"Alice ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze passate o cosa?"
"Cosa."
da 'Alice nel Paese delle Meraviglie'
di Lewis Carroll
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Sentivo il suo palmo spingere sul dorso della mia mano aperta contro il muro.
Cristo Santo mi aveva già messo le mani ovunque e non mi aveva neanche ancora chiesto
'Come ti chiami?'
Ecco, appunto.
'Non te lo dico.
Chi cazzo ti conosce'
'Ti sto per fottere almeno dimmi a chi lo sto facendo'
Non aveva tutti i torti il buzzurro.
Dovevo smettere di andare in giro a farmi la peggio feccia di Cambridge.
Prima o poi con la mia arroganza avrei offeso la persona sbagliata.
Ma ero al terzo anno e ormai era come una personale tradizione.
Inaugurare l'anno accademico con rimorchio anonimo e scopata.
Questo l'avevo recuperato in uno dei pub dell'estrema periferia.
Più lontano era dal campus, meno cazzate rischiavo di fare.
Ci avevo messo la solita mezzora prima di avere il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Lui invece mi fissava senza controllo e senza pudore.
Mi guardava come se non avesse mai visto un uomo prima di me, ed effettivamente visto l'ambiente che frequentava, non faticavo a crederlo.
Ragazzetto interessante, alto moro e sudicio quel tanto che bastava per farmi venire voglia di abusare della sua compagnia, prima di rinchiudermi nei corridoi immacolati del college più prestigioso d'Inghilterra -si d'accordo, uno dei due college più prestigiosi d'Inghilterra*.
(*naturalmente l'altra università è Oxford. Oxford fu fondata nel 1096, Cambridge nel 1231.
il tono sarcastico è riconducibile alla pluri centenaria competizione tra i due prestigiosi atenei)
E in ogni caso, quando l'avrebbe mai vista una pelle come la mia?
Quando entrai in bagno mi detti i soliti sette minuti.
Se non fosse entrato in quel lasso di tempo sarei uscito e addio.
Ne erano passati quattro.
Più dell'ultima volta,
meno della prima.
Stavo perdendo colpi?
Mi avvicinai alla porta per affacciarmi e controllare ma si aprì all'improvviso.
Quattro minuti e mezzo.
Ci scambiammo due parole che insieme non facevano una frase e aveva già le mani ovunque.
E' questo che mi piace dei ragazzi dei bassi fondi,
sanno per cosa vale la pena rischiare la galera.
E nonostante siano froci persi, sprizzano virilità da ogni lembo di pelle.
Non hanno grazia.
Non hanno regole.
E per una volta, quello che ero, non contava nulla.
Non rappresentavo altro che una mano sulla parete.
Cambridge, 9 Marzo 1937
Dentro o fuori.
La vita è fatta di attimi di indecisione e scelte sospese sul filo di una logica inesistente e forse inutile.
Fissavo il vetro della finestra della sala da tè accanto alla biblioteca e continuavo a chiedermi se l'insetto fosse dentro o fuori.
Eppure sarebbe bastato un gesto, una mano incurante, uno spostamento d'aria, forse d'ali, per capire dove fosse.
Ma io, lo fissavo.
Dentro o fuori.
Essere o non essere.
Ma poi, essere davvero cosa?
'Un coglione.
Ecco che cos'è'
Proprio quando sentii la mia spalla muoversi per indirizzare il braccio verso la finestra, la voce di Niall Horan, impostata sul suo tono più arrogante, spezzò l'aria fumosa della stanza.
'Solo un coglione rinuncerebbe al trono d'Inghilterra per una donna americana'
Non gli bastava donna, doveva aggiungere la provenienza per rendere meglio l'idea.
Come se rinunciare al trono d'Inghilterra per una donna inglese non sarebbe stato ugualmente folle.
'Ti faccio notare che stai dando del coglione al Re d'Inghilterra, non so neanche se ci sia la pena capitale per questo'
La capacità di Liam Payne di non cogliere mai il vero significato di una conversazione non smetteva mai di stupirmi.
Aveva l'ambiziosa certezza che per rimettere in ordine un posto dopo un tornado, bastasse rimettere in piedi i candelabri d'argento.
Non era colpa sua.
Tutta l'alta società inglese aveva l'ottusa convinzione che l'apparenza di una casa ben illuminata, nel giorno di ricevimento, sarebbe bastata a nascondere generazioni di scandali sciagurati.
O che i cavalli ben addestrati bastassero a vincere le guerre.
Piccole selle e briglie strette.
