Tyrion I

"Il re ammazza i bambini! Il re ammazza i bambini!". Tyrion ascoltava queste grida, sbirciando dai fori della sua portantina, mentre attraversava la città. Io lo dicevo che non era stata un'idea furba andare al tempio di Baelor. Da quando Goffredo aveva fatto accoppare i figli illegittimi di re Roberto, la sua popolarità era ostensibilmente calata, per usare un eufemismo. Avevano dovuto dare Janos Slynt in pasto alla plebe infuriata, ma non era bastato. Se non altro ho calmato le acque per qualche momento. Quando s'era saputo che i due Baratheon avevano stipulato una tregua ed ora marciavano verso Approdo del re con una flotta enorme ed un esercito ancor piú possente, la situazione era precipitata. Andare ad impetrar l'aiuto dei Sette poteva apparire una mossa astuta, a meno di non dover attraversare una città che ti odia e che sa che hai perso. Tyrion era dell'idea che si dovessero levare le tende subito, anche perché buona parte dei regi ufficiali di Approdo del re erano uomini di Petyr Baelish e la fedeltà di Ditocorto era sempre incerta: come aveva messo sul trono Goffredo, così poteva togliercelo.

Ad un certo punto Tyrion sentì un colpo contro il tettuccio della portantina.

Iniziarono a volare pietre.

Poi urla, quasi in coro, "boia, boia!".

Tyrion scese dalla portantina.

Le guardie cittadine si fecero da parte.

Hanno poca voglia di morire per un despota, una troia ed un nano, pensò.

I soldati occidentali erano troppo pochi.

"Boia, boia!"

Da un momento all'altro sarebbe successo qualcosa.

Tyrion guardò la portantina dove stava lady Sansa Stark, anch'essa praticamente circondata dalla teppaglia.

Pessima idea portarsela dietro anziché lasciarla alla Fortezza.

Quindi il Folletto corse alla portantina di Cersei.

Ticchettìo dei sassi.

Bisognava fare in fretta.

"Boia, boia!"

Tyrion vedeva il volto della sorella attraverso gli spiragli; le urlò: "alle porte! Pres…"

Sentì una botta fortissima in testa, poi l'ottundimento dei sensi.

Si risvegliò un secondo dopo.

Era a terra.

Sentiva il sapore di sangue, di polvere, di sudore, come se la folla gli fosse entrata in bocca.

Luccichio del sole su armi sguainate.

"Boia, boia!"

Mentre Bronn lo rimetteva in piedi, sentì finalmente il dolore.

"Ti ha … una pietra… stai…" Le sue parole erano coperte dal frastuono.

La folla era sempre piú vicina. "Boia, boia!" Quasi faccia a faccia con lui. A pochi passi dal re.

Ancora il rumore dei sassi.

"Boia, boia!"

A quel punto vide, con suo estremo orrore, la folla sfondare il cordone della scorta, arrivare alla portantina di Goffredo e Cersei e rovesciarla su un lato.

"SCAPPIAMO!" Gli urlò Bronn. I due oltrepassarono due guardie, immobili, e si gettarono nella prima viuzza davanti a loro, mentre Tyrion colla coda dell'occhio vedeva il giovane re e sua madre tirati fuori a forza dai popolani inferociti. "Boia, boia!" Ora niente piú ticchettìo dei sassi. Le grida erano sempre piú forti. Grida di rabbia e di… dolore. Qualcuno stava venendo ammazzato. Presto, presto. Bisognava fuggire, bisognava guadagnare le porte, mettersi in salvo nella campagna, raggiungere Tywin Lannister ad Ovest.

Bronn praticamente si trascinò Tyrion, che colle sue gambette non ce la faceva a correre. Poche volte era stato così terrorizzato nella sua vita. Non aveva mai visto l'assalto di una folla inferocita, l'isteria collettiva avventarsi come un'ondata. Le urla si facevano sempre meno intense. O era finita, o si stavano allontanando; o tutt'e due le cose. Correre, correre, senza pensare, presto, presto. Un energumeno si parò davanti a Bronn, che lo decapitò con un fendente, senza nemmeno fermarsi. Alla fine, dopo aver vagato per mezzo Approdo del re, i due si ritrovarono davanti alla Porta di Ferro. Una guardia, dagli spalti, lo riconobbe, perché gli urlò: "Mio signore, che succede?"

