Un'intensa luce sorprende il leggendario regno di Asgard e lo sveste del manto nero di oscurità.
Appare come un nuovo mattino, ma alba non è.
La notte è ancora acerba e il bagliore inatteso spinge alcuni curiosi a volgere lo sguardo al cielo, certi di assistere al passaggio di una stella cometa, inconsapevoli della sua vera origine.
La fulgore è energia smisurata, immensa, la fonte di tanta luminosità risiede all'interno delle antiche mura, a pochi metri dall'ampio portone del gran Palazzo e porta con sè due viaggiatori al cospetto della dimora del dio Odino.
Non uomini, ma dei, principi cresciuti come fratelli, per espresso desiderio del sovrano di quel mondo in cui hanno fatto ritorno.
Una volontà calpestata da tempo ormai e il loro rientro marca all'apparenza la loro divisione.
Disprezzo e rispetto, passione e distacco.
Due anime in bilico in opposti e smisurati sentimenti, un equilibrio così fragile da poter mutare con il semplice battito d'ali di una farfalla il ritmo dei loro cuori eterni.
Thor respira a pieni polmoni l'aria fresca della notte asgardiana, lieto di ritrovarsi nuovamente tra le terre accoglienti del suo mondo.
Con il Bifrost danneggiato deve il suo trasferimento da Midgard al Tesseract, il cubo del potere universale, un grande dono di Odino ma anche un'arma terribile, se sfruttato per intenti perversi.
Un'ipotesi malauguratamente testata proprio in quegli ultimi giorni.
Loki, fratello e dio ingordo di ambizione, se ne appropriò e con quell'immenso potere tentò di soggiogare il mondo degli uomini.
Furono orribili momenti di disordine, sventati solo grazie alla salda collaborazione con terrestri straordinari, capaci di gesta fuori del comune, coraggiosi a tal punto da immolarsi anima e corpo per la salvezza del proprio pianeta.
La guerra scatenata da Loki finì con la sua totale sconfitta e Thor ottenne un'altra grande vittoria.
Ora l'erede rimpatria con tutti gli onori, stremato dalla battaglia, ma sollevato di aver risparmiato il popolo degli umani dal dominio di un tiranno ingiusto, folle e pericoloso.
Felice di aver protetto lei, Jane Foster, la dolce abitante di Midgard alla quale è legato sentimentalmente.
Eppure gli occhi del dio del tuono cercano quelli del signore degli inganni, desiderosi di comunicare tutta la sofferenza provata per quella situazione.
"Ancora non mi capacito delle tue efferate azioni, fratello mio!"
Non fa che ripetersi disperato.
Le sue mani stringono morbose la gabbia metallica indistruttibile che racchiude il cubo d'energia cosmica, e la allontanano da quelle del fratellastro, altrettanto smaniose di possederlo.
Loki è una minaccia, è caos, è male.
E Thor l'ha definitivamente accettato per quello che è.
Con la pena nel cuore constata le condizioni del proprio fratello, amato come tale nonostante non vi sia realmente alcun legame di sangue, rispettato malgrado il suo dichiarato disprezzo.
Il volto pallido è deturpato da vistose ecchimosi sugli zigomi accentuati, i lunghi capelli corvini gli ricadono disordinati e ne celano in parte lo sguardo fiero, segnato da profonde occhiaie.
Le sue labbra sigillate da una maschera di ferro lo obbligano al silenzio, crudele costrizione, ma necessaria ad inibire il suo grande potere mistico, così come le manette ai polsi lividi.
La schiena ricurva e l'equilibrio precario dovuto alle gambe indolenzite completano la visione di un fisico provato dagli eventi trascorsi e dal viaggio intrapreso.
Sensi di colpa attanagliano l'animo inquieto di Thor e lo tormentano sin dalla loro prima dichiarata rivalità.
"Se non avessi ottenuto la scioccante verità sul tuo passato, forse non avresti commesso simile pazzie."
Si danna, scrutando il prigioniero immobile, apparentemente arrendevole, forse in attesa di sue istruzioni.
