I need you

Jane si spostò leggermente sul divano, inclinando la testa da un lato per osservare meglio Lisbon – i capelli che le coprivano parzialmente il viso, mentre era assorta nella lettura del fascicolo relativo all'ultimo caso.

Sorrise. Vederla così rilassata in sua presenza era una novità che ancora adesso non mancava di stupirlo piacevolmente. Fino a neppure troppo tempo prima era sufficiente che lui si affacciasse nel suo ufficio perché lei si mettesse immediatamente sulla difensiva. Anche a ragion veduta, a volte – doveva ammetterlo.

Aveva sempre trovato particolarmente divertente far perdere le staffe a Lisbon, soprattutto nei primi tempi. Aveva passato ore a stuzzicarla, con il solo scopo di vedere sul suo viso quello sguardo esasperato che negli anni aveva imparato a conoscere così bene.

Poi, ad un certo punto, si era reso conto di preferire i rari momenti in cui riusciva a farla sorridere. Momenti preziosi, che custodiva con cura nella memoria.

E così, quasi senza accorgersene, si erano trovati legati da una curiosa, precaria forma di amicizia – che tuttavia era sopravvissuta anche ai momenti più difficili.

Perché Lisbon era l'unica persona di cui si fidasse veramente – l'unica a cui tenesse sul serio, sia pure a modo suo. E Lisbon a sua volta non poteva fare a meno di proteggerlo – perfino quando avrebbe avuto tutte le ragioni per agire diversamente.

Entrambi feriti dalla vita, potevano scorgere con maggior chiarezza le fragilità l'uno dell'altra. E comprenderle.

Le cose erano leggermente cambiate dopo l'arresto di John il Rosso. Jane si era come ritirato in sé stesso – una sorta di meccanismo di autodifesa, per impedire che il peso di tutti quegli anni gli rovinasse addosso di colpo, rischiando di travolgerlo.

E Lisbon… Lisbon si era presa cura di lui, semplicemente. Era stata al suo fianco – una presenza discreta e confortante – senza mai oltrepassare la soglia. Come avrebbe potuto fare una sorella. Di questo le era segretamente grato.

Ironia della sorte, lui che aveva il dono di intuire i pensieri e i sentimenti più riposti delle persone che gli stavano di fronte, non era stato capace di riconoscere la vera natura di ciò che provava per lei. O forse, inconsciamente, si era rifiutato di farlo. Perché questo avrebbe significato mettersi di nuovo nella condizione di avere qualcosa da perdere. Cosa che si era ripromesso di non fare mai più – dopo quanto era accaduto alla sua famiglia.

Era stato solo quando aveva davvero rischiato di perderla che si era ritrovato a dover affrontare la verità. In una frazione di secondo – mentre Lisbon crollava tra le sue braccia, colpita da un proiettile destinato a lui – aveva capito.

Aveva bisogno di lei. Più di ogni altra cosa.

Inutile cercare di negarlo.

In quel momento si era trovato ad aggrapparsi ad un unico pensiero incoerente: Ti prego, fa' che si salvi. Per favore.

Questo era quanto di più vicino ad una preghiera gli fosse mai capitato di formulare nella sua intera esistenza. Inaspettatamente, era stato esaudito.

Ed aveva scoperto qualcosa di ancora più incredibile. Anche Lisbon aveva bisogno di lui.

D'impulso si alzò, avvicinandosi alla scrivania e posando gentilmente una mano sulla spalla di Lisbon – accarezzandola piano con le dita.

"Ti andrebbe un caffè?"

Lei sorrise al tono affettuoso con cui Jane aveva parlato. Si scostò i capelli dal viso per guardarlo negli occhi.

"Mi hai letto nel pensiero".

Jane scosse il capo, e replicò con una sfumatura di divertimento: "Non che fosse particolarmente difficile".

"No", ammise lei.

La sua mano cercò quella di Jane, intrecciando brevemente le dita tra le sue.

"Vado a prepararti il caffè", sussurrò lui.

"Grazie".