Senza neanche perdere tempo a rispondergli, Bronn e Tyrion uscirono dalla città. A questo punto si fermarono per tirare il fiato. Tyrion cercò di parlare, ma non riusciva. Non aveva mai corso così tanto in vita sua. Non aveva mai corso in vita sua. Gli mancava l'aria, nonostante fossero in uno spiazzo aperto. Vedeva le stelline e sentiva tutto come se avesse la bambagia nelle orecchie. Bronn cercò di trascinarlo via ancora, ma Tyrion si oppose. Alla fine Bronn se lo caricò sulle spalle e se lo portò via così, ansimando, piegato sotto il peso dell'amico, per alcuni passi. Poi, visto che Tyrion protestava e si agitava, lo mise giù e gli disse: "Senti, io me ne vado. Tu fa' quel che vuoi." Poi Bronn se ne andò per strada verso nord, senza nemmeno guardarsi indietro.

Bell'amico, pensò Tyrion. Dopotutto è un mercenario e mi ha anche salvato la vita. Io sono il primo cavaliere. Io dovrei essere là, pensò il nano guardando verso le porte. Mentre tornava verso la Porta di ferro, s'imbattè in un soldato Lannister. Pareva malconcio. Il militare lo riconobbe subito –e come non avrebbe potuto?

"Mio signore, mettiamoci in salvo!"

"Cos'è successo?"

"Il re… è morto. Anche la regina."

Tyrion l'aveva immaginato ed ora questa era una conferma.

"Come?"

"Tirati fuori dalla portantina… ammazzati di botte… tanti camerati uccisi…"

"Ascoltami, ascoltami bene adesso: respira. Fai un respiro profondo. Ora: lady Sansa?"

"L'hanno trascinata via… il Mastino li ha inseguiti… non so…"

"Hai notizie dalla Fortezza Rossa?"

"No… no…" Il soldato iniziò a piangere. Era evidentemente sconvolto. "I miei camerati… morti…"

Tyrion invece aveva ritrovato la sua calma. "Ascoltami. Adesso ti dico cosa dobbiam fare. Io sono un nano, d'accordo. Sono un essere deforme. Non posso tornare là dentro o mi riconosceranno. Tu no. Se ti togli la divisa, nessuno capirà che sei un Lannister."

"Va bene, mio signore."

"Come ti chiami?"

"Martyn, mio signore. Martyn Longacre, al vostro servizio." Non era piú di un ragazzino. Bello, sguardo simpatico, barba appena accennata.

"Martyn, adesso devi stare qua con me. Ci nasconderemo da qualche parte. Ma quando calerà il buio dovrai tornare in città. Sarai i miei occhi. Cercherai di capire che fine ha fatto il re e la regina. Poi dovrai andare alla Fortezza Rossa. Lì dovrai cercare di metterti in contatto colla nostra guarnigione. Però ora andiamo."

Martyn e Tyrion camminarono per quasi tre ore, verso Hayford, prima di fermarsi ad una locanda che sembrava sufficientemente lontana dalla città. Come furono entrati, trovarono Bronn che sorseggiava del laudano. Il mercenario li guardò con sorriso beffardo, invitandoli a sedere. "Beh, capo, sembra proprio che tu non riesca a fare a meno di me. Vorresti mandare indietro 'sto ragazzino in cerca di notizie?"

Tyrion e Martyn annuirono.

"Andrò io. Conosco bene la città, posso entrare ed uscire come mi pare. E non ho la divisa da Lannister. Lui rimarrà qui a proteggerti."

Tyrion aveva qualche dubbio, ma alla fine pensò che se Bronn avesse voluto tradirlo, l'avrebbe già fatto. Decise comunque di stare all'erta. I tre cominciarono a far i piani per l'immediato, senza alzare troppo la voce. Evidentemente alla locanda nessuno sapeva nulla ed era meglio non spargere la voce. "Allora, prima di tutto dovrai cercare di capire che fine hanno fatto Goffredo e Cersei."

