Che volete farci, il ritorno di Hemo e la promessa di qualche sputo di Brittana nel 100° episodio mi hanno solleticato la voglia di Brittana, quindi ecco per voi un one shot che si trasforma in two shots ;) in tema natalizio! Fatemi sapere che ne pensate e buone feste a tutti quanti!
Enjoy!
oldie
Capitolo 1
Se soltanto qualche anno prima qualche diavolo di cartomante si fosse soltanto azzardata a prevedere che avrebbe trascorso ben due Natali di seguito in compagnia di quegli sfigati di Hummelberry, probabilmente Santana si sarebbe limitata ad alzarsi in piedi frantumando per errore la sua stupida palla di cristallo, pretendendo indietro i soldi e improvvisando qualche commento acido sulla sua vita sessuale o la sua igiene personale. Eppure era la vigilia, fuori nevicava piuttosto costantemente da almeno un giorno e mezzo e Santana se ne stava in piedi di fronte alla finestra, che, ormai, le piaceva considerare un po' sua. Non era mai stata una da contemplazione, sia chiaro. Guardare il nulla fuori da una finestra l'aveva sempre fatta sentire stupida. Forse perché a Lima non c'era niente da guardare. Da quando viveva a NYC aveva iniziato a farlo più spesso. Lo faceva molto spesso a dire il vero. All'inizio era stata semplicemente una strategia per ignorare i demenziali litigi dei suoi due coinquilini, voltava loro le spalle e guardava fuori dalla finestra sperando di passare inosservata. Erano così egocentrici che la maggior parte delle volte funzionava. Non lo faceva per cattiveria, era solo che non sapeva cosa rispondere quando si accapigliavano per decidere quale fosse stata la miglior performance della Straisand o iniziavano a rivangare qualche vecchia stupida sfida del Glee. Era più che ovvio che la punta di diamante del Glee fosse sempre stata lei. Un paio di volte aveva anche provato a dirglielo, ma i due avevano fatto finta di non averla sentita e il discorso era finito lì. Un giorno Kurt aveva assunto che Julie Harris fosse più talentuosa della Straisand, Santana non aveva assoluta idea di chi fosse questa Julie, ma sapeva che Kurt l'aveva detto soltanto per ferire la sua platonica anima gemella - era ancora arrabbiato per il culo di Brody sulla sedia della cucina o qualcosa del genere; non si erano parlati per tre giorni ed erano stati in assoluto i tre giorni più pacifici che quel loft avesse mai conosciuto.
La vista da quella finestra era piuttosto carina. Dal settimo piano si potevano vedere un sacco di cose. E NYC era zeppa di persone interessanti. Santana poteva rimanere delle ore di fronte a quel vetro un po' opaco a studiare la folla brulicare fitta sotto di loro. A Hummelberry non sembrava interessare più di tanto. Da parte sua era felice di avere una finestra e un po' di tempo tutto per sé. Quella sera in giro non c'era quasi nessuno. Nevicava un sacco ed erano quasi le 8 di sera della vigilia di Natale. La maggior parte delle persone era di certo a casa con la propria famiglia a prepararsi per il cenone e aspettare il Natale. Dalla cucina Santana sentiva provenire le voci di Rachel, Kurt, Elliott e Dani. Lei aveva deciso di tirarsene fuori - in cucina era un vero disastro - ma aveva affidato a Dani il difficile compito di impedire ai due schizzoidi di preparare un cenone natalizio interamente a base di tofu e salsa di soia. Quando era piccola e c'era ancora suo padre Santana ricordava gli infiniti cenoni di casa Lopez: la villa dei suoi nonni paterni le sembrava gigantesca, probabilmente perché era molto piccola. C'erano sempre un sacco di parenti, zii e cugini e lei era la più piccina della famiglia e quindi le era sempre riservato un trattamento speciale. Poi i suoi avevano divorziato e dopo qualche anno aveva deciso che era più giusto trascorrere il Natale a casa con sua madre e sua nonna, che non era giusto lasciarle sole in un giorno così. Lo sguardo di sua madre il primo Natale che non aveva trascorso da suo padre era stato uno dei più grandi regali che avesse ricevuto nella sua vita. Ma non aveva mai smesso di sentire la mancanza del calore di una famiglia vera.