-Il potere del Tesseract ha di certo richiamato l'attenzione di nostro padre. Preparati Loki: presto verranno a scortarci – gli enuncia in un filo di voce, sostenendo con forte disagio lo sguardo astioso ottenuto in risposta dall'altro.
Quelle iridi di smeraldo tanto care si accendono d'ira per qualche istante, poi le folte ciglia nere calano il sipario di quello spettacolo in difesa dalla troppa insistenza dimostrata dai suoi occhi di ghiaccio.
-Non sai quanto vorrei liberarti da queste catene e tornare a casa insieme, fianco a fianco, con la dignità che si addice a un principe – gli confessa Thor –Ma visto il tuo trascorso di menzogne e follia non posso più fidarmi di te, fratello mio.
Fratello.
Gli occhi di Loki si riaprono indignati e seppure venga in parte strozzato dal bavaglio di ferro, libera il proprio dissenso in un urlo frustrato, bramoso di cancellare il suono di quel termine scellerato.
Alla vista del bell'ovale sfigurato dalla rabbia, Thor protesta d'istinto.
-Come puoi rinnegarmi, Loki? E' vero noi non siamo fratelli, ma siamo cresciuti insieme! – gli rammenta, avvilito dall'ostinato ripudio del loro antico legame -Sei così pieno di rancore, da essere uscito di senno completamente?
Le offese sono tali da spingere alla reazione il fratellastro, ma la spossatezza fisica e le catene limitano i suoi riflessi, tanto che il suo pugno non è minaccioso come previsto e viene arrestato dal suo avversario con facilità.
-Placa il tuo vigore, ti servirà per camminare fino a casa – lo avvisa Thor.
Il suo ghigno beffardo è pari a una lama tagliente per Loki, le sue mani grandi e calde si posano sopra i pugni serrati e vi restano tirannici fino a quando non li sente schiudersi.
Il dio vinto scioglie quel contatto arrogante, prepotente, tipico del figlio primogenito di Odino, assurdamente prescelto per il trono.
Ma d'improvviso quelle labbra si addolciscono e il sorriso diviene gentile, sincero.
Quello no, non l'aveva affatto previsto.
-Non importa quante efferatezze possa infliggermi la tua mente contorta. Che ti piaccia o no, tu per me resterai sempre un fratello – ribadisce Thor, accarezzandogli una nivea guancia – Il mio affetto per te non può spegnersi.
La seducente tenerezza colpisce al cuore il ribelle, deliziato dal tocco di quelle dita delicate sulla pelle, capaci di donargli una quiete che mai avrebbe creduto di poter provare.
Amore fraterno.
I pensieri di Loki cullano avidi la voce calda del suo nemico.
Amore.
Thor lo ama.
Un'improvvisa commozione lo obbliga a voltargli le spalle, così da celare le piccole perle nate dai suoi occhi languidi, incapace di reprimere quell'intensa emozione spontanea che gli ha travolto il cuore nero.
-Loki? – lo richiama Thor, al notare il suo esile corpo scosso da un fremito, forse causato da un singulto.
Acquietato il conflitto interiore tra la coscienza e l'anima oscura, il signore degli inganni si volta con grazia e torna a mostrarsi al proprio arrogante carceriere con aria enigmatica e serena.
Nei suoi occhi di giada Thor non trova traccia di turbamento, ma il tremore delle dita affusolate che scivolano fra i setosi capelli sono inconfutabili segnali sufficienti a colmargli l'anima di speranza.
Forse c'è del sentimento seppellito nei meandri della sua anima votata alle tenebre, forse esiste ancora il giovane Jotunn cresciuto insieme a lui, con cui amava giocare nella fanciullezza.
Istanti fugaci di speranza al quale Thor si appiglia disperatamente.
Momenti di debolezza, attimi intensi in cui Loki ha temuto di rivelare al fratello il forte batticuore che l'ha colto di sorpresa durante quella sincera confessione.
"Io ti odio Thor, con tutto me stesso!"
Sentenzia ostinata la sua mente plagiata dall'oscurità.
"Mi hai derubato di onore e gloria, del mio futuro! Io devo odiarti!"