"Penso di saperlo già."

"Voglio esserne sicuro. Poi dovrai andare alla Fortezza Rossa. Se è ancora nostra, farai sapere ai soldati che la tengono che io sono qui fuori e che devono portare fuori Tommen. Hai capito?"

"Sì."

"Se per caso fosse lì anche lady Sansa, anche lei deve seguire Tommen."

"Sì."

"Devono prendere una barca ed uscire dalla città."

"Dove li devono far sbarcare?"

Tyrion ci pensò su un momento. "A Rosby."

"Di lì andremo tutti verso ovest?"

"Sì. Poi dovrai anche riferirmi dove sono e cosa fanno: Varys, Pycelle, l'Alto Septon, il Capitano del porto ed il Tribuno del popolo." Il Capitano del porto, come diceva il nome, era il soprintendente del porto; era un Lannister di Lannisport, ma il Folletto non si ricordava piú come si chiamasse. Erik, Edmond, qualcosa del genere. Il Tribuno del popolo era invece un rappresentante eletto dai mercanti di Approdo del re che si occupava dell'amministrazione civile della capitale e che aveva il diritto di sedere nel Gran Concilio. "Poi non tornerai qui, ma ci vedremo al Bue Tranquillo, una locanda sulla strada per Rosby. Noi partiremo un'ora prima di te e ti aspetteremo lì tutta la notte… tu però cerca di fare in fretta." Tyrion non aveva intenzione d'aspettar così a lungo, ovviamente. Se per mezzanotte non avesse avuto notizie, avrebbe concluso che a Bronn fosse successo qualcosa o che fosse passato ai ribelli e che dunque era meglio prendere la strada per l'Ovest.

I tre passarono il resto del tempo che rimaneva senza dar nell'occhio, bevendo vino forte di Dorne, vino speziato di Silverhill e laudano. Quando fu il momento di andare, Tyrion si limitò ad alzarsi, fare un cenno a Martyn e poi pagare il conto anche per Bronn. Quindi i due presero la strada per Rosby.

Dopo un po' di silenzio, Martyn si rivolse a Tyrion. "Mio signore, vi fidate di quell'uomo?"

"Non posso fare altrimenti. Tu non puoi tornare indietro vestito così. E poi lui conosce la città e soprattutto conosce il fatto suo."

Arrivati alla locanda del Bue Tranquillo, lord Tyrion e Longacre scoprirono che la notizia della ribellione in città si era sparsa. Si sedettero ad un tavolo, ordinarono pane e formaggio ed ascoltarono i discorsi degli altri ospiti.

"Quella zoccola di Cersei se l'è sbattuta mezza città" Profferì allegro un mercante di avorî.

"AreGoffredoilbastardo,ilbastardocapito?hannotagliatolatesta,tagliatolatesta." Disse un muratore ciccione, di chiara origine dornese, parlando in modo quasi incomprensibile, senza scandire le parole. Beh, almeno era una buona notizia: con Goffredo morto, la principale fonte di casini per i Lannister non esisteva più.

"ANCA I COLIONI LI HAN TALIATTO!" Continuò un altro muratore di origine settentrionale, che viaggiava con quello grasso e che urlava anziché parlare.

"Va là, quello non ce li aveva."

"POI LI HAN FICATTO UN PALO N CULO!"

"Noprimaprima." Sostenne il panzone.

"È vero, prima." Si sentì da una parte.

"Prima, prima." Fece coro un altro.

"Ci ha goduto!"

"Hanno preso d'assalto la Fortezza Rossa!"

"Manonècaduta,nonèmicacaduta,laFortezza,nonècaduta!"

"Sì, sì, è caduta."

"Ma no, due ore fa non era ancora caduta."

"Porci Lannister, devono morire tutti."

"Ilnano,ancheilnano,faràlastessafineilnano."

Tyrion sentiva brividi lungo la schiena. Dalla faccia che faceva, anche Martyn. Piú volte la mano gli corse all'elsa della spada. Tyrion cominciò a notare che gli sguardi si rivolgevano sempre piú verso di loro. Meno male che aveva fatto togliere a Longacre l'armatura…

"CHE FINE HA FATO IL FOLLETTO?"

