbero permesso di incassare il colpo senza risentirne eccessivamente. Vanyon, sfiancato dall'incantesimo, sarebbe stato un bersaglio facile.
Ma qualcosa andò storto; è sempre un rischio affiancare una formula e una pozione, non si sa mai cosa potrebbe succedere… infatti, è successo un gran casino: Mercy ingoiò la pozione e cominciò a recitare la formula; lui lanciò l'incantesimo e la colpì esattamente nel momento in cui la magia di lei faceva effetto.
La morte aveva preso possesso di lei in quel momento…si, in quel momento Mercy e la Morte erano una cosa sola; la formula e la pozione protettiva salvarono la ragazza dall'incantesimo, ma una persona viva non può essere presa dalla Morte; solo che la Morte l'aveva gi presa, e in qualche modo Mercy rimase legata a quella "creatura", diventando un tutt'uno con lei.
La Morte prese l'aspetto di Mercy, ne assorbì i ricordi e le emozioni.
Vanyon non poteva sapere cos'era successo, aveva solo visto la moglie incassare il colpo senza fare una piega.
Lei guardò il marito con odio, e gli parlò con voce profonda:
- Tu sia maledetto! Tu, e tutta la tua malefica prole! Un giorno, dalla tua stirpe dannata nascerà il mio vero figlio,… egli sarà giusto, e ultimerà la mia vendetta…vi ucciderà… mio figlio sarà l'ultimo dei Malfoy! –
Non so cosa fece scattare l'ira di Vanyon, ma sfoderò la spada e la trapassò da parte a parte. Vi lascio immaginare l'utilità di questa mossa. Non si può uccidere la Morte. Lei gli rise in faccia, e prendendo la lama a due mani la estrasse dal petto, senza versare una goccia di sangue; lui ormai era terrorizzato (un po' tardo il ragazzo, eh?), cercò di scappare, ma lei gli bloccò la fuga e lo uccise con la sua stessa spada. Per un attimo rimasero in piedi, uno davanti all'altra, lei fredda come il ghiaccio, lui sconvolto e ferito.
In quel momento, l'entità dalla Morte prese il sopravvento: senza sapere bene quello che faceva, come guidata da una forza superiore, Mercy passò attraverso il corpo del marito, prendendosi la sua anima, per condurla nel… al… insomma, in qualsiasi posto vadano le anime dei morti.
Da quel giorno non si seppe più nulla di Myrcenia. Continuò a fare il suo lavoro di cupa mietitrice, anche se non è poi tanto cupa, a conoscerla bene… un po' pessimista, forse, ma niente di chè… comunque, sembra che dal momento in cui aveva cominciato a fare il suo dovere di Morte, avesse dimenticato tutto della sua breve vita umana. I ricordi gli sono magicamente tornati con il compiersi della profezia, ovvero con la nascita del suo "vero figlio", che, come forse avete capito, sarei io.
Epilogo: che fine hanno fatto i due bambini? Il figlio legittimo fu preso in custodia, cresciuto ed educato dai nonni paterni, che gli passarono gli stessi sani principi che avevano insegnato al padre del bimbo; col passare degli anni la sua somiglianza con Vanyon si accentuava, fino a diventare la copia perfetta del padre. E l'altro? Il figlio illegittimo? Boh. Mistero. Sparito nel nulla.
Avevo cinque anni quando questa disgraziata mi comparve la prima volta. Sarà stata all'incirca l'alba, e me ne stavo buono buono nel mio lettino… poi qualcosa mi prese per un braccio e cominciò a scuotermi. Mi svegliai quasi subito, mi sedetti, stropicciandomi gli occhi per scacciare il sonno.
- ma che… - pigolai
Aprii gli occhi e la vidi per la prima volta: indossava un lungo mantello nero, che le copriva il volto; solo qualche ciocca di capelli biondi le cadeva sulle spalle. Aveva un non so chè di terrificante, ma il suo aspetto non era nulla in confronto alla sua voce, profonda e penetrante:
- trova mio figlio! – fu la prima cosa che mi disse
Non "ciao", "come ti butta?", "ehi, sono contenta di vederti"; "trova mio figlio!" Ma vi sembra il modo?
- AAAAAAAHHH!!! – strillai, e mi tirai le coperte fin sopra la testa
- Ehi… -
- AAAAAHH!! –
- Piccolo…. –
- AAAAAAAAAHHH!!!! –
- Ma insomma! – con uno strattone mi portò via le coperte
Scoppiai a piangere.
