Con passo lento, ma deciso, Sasuke Uchiha si dirigeva verso il laboratorio di Orochimaru, incurante dei lamenti e delle imprecazioni che si levavano alti dalle celle, situate su entrambi i lati del corridoio.

Qualche istante dopo, raggiunse una porta e la aprì.

La luce livida di una lampada operatoria illuminava una ampia stanza di forma rettangolare, appoggiandosi pigra sull'intrico di tubi metallici, privi di ruggine, che sembravano quasi costituire la struttura portante delle pareti e del soffitto.

La parete di sinistra era occupata da un armadio con le porte a vetri, sulle cui mensole si trovavano fiale con diverse etichette e strumenti medici e chirurgici di varia natura.

Al centro della sala si stagliava un lettino operatorio, sul quale era posato il corpo di una donna dell'apparente età di trent'anni.

Il corpo, alto e snello, era coperto da una lunga camicia operatorio, che scendeva fino alle caviglie.

Lunghi capelli biondi circondavano come una aureola un viso dai lineamenti delicati e gli occhi, chiusi in un sonno forzato, erano ornati da lunghe ciglia, simili a pagliuzze d'oro.

Diversi elettrodi erano posati sul suo petto e collegavano il suo corpo ad un elettrocardiografo, mentre una flebo era in infusione nel braccio sinistro.

Accanto al lettino era presente un tavolo, su cui era situato un supporto, contenente otto provette di plastica colme di liquidi di diversi colori.

-Chi è quella donna? E perché Orochimaru mi ha chiamato qui?- si chiese Sasuke perplesso. Non riusciva a comprendere la ragione di tale chiamata…

Qualche istante dopo, dal pavimento, simile all'apparizione di un demone che sorge dalla terra, emerse la figura slanciata di Orochimaru.

-Hai accolto il mio invito, a quanto vedo.- commentò il ninja leggendario e un sorriso beffardo distese le sue labbra.

-Non ho altra scelta, se voglio vendicarmi di quel maledetto che ha distrutto la mia famiglia e la mia vita.- pensò Sasuke con rabbia, senza tuttavia parlare.

Una luce ironica brillò nelle iridi dorate di Orochimaru, che, con delicatezza, strinse tra le lunghe dita il polso sottile della donna.

-Bene. E' ancora utile al mio scopo.- decretò il nukenin più anziano.

-Anche quella donna, dunque, è una sua pedina. Ma perché?- si chiese il sopravvissuto del clan Uchiha sorpreso.

-Sasuke, portami una siringa e la fiala contenente il veleno della "Morte Rossa". Voglio farti vedere una cosa.- sorrise il nukenin e, con delicatezza, staccò la flebo dal braccio della donna.

Pur perplesso, il giovane annuì e si avvicinò all'armadio.

Lasciò scorrere lo sguardo sulle mensole e, dopo alcuni istanti, si accorse di una fiala rossa, con sopra una etichetta col simbolo di un pugnale bagnato di sangue.

-Questo è uno dei veleni più potenti del mondo ninja. Per caso lo vuole iniettare nel corpo di quella donna? Ma perché?- si domandò il giovane.

Per quale motivo avrebbe dovuto uccidere una sua cavia, quando aveva detto che era ancora utile al suo scopo?

Dopo alcuni istanti di esitazione, prese quanto richiestogli e lo consegnò al suo maestro.

Orochimaru, con calma serafica, riempì la siringa di un liquido vermiglio contenuto nella fiala.

Poi, con fermezza, immerse l'ago nel braccio destro della donna.

-Ora attendiamo. Basterà poco tempo.- commentò il più anziano.

Qualche istante dopo, fitte gocce di sudore sanguigno imperlarono il viso della donna, che strinse le labbra fin quasi a farle sbiancare.

Respiri affannosi le sollevarono impetuosamente il seno e le pulsazioni tracciate sull'elettrocardiografo persero la loro regolarità, mostrando una improvvisa accelerazione.

Il corpo della donna, ben presto, fu scosso da spasmi e convulsioni simili a quelli di un epilettico.

-Ma cosa succede?- si domandava il giovane sempre più sorpreso.

Lo sguardo di Orochimaru, intanto, contemplava con interesse il corpo della donna e, di tanto in tanto, si posava sul volto dell'allievo.

-E' divertente vedere la tua sorpresa, Sasuke.- pensò ridendo tra sé.

-Tachicardia. Ematoidrosi. Dispnea. Tutto sta andando come previsto. Bisogna solo aspettare.- decretò con voce monocorde il ninja leggendario.

-Che cosa aveva previsto? Perché parla così?- si domandò il giovane ninja Uchiha, fissando ora la donna sofferente, ora il maestro.

Non riusciva a capire il senso di quell'esperimento…

Qualche tempo, dopo il corpo della donna si rilassò sul lettino, inerte.

Il suo respiro si normalizzò e le pulsazioni sull'elettrocardiografo ripresero un tracciato regolare.

Orochimaru, con un gesto apparentemente gentile e premuroso, le passò una mano sulla fronte.

-Ma… è sopravvissuta a quel veleno micidiale.- mormorò Sasuke sorpreso.

-Non ti devi sorprendere, Sasuke. Il suo sangue è capace di questo e altro. Ed è una peculiarità piuttosto rara per una Kobura.- dichiarò Orochimaru e posò la mano sottile sul suo collo sottile.

