Disclaimer = se lo possedessi, Gundam Wing avrebbe parecchie scene vietate ad una certa fascia d'età e di persone dalla mente chiusa; inoltre, la meravigliosa 'Samba Pa Ti' è del grande Carlos Santana, sapessi suonare come lui…

Pairing = 1x2, come al solito, anche se fatica ad emergere. Non per colpa di Spandex Boy stavolta *ridacchia*

Avvertenze = angst, non mi chiamerei Blue se non ci fosse dell'angst nelle mie storie ^__^ (notare il doppio senso della parola). La fic non si colloca in un momento preciso della storia, chiamatela una TWT se vi piace ò__ò. Il ricordo di Duo l'ho preso dall'originale Episode Zero, i dialoghi sono gli stessi,o almeno, li ho tradotti dall'inglese ò__ò. E, per chi non l'avesse ancora capito, sono atea. E ora vedrete perché l'ho detto. Mi 'scuso' in anticipo con tutti i bigotti che pensano che per quello che dirò io debba essere bruciata sul rogo. Umph.

Note = sto ancora affinando le mie tecniche per scrivere dell'angst decente, quindi non vi aspettate il massimo. Inoltre, ci saranno dei cambiamenti repentini di punti di vista, cercate di non fervi cogliere alla sprovvista ^__^ il confuso e improvviso è il mio stile, pardonnez-moi.

SAMBA PA TI

~E' una lunga strada in discesa

verso il posto da cui abbiamo cominciato ~

   Sarah McLachlan, Ice Cream

Sferzata di sinistro, giravolta di destro, pausa, ripresa, due passi avanti, uno di lato, un altro indietro; la grande sagoma nera rivestita di spesso gundanium pareva danzare a ritmo di musica, piuttosto che combattere contro dei mobile doll; i suoi nemici sembravano orchestranti, degli accompagnatori, la sua falce termica fulgente la sua compagna. Caché, inchino, giravolta, avanzata, tutto si muoveva quasi con uno schema studiato, provato e riprovato, fino a creare uno spettacolo mozzafiato di bellezza e distruzione, il terrificante splendore della Morte che, per quanto orrenda e spaventosa, attrae e rapisce per la sua perfezione e assolutezza. Nello spazio il silenzio era tombale, quasi schiacciante, ma la visione del gigante nero creava una melodia con il semplice movimento delle parti meccaniche. Ad uno ad uno i robot nemici furono catturati anch'essi dal fascino misterioso di quella danza, finché non rimase nessuno per cui il ballerino potesse continuare a muoversi armoniosamente. E il Ballo cessò.

Il ragazzo vestito da prete, che era il cuore pulsante del Gundam Deathscythe Hell, si asciugò una goccia di sudore dalla fronte febbricitante; ancora una volta, grazie a lui, gli Inferi avevano degli affari di cui occuparsi, non che il lavoro mancasse, ma bisognava pure esserne certi, no? Comunque fosse, per quel giorno ne aveva spediti abbastanza al Creatore. Shinigami ora doveva riposare.

Con estrema lentezza, Duo Maxwell schiacciò i pulsanti per l'accensione del pilota automatico, inserì le coordinate del rifugio corrente dei cinque terroristi e cercò di rendere il duro sedile del suo Gundam leggermente più confortevole, non voleva certo dormire, solo chiudere gli occhi per…qualche…minuto…sì…solo…un…attimo…

*~*~*

Un bambino di forse sette, otto anni si aggirava tra le macerie di quella che un tempo era una chiesa, l'unica chiesa di quella colonia abbandonata da Dio stesso; l'aria era terribilmente calma, di una calma quasi malvagia; si *sentiva* la Morte, la si odorava dai corpi che giacevano immobili, già attorniati dagli uccelli, che si calavano a picco divorati dai morsi della fame. La piccola figura scura, però, badò poco a loro, cercando a tentoni qualcosa, qualcuno, da qualche parte, Ti prego, qualcuno! Una voce lo riscosse dalla ricerca affannata, una voce quieta e ansante, flebile, poco più rumorosa del fruscio del vento che avevo cominciato a soffiare irrequieto. Se davvero esisti, fa' qualcosa!!

