Salve a tutti! :)
Premetto che è la prima Fanfiction che scrivo.
Da avida lettrice di Fanfiction, dopo anni in cui questa storia mi ronzava in testa, ho deciso di farmi coraggio e finalmente iniziare a scriverla.
Purtroppo non ho un Beta e spero siate tutti clementi con una povera principiante come me xD
Che dire, scusate il papiro e...spero vi piaccia.
La storia è ambientata tra la 3a e la 4a stagione.
Fino all'ultimo respiro
...Perché il nostro respiro è quello del mondo. È nella sua aria, nella terra, nelle sue acque e nel fuoco.
E finché il cuore del mondo continuerà a battere, non importa il tempo o lo spazio che ci divideranno, se saremo re o servitori, se nelle nostre vene scorrerà sangue o magia...saremo tutti un'unica cosa, vivremo tutti come 'uno' nel suo respiro. Un uno da amare come fratello, un uno da proteggere e salvare; come sangue del nostro sangue, respiro del nostro respiro...fino all'ultimo respiro...
Prologo
I due cavalieri erano seduti tra le rovine di un antico castello attorno ad un fievole fuoco le cui fiammelle danzavano in giochi di luci e ombre sui loro volti. Era notte fonda e solo i sussurri del vento e i lamenti delle civette erano testimoni dei loro discorsi.
La luna era alta, anch'essa presente in quello che sarebbe stato un momento importante per due mondi, o per meglio dire due tempi.
Una battaglia stava per svolgersi all'invenire, ma era una semplice battaglia, di quelle che troppo spesso avevano visto e affrontato.
Due cavalieri, uno calmo, sicuro…l'altro nostalgico di un futuro che non avrebbe mai visto, in un passato che non avrebbe mai vissuto.
"Arthur ..."
"Dimmi Gareth, sei troppo serio stanotte. Che fai, pensi a lei?"
"No, cioè…sì."
L'altro cavaliere, rise.
"Non ridete Arthur, non è come pensate"
"Ah no?" continuò a scherzare lui. Ma alzò lo sguardo sul volto dell'altro e ciò che vi lesse lo fece tornare serio.
"Gareth, cosa c'è?"
"Avete ragione. Penso a lei"
L'altro cavaliere, quello la cui dorata chioma rifletteva la luna, sorrise ancora.
"Lo sapevo, è raro che io mi sbagli"
Gareth rise e diede al suo compagno un leggero pugno sulla spalla. Era la norma tra cavalieri, si scherzava così, ci si consolava così.
"Smettetela di fare il solito sbruffone"
"E tu smettila di divagare…arriva al punto" lo punzecchiò l'altro.
"Ok" tirò un forte sospiro e si preparò a parlare, come in confessione. In un sussurro, ma così deciso da smuovere montagne. Lo inchiodò con lo sguardo.
"Voglio che mi promettiate un cosa."
Allora il cavaliere, Gareth, si portò la mano al collo e scoprì da sotto la casacca una catenina. Se la sfilò e la porse al compagno. Dalla catenina pendeva un anello.
"Promettetemi che, dovesse succedermi qualcosa stanotte, quando l'avrete trovata, le darete questo e le direte che nonostante tutto, nonostante la distanza, i nostri battibecchi, il nostro breve tempo e soprattutto…" sospirò ancora e alzò lo sguardo che in un momento di incertezza aveva abbassato.
Poi continuò con un sorriso intenerito ma appena accennato "…soprattutto la sua maledetta cocciutaggine, io…io l'avrei sposata. Promettetelo…che glielo direte. Glielo dirai vero Arthur?"
L'altro ricambiò il suo sguardo deciso con uno confuso.
"Ma tu non morirai oggi Gareth…è solo…una semplice battaglia. Ne abbiamo viste e vinte tante così"
Il suo compagno gli prese la mano in cui aveva deposto l'anello e stringendoglielo forte nel pugno disse:
"Promettimelo Arthur!"
Arthur, il principe, levò gli occhi, quegli occhi che sapevano rifletter il cielo, e sicuro più che mai, sebbene incerto sul perché sussurrò "Lo prometto!"
