UNO

"Rilassati, sono solo due giorni"

"E una notte"

"Hai paura che possa attentare alla tua integrità, detective?"

"Oh, no Castle, assolutamente, e conosci benissimo la fine dolorosa che faresti"

Mosse la mano in direzione della fondina, messaggio più che recepito.

"Grazie, per aver accettato" si girò verso di lei distogliendo lo sguardo dalla strada per un secondo, ma tanto bastò per destabilizzarla, occhi blu schietti e riconoscenti, niente di peggio per perdere completamente ogni difesa, l'unica arma per non capitolare come al solito era contrattaccare, con artiglieria pesante

"Sei uno scrittore, dovresti conoscere il significato del verbo 'accettare', avrei dovuto avere a disposizione anche l'altra opzione, per la quale si usa un altro verbo, 'rifiutare', invece non mi è stata data scelta" incrociò le braccia davanti a sé, lo faceva solo quando era molto contrariata e distolse velocemente lo sguardo da quello troppo magnetico del suo compagno di viaggio

"Messa così la questione sembra orribile"

"L'hai detto tu"

"Ok, propongo una tregua, e una pausa, accosto e mangiamo qualcosa, ok?"

Un mugugno fu l'unica risposta che ottenne di rimando, entrarono nel piccolo caffè senza parlare, Beckett si sedette al primo tavolo libero, prese il menù e ci si tuffò letteralmente dentro, grata allo sconosciuto tipografo che aveva ideato quel menù oversize. Era arrabbiata con Montgomery, col sindaco, con il dipartimento e ultimo, ma non per importanza, con Castle che l'aveva trascinata in quella pagliacciata da ricchi annoiati. Giocare agli investigatori! Lei ERA un investigatore, non le serviva anche un intero weekend per fingere di esserlo, e trovava che l'intento benefico per cui era stato organizzato quell'incontro fosse solo una scusa da miliardari per fare cose eccentriche e stupide.

In realtà era infuriata, e molto, anche con sé stessa, perché c'era una Kate minuscola, dentro la sua testa, che ogni tanto premeva per gridare la sua curiosità, la sua voglia di divertirsi insieme al suo scrittore preferito, di uscire da quei binari seriosi in cui la sua triste e rigida alter ego aveva deciso di instradare la sua vita.

"Allora hai scelto cosa prendi? Beckett? Ehi, lo sciopero della fame non ti si addice…"

Lui aveva rispettato quella consegna del silenzio, le aveva lasciato il tempo di sbollire, si era aspettato un po' di ritrosia ma non quel muro ostinato e impenetrabile, ebbe l'impressione che la sua partner avesse innalzato ancora di più le sue difese già notevolmente inespugnabili, se solo si fosse lasciata andare un po', si sarebbe divertita, avrebbe sorriso, e magari alleggerito per qualche ora il peso che si ostinava a portarsi sulle spalle, senza mai cercare qualcuno con cui dividerlo. E lui non sapeva come farle capire che era pronto per farsene carico, già da un bel po'.

"caffè, grazie"

"e basta? Sembra abbiano dei dolci squisiti… ok capito caffè" lo aveva fulminato con lo sguardo, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa o non sarebbero arrivati illesi al loro appuntamento. Soprattutto dopo che lui l'avrebbe aggiornata sullo svolgimento di quel weekend… sospirò e decise che non c'era un momento giusto per dirglielo, almeno lì erano in pubblico si sarebbe dovuta trattenere

"Beckett, riguardo alla nostra destinazione…ci sono alcune regole in più quest'anno…"

"quest'anno? Quindi non è la prima volta per te" gli lanciò un'occhiata accusatoria

"no, ho partecipato ad alcune edizioni… qualche anno fa…poi ho smesso" perché tutto ad un tratto si sentiva in dovere di scusarsi per essersi divertito? Quella donna lo destabilizzava

"beh certo, hai trovato un modo più eccitante di giocare al detective, mi sembra"

"so benissimo che il tuo lavoro non è un gioco, quello a cui parteciperemo in questi due giorni invece lo è, ok, è un gioco di ruolo e se lo prendi dalla giusta prospettiva potresti scoprire anche che ci si può divertire…"

"non credo, ma ormai siamo in ballo, quali sarebbero queste regole?"

"bene, ecco dato che è il decennale dell'iniziativa hanno fatto le cose molto in grande e stavolta la storia non è ambientata i nostri giorni ma in pieno ottocento…nella campagna inglese" la scrutò negli occhi per capire se avesse recepito in pieno la notizia, con tutte le sue implicazioni

Lei sorseggiò il caffè, lo posò sul tavolino, sospirò poi incrociò nuovamente le braccia davanti a sé poggiandosi sullo schienale della sedia. Castle si preparò a ricevere la valanga di obiezioni che sarebbero esplose di lì a poco

"sarà in costume quindi"

il tono neutro lo spiazzò, ma almeno non aveva protestato

"s…sì"

"detective in maschera…" sbuffò seccata ma non aggiunse altro

"ecco diciamo… una cosa del genere" iniziava a sudare freddo

"e ognuno ha un ruolo ben definito…" continuava atona e lui rispondeva

"sì, ciascuno impersona un personaggio stabilito le cui caratteristiche saranno note solo a lui all'inizio, ci sarà un omicidio e saremmo tutti investigatori e sospettati allo stesso tempo"

"come Cluedo"

"come Cluedo sì, ma con qualche variante, vedrai sarà divertente!" un sorriso fanciullesco gli illuminò il viso e lei scoprì di avere un nuovo punto debole che s'ingrandiva ad ogni sguardo sincero che Castle le regalava

"io vincevo sempre a Cluedo, Castle"

"non avevo dubbi… e comunque ero piuttosto bravino anche io, Beckett"

Non si dissero molto nell'ultimo tratto di strada che fu piuttosto breve, per loro fortuna, non ebbero tempo per discutere di nuovo e neanche di pensare troppo, in quel frangente entrambe le opzioni facevano piuttosto male.

