Un'altra occasione

1-Il ritrovamento

Era buio e il caldo l'opprimeva.

La testa le doleva e faceva fatica a respirare. Non riusciva a muoversi.

Dov'era? E soprattutto, cos'era successo?

L'unica cosa che riusciva a ricordare era Lui...sì, quell'essere spregevole che l'aveva manipolata e poi gettata nel baratro dell'umiliazione.

"Perchè?" Si chiedeva. Come aveva potuto farle questo? Lei, che si era mostrata fedele, utile e soprattutto così comprensiva nei suoi confronti!

Aveva fatto di tutto per lui, lo aveva aiutato a compiere la sua missione, o come diceva Lui "salvare la Terra". Sì, come no! Lei sapeva che era impossibile. Lo aveva sempre saputo.

Eppure si era illusa che aiutandolo, lui avrebbe avuto certe attenzioni per lei. Dopotutto, per quello che la riguardava, lui era già il suo Dio.

Ma si era sbagliata.

Sebbene il mal di testa le offuscasse i pensieri, non riusciva a liberarsi da tutta quella frustrazione.

Ancora rivedeva la faccia di lui. Quell'attraente viso sempre impassibile, quella capigliatura folta e ordinata da uomo d'affari e quella postura eretta ed elegante e poi quella sua voce profonda e suadente lo avevano distinto fin dal loro primo incontro.

Un uomo (se così lo si poteva definire) come Albert Wesker era impossibile non notarlo. O almeno questo era quello che Excella credeva. Di fatti alla maggior parte delle persone lui incuteva un certo timore, il quale poi scaturiva in odio o in indifferenza con il passare del tempo a causa delle sue maniere da tiranno e dalla sua perfidia.

"Se solo non fossi stata così cieca, ora forse sarei il capo della Tricell. Però devo ammettere che studiare e vedere il virus Uroboros svilupparsi nei vari esperimenti condotti è stato alquanto elettrizzante. Non avevo mai visto niente del genere pr..." All'improvviso le vennero in mente le scene successive a quella del tradimento di Albert.

Lei che subiva una dolorosa mutazione, le uroboros le uscivano dalla bocca e afferravano tutti i corpi senza vita intorno a lei. L'incessante bisogno di nutrimento per continuare a crescere e a diffondersi. E poi quelle due figure... Sì, i due agenti della BSAA. Redfield la distraeva e l'altra...(come si chiamava, Sheva?) che la prendeva di mira con una specie di arma... Infine c'era stato un forte bagliore e lei che perdeva i sensi.

Ma allora... era ancora viva! Cercò di muovere il proprio corpo, come per assicurarsi della sua deduzione. Faticosamente riuscì ad alzare una mano, o almeno sperava che fosse la sua mano e non qualcosa di più orripilante.

Doveva assolutamente aprire gli occhi per accertarsi che fosse ancora tutt'intera.

Provò varie volte, ma ad ogni tentativo la testa prendeva a pulsarle dolorosamente nella scatola cranica.

Stava per arrendersi, quando sentì un rumore di passi e una voce femminile che gridava :"Ragazzi, venite, ho trovato una superstite!". Excella ringraziò silenziosamente la donna che si stava avvicinando. Si sentì prendere la mano e poi udì un'altra voce :"C'è battito! Presto, portate una barella! Sembra molto disidratata e da quello che posso notare riporta numerose ferite in tutto il corpo". Udì il rumore di più persone e di rotelle che cigolavano. L'unica cosa che si augurava era che non la riconoscessero, però tale pensiero la spaventava allo stesso tempo, poichè in tal caso, probabilmente, ciò poteva significare che la sua faccia era stata deturpata dal virus iniettatole. Qualche istante dopo era già caricata sulla barella. Qualcuno le teneva la mano. Questo gesto era rassicurante e, sebbene il dolore non cedesse, in pochi attimi cadde in un sonno profondo.