Ribadisce fra sé le sue giuste motivazioni, spronato dall'orgoglio, incoraggiato dall'invidia, supportato dalla sua smisurata ambizione.
Perché per Loki, Thor è l'ostacolo da eliminare, se intende ottenere il trono che gli spetta per diritto e merito, è l'uomo da disprezzare, rozzo, arrogante e avventato, non adatto a divenire un grande re.
Ed è per questo che si ripete disperatamente che non può permettersi di innamorarsi di lui.
Il fruscio dell'erba smossa al passaggio di misteriosi avventori, interrompe il flusso delle loro riflessioni e li esortano a scrutare tra la rigogliosa vegetazione dei giardini.
Soldati, probabilmente richiamati dalla luce emessa dal Tesseract.
-Chi siete? – enuncia a pieni polmoni il dio del tuono –Mostratevi al figlio del vostro signore!
Voci allegre e insistenti a lui familiari invocano il suo nome, la marcia degli uomini è sempre più decisa e affrettata.
Non passa che qualche minuto e infine Thor scorge oltre a delle siepi imbrunite dalla notte i misteriosi soldati, che si rivelano essere i fedeli alleati di innumerevoli battaglie.
Il loro arrivo non è affatto cosa gradita a Loki, che lancia un'occhiata al fratello messaggera di inquietudine.
-Miei amici! Quale immensa gioia rivedervi! – esclama a gran voce il principe asgardiano, mentre va loro incontro entusiasta.
-Thor! Stupido di un folle!
E' Sif a inveirgli contro in tono rude, per poi reclamare da lui un sentito abbraccio con una foga tale da farlo rovinare al suolo sotto il suo peso, un disastroso approccio accolto dall'ilarità del resto del gruppo.
Alla visione del fratello stretto alla giunonica guerriera tra l'erba bagnata dalla rugiada, fitte lancinanti allo stomaco torturano Loki, un dolore tale da bloccargli il respiro per lunghi attimi angoscianti.
"Perché tanto malessere, che cosa mi succede? "
Si chiede sconvolto, mentre si costringe a distogliere lo sguardo da quella scena responsabile del suo incomprensibile patimento.
-Sono stata in ansia per te! Avresti dovuto portarci con te su Midgard a combattere al tuo fianco!
Sif rimprovera il proprio compagno, risentita dalla sua decisione di aver intrapreso una missione delicata senza avvalersi della loro collaborazione.
Thor subisce la furia verbale dell'amica ancora a carponi sopra di sé, i lunghi capelli bruni scompigliati le incorniciano il viso e le esaltano lo sguardo luminoso e fiero.
-Odino ha dovuto utilizzare molta magia nera affinchè il mio viaggio andasse a buon fine, e questo ha richiesto enorme sacrificio fisico – le spiega paziente l'accusato –Sono piuttosto in pena per lui.
-Non temere mio principe, tuo padre sta bene – lo rassicura lei –E' solo preoccupato per voi. Il vostro ritorno gioverà alla sua salute!
-Ehi, voi due! Certe effusioni dovrebbero restare private! – finge di scandalizzarsi Volstagg, divertito non poco dalla scena equivoca.
-Perdonaci, amico mio! Il mio lungo viaggio ha messo a dura prova le mie condizioni fisiche – si affretta a puntualizzare Thor, imbarazzato dall'ambiguità di quella situazione.
-E tu invece hai stremato i nostri cuori, angustiati per la tua sorte! – replica acida Lady Sif, mentre lo libera dal disagio e con agilità si risolleva, porgendo una mano in soccorso all'amico, da lui subito accettata.
Approfittando della distrazione dovuta al piccante battibecco dei due, il silenzioso prigioniero cerca di riottenere il Tesseract, maldestramente abbandonato a terra dal fratello.
Furtivo si avvicina all'oggetto ambito, basterebbe sfiorarlo appena e verrebbe catapultato in un altro mondo, in altre dimensioni, semmai solo lo desiderasse.
La sua ultima occasione di lasciare Asgard, l'unica possibilità di sfuggire al detestato contendente al trono.