"Eccoci al molo"

Castle aveva fermato l'auto davanti ad un panorama mozzafiato, la baia esterna di Long Island, il mare increspato si stava tingendo di riflessi dorati grazie ad un tramonto che avrebbe fatto emozionare anche un cuore di ghiaccio, nessuno dei due grazie a dio ne possedeva uno così freddo, al contrario entrambi ebbero la chiara impressione che se non fossero scesi immediatamente dall'auto avrebbero detto o fatto qualcosa di decisamente irruento e stupido

"Molo? Andiamo su un'isola?"

"Sì, Block Island"

"Perché non me lo hai detto"

"Te lo sto dicendo ora… allora… dovrebbe esserci una piccola casa qui da qualche parte dove troveremo le nostre cose, ha sì eccola lì 'doubleface mansion'"

"ma quanta originalità!"

"credo che siamo gli ultimi, sono rimaste solo le nostre cose qui. Ecco questa è la tua borsa, questa e la mia, ci sono delle stanze in cui cambiarsi, abbiamo mezz'ora poi arriverà il traghetto ah e ricordati una volta sulla barca non saremo più Rick e Kate…non vedo l'ora di scoprire chi dovrò impersonare!"

"Sì certo, anche io…" le uscì di nuovo un tono fin troppo burbero che cozzò decisamente con l'entusiasmo di Castle. Sospirò chiudendosi la porta alle spalle, cosa c'era di così tremendo nel provare a lasciarsi andare per qualche ora. Si sedette sul letto ed aprì la busta con i documenti che riguardavano il suo personaggio

"Miss Gloria Humperfield, ricca ereditiera con un passato avventuroso… ma andiamo che roba eh… sposata col Colonello Sutton…" pure sposata! Magari però nessuno avrebbe impersonato il colonnello, oppure no, qualcuno di affascinante e prestante, così Castle sarebbe impazzito…

"Sei pronta Beckett? Il traghetto sta arrivando al molo!"

La voce che arrivava dall'altro lato della porta la destò da quei pensieri assurdi, chissà perché aveva dovuto immaginare che Castle potesse essere geloso di lei, quella storia le stava dando alla testa.

Castle era al settimo cielo, non aveva osato sperare tanto, quel personaggio gli stava a pennello! Era uscito nel corridoio, aveva sentito la sirena del traghetto che stava attraccando al porticciolo, si era messo in cerca della stanza di Beckett.

Stava per bussare ma la porta si aprì esattamente come la sua bocca e un'espressione molto vicina a quella di un ebete prese il sopravvento su quella da maschio alpha in cui si era esercitato allo specchio fino a due minuti prima, convinto di avere molte chance di fare colpo su di lei con la divisa che aveva tirato fuori dalla sua borsa

"sei… sei wow, sei bellissima Beckett!"

"grazie anche tu non sei male Castle" era rimasta colpita anche lei, era strano come a volte bastasse un particolare eccentrico come indossare vestiti appartenuti a persone vissute due secoli prima, per guardarsi oltre le apparenze. Era rimasta così impressionata da non rendersi conto subito dei gradi che campeggiavano sulle spalline della divisa di Castle

"sei un colonnello?!" si era irrigidita all'istante e lui parve preso in contropiede

"sì, e dovrei essere sposato con una bella ereditiera…" gonfiò il petto pensando di farla ingelosire, ma la vide sbiancare decisamente

"Gloria Humpfield…e tu sei il colonnello John Sutton?"

"oddio, sei tu? Sarai tu mia moglie?"

"ohh non fingere di non saperlo, l'avrai sicuramente architettata tu questa cosa, sei impossibile Castle, davvero!"

Uscì dalla stanza superandolo, inciampò nel vestito, per un attimo aveva dimenticato di indossare quella splendida e allo stesso tempo assurda opera di sartoria Regency che l'avvolgeva dalla testa ai piedi.

Lui la seguì a debita distanza, almeno la pistola non era a portata…

"Non è colpa mia giuro" sussurrò non appena l'ebbe raggiunta sulle scale del molo

"sì, certo" si girò tentando di dargli le spalle era furiosa

"io ero stato chiaro con gli organizzatori sul fatto che la nostra relazione fosse soltanto professionale"

"perché? avevi paura che ti saltassi addosso se fossimo finiti nella stessa stanza?" e ora che faceva, rigirava la frittata?

"sì, no no, non volevo dire questo, oh per favore!" lo faceva impazzire quando faceva così, era frustrante, intrigante… straordinaria dannazione!

"lo faccio per il 'buon nome del dipartimento' e per non essere licenziata Castle, solo per quello"

"John, devi chiamarmi John…" disse a mezza bocca fissando l'uomo in livrea che si stava avvicinando a loro

Lei lo piantò in asso, sarebbe stato un lunghissimo weekend