Tutto sotto stretto controllo.
Napoleone non era bastato loro per capire che non controllavano proprio un cazzo.
E neanche un Impero quasi smantellato dopo una guerra vinta.
'Ex Re.
Payne.'
Obiettò Niall.
E continuò.
'Proprio perché è un coglione.
Ha rinunciato al trono per una donna.
Ha rinunciato al trono per una donna americana'
Sentenziò di nuovo.
Rimandai la decisione sull'insetto e intervenni
'Magari Wallis Simpson non è una donna come le altre.
Magari conosce arti che noi non immaginiamo neanche'
Lasciai che quell'affermazione tingesse i bordi della conversazione della cattiveria e della volgarità sufficienti per zittire la finta audacia di Horan e l'ingessato perbenismo di Payne.
E avrei chiuso lì, trionfante nella mia inossidabile capacità di provocare, se nella stanza non ci fosse stato qualcun altro.
'Non essere volgare,
Tomlinson.
Non ti si addice'
Eccolo là.
Appoggiato allo stipite dell'arco d'ingresso solo con la punta della spalla, braccia e gambe incrociate, e uno sguardo troppo invadente per non riempire l'intera stanza.
Harry Styles aveva appena scoperto il mio bluff.
Di nuovo.
Stava lì, fiero,
mai in soggezione,
con una bellezza così sfacciata da intimidire
i secoli di letteratura che gli facevano da cornice.
Anzi.
Avrebbe potuto ispirare ognuna di quelle opere.
E per quello gli sarebbe bastata la presenza.
E mentre agli altri prodigava banale acidità,
io ero la vittima a cui riservava il carisma.
E poi si rivolse a Niall.
'Horan sei talmente stupido che se seguissi il tuo ragionamento dovrei dire che tua madre è americana.
Ma, ironia della sorte, sono io ad avere una madre americana e tutto nel mio essere smentisce la tua teoria.
Tra l'altro non sei neanche inglese, cos'avrai tanto da bearti della provenienza della Simpson dovrai spiegarmelo, almeno gli Yankee l'Indipendenza l'hanno conquistata, voialtri irlandesi ancora subite.
Invece, sarò io ora a raccontarti il più grande segreto d'Inghilterra e non solo'
Mi passò davanti guardandomi in quel suo dannato modo.
Poi si fermò dietro Niall e, facendo leva sui braccioli della sua poltrona,
appollaiandosi vicino al suo orecchio, gli sussurrò ad alta voce
'Il nostro adorato re, non sta abdicando per un'americana
-anche se un'artista, come pensa l'ingenuità di Tomlinson.
si aiutò con un elegante movimento della mano, per umiliarmi con più grazia
Il suo problema non è scoparsi ciò che proviene dall'altra parte dell'Atlantico,
ma simpatizzare politicamente per ciò che si trova un po' troppo oltre Manica'*
(*Edoardo VIII fu re d'Inghilterra e dell'Impero Britannico dal Gennaio 1936 al Dicembre dello stesso anno.
Il motivo ufficiale della sua abdicazione in favore di suo fratello Alberto -salito al trono come Giorgio VI- fu la sua relazione con l'attrice Wallis Simpson, borghese, americana ma soprattutto divorziata -il re d'Inghilterra è, dai tempi di Enrico VIII, anche capo della Chiesa.
Per sposare la Simpson, Edward fu costretto a rinunciare al trono.
Pochi mesi dopo, nel Marzo del '37, suo fratello gli conferì il titolo di Duca di Windsor, titolo che spettò anche a Wallis quando in Giugno diventò sua moglie. Ci sono fondati sospetti che il motivo per cui Edward fu allontanato dal trono non fosse solo la sua passione per Wallis. Tutti sapevano delle sue simpatie per i regimi totalitari, in particolare per la stima che nutriva per la Germania nazista. E infatti l'ex re fu inviato alle Bahamas come governatore per tutto il periodo della guerra e tornò in patria solo dopo che il conflitto finì)
Liam si alzò dalla sedia come se sotto di lui fosse appena scoppiato un mortaio ma prima che riuscisse a cantilenare la sua obiezione, Harry gli stava già rispondendo con sufficienza
'Riposo soldato.
Non vale la pena essere così fedele a un re che rinuncia alla corona per un'americana o per un tedesco.
O peggio.
Per entrambi.
Troppa volgarità.
Troppa, tutta insieme, a profanare la dinastia dei Windsor'
La risata di Niall accompagnò il silenzio di ritirata di Liam.