"Du…Duo…" essa chiamava, debolmente.

"Sorella!"

"Sono così contenta…stai bene, non è vero?" Sempre lui, si preoccupava sempre e solo per lui.

"Non farci preoccupare più così…il Padre ti ha pensato fino alla fine…" Sorella Helen continuò, giacendo su delle rovine, il suo volto candido livido e pallido, i suoi bei capelli dorati, celati pudicamente sotto il suo velo di suora, ora erano sciolti e si allungavano in forme sinuose sulla roccia.

"Ch…chiamerò subito un dottore!" Una speranza, Dio, una speranza!!!

Respirando a fatica, i profondi occhi color turchese offuscati da un destino già segnato, la suora proseguì. "E' venuto l'Esercito Federale…non possiamo…andarcene…"

Colpa. Terribili, terribili sensi di colpa. Tutta colpa mia, mia, mia!!!

"E'-è a causa mia?! Perché ho rubato un Mobile Suit dalla Federazione?!"

"Il Padre è stato… un esempio stupendo…Ha predicato la pace a tutti…fino alla fine…"

Ira. Pura e semplice ira.

"Cosa vuol dire stupendo?! È stato solo uno stupido, vero?! Cos'ha ottenuto facendosi ammazzare?"

"Duo…" Quegli occhi, perché anche adesso quegli occhi erano così gentili e puri, perché…Una mano si posò sulla sua guancia. "Possa Dio…proteggerti…e…preservarti…"

La mano cadde.

Silenzio. Silenzio. Silenzio. Solo gli uccelli gracchiavano ancora. Che diritto avevano di gracchiare? Silenzio. Silenzio. Silenzio. Ci si sarebbe aspettato che Dio, l'Onnipossente, Creatore di Cielo e Terra, e tutte quelle stronzate simili mandasse un miracolo, dopotutto quella era la sua fottutissima casa, no?! Ma forse il Signore era troppo occupato a predicare lassù, oppure non considerava importante una piccola chiesa sperduta sulla colonia più povera del Sistema Solare; fatto sta che il miracolo sperato  non avvenne. Se ne verificò un altro. Il bambino urlò. E pianse.

"ALLORA TU NON ESISTI!!!".

Quella fu l'ultima notte che il bambino pianse. E in quella notte Shinigami venne al mondo…

*~*~*

Quello stesso bambino, ora cresciuto, si svegliò di soprassalto. Maledizione, non dovrei far saltare troppi Ozzie prima di andare a dormire. Prima o poi seguirò le istruzioni del medico. Il ragazzo si strofinò gli occhi, ancora appesantiti dal sonno, e controllò sul monitor laterale della cabina di pilotaggio la sua posizione. Solo venti minuti e sarebbe stato di nuovo con loro. Una squadra? Ah! Ma non fatemi ridere! Ci sopportiamo a vicenda solo perché lottiamo per la stessa causa. Nessuno vede il bisogno di una relazione che vada oltre la semplice camerateria. Forse solo Quatre. Piccolo, innocente Quatre. Ed io? Io ho smesso di desiderare dei rapporti da sette anni. Shinigami è solo.

Sorridendo a quei suoi pensieri, la mente di Duo spaziò verso gli altri suoi compagni; Quatre era tutto quello che lui non era, innocente, idealista, Wufei aveva delle morali, Trowa era probabilmente la persona che più lo avrebbe compreso, date le loro infanzie simili. Ma Heero, Heero era tutt'altra storia. Heero Yuy lo intrigava. Era l'unica persona che non aveva capito a fondo, l'unica i cui segreti non gli si erano rivelati. Era l'unica persona per cui il Dio della Morte provava un qualsiasi interesse.

Sorvolando la lunga distesa d'acqua che era il Mediterraneo (si era appena accorto di esser giunto in Europa), Duo sospirò a lungo. Piano. Inspira. Espira. Facile, no? Si stava avvicinando a Salonicco, dove si trovava il rifugio, che in realtà era una delle case della famiglia Winner. Una delle famiglie più ricche e influenti della Terra e delle colonie. Ricchi da far schifo. Li odiava. Ma un loro rampollo era un suo collega e ufficialmente il suo miglior amico. Umph. L'ironia…Ma doveva fingere, per il bene della causa. Quale causa? Certo non quell'utopia della pace. La sua causa era vendetta, pura e semplice. La pace non sarebbe mai arrivata. Mai.

