IL SANGUE DI ELENDIL

Prologo

"Al Sire dei Dunedain di Arthedain, in Fornost Erain.

Vi scrivo, Sire per chiedervi ed offrirvi aiuto. Conoscete bene la situazione delle nostre terre, e la lunga lotta che insieme intraprendiamo contro il malefico regno di Angmar. A tale proposito vorrei confidarvi i miei timori e i miei propositi. Temo per la sopravvivenza della nostra comune stirpe, ed avverto un odio inflessibile rivolto contro di essa. Troppo a lungo ci siamo combattuti e temuti indebolendoci a vicenda mentre il sangue di Elendil non deve essere disperso, perché proprio questo è il preciso scopo del nostro nemico. Il suo principale interesse non è nel conquistare le nostre terre ma, prima ancora, nel distruggere gli eredi del Grande Re. Quando il regno dei nostri fratelli è caduto, quando Rhudaur è venuto meno, esso non lo ha annesso a se, ma l'ha ceduto ai suoi alleati. Ora colpisce la nostra terra ed anche la vostra con ugual pensiero. Non si fermerà fino a quando non crederà i Dunedain finiti e la linea di sangue di Isildur spezzata. Presto Cardolan cadrà, ne Voi ne il mio sposo riuscirete a trattenere l'onda nera che avanza. Quindi non rimane che contrastare i piani del nostro nemico con segretezza ed inganno. A questo proposito vi chiedo aiuto e vi mando un Dono: il sangue di Elendil che è sopravvissuto in Cardolan, mia figlia. Al mondo sarà fatto credere che la principessa morì presto. Solo io, il messaggero ed ora voi conoscete la verità, custoditela come il più caro dei tesori. Se la nostra stirpe riuscirà a sopravvivere, il nostro nemico avrà fallito la sua missione e speranza vi sarà per Arnor.

La vostra sorella e serva,

Luinel, Dama di Cardolan"