Scappare, e separarsi da Thor, l'asgardiano, immeritevole di stima e affetto da parte sua.
Ma è davvero questo che desidera?
Il batticuore insistente gli suggerisce ben altro, e le mani si arrestano tremanti.
Thor, le sue mani forti sulla pelle, i suoi occhi di cristallo, il sorriso gentile.
Separarsi da lui, di nuovo.
Un attimo di insicurezza, il tempo di un sospiro, nulla paragonato all'eternità di un dio, eppure basta a farlo cadere ancora una volta.
Crolla in Loki ogni certezza , la tensione reclama la resa delle armi e allo stesso modo le ginocchia cedono sotto il peso del suo corpo indebolito.
In poche falcate Fandral e Hogun si portano accanto al prigioniero, scandagliato con aria sprezzante, divertiti dall'aspetto trasandato e dall'aria confusa.
Il temibile dio del caos, a capo chino, in ginocchio, assorto in suoi sibillini pensieri.
-Bene bene Loki, finalmente un aspetto che ti si addice! Le manette ti donano sai? – lo schernisce il valente spadaccino, mentre il compagno esprime il proprio giudizio con volgari fischi insistenti.
-Anche una museruola! Forse questa volta Thor riuscirà ad addomesticarlo come si deve – irrompe la voce profonda di Volstagg, sopraggiunto a recuperare il potente oggetto ancora incustodito.
Infastidito dalle schermaglie, Loki raccoglie le poche energie rimaste e con grazia si rialza da terra, sfidando quegli uomini con il suo sguardo fiero.
Quegli occhi intensi e il portamento altero in difesa della sua dignità, colpiscono Fandral in modo inaspettato.
Un brivido lungo la schiena lo sorprende quando ne contempla i lineamenti delicati della mascella imprigionati dalla gabbia di ferro, la carnagione perlata è accentuata dai lunghi capelli in disordine, morbida seta mora che cela in parte la visione delle sue iridi, lucenti come due incantevoli smeraldi.
Una contorta eccitazione sale quando esplora il tessuto in pelle nera logoro dalla battaglia, le lacerazioni mostrano in modo provocante parte del petto glabro, il pallore della vita sottile e delle sue cosce, le pesanti catene riposano lungo ai fianchi ed esaltano le linee morbide delle lunghe gambe.
-Sei uno spettacolo di perversione! Sono senza parole! – esclama Fandral affascinato, mentre gli solleva il mento in modo sgarbato e gli imprigiona il volto tra le mani, incurante dei suoi lamenti in protesta.
Gli occhi di Loki si assottigliano minacciosi, indignato da quell'affermazione gli schiaffeggia le dita e si libera dalla presa villana, ma alla sua reazione non arriva il riscontro sperato.
-Buono principino, non vorrai mica incorrere in una punizione? - gli sussurra il suo molestatore, mentre si appropria delle sue catene e vi gioca distratto.
-Sembra proprio che se le cerchi invece! Rivedremo la sua educazione quando lo sbatteremo in una cella buia come merita - commenta Volstagg, mentre Hogun strizza l'occhio in modo complice, confermando pieno appoggio.
-Avete ragione ragazzi, finalmente avremo giustizia molto presto – li asseconda Fandral -Anche se, personalmente, gradirei un piccolo anticipo.
Come avesse per le mani un guinzaglio tira a sé le catene e Loki si ritrova di colpo tra le sue braccia.
-Ah, forse ho dato troppa forza, ma non temere dolcezza, mi allenerò in queste notti per i nostri giochetti, contento? - lo sbeffeggia ancora, umiliazioni intollerabili per il principe rinnegato, che grida la sua collera e si dibatte per sciogliere quel morboso abbraccio.
-Thor, posso giocare qualche volta con la tua deliziosa bambolina di porcellana? – domanda a gran voce il provocatore, tra le risate fragorose dei compagni, spettatori compiaciuti delle sue molestie.
L'enuncio induce il dio del tuono e la bella guerriera a rivolgere attenzione al resto del gruppo, ma i nuovi spettatori non trovano lo spettacolo di loro gradimento.