Il ragazzo dalla lunga treccia avvistò l'hangar nel quale erano nascosti i rimanenti quattro Gundam, così ben protetti dai Maguanac, quattro mostri di metallo, così innocui nella loro attuale immobilità, così letali in movimento. Nessuno quanto la Falce della Morte in persona, ridacchiò divertito Duo. Con gran cura fece atterrare il suo Deathscythe, le planate non erano mai state il suo forte. Controllando che ogni cosa fosse al suo posto, aprì la cabina di pilotaggio e lentamente scese dal gigante di gundanium, con calma, senza fretta, in un modo quasi calcolatore. Quando pose piede per terra, si voltò per fissare il suo compagno: la macchina di devastazione si ergeva in tutti i suoi sedici metri di altezza, cupa, con le rifiniture dorate sulla sua 'testa' che brillavano a contrasto con il resto delle parti meccaniche, nere. La tripla falce termica non fiammeggiava irosa, riposava come riposava anche il suo padrone, i cui occhi verdi che incutevano terrore in chi li incontrava erano spenti, segno che la Morte era davvero addormentata. Il Ballo era concluso completamente; per quel giorno. E il Signore della Morte si ritirò.

Entrando in casa, senza preoccuparsi di non far rumore a causa dell'ora tarda, Duo richiuse la porta dietro di sé e si avviò direttamente nella sua stanza, che condivideva però con il pilota di Wing. Quando si ritrovò nella camera a lui assegnata, Duo indugiò sull'uscio della porta a fissare il giapponese. I capelli scuri, perennemente arruffati, gli scendevano sulla fronte, coprendogli gli occhi; il respiro era regolare, stabile, come se un orologio interno lo controllasse in continuazione. Inspira. Espira. Inspira. Espira. Neanche quando dormiva Heero smetteva di comportarsi come una macchina. Duo lo guardava, con le pupille dilatate e fiammeggianti, quasi colme d'odio; fu un guizzo, e quel color blu-violetto, così raro e particolare, riprese la sua espressione vacante. Senza batter ciglio, si diresse verso il letto e si stese.

*~*~*

Heero ordinò ai suoi muscoli respiratori e cardiaci di non alterare il loro andamento naturale, con successo. Si costrinse a rimanere immobile, almeno fino a che la figura smilza che si era appoggiata allo stipite della porta non si fosse spostata. Sapeva già chi fosse, senza aver bisogno di sollevare le palpebre: vedeva la sua sagoma appoggiata all'uscio, ferma, calma; vedeva quei due occhi inquisitori, vedeva quei due occhi spenti, posarsi su di lui, freddi, bollenti, gelidi, tempestosi. Solo quando lo sguardo fu distolto Heero riuscì a sentire di nuovo il calore emanato dal suo stesso corpo, di nuovo. Continuando a fingersi addormentato, il pilota da L1 spense mentalmente qualsiasi rumore, brusio o fruscio esterno alla stanza e concentrò le sue facoltà sul giovane americano che riposava a meno di un metro da lui. Riposava, ma non era ancora addormentato: più che sentirlo, questo lo sapeva. Chissà come. Chissà perché. Lo sapeva soltanto. Heero Yuy non si poneva domande. Sapeva semplicemente le risposte. Secondi passarono, che divennero minuti, ore forse? Heero Yuy non teneva il conto; finalmente sentì il respiro del giovane americano rallentare e giungere alla velocità che consente agli uomini di addormentarsi, come se durante il giorno il respiro corresse troppo in fretta per permettere a qualcuno di fermarsi e smettere di considerare il giorno il momento del non-riposo.