Nessuno aveva voglia di ricominciare a discutere di Hitler.
Tanto meno di una politica che al momento non ci riguardava.
O almeno, così credevamo.
E in ogni caso nessuno aveva voglia di intavolare una discussione con Harry.
Anche se più giovane, era più intelligente, colto e sfrontato di ognuno di noi.
Era entrato nella mia -nelle nostre vite, solo pochi mesi prima, chissà da dove, chissà perché, ma nessuno, neanche per un secondo aveva pensato che potesse trattarsi di un ragazzo qualunque.
Sicuramente io non avrei rifatto lo stesso errore.
Ancora.
-
Cambridge, Settembre 1936
Sentivo il suo palmo spingere sul dorso della mia mano aperta contro il muro.
Cristo Santo mi aveva già messo le mani ovunque e non aveva ancora chiesto
'Come ti chiami?'
'Non te lo dico.
Chi cazzo ti conosce'
'Ti sto per fottere almeno dimmi a chi lo sto facendo'
Ma sì, di solito il mio nome funzionava perfettamente.
Niente li faceva eccitare come pronunciare il mio fottuto nome.
'Louis.
Mi chiamo Louis'
Almeno questo era quello che succedeva sempre.
Lo sentii avvicinarsi di più, il petto contro la mia schiena.
E con un'insostenibile delicatezza appoggiarsi al mio collo.
'Oh.
Loui.
Vous êtes français?'
Pronuncia perfetta.
'No'
Balbettai.
Anzi.
Mi venne fuori ansimando perché ero io che mi ero eccitato di più.
E lui era entrato.
Come lo sapeva?
'Non è importante.
Io ti chiamerò Louì.
Mi eccita da impazzire'
La sua voce.
Cristo Santo.
Il suo modo di pronunciare il mio nome in due lingue insieme.
Liui.
Solo il battito di due sillabe ed ero completamente suo.
Non ero più neanche in grado di parlare.
Ansimavo e basta.
Avevo tirato giù una bestemmia e lui mi aveva supplicato
'Non essere volgare
Louì, non ti si addice'
E intanto pensavo.
Pensavo che i ragazzi dei bassi fondi non parlavano francese, figurarsi con quella pronuncia.
Pensavo, sentendomele addosso, che mani così di seta non potevano essere di un operaio.
Pensavo che i buzzurri non protestavano per una bestemmia e non profumavano di bayles.
Ma allora cosa era?
Anzi, chi cazzo era?
E perché invece di terrorizzarmi la cosa me lo faceva venire ancora più duro.
E infatti smisi anche di pensare.
Anche quando finimmo e si arrese sulla mia schiena, la sensazione di pienezza fu assoluta.
E non si mosse, e neanche io, rimanemmo fermi sul nostro piacere, come fossimo d'accordo.
Come a volerlo sublimare in un silenzio che separasse il momento surreale che avevamo appena vissuto e la realtà –o la semirealtà- della vita che ci aveva condotti lì e che da lì ci stava per trascinare via.
Un'isola di piacere, in mezzo a un mare di silenzio.
Senza sapere quanto le sponde reali delle nostre vite fossero lontane.
Quando si staccò da me riuscii con fatica a rimettere insieme i miei sensi e ritornai alla domanda che in quel momento era fondamentale.
Chi cazzo è.
Provai a star dritto e darmi un tono di indifferenza.
Fare una domanda necessaria con l'aria di uno a cui non frega nulla.
'Tu invece saresti?'
Chiesi fissandomi i bottoni della camicia.
Mi guardò con aria di sufficienza ma vidi una piega al lato delle labbra rigargli appena un sorriso.
'Non te lo dico.
Chi cazzo ti conosce'
Mi guardò di nuovo.
Questa volta in modo diverso.
Mi guardava come se fossi nudo davanti a lui.
No, mi guardava come fossi nudo solo per lui.
E poi andò via.
Gli riconobbi una risata sarcastica sulla schiena.
Mi ero appena fatto fottere da uno sconosciuto.
In tutti i sensi.
Con tutti i sensi.
E stavo ridendo.
Terrorizzato.
L'unica triste vittoria che il bastardo mi lasciò, dopo che qualche settimana prima si era approfittato di me in bagno –d'accordo ero assolutamente consenziente e anche di più ma io non sapevo chi fosse e quindi ero io quello che era stato usato- fu il fatto di aver pagato il conto per entrambi.