"L'avrannocalpestato!Ahah,haicapito?L'avrannocalpestato!Ahahahah!"

La folla si mise a ridere. Anche Tyrion rise.

"È morto assieme a Goffredo."

"L'haaccoppato,capito?unaguardiacivica,civica."

"L'ha tagliato in due quarti."

"Si dicie due metà, 'gnurante!"

"Ma no, lui era già mezzo uomo, l'ha tagliato in due quarti!"

Tyrion notò che fra gli avventori ce n'erano alcuni che stavano in disparte e che non ridevano, o se ridevano lo facevano forzatamente. Negli occhi loro il Folletto leggeva terrore. Avevano spade ed in certi casi delle corazze, coperte però da una tunica o da una veste di sacco. Intuendo che fossero dei lannisteriani sfuggiti da Approdo del re, il Folletto si sedette fra di loro.

"Sapete chi sono io?"

"Sì mio signore." Fece quello dall'aria piú spaventata di tutti.

"Adesso io so chi siete voi. Io sono scappato subito dopo che hanno rovesciato la portantina del re."

Alcuni non erano presenti alla scena; due dissero di esser sfuggiti ad un attacco a tradimento delle guardie civiche, un altro che era in un bordello e ch'era scappato quando si era accorto che in città c'erano dei tumulti. Nessuno aveva notizie precise di Goffredo, Cersei, lady Sansa o della Fortezza Rossa.

"Pensate sia meglio andare via?" Chiese uno dei soldati, quello piú preoccupato.

"Se non ci sono delle guardie civiche che scorazzano per la campagna cercando Lannister, vuol dire che sono tutti impegnati a dare l'assalto alla Fortezza Rossa." Disse il folletto. "Vorrei raccogliere dei soldati Lannister qui. Se la fortezza ha tenuto, vorrei fare evacuare Tommen e riportarlo da mio padre."

"Dovremmo andare a chiedere rinforzi a Lord Rosby." La buttò lì uno dei soldati.

"No, no, ci arresterebbe tutti e passerebbe ai Baratheon." Disse, sicuro di sé, Tywin. "Dobbiamo riorganizzarci fuori Approdo del re, salvare il salvabile e poi marciare a Ovest."

I soldati furono tutti d'accordo. "Ora, sto aspettando qui un amico che mi porti notizie dalla città. Se a mezzanotte non si sarà fatto vedere, alzeremo i tacchi."

Mentre le ore passavano, Tywin cercò di fare dei piani. Seguire la Strada dorata era troppo rischioso: sarebbe stato il primo posto dove sarebbero andati a cercarli. Meglio tagliare per le stradine nei campi, andare al Lago delle facce e poi di lì cercare di entrare in territorio Lannister oppure ricongiungersi colle forze di suo padre. Tyrion stava discutendo con gli altri soldati su quale sentiero sarebbe stato meglio seguire, quando arrivò Bronn che senz'altro dire gli fece cenno di uscire.

Tyrion si alzò colla scusa di dover orinare –cosa che in effetti non era lontana dal vero- uscì dalla porta principale e si diresse alle stalle. Lì lo aspettava Bronn.

"Goffredo, Cersei ed il Capitano del porto sono morti. La Fortezza rossa è sotto assedio, sono riusciti a superare la prima cerchia di mura ma il palazzo ha retto. Tommen dovrebbe essere ancora lì. Ma non è possibile prendere contatto via terra. Quanto a Sansa, non ne so nulla."

"Chi comanda adesso ad Approdo del re?"

"Il Tribuno del popolo."

"Hai visto dei corvi volare dal Tempio di Baelor o dall'Arengo?" L'Arengo era la sede della gilda dei mercanti e della corporazione degli scaricatori di porto; lì il Tribuno del popolo aveva un ufficio, anche se spesso stava alla Fortezza rossa.

"Non ci ho fatto caso, ma ho visto delle guardie a cavallo percorrere la strada d'oro alla caccia di Lannister in fuga."

"Lo sapevo. Che fa l'Alto Septon?"

"Penso preghi."

"Per chi?"