Quella mattina, dopo qualche ora di ricerche, un urlo di donna, un urlo di dolore, squarciò il sussurro del vento, la serenità del cielo. Quella stessa mattina seguendo quell'urlo, un cavaliere fu ritrovato disteso, con lo sguardo rivolto a quello stesso cielo, ma nascosto dal sonno eterno.
L'altro cavaliere, il principe, vi si avvicinò, gli pose una mano tremante sul fianco ancora sanguinante, e strinse il pugno sul petto del compagno. Poi, mentre una lacrima rigava la sua guancia sussurrò: "te lo prometto!"
Wendigo
I capitolo
3 anni dopo…
Erano trascorsi circa nove mesi dagli eventi della tavola rotonda, e molte cose erano cambiate a Camelot.
"MERLIIIN!"
...O quasi.
Le urla funeste dell'ormai reggente Arthur, raggiunsero le orecchie di un certo mago.
"Mi cercavate sire?" una testa corvina fece capolino nelle stanze reali come se nulla fosse.
"Sono tre ore che ti chiamo, sei forse sordo?"
"Ehm, no. Credo che tutto il castello, anzi no, l'intera Camelot abbia udito le vostre urla in effetti"
Il principe guardò il suo servitore con gli occhi ridotti a fessura e il solito broncio.
"Merliiin" ringhiò.
"Cosa c'è? Non avete fatto colazione stamattina?"
Il giovane, che nel frattempo era entrato nella stanza ed aveva iniziato a raccogliere la roba buttata in terra alla rinfusa dall'indisciplinato principe, lo guardò scocciato. E schivò prontamente un libro che lo stesso gli lanciò. "Ohi!"
"Innanzitutto non puoi rivolgerti a me così. E poi, cosa c'è? C'è che ho mandato quella...serva a prendermi da mangiare un'ora fa e ancora non è tornata."
"Lo sapevo, non avete fatto colazione" Merlin sorrise vittorioso indicandolo con una mano, mentre con l'altra manteneva in bilico una pila di abiti sporchi.
"Merlin!"
"Va bene, ho capito...provvedo subito sire. Vado nelle cucine reali sire!"
"No, cercami quella scansafatiche e portamela qui! Ho a che fare con una banda di idioti!"
"Vi ho sentito!" rispose il mago indispettito.
"Bene!"
"Bene!" lo imitò il ragazzo.
Arthur lo guardò in cagnesco.
"Vado..." uscendo sussurrò "che caratteraccio!"
"Cosa?"
"Ho detto, 'che tempaccio'"
"Bene...vai!"
"Uff!" riuscì ad evitare in tempo anche il calice che il principe gli aveva tirato dietro.
Richiudendo la porta ripeté "che caratteraccio"
Si avviò in cerca della ragazza sperando di cogliere in giro nei corridoi del palazzo un segno del passaggio della sua testa riccioluta.
Pensando alla giovane e ad Arthur, sorrise. Aveva capito in realtà che il principe più che semplicemente arrabbiato, era preoccupato. Non si sparisce nel nulla sulla via dalle cucine reali. E' vero, cose del genere sovente erano accadute a Camelot, ma era un po' che fatti strani non si verificavano, e tutti erano un po' in allerta perché si sa, la pace non può durare per sempre. Soprattutto con Morgana in circolazione.
Se quindi, alla serva, fosse accaduto qualcosa? Era meglio controllare.
Mentre continuava le sue ricerche, passò nelle vicinanze della biblioteca reale, e ciò che udì lo incuriosì.
"Geoffrey, per piacere, andate a chiamare qualcuno, non lo reggo più!"
"Ma cara ragazza, non posso lasciare questi libri incustoditi!"
"Questi libri faranno una brutta fine se non mi aiutate. Anzi, è più probabile che io faccia una brutta fine. Lo sapevo che sarei finita schiacciata dal peso della cultura prima o poi."
Il giovane mago allora decise, avendo trovato l'oggetto della sua missione, di entrare in biblioteca e...
"Ma che diavolo...?"
Arthur nel frattempo aspettò, aspettò e aspettò, finché...
"MERLIIIIN!"
"Sire, avete problemi?"
Leon entrò nelle stanze reali con cautela, abituato agli scatti d'ira del principe verso il suo servitore "Se ho problemi? Si ne ho. Ho perso due servitori" disse a denti stretti.