Il cuore dell'erede manca un battito alla vista del fratello stretto tra le braccia dello spadaccino, l'angoscia lo assale all'udire i suoi gemiti sommessi quando l'aggressore gli sussurra qualche frase sibillina all'orecchio.
-Non credi stiano esagerando? Si tratta pur sempre di un principe di Asgard! – sentenzia Sif, contrariata dall'atteggiamento irrispettoso, ma quando si volta verso il compagno in cerca di conferme, non lo trova più al suo fianco.
Hogun e Volstagg arretrano d'istinto all'arrivo del dio del tuono, intimoriti dall'ira letta nei suoi occhi adamantini non si azzardano a proferire parola, ma chinano il capo e alzano le braccia in segno di resa.
-Va bene va bene ho ecceduto un po' – si affretta a porgere le sue scuse lo spadaccino, seppure lo stupisca vedere l'amico tanto in collera.
-Togli le tue mani di dosso da mio fratello! – ordina il principe asgardiano, le sue urla sono come ruggiti in faccia a Fandral –Come osi oltraggiare il tuo principe? Chi ti esonera dal mostrargli adeguata deferenza?
Loki sbarra gli occhi incredulo.
Thor, il borioso e impudente erede di Asgard, si sta battendo in difesa del suo onore.
-Calmati amico mio, era solo uno scherzo innocente – si difende Fandral –E' nulla in confronto ai crimini commessi da questo traditore, su Midgard e ad Asgard, persino contro di te!
Le sue giustificazioni vengono ignorate dal figlio di Odino, accecato da collera scriteriata lo afferra alla gola e lo solleva da terra, scrutandolo con freddezza.
La foga con la quale gli si avventa contro istiga il guerriero a sbarazzarsi dell'ingombrante ostaggio, che lasciato al suo destino cade tra il ciottolato del sentiero e batte violentemente il capo.
-Non sei tu a dover giudicare un dio! – scandisce Thor, gli occhi fissi in quelli vitrei dell'altro –Odino è il solo che potrà punire Loki!
-Lasciatelo andare mio signore, abbiamo compreso il nostro errore! – intercede Volstagg, in pena per le sorti del compagno, ormai a rischio di asfissia.
-Thor, così lo ucciderai! - irrompe anche il taciturno Hogun.
-Nessuno di voi dovrà avvicinarsi a lui! – li ammonisce ancora –Se vi vedrò infierire su Loki ancora una volta, avrete il suo identico trattamento da parte di Odino! Quello che spetta ai traditori!
-Basta così! Hanno chiaro il concetto! – interviene infine Sif, accorsa a fermarne l'irrazionale vendetta –Ora lascia andare Fandral.
Ripete cauta, mentre una mano gli stringe una spalla e l'altra si posa sulle sue, inducendole ad ammorbidire la presa alla gola dello sventurato.
-Thor, ti chiedono scusa tutti, ora pensa a tuo fratello - suggerisce la ragazza, spostando il suo interesse verso il caro protetto.
Solo allora si ridesta in Thor la ragione perduta.
-Va bene, mi dispiace amica mia, ho perso il controllo – le confessa in un filo di voce.
Ancora confuso il dio si allontana dal compagno aggredito, che finalmente svincolato si dilegua in solitario verso il Palazzo.
Thor lascia che vada, ci sarà il tempo per le scuse, tra i suoi pensieri confusi è chiara solo l'ossessiva esigenza di occuparsi del fratello ancora privo di sensi, e subito.
Incurante degli sguardi dei guerrieri su di sé si precipita a soccorrerlo, con premura lo accoglie tra le braccia e gli accoccola il capo contro il suo petto.
Lady Sif osserva le catene di Loki ondeggiare al passo deciso del vittorioso figlio di Odino, incamminatosi sulla strada del ritorno.
Segue prontamente il suo signore, così come i suoi compagni, seppure mantengano da lui una debita distanza.
"Mi domando chi tra i due sia il vero prigioniero."
Si ritrova a pensare preoccupata.