La donna scriveva lentamente, con le lacrime che le riempivano gli occhi. "Avete finito dolce signora? Presto arriverà l'alba, e lontano dovrò essere perché le vostre preghiere siano esaudite". Annuì lentamente alzandosi, si avvicinò al letto e ne estrasse un fagotto di panni. Nei panni una bimba di appena un anno dormiva con un sorriso sulle labbra, risultato di un sogno dolce. Si muoveva piano, come chi si avvicina ad un colpo doloroso, lungamente atteso, che sa di non poter evitare. Era ormai più di un anno che sapeva, che aspettava quel dolore. Subito dopo aver saputo di aspettare un figlio dal Signore di Cardolan, un altro erede del regno, aveva iniziato a prepararsi alla separazione. Doveva porlo al sicuro, perché il regno sarebbe presto caduto ed un'altra linea di sangue erede del Grande Re sarebbe andata persa. Il suo sposo e i suoi figli maggiori non si sarebbero arresi e sicuramente avrebbero trovato la morte sul campo di battaglia. Lo spirito di preveggenza era forte in Luinel anche se lo aveva tenuto celato ai più. Suo marito Ostoher non le aveva creduto, la considerava giovane, paurosa e l'aveva sposata più per rinsaldare l'alleanza con il lontano cugino, Re di Arthedain, che per amore. Era vedovo da pochi anni ma era affezionato alla giovane Luinel, Luinel che lo amava, forse, non ne era convinta neanche lei, ma che era una Dama di sangue reale e che aveva il dono della preveggenza. Aveva visto un futuro nero per gli eredi di Elendil e per le genti del Nord; ma aveva anche visto una speranza nel breve tempo di incertezza che rimaneva, e aveva deciso di riuscire a realizzarla. Non disse niente a nessuno, non le avrebbero creduto, o si sarebbero sentiti usati o la avrebbero considerata pazza, o chissà che altro. Prima ancora delle sue nozze aveva giaciuto con il Signore di Cardolan ed era rimasta incinta del suo primo figlio. Ora quella linea del Sangue di Elendil doveva essere salvata. Non poteva accadere, non doveva accadere, il suo amore di madre non avrebbe provocato la morte di sua figlia e diminuito la speranza per le genti del suo regno. Non era, la Dama di Cardolan, una donna codarda, ma ora che era giunta l'ora il suo cuore si stava spezzando dalla pena che provava. Staccò la spilla azzurra che portava sulla spalla e fece per metterla tra i panni di sua figlia. Due occhi la guardarono aggrottandosi. Luinel si fermò, alzò lo sguardo ed incontrò quegli occhi: riprese la spilla e mormorò "Non posso rovinare tutto proprio adesso vero?" il tono era dolce e triste allo stesso tempo. Si raddrizzò e gelò l'espressione del suo volto "Portate questo dono al Re di Fornost Erain, al sicuro. Dategli la lettera e non ditelo ad altri." I due occhi si distesero, e sorrisero alla Dama, un Cappello venne raccolto "Non temete dolce Dama, agirò per il meglio, la bambina sarà salva e crescerà. La tua discendenza si guadagnerà la fama." Il tono era gentile ma sembrava quasi schernire la scelta della donna. "Non mi interessa la fama e neanche la gloria. Sono interessata solo alla sopravvivenza dei Dunedain. Ho sentito quello che dicono i saggi e non credo alle coincidenze. Ancora molto vi è da fare perché Arnor ed anche la Terra di Mezzo tutta sia sicura per gli uomini." Le voce era fredda mentre accarezzava per l'ultima volta sua figlia, appena svezzata e già persa. "Un ultimo piacere, lascia questa coperta sul bordo della foresta. Devono credere tutti che la bambina sia stata rapita ed uccisa da bestie feroci, altrimenti a lungo la cercheranno e potrebbero trovare delle tracce. Solo se da tutti sarà creduta morta nessuno la cercherà ed il mio sacrificio non sarà vano." "Non restano tracce sul mio cammino se io non voglio che restino, ma così sia." Prese la bambina dalle braccia della madre, la coperta stracciata ed intrisa di sangue e scavalcò la finestra. Si avviò canticchiando verso la foresta sotto gli occhi vigili della Dama di Cardolan e scomparve. La bimba continuò a dormire cullata dalla filastrocca dell'uomo. La maschera sul viso della donna si incrinò e finalmente pianse, poi si asciugò gli occhi dalle lacrime, buttò all'aria il proprio letto ed uscì dalla camera. Nella stanza comune le donne stavano lavorando con i ricami. "Si è finalmente addormentata, nel mio letto, e sembra in riposare in pace". La levatrice la guardò di sbieco pensando che non era una frase felice, faceva pensare al sonno della morte più che al sonno di un bambino. Era stata levatrice della vecchia Dama ed anche la nutrice di Ostoher e gli anni di esperienza l'avevano resa buona giudice. Aveva molti anni alle spalle e molti parti e molte giovani madri agitate e spaesate, era normale che fosse così; ma la giovane Dama no, era quasi fredda nel parlare della figlia anche se era sempre dolcissima con la bambina. Vi era qualcosa, che la vecchia non capiva e che la preoccupava, nell'espressione di quell'affetto: il viso esprimeva paura e dolore non gioia, era terrore non trasporto quello che leggeva negli occhi, forse era a causa della guerra, di questa interminabile guerra. Si stava perdendo anche a Cardolan, il regno di Rhudaur era già stato perso tanti anni addietro. Ma le divisioni e le invidie erano state tali che lo si era saputo tardi. Ora il Signore sembrava essere alleato col proprio vicino e congiunto ma non sembrava fidarsi troppo. "I gravi pensieri di questi tempi troppo affaticano la mente della Dama" penso la levatrice "troppo dolce e gentile per questi tempi crudeli, troppo faticosi i doveri della Dama. Doveva pensare al regno ora che il suo sposo con i figli grandi era in guerra, e il pensiero della figlia, in questi tempi senza speranza potevano distruggere la mente della Dama?" La vecchia non si diede pace e pensò di andare a vedere la bambina. Quanto tempo fece passare la madre prima di decidere il nome, con la scusa di aspettare il padre. E se non fosse tornato presto? Come l'avrebbero chiamata, Piccolina, Principessa? Finalmente la Dama aveva deciso ma il nome sembrava un brutto presagio per la bambina. Quale madre avrebbe scelto il nome Nûrwen, Fanciulla Triste per la propria figlia? E poi perché svezzarla così presto, aveva compiuto un anno oggi e già non veniva più allattata da tempo. Non era normale che una madre smettesse di allattare se aveva il latte nel seno. La Dama aveva rischiato di stare molto male per far andare via il latte. Senza motivo, poteva berlo la bambina, se non si fosse voluto fare tutto così in fretta. La vecchia levatrice avrebbe voluto parlarne con il suo figlioccio Ostoher, ma il Signore era lontano per la guerra, e in sua assenza la Dama governava, quindi aveva provato a parlare alla madre, ottenendo solo diffidenza ed ora non la si lasciava più sola con la bambina. La Dama notò l'irrequietezza della vecchia levatrice e si preoccupò. "Non temete Jordas, la bambina sta bene, anche se sono una giovane madre, sono capace di metterla a dormire." Il tono era dolce, si, ma strano, come se incrinato da lacrime che non spuntavano dagli occhi di Luinel. Questo preoccupò ancor di più Jordas ma ora non poteva muoversi a meno di non insultare la sua sovrana. Le donne continuarono a lavorare fino all'alba.