"Sire?"
"Ho mandato quei due...idioti, una a prendermi la colazione e l'altro a cercarla e...puff! -
Aprì entrambi i palmi allargando le mani in un gesto 'magico' – "sono spariti. Entrambi!"
"Volete che li cerchi sire?"
"Sì ti prego Leon. E digli che li attende una settimana nelle stalle...anzi no, la gogna" rise maleficamente.
Anche il cavaliere sorrise divertito.
"Vado subito sire" si avviò verso la porta. Ma il biondo interruppe i suoi movimenti.
"Ah e Leon ..."
"Si sire?»
"Almeno tu, vedi di non sparire per...- ripeté il gesto di prima con le mani - …magia"
"Certo sire". Si voltò e uscì.
Arthur guardò la porta poco convinto, per poi tornare almeno con lo sguardo ai documenti sulla scrivania, mentre la sua testa era altrove e il suo stomaco...bè brontolava. Ma era normale, non aveva fatto colazione! E lui era il reggente cavolo!
Nel frattempo Leon si mise a cercare i due 'fuggiaschi'. Che fossero scappati insieme? Rise. Naaah.
Oltrepassò diverse porte, ma fu da quella aperta della biblioteca che sentì provenire voci familiari. Si fermò allora ad ascoltare.
"Merlin, aiutami, non reggo più"
"Devi mantenerlo. Ne va della nostra vita."
"Ma non ce la faccio, è pesante! Ho male alle braccia. Sono qui da ore!"
"Non lamentatevi voi due. Oh poveri noi! La gioventù di oggi è così gracilina. Ricordo che ai miei tempi riuscivo a sollevare..."
"Eh-ehm, sir Geoffrey perdonatemi, è tutto molto interessante, ma forse dovreste chiamare aiuto" disse il ragazzo con la voce rotta dalla fatica dello sforzo.
"No mio caro ragazzo. Non posso lasciare la libreria incustodita. Il re..."
"...non approverebbe. Lo so" poi aggiunse ancora la ragazza sottovoce per le orecche dell'anziano bibliotecario, ma non abbastanza per Leon "Merlin, ci ho già provato non attacca. Aiutooo...rimarremo per sempre bloccati qui"
"Non essere melodrammatica, qualcuno ci aiuterà...vero?"
"Merlin non reggo più, Merlin...aaaah" nell' udire quell'urlo il cavaliere si sentì pronto ad intervenire, entrò di getto e...
"ma che diavolo...?"
Nel frattempo il principe nelle sue stanze sbuffava e alzava lo sguardo verso la porta. Lo riportava sulle carte e sbuffava. Finché...
"Ora basta!" fece sbattendo entrambi i pugni sul tavolo.
"Principessa?" Senza bussare Gwaine si 'materializzò" nella stanza.
"Gwaine, non è giornata"
"Non avete fatto colazione?"
"Gwaine..." ringhiò il biondo a mo' di avvertimento.
"Ok ok" alzò le mani in gesto di resa.
"Posso esservi utile...sua maestà?" disse con un teatrale inchino.
"Va', cerca i miei due servitori, che a breve saranno 'ex servitori', e Leon, e non tornare finché avrai. TROVATI!" scandì ogni parola in un furioso crescendo.
"Certo ma..."
"ORAAA!" Sbraitò. E Gwaine spalancando gli occhi sorpreso, corse fuori dalla stanza lasciandosi però sfuggire sull'uscio "è quel periodo del mese Sire?"
La porta era ormai chiusa quando nel corridoio tuonò un "GWAINE!"
Inutile descrivere la fine che fece anche questo cavaliere.
"La cosa sta diventando ridicola. Sembra che quel corridoio inghiottisca chiunque." Sbuffò "E' assurdo!"
Arthur ormai stufo e furibondo, si levò di scatto e a grandi falcate, dalla leggerezza di un elefante, decise di risolvere il problema in prima persona.
Nel cammino verso la porta sbatté e fece cadere ogni cosa intralciasse il suo cammino.
Nel corridoi del palazzo tutti i servitori, spaventati dai fulmini e le saette che il principe sembrava lanciare con lo sguardo, si scansavano intimoriti.
