CHAPTER 1 – The Kid
Peter
Avanzai indugiando un po' chiedendomi perché fossi li a fare qualcosa che non era parte del mio lavoro.
Il mio compito consisteva solo nel perseguire le persone che commettevano reati e non cercare di salvarle.
Ma in fondo in quel momento non stavo salvando proprio nessuno ciò che era fatto era fatto lui era stato condannato alla sua pena e tutta la sua vita sarebbe cambiata; ormai era stato catapultato nel mondo degli adulto.
Si mondo degli adulti.
Sono ancora incredulo, come lo ero la prima volta, quando ci siamo accorti che il nemico
non era un adulto.
Sono arrivato accanto a lui che si trova seduto su una sedia fuori dall'aula del tribunale al suo fianco ci due guardie ancora più incredule di me nel dover fare da balia ad un ragazzino condannano per quei crimini.
Misi le mani nelle tasche del soprabito e mi fermai davanti a lui.
Teneva le gambe distese avanti a se incrociate alle caviglie, la testa era china e i capelli un po' lunghi gli ricadevano sugli occhi.
Le mani erano costrette dietro alla schiena e mi accorsi che la polizia penitenziaria si era ingegnata nell'incatenarlo per bene.
'Come se questo bastasse a fermarlo' pensai sorridendo a me stesso.
Il ragazzino era la persona più abile che io conoscessi nel togliersi le manette in pochi secondi con un'abilità degna di un mago.
Feci un cenno alle guardie che mi lasciarono solo con lui.
"Neal" lo chiamai dato che lui non accennava a muoversi e alla fine alzò lentamente la testa.
I suoi occhi blu di bambino mi guardarono stralunati come se non capisse cosa stesse succedendo.
13 anni. Sospirai. 13 anni a malapena e avevo scaffali di file su di lui in ufficio dedicati a suoi crimini vero e "presunti".
Senza contare l'intera sezione White Collar ancora profondamente imbarazzata per non essere riuscita ad identificare prima questo ragazzino combinaguai.
Ma la caccia era finita e lui avrebbe lasciato la sua famiglia per lungo tempo, i suoi amici, la scuola e l'esile ragazzina dagli occhi blu a cui era tanto legato.
"Ciao Peter" mi sorrise e io non potei fare altro che sentirmi in colpa.
'Che cosa ho fatto. Dannazione' pensai mordendomi il labbro.
La vita nel mio lavoro era molto più facile quando i criminali sono brutti, grossi e particolarmente cattivi.
Ma davanti a me avevo soltanto un bambino...un criminale certo e forse uno dei più geniali e precoci che avessi conosciuto ma in fondo restava un ragazzino per me anche se un criminale per la legge.
Neal distolse lo sguardo un po' imbarazzato; so che non amava essere in una posizione di tale svantaggio con me.
"Ti fanno male?" chiesi indicando le mani.
Neal ghignò e mi maledii; sicuramente aveva in mente qualcosa.
Fece un strana espressione per qualche momento armeggiando dietro la schiena e poi spostò le braccia sul suo grembo con la manetta aperta tra le mani e con un sorriso scherzoso sul volto.
Sbuffai...Neal era sempre Neal.
"Sai che potrebbe essere viso come un tentativo di fuga?" gli dissi e lui fece spallucce.
"Se è per aggiungere qualche altro mese ai mie quattro anni non c'è problema. Il giudice pensa che il tempo sia utile per pensare" disse concentrandosi ad estrarre completamente la mano destra dalla manetta.
"Non puoi dare la colpa a lui di ciò che è accaduto..." iniziai un po' arrabbiato ma lui alzò una mano.
"Scherzavo Peter...volevo solo sdrammatizzare la situazione" disse con un sorriso incerto.
Sospirai; parlare con lui era sempre una corsa ad ostacoli.
