Era la notte del nostro sedicesimo Capodanno. Il cielo era stranamente
chiaro e osservavamo il cielo, i fiocchi di neve scendere lenti e
inarrestabili. Era incredibile poter godere finalmente di un po' di pace.
Niente più guerra, niente più vittime innocenti, niente più barbari
massacri. Eppure eravamo soli, con il nostro bagaglio di dubbi, di memorie.
Avevamo dimenticato il significato della speranza. La guerra aveva
stroncato molte vite, non avevamo avuto nessuna garanzia per poter essere
certi di arrivare alla fine. Così, pian piano, lentamente, la visione di un
cammino si era oscurata, concentrata invece su un faticoso presente. Ma
allora cos'era che mi aveva spinto avanti, cosa?? La speranza di
riscattarmi dal mio passato? L'ideale di pace che andavamo propugnando a
suon di colpi di metallo? No, non riuscivo a capire. Anche in quel momento,
lì con te, il mio cuore non trovava pace, batteva insistentemente,
furiosamente. Mi voltai con l'intenzione di rivolgerti la parola, ma quel
cuore che batteva così velocemente saltò un battito nel vederti
così.sereno. Il capo alzato verso il cielo, gli occhi fissi nella vastità
dell'oceano scuro sopra di noi.forse era una visione troppo bella per il
mio cuore oscurato dalla guerra. I capelli ti coprivano gli occhi, quelle
tue iridi di un blu tanto intenso che meritavano di essere ammirate
all'intensa luce del sole, non di essere nascoste dalla foschia di quella
notte senza fine. Non riuscii a trattenermi dallo scostarti una ciocca dei
tuoi capelli di seta. Ti presi di sorpresa, lo capii dal tuo sguardo, dal
moto repentino con cui la tua testa si voltò verso di me. Una sensazione
strana mi attanagliò lo stomaco nel vederti così. Una rivelazione lampeggiò
nella mia mente, chiara come nient'altro prima nella mia vita. Ti amavo. E
il mio amore per te era così grande, così sconfinato che anche se avevo
superarlo battaglie su battaglie per te, avrei dato la vita in
quell'istante per regalarti un futuro felice. Era intensa, era quasi
fisicamente doloroso, tanto da togliermi il respiro, quell'emozione. Non mi
accorsi che stavo piangendo fino a quando una tua mano mi sfiorò il viso
per asciugare le lacrime che scendevano copiose. Ora nei tuoi occhi era
dipinta sorpresa, di nuovo, e brillavano, potevo vederlo chiaramente. Eri
tu tutto ciò che mi importava nella vita. Non importava se lo avresti
accettato o no, sarebbe rimasto eternamente dentro di me e non vi avrei
rinunciato più, ora che avevo capito che il mio amore mi aveva tenuto vivo
fino ad allora. La tua voce ruppe il silenzio e le tue parole risuonarono
nell'aria come note di una preziosa sinfonia: "Se i tuoi occhi sono lo
specchio della tua anima, allora ti prego, fammela conoscere."
Questa volta fu il mio turno di essere sorpreso. Non ero io quello che
doveva fantasticare di amori impossibili, sofferenze di sentimenti non
corrisposti ecc.?
Sul tuo volto si dipinse un sorriso tenero, dolce, sconosciuti a quella
bocca che doveva essere così velluta.
Fui preso improvvisamente dall'imbarazzo e mi allontanai, nascondendo le
sensazioni strane che avevi evocato in me. Andai a sedermi in un angolino
di quel fazzoletto di terra, incurante della neve, incurante dell'acqua.
Sentii qualcosa di morbido sfiorarmi il braccio. Era il ricetto che avevamo
accolto in casa pochi giorni prima. Non aveva un nome, era solo un povero
micio solo e affamato di affetto, quello che ero stato io prima di essere
accolto alla chiesa Maxwell. Forse era per quello che lo sentivo così
vicino, perché apprezzavo la sua compagnia. Lo presi in braccio dolcemente
e cominciai ad accarezzarlo, a lisciargli il pelo morbido tra le orecchie.
Presto sentii un'altra presenza, la tua. Rabbrividii involontariamente, e
un braccio giunse a circondarmi le spalle. Alla ricerca di calore umano mi
strinsi maggiormente a te. Alzai il viso per vedere il tuo viso, per
ammirare da vicino i tuoi occhi blu cobalto, e trovai che la cosa più
vicina in quel momento erano le tue labbra di fragola. Non furono che
secondi, e poi più niente ci separò. Le tue labbra furono sulle mie, e quel
Capodanno non furono più spese parole.