Il suo tragitto si interruppe come gli altri davanti alla porta della biblioteca, ma a differenza degli altri non attese. Come un tornado spalancò le porte e...
"Ma che diavolo...?"
La scena che lo accolse gli parve dapprima inverosimile, poi comica poi...snervante.
Merlin, Leon, Gwaine e Clara mantenevano, i primi due dal lato destro e gli altri due dal sinistro, un enorme scaffale della libreria molto instabile, molto in bilico e molto cascante. Sembravano arrampicarsi su di esso, anzi no, spalmati su di esso.
Libri cadevano ad intermittenza, come gocce da una fontana che perde, e in tutto ciò l'anziano Geoffrey, restava seduto a vigilare (perché dire 'guardare senza far niente' suonava inappropriato per un uomo del suo rango) questi avvenimenti.
Tutto con un sottofondo di "mantienilo" "ci sto provando" "non lo lasciare" "non ce la faccio più" "acqua" "ma non potevamo chiamare Percival?" "già, l'avrebbe sollevato con una mano sola"
Il fatto era che lo scaffale era davvero gigantesco e pesante. Se fosse caduto sarebbe stato molto pericoloso per loro, ma non poté farne a meno e...
Scoppiò a ridere. Con la testa rivolta leggermente all'indietro.
Una risata fragorosa, di pancia, che non liberava da mesi.
Perché il tradimento di Morgana, la ricostruzione di Camelot, la malattia di suo padre, l'essere reggente e dover gestire da solo un regno...tutto ciò pesava terribilmente sulle sue spalle, sulla sua vita, sul suo cuore e sulle sue notti, come un macigno. Ecco perché non aveva riso per mesi. Almeno fino ad adesso, grazie a quei quattro idioti.
Battendo le mani esordì "Complimenti, bello spettacolo"
La ragazza voltò, per quanto possibile, la testa di scatto verso di lui e con gli occhi nocciola ridotti stretti sbottò "spettacolo? Potremmo morire mentre voi ve ne state in panciolle"
"Ben vi sta. Tu - le puntò l'indice - eri diretta in cucina non qui. E voi – si rivolse invece ai cavalieri e a Merlin - dovevate cercarvi. Come diavolo siete finiti in libreria?" allargò le braccia incredulo.
"Sir Geoffrey vi prego..." implorò la giovane.
"Sarebbe colpa mia Sire" ammise.
Ah ecco, si era scordato della presenza dell'uomo.
"Geoffrey?"
"Non arrivavo ad un libro posto molto in alto che mi serviva, perciò ho sentito i passi della ragazza e siccome lei è alta le ho chiesto di aiutarmi. Gentilmente l'ha fatto, ma questo scaffale traballa da anni ormai e stava cascando su entrambi. Non so come ma l'ha mantenuto da sola perché la mia povera schiena e le mie povere gambe...sapete non mi permettono..." si portò allora una mano sui reni.
"Quindi tecnicamente Clara, è sempre colpa tua se lo scaffale si è sbilanciato"
Sentendosi accusata, la serva sussultò e tutta la struttura libraria tremò provocando negli altri attimi di terrore. "Io?" urlò istericamente al biondo. "Ma se..."
In quel momento i libri cominciarono a cascare uno dopo l'altro violentemente. Lo scaffale iniziò di conseguenza a cadere pesando su tutti. Arthur allarmato, immaginando i suoi compagni già schiacciati, si precipitò a mantenere la parte centrale del tutto, ma non bastava. La fine era imminente.
Nessuno si accorse di passi veloci diretti lì, troppo presi ad urlare com'erano. Un grido collettivo. Era finita finché...
Degli occhi cielo divennero in un flash dorati, ed il tempo rallentò nella stanza, ma non per la persona che da fuori si avvicinava.
Merlin lo vide entrare, lo vide restare scioccato davanti alla loro 'imminente fine', precipitarsi verso di loro e...spinse.
Tutto poi tornò normale. Lo scaffale perfettamente eretto e alla destra di Arthur, con le mani a reggere il tutto...
"Lancelot? Ma come...da dove...?"
"State zitto babbeo!"
"Merlin!" Lo ammoni Geoffrey.
"Geoffrey, quest'uomo...ci ha appena salvati e sua…maestà si preoccupa di fare domande poco…appropriate" aveva ancora il fiatone per lo sforzo.