- non piangere, non ti faccio niente – disse con tono più normale, cercando di calmarmi
- sei… - dissi tra i singhiozzi – la mia nuova tata? –
- ehm,… si, in un certo senso… -
- NOOO!! – e giù di nuovo a piangere
- No, senti, non sono la tata, sono… una fatina buona –
La studiai per un lungo momento
- non sembri una fata – azzardai alla fine
Lei sbuffò, borbottò qualcosa che non si dovrebbe dire davanti ai bambini e si tolse il lungo mantello nero, rivelando un giovane viso dai tratti delicati, due occhi verdi come smeraldi e una cascata di riccioli biondi
- Oh. Ora si che sembri una fata – dissi con ammirazione – però dovresti rivedere il tuo stile, insomma, così vestita di nero assomigli… a mia madre nei momenti peggiori –
- Non ripeterlo, figliolo, se ci tieni a quel tuo piccolo e delicato collo –
- Scusa – mi ritrassi, allontanandomi il più possibile da lei
La ragazza misteriosa si sedette sul bordo del letto, e mi trasse a se con la forza (visto che non mi sarei avvicinato nemmeno per tutto l'oro del mondo). Mi fece sedere sulle sue ginocchia, e cominciò ad accarezzarmi la testa.
- allora, piccolo, qual è il tuo nome? –
- Draco. E tu chi sei, fatina? –
- Draco? Che razza di nome è Draco? Comunque, io sono Myrcenia –
- E che razza di nome è Myrcenia? – la rimbeccai, ma il suo sguardo di fuoco mi fece pentire di tanta audacia – voglio dire… poso chiamarti, chessò, Mercy? –
- Si, se vuoi… allora, Draco, c'è una cosa che devi sapere: tu sei mio figlio –
E così, sono cominciati i miei guai. Mi ha raccontato la sua storia, mi ha detto che io ero il ragazzo di cui aveva profetizzato la nascita. All'inizio non ci avevo creduto.
- devi per forza essere tu. Se no perché avrei recuperato tutti i miei ricordi solo ora? –
- non lo so, Mercy… ma io non credo di essere… cioè, non credo di essere speciale… sono solo Draco Malfoy –
- cosa pensi di tuo padre? –
Esitai. Avevo paura che se le avessi detto la verità, sarebbe andata a dire tutto a Lucius. Ma lei mi guardò con tenerezza e mi sorrise. In quel momento capii che potevo fidarmi di lei.
- Lo detesto. È cattivo. A volte lo prenderei a pugni, ma… -
- ma hai paura, vero? – annuii, con un po' di vergogna – è normale, sei piccolo… e che mi dici di tua madre? –
- ah, lei,… non sembra mia madre. Non gli importa molto di me. – alzai gli occhi, guardandola con aria quasi supplichevole – vorrei che fossi tu la mia mamma… -
Queste parole sembrarono sconcertarla
- ma come fai a dirlo? Non mi conosci nemmeno –
- si, ma… non so, sento che starei bene con te. E poi, chiunque sarebbe meglio dei miei genitori… -
Restammo per un po' in silenzio. Mi lasciai coccolare per diversi minuti, cosa che non mi era mai capitata prima. Poi mi ricordai di una cosa che volevo chiederle:
- Mercy, prima mi hai detto… "trova mio figlio". Cosa vuol dire? –
Lei rimase un po' soprappensiero, mordendosi il labbro inferiore
- ti ricordi l'altro bambino? Quello che ho abbandonato dai contadini? –
- si –
- beh, se ha dei discendenti, voglio che tu li trovi –
- io? –
- si, tu. –
- ma perché io?? –
- perché io non posso farlo – gettò indietro i capelli con fare da star – ho sempre tanto da fare, sai, con il mio lavoro –
- hmm… ho come l'impressione che sto per fare una sciocchezza… ma va bene, troverò questo... o questa… chiunque sia, se c'è, insomma… ok, ti aiuterò. –
Sorrise. Un sorriso che non prometteva nulla di buono
- grazie… e io ti aiuterò con tuo padre, se vuoi… -
- cosa vuoi dire? –
Si avvicinò con aria sospetta…e mi sussurrò all'orecchio:
- hai mai pensato di toglierlo di mezzo? –
mi ritrassi spaventato
- cioè, intendi… - abbassai la voce, fino a sussurrare – ucciderlo? –
Mercy annuì. Sorrise. Anch'io sorrisi.