Era strano, perché quella sera, forse per la prima volta, sentendo i suoi quattro amici litigare urlando come non stessero discutendo di pollo arrosto ma delle sorti della nazione, le fece percepire un tiepido tepore vicino allo stomaco. Sua madre l'avrebbe chiamata il giorno dopo. Quando le aveva raccontato di star frequentando un uomo Santana si era sentita terrorizzata. L'aveva vista così distrutta dopo il divorzio che non voleva un altro uomo la facesse soffrire così. Ma sua madre le aveva promesso che non avrebbe più permesso a nessun altro di farle del male e Santana le aveva dato fiducia. Era stata davvero entusiasta di sentire che avrebbe trascorso la vigilia e il Natale a casa dei genitori di lui. Sperava davvero che fosse quello giusto e potesse rendere felice sua madre. Sperava di conoscerlo presto. Era più che certa che guardandolo negli occhi avrebbe perfettamente capito quanto serio fosse nei confronti di sua madre. Doveva pur sempre proteggerla.
"Santana!" l'acuto di Rachel le fece quasi fermare il cuore, quando si voltò verso la cucina per seppellirla d'improperi la vide in piedi con una mano sul fianco, un mestolo nell'altra e sul volto la stessa aria combattiva di quando cantava "Don't Rain On My Parade", così Santana decise, saggiamente, di tenersi i suoi insulti per sé, non aveva alcuna voglia di dover schivare utensili da cucina e schizzi di sugo di qualche merda vegana. Quel vestito rosso la faceva sembrare ancora più sexy del solito, non voleva di certo sporcarlo prima di riportarlo indietro.
"Quella sottospecie della tua ragazza che a quanto sembra fino a poco fa non era nemmeno a conoscenza dell'esistenza degli ortaggi o quantomeno non in ambito culinario," strillò voltandosi con la testa verso l'interno della cucina, per stare sicura che Dani non potesse non sentirla, "Dopo avermi costretta con l'inganno a toccare quella povera creatura che fino a un paio di giorni fa starnazzava felice nell'aia di qualche contadino rozzo e maleodorante," riprese muovendo con foga il mestolo nell'aria, quasi dovesse sbattere delle uova accanto alla propria testa, "Ha iniziato ad estrarre dalla sua orrenda borsa ecologica salumi ed insaccati, che mi sono rifiutata anche solo di guardare, asserendo di volerli servire sulla mia tavola di Natale!" a questo punto, probabilmente intuendo dal volto di Santana che non la stava prendendo per nulla sul serio si avvicinò a lei e abbassò la voce, iniziando a sibilare ondeggiandole con il mestolo davanti al naso, "Passi per il pollo, lo posso capire, sono una persona estremamente tollerante e quindi mi sforzo di accettare che ad alcuni individui non interessi della tapina sorte di quelle povere bestiole innocenti!" gridò di nuovo rivolgendosi alla cucina, "Ma quella borsa del diavolo deve sparire dalla mia cucina o giuro che ricoprirò ogni singola portata che uscirà dalla mia cucina stasera con quantità indescrivibili di pesto Spinokara!" concluse sgranando gli occhi.
Santana era piuttosto spaventata. La minaccia del pesto era un colpo basso. Per qualche secondo ponderò se fosse il caso di sfidarla, magari stava bluffando. La fissò negli occhi strizzando le palpebre e non colse altro che solida determinazione.
"Dani, dai, metti via quella roba!" gridò senza muoversi dalla sua finestra né allontanare il suo sguardo da lei che chiuse gli occhi e strinse un pugno con aria vittoriosa, "La mangeremo domani."