Dentro. Fuori. Dentro. Fuori. Regolare. Missione compiuta. Finalmente il pilota giapponese aprì le palpebre, e lasciò che i suoi occhi color blu di Prussia si abituassero alla mancanza di illuminazione; presto, facendo molta, molta attenzione a non provocare alcun rumore, si mise a sedere. Si voltò verso la sua sinistra, dove il pilota di Deathscythe giaceva immobile. Duo Maxwell era un enigma per lui, un enigma impossibile da risolvere; aveva sentito che si faceva chiamare Shinigami, e non sapeva il motivo; portava quella ridicola treccia, e non sapeva il motivo; sapeva che era diverso dagli altri, e non sapeva il motivo. Heero Yuy detestava non sapere qualcosa.

Avvicinandosi cautamente al bordo del letto del ragazzo da L2, Heero si fermò a pochi centimetri dal suo viso e si sentì impietrire. Il volto dell'americano era vuoto, non c'era alcuna delle emozioni che aveva visto, anche se solo con la mente, passare nei suoi occhi prima. Le labbra erano semplicemente accostate l'una all'altra, senza alcuna pressione o separazione; le palpebre non erano strette o rilassate, semplicemente coprivano le pupille. Poi, all'improvviso, le palpebre di ritirarono, esponendo due specchi viola senza fondo, privi di tutto. Le palpebre scesero di nuovo.

"Heero, non respirarmi addosso, puzzi di Relena. Vattene a letto, domattina non voglio odorare di Eau de Toilette Peacecraft, grazie tante". E quel momento, dove pareva che tempo e spazio si fossero fermati, o avessero cominciato a girare più velocemente, si spezzò, andò in frantumi come un bicchiere di cristallo che si era stretto in pugno troppo forte.

Heero tornò a letto. Nessuno dei due finse più di dormire.

Non avvicinarti troppo Yuy, stai danzando sulla lama di un coltello. E chi gioca con le lame si taglia, prima o poi…

*~*~*

Un mattino pallido e opaco trovò due ragazzi già svegli: la notte non aveva portato ristoro a nessuno dei due. Per molto tempo ancora giacquero sui loro letti, senza muoversi, senza pronunciare parola: c'era troppo di non detto tra di loro. Finalmente, però, il giorno li richiamò alla vita e alla realtà, ed essi furono costretti ad alzarsi. Recandosi in cucina per consumare la colazione, si fissarono, violetto in cobalto e cobalto in violetto, ma non una parola venne pronunciata. A tavola i due piloti non trovarono nessuno, solo un biglietto scritto da Quatre dove l'arabo diceva che lui, Trowa e Wufei erano stati chiamati per una missione a tre e che erano dovuti partire immediatamente, mi dispiace per non averti fatto trovare la cena pronta ieri Duo e, guardate, vi ho preparato del tè e dei biscotti.

Il reciproco scrutinio non si esaurì a tavola, continuò imperterrito: i due ragazzi si studiavano a vicenda, come due animali si scrutano l'un l'altro, l'uno studiando le mosse dell'altro, silenziosi, aspettando una rottura nell'altro. Quando però Duo, avendo finito di mangiare, si alzò, l'incanto fu rotto, come se non fosse mai realmente esistito, quasi il frutto del dormiveglia, dove è così difficile distinguere sogno da verità. Uscendo dalla cucina, il ragazzo dalla treccia castana si voltò un'ultima volta, posando su di Heero i suoi occhi gelidi ma appassionati. Heero ricambiò lo sguardo. Duo se ne andò senza dire altro.

Tutta colpa mia…

Il motivo non lo so…

Tutta colpa mia…

Il motivo non lo so…

TUTTA COLPA MIA!!!

Il motivo non lo so.

Continua…

Note = allora, che ve ne sembra? Le basi per l'1x2 ci sono, no? Mi dareste le vostre opinioni ^__^?

Comunque, volevo dare delle spiegazioni su come sto caratterizzando Duo; tranne per il fatto dei suo camerati, che ho un po' dovuto forzare per questa particolare fic, sto cercando di descrivere Duo come lo vedo e l'ho sempre visto io: distrutto dal dolore e dal rimorso, ma che tiene tutto dentro, indossando solo una maschera, e tutto questa sofferenza a poco a poco rompe la superficie e dilaga: ecco come esplode Shinigami. Forse sembra un luogo comune, per me è molto difficile da spiegare, ci riesco meglio scrivendone nelle fic #__#

Ci vediamo al prossimo capitolo minna!