"Uffa, sempre in ritardo quella" sbuffò il ragazzo guardando per l'ennesima volta l'orologio della cucina.
Poi squillò il campanello e andò ad aprire.
"Oh, era ora!"
"Scusa il ritardo" disse una ragazza coi capelli neri "Ma non riuscivo a trovare la strada".
"Be, in fondo mi sono trasferito qui da poco. Ok, ti perdono".
"Mi perdoni addirittura?! Non la stai facendo troppo grossa?"
"Io ci tengo alla puntualità".
"Va bene, va bene, non ricominciare con le tue nenie. Dai, fammi vedere il tuo capolavoro".
I due salirono le scale per andare nella stanza di lui, dove la maggior parte dei mobili era ancora imballata.
Si sedettero davanti ad una scrivania col computer acceso.
"Allora mi raccomando" cominciò il ragazzo "Il tuo commento, insieme a quello di Shinji e Ruri, è molto importante per me. Mi piacerebbe farlo leggere anche a Mario, ma per sfortuna la sua email non funziona. Mi ha scritto prima del trasloco per dirmi che dalle sue parti ci sono problemi con le linee. Gliela farò leggere quando mi riscriverà".
"Mario… che strano nome".
"Sicuramente anche gli italiani, come tutti gli occidentali, trovano strani i nostri nomi giapponesi".
"Vorrei tanto sapere come hanno fatto un italiano e un giapponese a diventare amici senza conoscere ciascuno la lingua dell'altro".
"Mastichiamo entrambi una parola su quattro di inglese e usiamo i traduttori" spiegò lui semplicemente.
"Contenti voi. Comunque, Shinji e Ruri come l'hanno giudicato?" chiese la ragazza.
"Non lo so ancora. Gli ho mandato l'e-mail ieri sera ma non mi hanno ancora risposto. Comunque c'è ancora una settimana per spedire il racconto".
"Conti davvero sul fatto che quello studio di animazione lo approvi?"
"Certo, è un ottima storia, ci ho lavorato su parecchio, sin da quando ho saputo di questo concorso. Ma ci pensi? Se lo vinco, realizzeranno un OAV su Full Metal Panic basato sulla mia storia! Sarebbe magnifico! Ho già abbozzato alcuni seguiti.
E magari potrebbero contattarmi per avermi come sceneggiatore fisso del loro studio. E dopo potrebbero chiamarmi altri studi!"
"E magari tra due anni ti daranno pure l'oscar. Dai, cerca di restare coi piedi per terra" replicò la ragazza.
"Tu dici questo perché non hai ancora letto la mia storia. Ora vedrai" rispose deciso il giovane.
FULL METAL PANIC
NEL SILENZIO
Kaname e Sousuke stavano passeggiando diretti verso l'ennesima giornata di scuola.
La ragazza sbadigliava a tutto spiano, mentre il ragazzo, imperturbabile, scrutava con discrezione ogni angolo della strada.
Kaname: "Uffa, oggi mi sento ancora più fiacca del solito".
Sousuke: "Può darsi che qualcuno abbia messo della droga nella tua colazione".
Kaname: "Sono troppo fiacca persino per rispondere come si deve alle tue assurdità. Semplicemente ieri ho fatto troppo tardi a guardare la TV".
Kaname fissò il cielo azzurro.
Era davvero una bella giornata.
Quando poi riguardò la strada, vide un grosso oggetto nero passarla davanti per meno di un istante.
E meno di un istante dopo, udì uno SPLAT.
Qualcosa di caldo le bagnò le gambe.
Guardò per terra e vide il cadavere di una donna, sotto il quale si stava formando un lago di sangue.
Sangue che l'aveva bagnata.
Sousuke la prese per un fianco allontanandola.
Sousuke: "Chidori! Mettiti al riparo!"
Il ragazzo impugnò una pistola e osservò da dove era caduta la donna.
Uno dei palazzi sulla sinistra della strada aveva alcune finestre senza il vetro.
E per un attimo, Sousuke intravide in una di queste finestre una figura, col volto coperto da lunghi e sottili capelli neri, indietreggiare nel buio della stanza.
Poi la sua attenzione fu attirata dal grido di Kaname, che aveva realizzato cosa fosse successo.
Il desiderio di proteggere la sua missione, gli impedì di andare all'inseguimento di quella misteriosa figura.
Il cadavere, infilato in un sacco nero, venne caricato sull'ambulanza e portato via, mentre i poliziotti compivano i rilievi sul luogo, tenevano lontani i curiosi e facevano alcune domande a Kaname e Sousuke, che poterono però fornire poche risposte.
