[Artemus, mezz'elfo, multiclasse: mago (lvl 2)/ladro (lvl 2); allineamento: caotico neutrale]


Affido la mia storia e i miei pensieri a queste pagine, sicchè perdurino nel tempo.

I ricordi che ho della mia infanzia sono pochi e vaghi, avevo appena una decina d'anni quando i miei genitori moriroro, sembra l'inizio di una storia strappalacrime e melodrammatica, ma la vita che mi attese dopo quel triste avvenimento non fu certo cosa per persone sensibili e gentili di cuore.

Imparai a vivere per la strada, arrangiandomi come meglio potevo, rubando il cibo dai banchi del mercato o cercando di 'alleggerire' i passanti dal peso delle loro monete.

Mia mdre mi chamava 'Aratamo'; nella lingua degli Elfi - poiché quella era la sua stirpe- significa 'persona nobile'. Il non credere che questa definizione mi calzi a pennello, date le circostanze, sarebbe un eufemismo. Ma è il nome che lei mi diede, e anche se decisi di umanizzarlo un po', è quello con cui mi presento alle poche persone che me lo chiedono, Artemus.

Il sopravvivere senza una fissa dimora tra le strade di una città richiede alcune cose fondamentali: una mente sveglia, un po' di pelo sulla coscienza, e poca fiducia nel prossimo. Molto poca. Meno ne si usa, più lontano si arriva. Cercai di imparare alla svelta.

Tuttavia era difficile, la paranoia e l'assenza di amicizia gravano sull'animo di una persona, soprattutto su quello di un ragazzo; mi sarebbe piaciuto avere un compagno fidato, qualcuno che potesse graziarmi della sua compagnia senza giudicare o che mi aiutasse quando ne avevo bisogno.

Anzi, tralasciando il sentimentalismo di cui sopra, mi sarebbe probabilmente bastato qualcuno con cui giocare. Più i giorni passavano più questo desiderio diventava presente.

Fu una giornata d'inverno particolarmente fredda quella che cambiò il corso della mia vita.

Era cosa risaputa il fatto che ci fosse una casettina vuota vicino al quartire del mercato, non so che fine avesse fatto il precedente inquilino, ma pareva lasciata a se stessa e nessuno sembrava intenzonato a comprarsela. Quando il clima era rigido e soffiavano venti gelidi mi intrufolavo li dentro, come faceva alle volte qualche altro senzatetto, rigraziando il dio dei ladri per quel rifugio.

Quel giorno di anni fa, quando mi diressi lì, quella catapecchia mi sembrò meno cadente del solito e non potei fare a meno di osservare il filo di fumo che usciva dal comignolo. Forse qualcun'altro avrebbe lasciato perdere e se ne sarebbe andato, ma io ero troppo infreddolito per rinunciare a quello che sino a quel momento era un ottimo riparo. Senza pormi troppe domande entrai di soppiatto.

La stanza nella quale mi trovai aveva il camino accesso e della mobilia che non ricordavo di aver visto prima. Uno scrittoio stava a lato di una parete, una poltrona che sembrava molto comoda era davanti al camino e libri voluminosi erano sparsi qua e là. La maggior parte dello spazio tuttavia era occupato da un astruso disegno sul pavimento al centro del quale era posizionato un bracere.

Avevo sentito parlare dei maghi, alcuni di essi avevano anche delle specie di botteghe in città dove prestavano i loro servigi; guardandomi di nuovo attorno pensai che se un mago aveva intezione di abitare qui era davvero il caso di trovare un posto meno pericoloso dove stare.

Feci per andarmene quando un libro aperto su di un leggio sopra lo scrittoio attirò la mia attenzione, mi sembrava molto bello e chissà che non fosse anche di valore. Sebbene stentatamente, lessi ciò che era scritto su quelle pagine; mia madre si era preoccupata di insegnarmi non solo le buone maniere ma anche a leggere e a scrivere, prima il comune e poi un po' della sua lingua.

Un'idea improvvisa mi balenò nella mente: pareva che fosse già tutto predisposto, erbe e incensi erano lì di fianco in un involto di carta che prima non avevo notato, le linee magiche erano tracciate, mancava solo di accendere il bracere.

Non sapevo se avrebbe funzionato, ma mi convinsi che valeva la pena tentare, dopo tutto chiunque poteva essere in grado di recitare una formula, no? E poi se avessi fallito probabilmente non sarebbe accaduto nulla... Probabilmente.

Usai un pezzo di legno preso dal camino per accendere il bracere, vi buttai dentro le erbe e bruciai gli incensi, poi recitai le frasi che erano sul libro, cercando di farlo a bassa voce.

Avevo appena terminato quando un uomo entrò di furia nella stanza, lunghe vesti fluttavo attorno a lui e mi afferrò per un braccio. Era anziano ma potevo sentire che c'era forza nella sua stretta e potevo vedere la collera sul suo volto. Se fosse dovuta al fatto che mi trovavo in casa sua o che avessi usato le sue cose non avrei saputo dire. La sua ira si mutò in sorpresa quando in una nuvola di piume e fumo quello che ormai era il 'mio' famiglio cercò di attaccarlo.

Rimasi interdetto quando invece di chiamare la guardia cittadina il vecchio mago encomiò la mia attitudine per le arti arcane; era chiaro che non si era aspettato che un ragazzetto di starda riuscisse a portare a compimento un sortilegio senza avere neanche le conoscenze basilari della magia. Mi squadrò e dovette vedere in me qualcosa che gli piacque poichè mi offrì l'opportunità di essere istruito dalla sua Gilda. Io ne aprofittai, non mi sarei certo lasciato sfuggire l'occasione per sottrarmi alla vita di stenti che stavo conducendo in quel momento.

Imparai per prima cosa a leggere e a scrivere fluentemente la lingua comune e l'elfico, e dopo le nozioni basilari di storia e geografia iniziai ad apprendere le conoscenze arcane e i primi incantesimi.

Tuttavia nel tempo che trascorsi all'interno della Gilda dei Maghi iniziai a rendermi conto che molti di questi non erano poi così diversi dalla gentaglia che mi era capitato di incontrare per le starde, forse erano meglio vestiti, più ricchi e distinti, ma li trovai arroganti, presuntuosi e spesso ipocriti.

Quando ebbi terminato il periodo di addestramento, invece di diventare un membro a pieno titolo lasciai la Gilda e con somma costernazione di quelli che erano stati i miei insegnanti me ne andai e tornai a vivere per conto mio.

E' passato qualche anno da allora, combinando l'abilità di ladro che avevo acquisito con la conoscenza della magia sono riuscito procurami un'abitazione decente e vivo abbastanza bene, rigrazio che lo sguardo divertito di Olidammara dio dei ladri si posi ogni tanto anche di me.