Da allora ho collezionato… quanti? Quarantadue? Quarantatre? Un attimo che glie lo chiedo:
- Mercy… a quanto siamo arrivati? –
- Uhm,… intendi tuo padre? Quarantanove –
- Scherzi?? –
- No, affatto. –
- Aspetta un attimo, scusa: eravamo a quaranta alla fine dell'anno scorso… poi cosa c'è stato? L'arsenico, l'ascia, il pugnale, il malocchio, il serpente nel letto… poi? –
- La pozione che è esplosa in modo quasi letale,… quando è accidentalmente quasi finito sotto un treno,… lo scaffale che doveva cadergli addosso… aspetta, poi… ah, si, e quella volta che hai cercato di farlo cadere dal balcone –
- Cavoli, quella non me la ricordavo… giusto. Quarantanove. –
Ok. Quarantanove tentativi vani di far secco mio padre. Ciò è abbastanza umiliante. Fallisco in tutto quello che faccio! L'unica nota positiva è che non si è mai reso conto che il misterioso attentatore ero io; soprattutto perché la maggior parte delle volte li ho fatti passare per "incidenti".
Mio padre si fida di me. E questo rappresenta il fulcro della mia strategia: quando lui viene a conoscenza dei piani di Voldemort, immancabilmente se ne vanta con me. È molto utile disporre di certe informazioni, così posso agire nell'ombra, a Hogwarts.
Almeno, dovrei. Il problema è che non sono mai riuscito a realizzare nemmeno uno dei miei piani perfetti. La causa? Il "figlio" di Mercy. Esatto, ho scoperto chi è. Non è stato facile, ma c'erano delle prove inconfutabili della sua identità. Come la registrazione al primo Ministero della Magia, nel 1549, di un mago suo antenato che viveva dalle parti della casa di contadini a cui Myrcenia aveva affidato il bambino. Per la precisione, l'unico mago in una contea di contadini.
Quando Mercy l'ha visto, ha detto che assomigliava in modo incredibile al suo avo. Di cui, per inciso, non mi ha mai rivelato il nome. Diceva che non era importante. Forse aveva ragione, ma io sono curioso! Prima o poi lo scoprirò.
Ma, tornando a noi, quello che tecnicamente è mio cugino illegittimo di… cinquantasettesimo grado, o giù di lì, è una tremenda spina nel fianco. Perché non è bastato che lo trovassi, nooo, ora dovevo anche tenerlo d'occhio. Si, insomma, proteggerlo. È questo "l'irritante lavoraccio che la sfiga mi ha accollato", come spesso l'ho definito.
Tanto per cominciare, questo tizio attira i guai peggio di una calamita; tanto per continuare, è bravissimo a vanificare tutti i miei sforzi: non mi ascolta quando dovrebbe, e segue alla lettera i miei spassionati consigli quando non dovrebbe. E tanto per concludere in bellezza, non posso nemmeno sognarmi di avvertirlo palesemente; mio padre verrebbe di sicuro a saperlo, e allora finirei nei guai… grossi guai… per questo ho cercato tante volte di seccarlo: fuori lui, potrei essere me stesso, visto che come spia non valgo un gran che, potrei almeno dire la verità a… al figlio di Mercy.
- Draco? Draco! Ci sei? – Mercy mi passò la mano davanti agli occhi
- Hm? Ah, cosa c'è? –
- Bussano alla porta –
Tesi l'orecchio. Era vero, qualcuno stava bussando velocemente alla porta.
- avanti – dissi stancamente
Un esserino informe color nocciola si fece avanti titubante, stropicciandosi l'orlo della tunica
- signorino… tutto bene? Ho sentito gridare, prima –
- no, Gily, tutto bene –
- Gily può fare qualcosa per lei, signorino? –
- No, grazie, vai pure –
L'elfo fece un inchino nervoso e uscì in tutta fretta. Mercy mi sorrise con aria cospiratrice
- pronto a rincominciare la scuola? –
- sono sempre pronto –
Non era affatto vero. Pregai in silenzio di non fallire anche stavolta. Qualcosa di veramente terribile sarebbe accaduto, da qualche mese a quella parte, se come al solito non fossi stato all'altezza del mio compito.
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Continua...
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