"Santana!" urlò Rachel con aria furiosa e senza aggiungere altro tornò in cucina col suo passo da guerra, lasciandola lì a ridere sotto i baffi per qualche istante. Ormai era piuttosto buio. Santana appoggiò piano la mano sul vetro, era davvero freddo, ma non le dispiaceva, in fondo non riusciva a non sentirsi un po' così anche lei. Fredda. Quel Natale sarebbe stato carino, ne era sicura, ma non sarebbe stato completo. E questo la faceva sentire fredda. Di sicuro non era colpa della neve.
"Ehi," la sorprese poi la voce morbida di Dani, le stava sorridendo sporgendosi dalla cucina ed era così carina che si sentì in colpa a non scoppiare di gioia. Così provò a sorriderle anche lei, anche se il risultato non fu un granché, "Non vuoi venire ad accapigliarti anche tu per il sale della salsa per il pollo?" le suggerì con la sua aria gentile e civettuola e a Santana, finalmente, venne un po' di voglia di litigare.
"Arrivo," le disse e non appena Dani sparì di nuovo in cucina, chiuse gli occhi ed espirò forte, appannando il vetro. Quindi staccò la mano dalla finestra e si diresse verso la cucina, quando all'improvviso qualcuno bussò alla porta. Chi diavolo poteva essere? Non avevano invitato nessun altro, ne era piuttosto certa. Giurava che se solo fosse stato un altro degli sfigati della NYADA o un nuovo babbo Natale sexy e abbastanza gay da far dimenticare a Kurt dell'esistenza di Blaine lei… Oddio. No. No.
"Non è fisicamente possibile che il feticista della brillantina che vuoi scoparti per il resto della vita finché morte non vi separi, Julie Harris, irrompa in questo maledetto loft ogni 4 giorni!" esclamò Santana dirigendosi verso la porta. Da persona matura quale era aveva solennemente promesso di cercare di accettare che il malefico usignolo sarebbe entrato a far parte della sua vita, ma cominciava ad essere davvero satura delle sue continue visite a sorpresa, "Per pagare il taxi probabilmente darà via il suo bel culetto a qualche autista con la fissa di John Travolta, ma sinceramente non credo possieda il fascino necessario per convincere un pilota d'aereo a fargli fare un viaggio gratis a settimana," continuò afferrando con entrambe le mani la porta scorrevole, "O dev'essere davvero davvero bravo, in quel caso, Julie, bella scelt-"
"Sorpresa!"
Per una manciata di secondi Santana si sentì congelare. Sentì la porta scorrevole trascinarla di qualche centimetro dietro di sé e non riuscì ad opporvi resistenza. Doveva avere dipinta sul volto un'espressione a cavallo fra shock e spavento perché, nonostante percepisse ogni senso del suo corpo ottuso da un'ovatta di allarme, notò i lineamenti di Brittany virare piano ed intristirsi d'un tratto. Il resto del mondo per quel momento smise di esistere. Se gliel'avessero chiesto Santana non avrebbe più saputo nemmeno come si chiamava, eppure le variazioni del suo volto che aveva a pochi centimetri di distanza le risultavano dolorosamente amplificate. Pareva dirsi al tempo stesso che era stato uno sbaglio e che il fatto stesso che lo fosse la faceva sentire uno schifo.
"Chi è?" strillò poi provvidenzialmente Kurt dalla cucina e Santana finalmente si riscosse.
"Br-Brittany." esclamò Santana provando a sorridere e non lasciarsi soffocare dal trauma. Le parve d'improvviso così sgradevole il subitaneo perplesso chiedersi come fosse il caso di salutarla, così provò a scuotersi via dalla testa i pensieri e decise di abbracciarla brevemente. Fu questione di un attimo, ma sentì il suo cuore battere veloce. Quando l'abbraccio finì si guardarono per un secondo negli occhi. Santana avrebbe con tutta se stessa desiderato dirle qualcosa, ma la sua mente non riuscì ad imbastire nulla più di un sorriso. L'espressione di Brittany si addolcì.