La luce soffusa donata dalle fiamme di un braciere in rame conduce Loki a un sereno risveglio.
La sensazione di morbidezza sotto il suo corpo è il primo confuso contatto con l'ambiente circostante che lo riporta gradualmente alla lucidità, le mani tastano d'istinto la consistenza della massa in cui giace e comprende di ritrovarsi in un letto con delle lenzuola di cotone.
Solo in un secondo momento si rende conto di non sentire il suono metallico delle catene e volge sorpreso lo sguardo ancora velato dal lungo sonno ristoratore ai polsi, che ritrova denudati dai bracciali di ferro.
Gli occhi grandi per lo stupore saettano in ogni direzione, si posano sul modesto mobilio di quella stanza asettica avvolta nella penombra, sul pavimento in marmo grigio, sulla porta massiccia, senza vedere nulla davvero.
-Ben svegliato – sente sussurrare con dolcezza.
Un uomo provvede a rimuovergli l'opprimente maschera e gli scosta qualche ciocca impolverata dal viso.
Loki lambisce con la lingua le labbra sottili finalmente libere.
-Finalmente – bisbiglia con voce ancora incerta, a causa del lungo mutismo obbligato.
Le dita del misterioso soccorritore gli vezzeggiano una guancia, ma si ritraggono all'istante.
-Scotti! Devi riposare, hai la febbre troppo alta – si raccomanda –Domani all'alba disporrò che ci si accerti delle tue condizioni.
La voce è troppo lieve per riconoscerne il timbro, ma il principe ha riconosciuto quel tocco gentile, speciale, estatico, in grado di alleviare le sue pene e di cancellare tutte le sue paure.
-Thor!– enuncia speranzoso, sforzandosi di focalizzare la sagoma dell'uomo avvolta nell'oscurità.
L'interpellato non risponde.
Il rumore dei suoi tacchi riecheggiano per la camera, sono sempre più distanti dal capezzale, il cigolio della porta avvisa del suo imminente abbandono.
-Ti fidi a lasciarmi solo? Non temi una mia fuga, asgardiano? – gli grida Loki con voce ancora malferma.
Silenzio.
Irritato da quell'atteggiamento prova a sollevarsi dal letto, ma la forte nausea e violenti capogiri lo costringono a desistere dalle sue intenzioni.
-Dannazione! Non sarà di certo un malessere a tenermi ostaggio in queste squallide mura! – lo ragguaglia Loki .
-Questa è la tua prigione, fratello – replica Thor, vinto dalla sua caparbietà –Odino in persona l'ha resa immune alla tua magia, perciò, non sprecare troppe energie se non per riflettere sulle tue abominevoli azioni e attendere il verdetto di Asgard.
-Quale onore, il grande sovrano che rispolvera per l'occasione ogni incantesimo conosciuto! – ribatte sarcastico il signore degli inganni –Dimmi Thor, sei stato tu a consigliarlo? Hai fatto bene, il vecchio re sarà stremato da tutto questo impegno. Puoi finalmente prepararti a succedergli al trono!
-TACI! Non sprecare altro fiato con me, non intendo ascoltarti – rimbomba la voce minacciosa del dio del tuono –Sono stanco dei tuoi velenosi diverbi. Riposa, fratello.
–Domani verrai a visitare solo una stanza vuota! E' una promessa! – enuncia Loki sogghignando.
-E chi ti dice che verrò a trovarti? – replica altrettanto compiaciuto l'altro –Addio, Loki.
-Addio?! –ribadisce incredulo il prigioniero.
La corrente d'aria smossa alla chiusura della porta rischia di estinguere le fiamme del braciere, l'unica fonte di luce e calore di quell'umile ambiente.
Turbato dall'insolita freddezza di chi l'ha sempre ospitato nel suo cuore, a prescindere da qualunque colpa lo macchiasse, Loki contempla distratto il fuoco riprendere vigore e vincere caparbio contro le tenebre di una notte gelida.
"No, tu tornerai da me! E' sempre stato così fra noi e per sempre lo sarà!"
Asserisce fra sé il giovane signore del caos, altrettanto ostinato.
Continua...