"Perché dire 'stupide' suona male vero Merlin?" bisbigliò di rimando la serva.
Il principe la fulminò, gli altri risero, persino l'incorruttibile Leon.
Sir Geoffrey ovviamente…non sentì nulla.
Accertatisi della stabilità dello scaffale si staccarono tutti allora in un sospiro sfinito, liberatorio ma contento.
Missione compiuta. Mondo salvato.
Almeno il mondo delle loro vite. Almeno per il momento.
Arthur dopo il trambusto, notò con la coda dell'occhio in terra, un libro tra tanti. Quel libro lo attirava. Sembrava chiamarlo come ipnoticamente. E mentre gli altri alle sue spalle blateravano, per lui era solo un brusio di sfondo. Esisteva solo lui ed il libro. Lo raccolse e...senza un perché, lo nascose in un risvolto tra la cinta e i pantaloni.
"Arthur, che fate?"
Saltò dallo spavento. Venne risucchiato nella realtà.
"Arthur? È 'sire' per te! E voi due... - proseguì indicando lei e Merlin - faremo i conti. Anzi no, subito tre giorni di gogna"
"Ma nooo" cantilenarono all'unisono i due come bimbi a cui avevano appena dato una punizione o vietato di mangiare dolci.
"E non solo..." da bravo 'padre cattivo' continuò la lunga lista di castighi che li attendeva.
Il libro...? Se ne dimenticò ed una volta in camera si scordò persino del perché l'avesse portato con sé. E siccome lui non leggeva libri, decise di abbandonarlo in un baule, piccolo e dorato. Un baule che per un'inspiegabile ragione, sentì l'esigenza di dover chiudere a chiave per poi abbandonare in un angolo remoto e sommerso dell'armadio e gettarlo lì, seppellendolo nell'oblio della mente, subito dopo e per sempre. Come non fosse mai esistito.
Beh 'per sempre'...diciamo almeno per qualche anno.
Clara, Lancelot e Merlin, lasciatasi la biblioteca alle spalle, percorrevano il corridoio
principale del palazzo che li avrebbe condotti a mete diverse.
"Non avresti potuto usare un po' prima i tuoi..." la ragazza si zittì al passaggio di una guardia, ma agitando le dita di entrambe le mani aggiunse sottovoce "...trucchetti?"
"Sì certo. Possibilmente davanti a tutti per farmi scoprire. Bella idea, perché non ci ho pensato prima? Ma certo...perché è una pazzia!"
Clara infatti sapeva la verità su di lui, la sapeva da un po'…
Conosceva la fanciulla da appena qualche mese quando accadde.
Erano nelle scuderie e stavano dando da mangiare ai cavalli, quando d'un tratto tutto andò storto. Fu un attimo e Aedh, il cavallo dal manto marrone, il preferito di Arthur, si imbizzarrì.
Prese a scalpitare furiosamente scaraventando una terrorizzata Clara per terra.
Aedh le si era avvicinato in preda alla furia e stava per scagliarsi su di lei violentemente con gli zoccoli mentre continuava a nitrire come impazzito.
Al giovane mago gli si mozzò il respiro e il cuore prese a battergli all'impazzata.
Non aveva mai visto una scena del genere nonostante lavorasse a Camelot da qualche tempo ormai.
La ragazza era pietrificata. Per terra con gli occhi sbarrati e pallida, non reagiva forse in preda allo shock.
E quando il cavallo si ergeva su di lei ormai pronto a schiacciarla con peso e violenza, il suo cuore decise per lui non dando spazio alla mente di ripensarci. Agì d'istinto.
Portò la mano avanti, il palmo aperto. I suoi occhi si tinsero di dorato e il cavallo di colpo si immobilizzò. Le gambe anteriori bloccate a mezz'aria a un palmo dal petto della giovane.
Lei in quell'istante rinvenne dallo shock e, scivolando sulle gambe e strisciando sulla schiena, si allontanò dall'animale inferocito che però era in quel momento bloccato, una statua.
Lui si teneva a distanza pregando con tutto se stesso che lei non se ne fosse accorta, cosa ovviamente impossibile perché i segni della magia erano ancora lì davanti ai loro occhi, in quel cavallo pietrificato nel tempo; o che non attribuisse a lui quella magia.