"Si può sapere perché non puoi rispondere quando ti faccio una domanda, signorina s… Brittany!" gorgheggiò Kurt comparendo dalla cucina con addosso il suo imbarazzantissimo grembiule da cuoco sexy, "Che sorpresa!" riprese correndo col suo passo svolazzante verso di lei e terminando la sua corsa abbracciandola forte. I pesi che aveva cominciato a fare in palestra iniziavano a servire, si compiacque Santana, in un batter d'occhio Kurt sollevò Brittany da terra e la fece piroettare in aria un paio di volte facendola entrare nel loft. Santana afferrò il suo zaino, lo trascinò dentro e chiuse la porta dietro di loro.
"Ho sentito bene?" si aggiunse Rachel spuntando dalla cucina col suo mestolo sporco di pesto Spinokara, "Britt! Che piacere vederti!" la accolse anche lei e la abbracciò senza indugiare. Santana osservò attenta la sua figura slanciata stando alle sue spalle. Le erano cresciuti un sacco i capelli. Le erano mancati così tanto i suoi capelli. Le erano mancate così tanto le sue spalle. E le sue mani. E il suo sorriso. E i suoi occhi. E il suo zaino. Cristo, le era mancato persino il suo zaino.
"Lui è Elliott e lei è Dani," Rachel fece le presentazioni, era strano non poterla guardare nel viso, a Santana era sempre piaciuto immaginare, immaginò l'espressione che avrebbe fatto nel dare la mano a Elliott e quella che avrebbe fatto nel dare la mano a Dani, Britt era sempre talmente amichevole e cordiale, Dani aveva la faccia preoccupata, anche Santana iniziò ad essere preoccupata, Britt iniziò a protendere la sua mano verso Elliott, "Fanno parte della nostra band," spiegò Rachel.
"Avete una band?" domandò Britt, "Grande! Tu che fai? Canti?" Santana la immaginò sorridere a Elliott che annuì, Britt commentò qualcosa sul fatto che avesse la faccia da cantante, poi fu il turno di Dani; leggendo con attenzione le morbide pieghe del suo bel viso innaturalmente scolpite in un'espressione scandita che non aveva mai visto, Santana non poté che prevedere il disastro, "Tu invece suoni!" suggerì Brittany con un altro sorriso.
"Suono, canto e sono la ragazza di Santana," ci tenne subito a mettere in chiaro scuotendo la mano di Brittany con vigore, "Piacere, Dani," sottolineò con un sorriso incredibilmente forzato.
"Brittany," rispose l'altra con voce flebile e Santana si sentì morire. Se avesse potuto iniziare a scavare con una pala in mezzo al salotto ed infilarsi in un buco profondo quanto il suo disagio per non uscirne mai più, giurava, l'avrebbe fatto. Rachel, cogliendo al volo il raggelante imbarazzo, afferrò forte Brittany per il braccio e la trascinò in cucina con la scusa di assaggiare la sua salsa allo yogurt per il tofu. Kurt e Elliott si defilarono dietro di loro lasciando Santana sola con Dani. In quel momento tutto ciò che Santana avrebbe voluto sarebbe stato sparire. Ma non poteva. In passato se ne sarebbe andata senza remore da quel loft, sbattendosi la porta dietro le spalle per andare ad ubriacarsi nel primo bar del quartiere, senza curarsi minimamente delle conseguenze. Ma non poteva. Non più. Era una nuova Santana. L'ultima cosa che avrebbe potuto sopportare in quel preciso istante, tuttavia, era una conversazione con Dani la quale, d'altra parte, non sembrava molto in vena di chiacchiere. Così senza dire niente Santana le passò accanto e si diresse in cucina.