Mi sedetti accanto a lui "Vedremo cosa fare per quei quattro anni" gli dissi sospirando sperando di risollevargli il morale e lui sorrise debolmente.
Lo guardai per un attimo e capii che non mi credeva sapeva che il mio potere per cambiare le cose era molto limitato e forse credeva lo fosse anche la mia volontà nel liberare un criminale.
Neal aveva capito il mio modo di pensare io credevo che dovesse essere punito ma forse quattro anni era un sorta di condanna a morte per un tipo come lui.
E poi mi ero affezionato a lui e speravo solo di vederlo cambiare e per questo ero disposto anche ad aiutarlo.
Il ragazzino giocherello per un po' facendo roteare la manetta su un dito e il silenzio cadde tra noi due; non eravamo persone che parlavano molto.
Io ero riuscito ad aprirmi solo con le persone a me più vicine e anche il ragazzo faceva lo stesso; non credo che a parte Mozzie il corto e la bella Kate ci fossero altri amici nella sua vita.
La manetta con cui giocava smise di girare e lui guardò con apprensione verso il corridoio da dove proveniva il rumore degli stivali delle guardie che stavano arrivando.
Si voltò verso di me con sguardo spaventato e io sospirai.
"Credo che sia tempo di andare" dissi piano e dopo un sospiro mi diede i polsi per bloccarglieli ancora e piano incatenai le mani.
"Buona fortuna, Neal" gli dissi augurandogliela con tutto il cuore.
Lui sorrise e io gli scompigliai i capelli.
Le guardie arrivarono e una di loro lo prese per il braccio conducendolo fuori dal tribunale.
"Addio Peter!" mi disse quando era quasi fuori dalla porta.
Io sorrisi perché sapevo che non era un addio "A presto, Neal"...
Neal
Peter non era mai stato una persona ottimista ma quel "A presto" mi faceva pensare un po'.
'Che stesse veramente pensando di farmi uscire dalla prigione' pensai.
Sbuffai; Peter faceva questo lavoro da molto tempo e di certo non mi avrebbe tirato fuori di prigione quando non ci ero neanche entrato!
Guardai fuori dal finestrino del pulmino che mi avrebbe portano alla mia nuova casa e dopo poco mi ritrovai già annoiato dalla guardie che non mi rivolgevano parola e che mi fissavano aspettando che inventassi qualcosa per scappare.
A quanto pare era stato detto loro che ero un maestro della fuga e che potevo scappare da ogni luogo...mi guardai intorno e poi il mio sguardo cadde sui loro mitra...'emh meglio di no questa volta' pensai e non avrebbero di certo esitato a colpirmi.
Guardai indietro per vedere se c'era qualcuno e inaspettatamente riconobbi un lungo cappotto nero.
'Non lei ' sperai...Dannazione, era lei.
La lunga e sinuosa figura di mia madre mi guardava.
Evidentemente le conoscenze di papà le avevano permesso di potermi salutare.
Doveva essere un onta incredibile per lui, ex ufficiale dell'esercito avere un figlio così ma per il momento non aveva manifestato ancora il desiderio di diseredarmi!
Dopo la mia cattura e il rilascio a casa per qualche mese mi aveva accolto con freddezza ma aveva dato il tutto per tutto per salvarmi.
Sapevo che papà aveva più volte parlato con Peter, che era un suo vecchio amico, sperando che potesse essersi sbagliato ma alla fine anche lui si era dovuto rassegnare all'evidenza.
Guardai la mamma che mi osservava sull'orlo di una crisi di nervi e alzai la mano per salutarla.
Lei alzò tremante la sua e mi salutò.
In quel momento sperai veramente che Peter mi avesse detto la verità rispetto al suo "piano-d'uscita-anticipata" perché la vergogna e la colpa per averle fatto questo mi avrebbero accompagnato per mesi.
Il motore del pulmino si accese e con un balzò partì e vidi la figura della mamma diventare sempre più piccola finché non scomparve alla mia vista...