-Questa donna quindi è una Kobura?- domandò il giovane perplesso fissandone con stupore il corpo, abbandonato sul lettino.

Nei testi di Orochimaru aveva letto qualcosa su quel clan tanto potente, quanto misterioso…

Eppure, la domanda ritornava sempre.

Perché quella donna era una preda del suo maestro?

Il ninja leggendario assentì con un lieve cenno del capo.

-E, a dispetto della sua apparenza così giovanile, questa donna ha circa dodici anni più di me. Ma tale stato non è una rarità nel clan Kobura, specie nella dinastia della terra. Eppure, la mente di questa donna è turbata dalla follia da quando aveva sedici anni.- mormorò poi con voce melliflua

Il giovane del clan Uchiha spalancò gli occhi, sorpreso.

-E' folle da quando aveva sedici anni? Eppure, il suo corpo non mi sembra quello di una donna segnata da tanti anni di pazzia.- replicò perplesso.

Orochimaru sorrise divertito dinanzi all'osservazione del giovane.

-E tu credi che Tetsuo Kobura lasci morire sua sorella minore quando può ancora essergli utile? E' un uomo crudele e freddo, ma non è inutilmente violento. Ed è questa la ragione della sua apparente integrità. Lei può ancora essergli utile.- mormorò il ninja leggendario.

Il giovane, sempre più sorpreso, guardò il corpo della donna. Anche lei dunque aveva conosciuto la crudeltà di un fratello, come era accaduto a lui?

-Tu credi che tuo fratello e le sue azioni rappresentino il culmine della crudeltà dell'uomo? Beh, non hai idea di quali siano gli abissi di perversione che l'uomo è in grado di raggiungere. Abisso chiama abisso, ricordalo Sasuke.- mormorò Orochimaru pacatamente.

Ad un tratto, un gemito di dolore risuonò sulle labbra della donna.

-Sasuke, è meglio che tu vada, ora. Non vorrei che il veleno che le ho iniettato l'avesse danneggiata in qualche modo.- dichiarò ad un tratto Orochimaru.

Il giovane, pur perplesso, annuì e si allontanò. Quei poteri, forse, avrebbero potuto servirgli nella sua vendetta…

Ma aveva bisogno di capire come usarli e come impadronirsi di tali forze…

Per qualche istante, il rumore dei passi di Sasuke risuonò nei corridoi, poi si perse nel silenzio.

Orochimaru, con rapidità, compose dei sigilli, spense l'elettrocardiografo, staccò gli elettrodi dal corpo della donna e, con delicatezza, le passò le mani sulle tempie.

Alcuni minuti dopo, la donna riaprì gli occhi, che si rivelarono d'un intenso colore dorato, e poi, con un gemito, si piegò sul lettino, vomitando sangue.

Qualche istante dopo, sollevò la testa e fissò smarrita Orochimaru negli occhi.

-Non c'è bisogno che tu finga, Zahira Kobura. Ora siamo soli.- mormorò il ninja leggendario con un sorriso divertito.

-Non trattarmi come una marionetta, Orochimaru! Non sono come le tue cavie!- ringhiò la donna saettando sull'uomo uno sguardo colmo di rabbia e terrore.

-Oh, lo so bene. Ed è sorprendente come nessuno dei Kobura, tra cui tuo fratello, si sia accorto della tua magistrale interpretazione.- replicò divertito il ninja e, lentamente, batté le mani, mimando un ironico applauso.

La donna strinse debolmente i pugni e sospirò. Da quando Orochimaru aveva scoperto il suo segreto, l'aveva in pugno…

Contro di lei, quel maledetto aveva una potente arma di ricatto!

-Credo che Sasuke sia interessato al tuo potere. E' rimasto molto sorpreso dalla potenza del tuo sangue e dalla scoperta della tua età effettiva.- affermò ad un tratto Orochimaru.

Zahira trasalì e si portò una mano alla gola.

-E non sei minimamente preoccupato? Potrebbe fare scelte avventate. Anche lui è in cerca della vendetta contro suo fratello.- domandò angosciata. Un pensiero le balenava nella mente e tale possibilità la preoccupava…

Il nukenin di Konoha alzò le spalle con noncuranza.

-No, Sasuke non è stupido. Non cercherà mai un'alleanza con tuo fratello, perché ha bisogno di certezze nel conseguimento della sua vendetta. Io posso dargliele, tuo fratello… no.- rispose con voce beffardamente premurosa

La donna del clan Kobura non rispose e meditò sulle parole dell'uomo. Forse aveva ragione lui e lei si preoccupava per niente…

Lo sguardo di Orochimaru si adombrò.

Zahira rabbrividì. Che cosa voleva dire quel cambiamento negli occhi del suo interessato protettore?

Un sorriso ironico addolcì i lineamenti di Orochimaru, dinanzi all'espressione angosciata della donna.

-Stai tranquilla, non ho nessuna intenzione di farti del male. Dopo la prova che hai sopportato con quel veleno, hai bisogno di riposo.- dichiarò con ironia il nukenin di Konoha e, con delicatezza, premette due dita sulle tempie di Zahira.

La donna percepì una enorme stanchezza farsi strada nelle sue membra e, dopo qualche istante, si addormentò.