A/N: Questa è la mia prima FF. Spero davvero che vi piaccia perché sono molto legata a questa storia! Mi sono distaccata dalla trama originale perché non volevo che la relazione tra Esme e Carlisle fosse quasi inesistente durante la vita di lei, ma volevo che il loro fosse un rapporto più lungo e complesso. La storia si svolge durante la vita di Esme;i fatti che riguardano la loro storia sono diversi da quelli descritti nel libro, quindi siete avvisati!E'comunque una bella storia d'amore, ogni suggerimento e/o critica per migliorala sono ben accetti!Buona lettura^^

"Esme!muoviti o farai tardi al lavoro"urlò la voce di sua madre di prima mattina.

La giovane ragazza seduta sul davanzale della finestra della sua camera, guardava il cielo nuvoloso, persa tra i suoi pensieri,mentre si acconciava i capelli in un nodo dietro la testa "Columbus e il suo tempo impossibile…Ma quanto bisogna aspettare per un po' di sole?"

"Esmeeee!Non vorrai mica farti licenziare dai signori Mayer?"

La fanciulla sbuffò e tornò sulla terra "Arrivo!"

Il vento freddo di Aprila la schiaffeggiava violentemente,nella luce pallida della mattina. Le strade erano già colme di gente che si affrettava a fare faccende quotidiane,senza fermarsi a parlare per il freddo. A mano a mano che la ragazza si allontanava da casa ed entrava nella zona residenziale della città, l'atmosfera cambiava, le facce conosciute erano sempre più rare e il silenzio si impossessava di quegli eleganti viali di ciliegi e case bianche.

Ogni tanto passava una carrozza lentamente. Ad un tratto nella nebbia ne apparve una, che rallentò proprio accanto ad Esme. La tendina si scostò ed apparve il meraviglioso viso di un uomo. Un uomo che Esme conosceva bene "Buon giorno Dottor Cullen."

Lui sorrise "Buon giorno Platt, posso darle un passaggio?"

Lei non rallentò il passo "No grazie, tra pochi isolati sono arrivata. Non vorrei che facesse tardi al lavoro"

"Nemmeno io"disse lui con un tono davvero troppo convincente

Un po' titubante la ragazza salì sulla carrozza "Dove?" "In viale Manchester, alla casa dei Mayer, grazie". Il dottore sembrava perfettamente rilassato e sorrideva; ad Esme non era mai andato a genio quell' uomo: sempre gentile, bello e …giovane?La sua fantasia era a briglia sciolta, come sempre.

" Come si trova dai Mayer?" disse lui rompendo il silenzio "Oh, sono persone favolose,davvero molto gentili con me"

"Già…"le rispose, ma con tono poco convinto. Prima che cadesse di nuovo un silenzio imbarazzante, la carrozza si fermò davanti ad una meravigliosa villa. "Grazie" mormorò Esme.

Si guardarono per un' istante che parve essere eterno, poi le si impose di scendere. La brezza mattutina la fece tornare in se; quell' uomo la turbava terribilmente….

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La casa era in fermento. I domestici ovvio, i padroni probabilmente ancora dormivano.

Lady Winklet richiamò tutti all' ordine " Stasera ci saranno ospiti molto importanti, quindi dovete far risplendere questa casa. Ho bisogno che ognuno di voi si fermi stasera fino a tardi per aiutare durante la cena, ovviamente verrete pagati con degli straordinari." Aggiunse in seguito al mormorio di dissenso che si era alzato dai domestici.

Lavorarono duramente tutto il giorno; quando la finalmente arrivò erano tutti molto stanchi.

Solo quando fu completamente buio i primi ospiti cominciarono ad arrivare, nonostante la casa brillasse di argenti cristalli e fosse piena di cibo, c'era una strana atmosfera nell'aria: tesa,non proprio da festa. Le persone presenti in sala erano tutte fredde, pallide e cupe; Esme che si era aspettata molta più gente fu felice di dover servire solo una decina di persone. Facendo avanti e indietro coi vassoi di bibite coglieva i loro banali discorsi sulla vita dell' alta società, ma in realtà la vera vita che lei vedeva tutti i giorni per le strade della città non li sfiorava neppure, pensò Esme amaramente.

Verso mezzanotte gli uomini si ritirarono nello studio del sig. Mayer, e lei fu costretta a sorbirsi i frivoli pettegolezzi delle signore, mentre sparecchiava la tavola. Un paio , molto pallide, però non sembravano particolarmente prese dai loro discorsi.

Ad un tratto Esme sentì un forte rumore in cucina. Corsa a vedere cosa fosse successo, trovò Thomas con la mano sanguinante e il vassoio dei bicchieri ai suoi piedi. "Mi dispiace, sono inciampato"

"Sta tranquillo ci penso io a pulire. Fammi vedere la mano." Disse lei con tono pratico.

Il taglio era molto profondo e sanguinava copiosamente. "Non puoi continuare a lavorare così Tommy. Devi andare da un dottore."

"Ma i signori di sopra aspettano lo scotch…" "Stai tranquillo ci penso io." lo rassicurò lei.

Thomas non sembrava molto convinto; la prese e la trascinò in un' angolo della cucina e con tono basso e misterioso disse " Esme ascolta, ho l' ordine di portare oltre allo scotch, come dire, delle ragazze di sopra…" Inizialmente Esme non capì cosa intendesse "Dai Esme! Come pensi che si divertano i ricchi?Sei davvero così ingenua a pensare che parlino di affari?" -Si…- pensò lei.

Era davvero disgustata: quei gentiluomini,con le mogli al piano di sotto per giunta!Non sapeva proprio cosa dire.

" Tranquilla, le ragazze vanno via da sole la mattina presto, tu devi solo portarle di sopra e lasciarli in pace. Poi puoi andare a casa." Lei annuì " D'accordo però adesso vai da un dottore altrimenti rischi di morire dissanguato!" "Si hai ragione, credo che andrò dal dottor Cullen, è davvero un brav' uomo!" lei strinse le labbra " Già…"

In quell' istante qualcuno busso alla porta sul retro della cucina. " Vado io." Disse la ragazza.

Fuori c'erano tre ragazze molto giovani e spaventate a morte. Esme prese il vassoio con scotch e sigari e le fece strada.

Per le scale una ragazza cominciò a singhiozzare sommessamente – poverina- pensò Esme- doversi prostituire così giovani; la fame è davvero una brutta cosa. - "Stai tranquilla" disse una ragazza dai capelli rossi, che sembrava la più grande. Erano davanti alla porta "Tutto ok?" chiese Esme "Si, è solo che ogni volta che vengono mandate delle ragazze, non tornano mai indietro." Il sangue le si gelò nelle vene, e per poco non le cadde il vassoio dalle mani "Mai?".

Le ragazze scossero tristemente la testa "E' un mistero…"

Esme si fece coraggio ed aprì la porta, la testa completamente vuota le ronzava. "Ecco lo scotch e le ragazze signori" "Dov'è Thomas?" chiese il sig. Mayer in tono sospettoso "Si è ferito, signore. E' dovuto andare da un medico." Aveva la strana sensazione che tutti in quella stanza avessero gli occhi puntati su di lei, ma in modo strano…come se volessero mangiarla.

"Se non ha più bisogno di me io mi ritirerei, signore" "Ma certo, buona notte Esme." Lei si girò troppo in fretta,voleva fuggire da quel posto da cui le mancava l' aria.

"Esme" la ragazza si voltò titubante "Non vogliamo essere disturbati per nessun motivo"

"Si signor Mayer, buona notte". E con un ultimo sospiro si chiuse la porta alle spalle.