E non era effettivamente quella la vittoria –e dopo anzi, l'avrei anche rimpianto-, anche perché ad essere onesti avrei potuto pagare il conto dell'intero locale solo con la paghetta settimanale di quando avevo 12 anni, la vittoria era il fatto che avesse pagato prima di raggiungermi in bagno.
Quindi, dai quattro minuti e mezzo che mi aveva fatto aspettare, bisognava togliere il tempo che aveva impiegato per pagare il conto.
Sono uno puntiglioso.
Ci tengo ai dettagli.
E lui praticamente si era fiondato in bagno non appena mi aveva visto allontanarmi.
In sostanza, molto probabilmente, avevo battuto il mio record personale di tempi di abbordaggio.
(in realtà quella sera avevo battuto anche altri record, di cui però andavo troppo fiero)
E se il buzzurro non avesse deciso di fare il gentiluomo ne sarei anche completamente certo.
Peccato che di certi record non potessi vantarmi in giro e dovessero rimanere cose solo mie,
come i calendari dei detenuti sui muri delle carceri; incomprensibili, incoraggianti e necessari.
Pensavo a questo, in cortile, durante una pausa tra due lezioni, mentre Liam si lagnava dell'orario dei corsi e Niall del suo nuovo compagno di stanza, matricola e sordomuto, sempre gli stessi discorsi, sempre le stesse lamentele.
La noia.
II nulla.
In realtà pensavo allo sconosciuto anche durante le lezioni, a mensa, mentre giocavo a tennis, mentre mi lavavo i denti e mentre fissavo il libro di relazioni internazionali in biblioteca.
Più che dal record ero ossessionato da chi fosse il fottuto bastardo che mi ero scopato nel bagno del pub –d'accordo, era lui che si era scopato me ma in ogni caso la questione non cambiava.
Conosceva il mio nome e non era un operaio o uno di quei decerebrati che frequentavano quei posti.
Ma chi diavolo fosse era impossibile capirlo.
Era uno sconosciuto e conosceva il mio segreto.
Certo era anche il suo segreto ma era della mia vita che mi preoccupavo, non della sua.
Non era la prima volta che mi infilavo in uno di quei pub per cercare una facile compagnia.
Sapevo quali sarebbero state le conseguenze di quello che facevo ma sapevo anche che una storiella lontano dal mio ambiente, dove nessuno conoscesse il mio nome, era un rischio che potevo permettermi di correre.
Ma quella sera avevo fatto un errore.
E poteva costarmi davvero caro.*
(*Qui il discorso è ampio ma cercherò di sintetizzarlo il più Inghilterra le leggi contro l'omosessualità sono sempre state dure.
In realtà si tratta di una sola legge, la Buggery Act, datata 1533, ai tempi di Enrico VIII, e prevedeva la pena capitale per i reati di sodomia.
Solo nel 1861 la pena di morte fu sostituita dalla pena detentiva. E' per questa la legge che Oscar Wilde dovette subire il carcere.
La legge fu abolita solo nel 1967, trent'anni dopo le vicende che sto raccontando)
'Eccolo là.
E' quello lì.
Lo spostato'
Se non urlava non era contento.
Ogni volta che ero sovrappensiero.
Niall e il suo tono di voce inopportuno.
E puntuale il commento saccente di Liam.
'Guarda che è sordomuto, non ritardato'
Mi voltai seguendo le loro voci, ancora assopito sui miei dubbi.
E infatti pensai di essere sull'orlo della peggiore pazzia possibile.
Lo vidi da lontano.
Eccolo là, davvero.
Tagliava il prato per raggiungere l'ingresso della facoltà, noi eravamo dall'altro lato del portico.
La visuale non poteva essere delle migliori, un cecchino l'avrebbe saputa scegliere meglio.
Lo stesso passo elegante, capelli più corti, e la stessa aria da figlio di puttana strafottente.
Era lui, senza dubbio.
'Eccolo là'
Mi concentrai e poi mi rivolsi a Niall.
'Scusami, quello è il tuo coinquilino?
Il sordomuto?'
'Si Louis.
Proprio lui.
Lo spostato'
Ancora Liam si intromise
'E' sordomuto non ritar..'
'Liam abbiamo capito.
E ora per favore taci.
Come hai detto che si chiama il tuo coinquilino Niall?'
(è anche possibile che mi sia apparso un ghigno diabolico su un lato delle labbra)
'Te l'ho detto almeno venti volte Tomlinson'
'Aggiungi la ventunesima, magari stavolta me lo ricordo'
Ballavo sulla mia impazienza.
"Harold.
Harold
Styles
Sordomuto.
Che animale.