Sousuke aveva si visto l'assassino, o più probabilmente l'assassina, ma la descrizione era troppo vaga.
Sousuke: "Chidori, preferisci tornare a casa?"
Kaname: "Si, è meglio".
La ragazza appariva ancora un po' scossa.
Sousuke la riaccompagnò a casa, arrivando fino all'uscio dell'appartamento.
Kaname: "Grazie Sousuke, da qui me la cavo da sola".
Sousuke: "Sei sicura che non ti serva niente?"
Kaname: "No, devo solo ripulirmi di questo sangue, non preoccuparti. Ma dubito che stasera avrò voglia di uscire".
I due si congedarono, e Sousuke tornò a casa, riferendo al quartier generale della Mithril gli ultimi eventi, e restando poi in silenzio a controllare l'appartamento di Chidori.
Arrivò la sera, e poi la notte, e Sousuke, con in mano una tazza di caffè, continuava a controllare l'appartamento della ragazza.
Prima aveva anche acceso la radio, per sentire notizie sulla donna caduta dalla finestra.
Si trattava di un attrice teatrale.
La causa del decesso era stata la caduta dalla finestra.
E l'autopsia aveva pure rivelato che la donna era incinta, anche se solo al quarto mese.
Sousuke: "Ce ne vuole di coraggio per uccidere una donna incinta".
La sua mente andò alla misteriosa figura che aveva visto nella finestra.
Si stava convincendo sempre di più che si trattasse di una donna.
Guardò un momento il suo orologio, che segnava mezzanotte e venti.
E quando riportò lo sguardo sulla casa della ragazza, la vide: vide una donna, con lunghi capelli neri camminare con passo deciso verso l'appartamento di Chidori.
Non appena la vide, Sousuke scattò come se qualcosa l'avesse punto.
Telefonò a casa di Chidori, pensando che sarebbe riuscito ad avvertirla in quanto ci sarebbe voluto del tempo prima che quella figura potesse entrare, grazie alla porta in metallo.
Invece la sconosciuta entrò tranquillamente aprendo la porta, che avrebbe dovuto essere chiusa a chiave.
Terrorizzato, Sousuke lasciò perdere il telefono e corse anche lui verso l'appartamento di Chidori, raggiungendolo in un minuto.
Si affiancò alla porta, pistola in pugno, contò mentalmente fino a tre, poi aprì la porta e si buttò dentro.
Puntò la pistola in tutte le direzioni, mentre l'appartamento era avvolto da un buio silenzioso.
Sousuke cominciò guardingo a perquisire tutte le stanze, senza trovare nulla.
Rimase solo la stanza di Chidori, con la porta chiusa.
Si avvicinò con cautela, allungò una mano per aprire la porta, quando il suo piede poggiò su qualcosa.
Toccò quel qualcosa con la punta delle dita, era un liquido caldo, dall'odore organico, ma non sembrava sangue.
O almeno, non solo quello.
Spaventato e perplesso il ragazzo si rialzò e aprì la porta.
E sbiancò.
Sul letto stava distesa Chidori, con indosso solo la parte superiore del pigiama, le gambe divaricate.
La ragazza era in un lago di sangue e di un altro liquido giallo, che impregnavano le lenzuola del letto ed erano colate abbondantemente sul pavimento.
E Kaname giaceva con la bocca e gli occhi spalancati, in una agghiacciante espressione di dolore.
Sousuke: "CHIDORIIIIIIIIIIIIII!"
Poi qualcosa lo tirò indietro.
Sousuke si svegliò di soprassalto.
Si era addormentato davanti al balcone che dava sull'appartamento di Kaname.
Sousuke: "Solo un incubo, un maledettissimo incubo".
Pensò per sicurezza di telefonare comunque alla ragazza, ma si disse che non aveva senso perché ormai si era fatta mattina.
Certo che era molto strano che un professionista come lui avesse dormito sul lavoro cosi a lungo.
Si mise una mano sul volto per sfregarsi gli occhi, e si accorse di avere qualcosa sulle dita.
Era una specie di crosta, come di un liquido che si era asciugato.
Sousuke: "Una crosta gialla… come…."
Si alzò dalla sedia come se qualcosa lo avesse punto e corse all'appartamento di Chidori.
Bussò.
Nessuna risposta.
Sousuke: "Starà ancora dormendo?"
Quando mise la mano sulla maniglia, si accorse che la porta era aperta.
Allora corse nell'appartamento.