Ma lei era lì, si era messa inginocchio. Con un palmo per terra si sosteneva, l'altro ce l'aveva sul petto, dalla parte del cuore ancora in preda allo spavento.
Aveva l'affanno ma in un secondo alzò il viso e lo guardò, seria.
"Adesso si spiegano tante cose"
E a quelle parole lui pensò di essere spacciato. Poi però le sue labbra si curvarono all'insù; sorrise.
"Grazie" sussurrò decisa ma con voce ancora rotta dall'affanno.
Aveva capito, ma nei suoi occhi non c'era accusa, solo gratitudine.
Ricambiò il sorriso anche lui colmo di gratitudine per la sua reazione.
Rimasero così per un po', persi l'uno nello sguardo dell'altra, ognuno felicemente incredulo ma per motivi diversi.
Poi lei rise e gli indicò il cavallo.
"Giusto!" Scosse la testa e lo sbloccò. Chissà perché ma non appena fu di nuovo se stesso il cavallo parve essersi tranquillizzato.
Poi con l'approvazione di Gaius le raccontò tutto: dei suoi primi giorni a Camelot, del suo destino, del futuro di Albion, del futuro della magia.
E lei reagì come se fosse la cosa più logica e naturale al mondo. Gli disse che in quei pochi mesi aveva visto il principe uscire illeso da situazioni impossibili e no, non poteva essere solo fortuna.
Lo ringraziò ancora con un abbraccio; per avergli salvato la vita, per la fiducia che aveva riposto in lei confidandole tutto. Con quel gesto lo accettò per ciò che era.
Dopo Gaius e Lancelot, erano in tre con lei a saperlo. Da quel giorno si sentì sempre meno solo.
Il fardello sulle sue spalle sempre presente, ma un po' più leggero.
Fu riportato al presente dalla voce scocciata di Lancelot.
"Finirete per far diventare me pazzo prima o poi con tutte queste bugie. Mi vengono sempre attribuiti meriti che non mi appartengono alla fine. Anche se, se non fossi arrivato, quanto tempo sareste rimasti bloccati lì?" esclamò a denti stretti il leale cavaliere.
"Bè, magari...se fossi arrivato prima o 'grande Sir Lancelot'. La nostra copertura rischiava di saltare. Merlin non avrebbe potuto usare la magia per proteggerci perché in quel momento non c'era nessuno pronto ad interpretare ed addossarsi il ruolo da eroe! "
"Ah, devo sentire pure questo ora? Che ingrata, anzi che ingrati! Forse dovrei smetterla di aiutarvi, mi portate solo guai!" si fermò incrociando le braccia sul petto arrabbiato. Cosa che raramente accadeva col bel cavaliere.
"Voi due...insieme – li indicò- siete a prova di nervi!" finì guardandoli in cagnesco.
I due si scambiarono uno sguardo colpevole, per poi rivolgerlo al pavimento.
"Ok, siamo stati ingrati...ci perdoni Sir Lancelot?" chiese la giovane sbattendo le ciglia e mostrando gli occhioni da cucciolo ferito. Funzionava sempre.
"No cara, non attacca!"….di solito.
Merlin, il più 'saggio' tra i due, si fece serio e sospirando continuò per lei.
"Va bene amico mio, come possiamo sdebitarci?"
Anche il cavaliere sospirò arreso, abbandonando le braccia lungo i fianchi "smettendola di cacciarvi nei guai, ecco come!"
"Ah, presto detto!" Merlin, che conosceva entrambi e soprattutto se stesso, alzò un sopracciglio guardandola dubbioso.
"Seriamente Lancelot, sarà difficile ma ci proveremo" fece ancora lei "ma, davvero...c'è qualcosa che potremmo fare?"
Il giovane li osservò, quasi considerando l'offerta. Poi scosse il capo ma ci ripensò subito "forse c'è qualcosa che potreste fare per me" sfoderò un sorriso cospiratore e i due, non avendo mai visto Lancelot con quell'espressione 'malefica' in viso, furono percorsi da un brivido.
Ecco a voi l'inizio! :)
Spero di non aver fatto troppo danni xD
Alla prossima e...buon weekend! ;)