"Per sé."

"E Varys? E Pycelle?"

"Sono nella Fortezza rossa."

Tyrion si mise contro il muro.

"Che fai?" Gli chiese Bronn.

"Piscio, non lo vedi? Mi scappa!" In effetti, Tyrion ragionava meglio quando aveva appena scopato, cagato o pisciato. Anche quando beveva. Bronn si voltò dall'altra parte. "Che tu sappia" disse il Folletto mentre l'orina scorreva "esistono da queste parti dei pescatori?"

Bronn si grattò la testa. "Penso di sì. Non siamo molto lontani dal mare."

"Qualcuno di loro avrà una barca da prestarci?"

"Credo di capire cosa vuoi fare."

Mentre la notte calava, Tyrion, Bronn ed i quattro lannisteriani con loro cercarono la casa di un pescatore, presero in ostaggio moglie e figli e lo costrinsero a portare il Folletto e Longacre via mare fino alla Fortezza rossa. Arrivati in vicinanza della riva, fu facile evitare l'unica altra barca che incrociava da quelle parti, una scialuppa della guardia civica che controllava il castello. Tutto sembrava mortalmente calmo. Arrivati in prossimità di una torretta, Tyrion chiamò la guardia, incredula di vederlo. Gli calarono una scala di corda e lui salì con non poco sforzo. Martyn rimaneva sulla barca a controllare che il pescatore non scappasse. La prima cosa che fece il Folletto fu di cercare Shae. Per fortuna stava bene. Quindi parlò coll'ufficiale piú alto in grado sopravvissuto, un Brax alto, forte e colla mandibola squadrata. Il Brax condusse il nano ad una finestra ed indicò la città che si stendeva davanti alla fortezza. "Vedete, mio signore?"

"Veramente…no."

"Se scrutate attentamente nel buio, vedrete delle strutture di legno. Pensiamo siano catapulte. Domani o dopodomani lanceranno un attacco."

Tyrion era fra i pochi a sapere che la regina aveva ordinato ai piromanti di preparare altofuoco e che la maggior parte di essi erano stati nascosti in città, lontano dalla fortezza. Ironicamente, per la sicurezza della stessa fortezza, vista l'instabilità di quella sostanza. Adesso, se gli abitanti di Approdo del re avessero trovato quella roba e l'avessero usata per un assalto, il palazzo reale non sarebbe arrivato al trecentenario.

"Capitano, vi do licenza di arrendervi all'alba." Tyrion voleva evitare una strage inutile. "Portatemi da Tommen." Il ragazzino era incolume nella sua stanza. Di lady Sansa Stark nulla si sapeva.

Assieme a Shae, Tyrion condusse Tommen alla barca del pescatore, ma saltò fuori un grattacapo: in cinque non ci stavano, anche se due erano piccoli. Il pescatore era necessario per portare la barca, Martyn Longacre per controllarlo e per proteggere gli altri passeggeri, quanto a Shae il Folletto non aveva cuore di lasciarla indietro; di piantare in asso Tommen nemmeno a parlarne: era l'erede al trono.

"Resto io." Disse Tyrion, sospirando. Si levò un coro di obiezioni: Shae protestava di amarlo, Martyn di esser meno degno di lui, il pescatore preferiva un passeggero piccolo e leggero e Tommen piangeva per lo zio. Ma il Folletto continuava a scuotere la testa. "Non sono utile come guerriero e mio padre m'ammazza, se torno da lui. Adesso andate, prima che la pattuglia della guardia civica vi senta. Shae, ti amo. Tommen, sii coraggioso. Pescatore, mi scuso per quello che ti abbiamo fatto, ma era una questione di vita o di morte; spero mio padre ti ricopra d'oro. Martyn, lo spero anche per te; salutami Bronn. Via ora, via!"

Mentre guardava la barchetta allontanarsi lentamente alla tenue luce lunare, il Folletto cominciò a piangere. Sta accadendo tutto così rapidamente. Sembra una giostra folle. Si diede un minuto, poi decise di ricomporsi. Mentre si asciugava le lacrime, disse al capitano Brax: "Adesso negoziamo la nostra resa. E portatemi del vino!"