Anche se un po' mi veniva da ridere.
Immaginai Niall in quella stanza a smadonnare perché non poteva farsi capire e quello a prenderlo silenziosamente per il culo.
Ignorai completamente le domande successive di Horan e cominciai a seguire il buzzurro gentiluomo tagliando dal portico.
Sembrava avere fretta ed era quasi impossibile stargli dietro con quelle gambe da stambecco.
Lo vidi entrare nel bagno del piano e aspettai che le aule si riempissero e il corridoio si svuotasse.
Prima conosceva il mio nome e io non sapevo chi fosse.
E questo mi aveva tolto il sonno e tormentato i pensieri.
E l'aveva fatto apposta il bastardo.
Ma adesso, io sapevo chi fosse lui.
Nome e cognome batteva solo nome.
Anche se francese, anche se eccitante.
(no, ecco, meglio concentrarsi su altro)
Adesso però ero io quello in vantaggio.
Quando aprii la porta ci scontrammo, di nuovo.
Sembrava un deja vu.
Gli dissi la stessa cosa.
'Spiacenti'
La stessa che lui aveva detto a me entrando nel bagno del pub.
Lo dissi con quella tracotanza vendicativa di chi è in vantaggio.
Poi lo guardai.
E un po' morii.
Tutto quello che il mio sguardo timido, il fumo del pub, le luci basse del bagno, gli effetti dell'alcol, la bramosia del sesso, l'eccitazione del suo alito e del suo francese e l'ansia per ciò che lui sapeva di me e io non sapevo di lui, tutto ciò che quella notte si era infilato nelle pieghe della mia noncuranza, era ora davanti a me in tutta la sua prepotenza.
Era come guardare Medusa.
Il mio sguardo era ipnotizzato.
Sembravo un bambino al Luna Park.
Le giostre, le luci, lo zucchero filato.
I miei occhi erano pallottole impazzite.
Cristo Santo ero diventato io il sordomuto.
La bocca, gli occhi, i capelli, il collo, la pelle.
Lui non si lasciò sfuggire l'occasione e mi rubò la battuta.
'Salve'
Hi, inclinando leggermente la testa.
Ancora con quel sorrisetto appena accennato e il tono imbevuto di sarcasmo che ora ovviamente gocciolava fastidiosamente su di me.
Lui e la sua dannata capacità di rendere sensuali le parole.
Lui che mi guardava in quel modo maledetto.
Harry Styles che mi stuprava solo con lo sguardo.
Un solo battito di ciglia e accarezzava tutto il mio corpo.
E come se la sua lingua leccasse ogni centimetro di pelle.
Era la delicatezza di un alito di vento su un corpo bagnato.
'Oh Loui,
hai l'aria di Alice che ha seguito il bianconiglio e non sa quale porta scegliere.
(fece una smorfia e se si fosse trattato di un altro avrei pensato che volesse togliermi dall'imbarazzo)
Magari a questo punto sarebbe elegante e opportuno presentarmi. Sono Har…'
'Stili di Harold'
Lo dissi fingendo quasi di ignorarne l'importanza.
Neanche la soddisfazione di bearmi della vittoria.
Naturalmente non avevo vinto un cazzo.
E naturalmente dovetti pagarla subito.
'Loui,
sono stato ospite nel tuo culo,
ti è permesso chiamarmi Harry.
E ti darei la gioia di una replica,
ma in questo momento sono in ritardo per la lezione'
Poi, nel salutarmi disse la cosa.
'Ci vediamo in giro piccolo Lord'
Avevo una sensazione peggiore di quando andò via dal pub.
Sapeva di me molto di più di ciò che io sapessi di lui, ancora.
E io l'avevo sottovalutato.
Di nuovo.
Sarei dovuto essere terrorizzato e invece il cervello tamburellava su un'unica frase.
E ti darei la gioia di una replica.
E un'unica disastrosa domanda.
Quando?
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Per i trailer di OSD -che potrete trovare su YouTube ringrazio Anthea
La canzone originale di OSD è 'Blue drowns in green'
musica, testo, interpretazione di Irene di Brino.
(anche il video del pezzo musicale è stato realizzato da Anthea)
Grazie a Federica Tedeschi per il disegno dell'intestazione di quasi tutti i capitoli.
One Sole Direction è tradotta anche in inglese da Alessia Bauco e in francese da Doua e Diana.
E grazie a tutti coloro che seguono leggono condividono recensiscono citano e commentano questa storia.
L'hashtag sia su Facebook che su Twitter è #OSD
